«Oh», esclamò tranquillamente il vecchio, «è una sfida, dunque?»
«No, a meno che non sia tu a sfidarmi. Considerala solamente una minaccia che incombe su di te. Obbedisci o muori – la medesima alternativa che ogni re offre ai suoi sudditi».
«La tua terra deve essere molto più barbara di quella a cui sono avvezzo», rispose l’Alchimista con voce secca. «Possibile, Neldryn Hawklyn, che tu abbia trasformato Athalantar in una tirannia di maghi? Ho udito cose su di te e sui tuoi colleghi maghi… e non era nulla di buono».
«Non ne dubito», sogghignò Hawklyn. «Ora tieni a freno la lingua finché non ti chiederò di parlare – o un nuovo Alchimista lo farà al posto tuo».
«Dunque tenti di controllare se e quando parla l’Alchimista?», continuò il vecchio con una nota di tristezza nella voce.
«Certo». La balestra si avvicinò, alzandosi minacciosa sopra la tavola, puntata contro la faccia del vecchio mago.
«Mystra lo vieta», affermò con pacatezza l’Alchimista, «perciò non ho scelta, sono costretto ad accogliere la sfida».
Il suo corpo ribollì improvvisamente formando vapori fluttuanti, per poi dissolversi nel nulla. La catena rimase per un attimo avvolta intorno al vuoto, poi ricadde sul pavimento.
La balestra scattò con un fremito, ma il dardo sfrecciò nel vuoto, rimbalzò contro uno scudo appeso a una parete, per poi terminare la sua corsa contro il muro di pietra.
«Che tutto ciò che è nascosto riappaia!», tuonò il Mago Reale sollevando le braccia al cielo. Quindi fece un balzo indietro; il vecchio si rimaterializzò dal nulla, proprio davanti al suo volto, seduto tranquillamente a mezz’aria, proprio sopra il tavolo.
Cinque o sei incantesimi vennero sferrati quando i maghi, allarmati, intravidero un’occasione adatta a colpire. In mezzo a tutte quelle magie rutilanti i mercanti terrorizzati ribaltarono le sedie nella fretta di allontanarsi dalla tavola. Il cibo schizzò in tutte le direzioni, mentre fiamme voraci, saette luminose e fasci di luce fredda e brumosa tagliarono l’aria, per unirsi in un vortice sibilante nel punto in cui il vecchio era seduto. Ma, pochi istanti prima che il sortilegio letale lo colpisse, questi si era già dileguato… sempreché si fosse trovato realmente dove tutti l’avevano visto.
«Chi di magia malvagia colpisce», esclamò tranquillamente l’Alchimista dal balcone, dove Elminster giaceva terrorizzato per la sua improvvisa apparizione, «di essa, infine, perisce».
Sollevò poi le mani rugose, e, da ogni dito, lanciò un raggio di luce rosso-rubino all’interno della stanza. Tutto ciò che di solido toccarono, evaporò in un istante, senza far rumore. El deglutì nel vedere un paio di gambe senza corpo, e poco più oltre, un mago piagnucolante accasciarsi a terra, quando i suoi piedi in fuga svanirono improvvisamente da sotto il corpo. Tra le urla e il fracasso, i raggi si affievolirono lentamente, lasciando fiamme là, dove avevano colpito il legno o gli arazzi.
Non erano ancora svaniti del tutto che gli uomini nella stanza incominciarono a levitare – corpi interi, o ciò che ne rimaneva, presero a fluttuare lentamente, nonostante la loro riluttanza e gli incantesimi incessanti. Anche la catena si sollevò tintinnante nell’aria, strisciando e arrotolandosi come un serpente gigantesco.
Hawklyn, impaurito e furioso, pronunciò a gran voce un incantesimo, ma il vecchio lo ignorò.
Gli uomini sospesi si fermarono dolcemente all’altezza del balcone, e la catena iniziò a serpeggiare tra loro, scintillante nella luce delle fiamme sottostanti.
A un tratto apparve un lampo e si udì un boato. Elminster si tuffò per salvarsi la pelle, mentre l’incantesimo di Hawklyn riduceva metà del balcone in un ammasso di pietre. Il giovane ladro cercò disperatamente di rimanere aggrappato a quel poco di balcone che rimaneva, mentre il pavimento di pietra crollava sotto e dietro di lui.
Con un tremito, seguito a poca distanza da un forte rombo, gran parte delle piastrelle del balcone distrutto scivolarono nella stanza, in mezzo a una nuvola di polvere. I resti si ammucchiarono intorno a un pilastro inclinato e solitario, che fino a pochi istanti prima aveva sostenuto quella parte di balcone. Disteso scompostamente sulle rovine del balcone, Elminster si voltò di scatto per vedere l’Alchimista sospeso nell’aria, impassibile, circondato da un cerchio di uomini spaventati, che fluttuavano impotenti.
«È tutto qui ciò che sai fare, Hawklyn?» Il vecchio scosse il capo. «Come potevi essere tanto stupido da pensare di potermi sfidare, con quei poteri da quattro soldi?» sospirò, ed Elminster vide che la catena di cristallo si era avvolta intorno al collo di uno degli individui sospesi.
L’uomo fu costretto da una forza invisibile, lenta e terribile, a voltare la testa e a guardare il vecchio negli occhi. «Quindi tu sei un mago, Maulygh… da lungo tempo, vedo, e credi di essere troppo intelligente per dimostrarti apertamente ambizioso. Tuttavia, vorresti regnare su ogni cosa, e attendi solo l’occasione giusta per sbaragliare gli altri e conquistare tu stesso il trono. Inoltre hai dei piani; il tuo regno non sarebbe pacifico».
L’Alchimista fece un cenno di congedo con la mano, e gli anelli di cristallo attorno al collo del mago esplosero in schegge tintinnanti. Il corpo senza testa di Maulygh sobbalzò e poi rimase penzoloni, gocciolante. La catena, ora più corta, si avvicinò a un altro uomo.
«Solo un mercante, eh? Othyl Naerimmin, saccheggiatore, contrabbandiere, e commerciante di profumi e birra». La voce tremolante sembrava infondere speranza, ma poi si affievolì in tono amaro di disapprovazione. «Trami avvelenamenti». Un’altra spira della catena scoppiò, lasciando un altro corpo senza testa.
Qualcuno gemette in preda al terrore, quasi soffocando per voler pronunciare freneticamente numerosi incantesimi. L’Alchimista ignorò i lamenti e osservò la catena serpeggiare minacciosa nell’aria verso la prossima vittima. Un uomo, un mercante grasso, dal respiro affannoso e dallo sguardo terrorizzato, venne risparmiato. Fluttuando tranquillamente riguadagnò il pavimento e cadde, non più imprigionato dalla magia. Subito si rimise in piedi e fuggì dalla sala piagnucolando.
L’individuo seguente era un altro mago, che lanciò provocazioni e morì in preda alla rabbia. Una volta decapitato, il suo corpo venne avvolto da raggi purpurei. L’Alchimista li studiò. «Una rete interessante di circostanze fortuite, non pensi, Hawklyn?»
Il Mago Reale pronunciò violentemente una parola che echeggiò e tuonò in tutta la sala, poi vi fu una vampata improvvisa. Elminster si ritirò nell’angolo e nascose la faccia, percependo un’improvvisa ondata di calore. Quando tutto fu terminato, in mezzo al crepitio di pietre che raffreddavano e a ventate d’aria, udirono il vecchio che sospirava.
«Sfere di fuoco… sempre sfere di fuoco. Non sanno creare altro i giovani?»
L’Alchimista se ne stava indenne, sospeso nel vuoto, guardando la catena – ora molto più corta, la superficie crepata e annerita dal fuoco – muoversi verso un altro dei commensali. Questi si rivelò già morto, di paura o per un autoincantesimo, oppure per una scheggia di vetro vagante. Allora la catena proseguì il suo viaggio di morte.
Altre due volte colpì, ma risparmiò un altro mercante, che fuggì singhiozzando e lasciando solo il Mago Reale di Athalantar, sospeso di fronte all’Alchimista. Hawklyn guardò a destra e a sinistra i corpi decapitati e ringhiò impaurito.
«Per essere sincero, ucciderti mi procurerebbe molta soddisfazione», affermò il vecchio. «Tuttavia, sarei ancora più contento se rinunciassi a tutte le tue pretese su questo regno, ora, e se accettassi di servire Mystra sotto il mio controllo».
Hawklyn imprecò, e con mani tremanti cercò di sferrare un ultimo incantesimo. L’Alchimista ascoltò cortesemente e poi scosse il capo, ignorando la bestia che era apparsa dal nulla davanti a lui.
I suoi artigli crudeli trapassarono il corpo del vecchio come fosse un fantasma, e quando gli ultimi anelli della Catena Vincolante esplosero, la bestia svanì. Il pavimento di pietra sottostante s’imbrattò di sangue.