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Helm scosse la testa. «No, Principe, non giurare grandi cose. Gli uomini che fanno giuramenti sono condannati a morire per adempierli. Ne sono ossessionati e sprecano tutta la loro vita».

Elminster lo guardò tenebrosamente. «Un mago ha ucciso mia madre, mio padre e tutti i miei amici, e le altre persone che conoscevo. La vita è mia e la spreco come voglio».

Il viso di Helm fu nuovamente solcato da un sorriso di compiacimento. Scosse la testa. «Sei un pazzo, Principe… un uomo prudente se ne andrebbe da Athalantar e non si volterebbe indietro, né pronuncerebbe una sola parola del suo passato, sulla sua famiglia o sulla Spada del Leone… per vivere magari una vita lunga e felice in un altro luogo». Si protese nuovamente per stringere l’avambraccio di Elminster. «Ma non puoi far ciò ed essere ancora un Aumar, Principe di Athalantar. Pertanto morirai nel tuo intento». Scosse nuovamente il capo. «Almeno ascoltami e aspetta finché avrai una chance, prima di far sapere a qualcun altro a Faerûn che sei vivo… o concederai a un signor mago solo pochi minuti di crudele divertimento».

«Sanno di me?»

Helm gli lanciò un’occhiata compassionevole. «Sei un agnellino per la corte, ragazzo. Il mago che hai visto sopra Heldon indubbiamente aveva ricevuto ordini di eliminare il Principe Elthryn e tutti i suoi consanguinei, prima che il figlio, di cui conoscevano l’esistenza, potesse crescere e avere ambizioni regali proprie».

Vi fu un momento di silenzio quando il cavaliere vide il giovane impallidire. Quando il ragazzo parlò, tuttavia, Helm ebbe un’altra sorpresa.

«Signor Helm» esclamò tranquillamente Elminster, «dimmi i nomi dei signori maghi e potrai avere le mie pecore».

Helm sghignazzò. «Davvero, ragazzo, non li conosco e i miei compagni si prenderanno le tue bestie qualunque cosa accada. Ti dirò invece i nomi dei tuoi zii; è necessario che tu li conosca».

Gli occhi di El scintillarono. «Parla dunque».

«Il maggiore, il tuo nemico principale, è Belaur. Un uomo grosso e prepotente, nonostante abbia visto solo ventinove inverni. È crudele nella caccia e in battaglia, ma di tutti i principi è il più abile con le armi. Si crede più intelligente di quanto non sia, ed era il favorito di Uthgrael finché non mostrò la sua crudeltà e il suo temperamento costantemente collerico. Si proclamò re sei estati fa, ma molti lungo il Delimbiyr non lo riconoscono come tale, poiché sanno che cosa è accaduto.

Elminster annuì. «E il secondo figlio?»

«Si pensa che sia morto. Elthaun era un donnaiolo linguacciuto, ogni sua terza parola era falsa. Tutto il regno lo conosceva come maestro dell’intrigo, ma fuggì da Hastarl poco prima che giungessero i soldati di Belaur. Si mormora che alcuni signori maghi lo trovarono lo stesso anno a Calimshan, nascosto in uno scantinato di qualche città, e usarono degli incantesimi per rendere la sua morte lunga e lenta».

«Il terzo». Elminster li stava contando sulle dita; Helm sogghignò.

«Cauln venne ucciso prima che Belaur reclamasse il trono. Era un tipo meschino e sospettoso, a cui piaceva vedere i maghi lanciare fuoco e cose simili. Lui stesso si considerava un mago e con l’inganno venne sfidato a duello da un mago, che si pensò fosse stato ingaggiato per l’occasione da Elthaun. Il mago trasformò Cauln in un serpente, scelta molto appropriata, e poi lo fece scoppiare dall’interno mediante un incantesimo che non ho mai visto né sentito nominare. Poi i primi signori maghi che Belaur aveva assoldato lo colpirono a turno, “per la sicurezza del regno”. Quando venne diffusa la notizia, ricordo che gridarono “Morte per tradimento!” nelle strade di Hastarl».

Helm scosse la testa. «Poi venne tuo padre. Era sempre tranquillo e insisteva sull’uguaglianza fra nobili e cittadini comuni. La gente lo amava per quella ragione, ma a corte era poco considerato. Si ritirò presto a Heldon, e gran parte di Hastarl lo dimenticò. Non ho mai saputo che Uthgrael avesse un’alta considerazione di lui, ma quella spada che porti lo conferma».

«Quattro principi finora», esclamò Elminster, annuendo come per imprimerseli meglio nella memoria. «Gli altri?»

Helm contò sulle sue dita tozze. «Poi veniva Othglas, un uomo grasso e allegro, che si rimpinzava alle feste quasi tutte le notti. Era più largo di un barile e riusciva a malapena a reggersi in piedi. Gli piaceva avvelenare chi lo disprezzava e si fece strada a corte, eliminando i nemici e chiunque pronunciasse una parola ad alta voce contro di lui, e favorendo i suoi sostenitori».

Elminster lo fissò accigliato. «Fai sembrare i miei zii come un branco di malvagi».

Helm lo guardò fermamente. «Era ciò che si diceva lungo il Delimbiyr, sì. Ti sto solo riferendo ciò che fecero. Se sei giunto al medesimo giudizio formulato dalla maggior parte della gente, sicuramente gli dei saranno d’accordo con te».

Si grattò ancora, bevve un sorso dal fiasco e aggiunse: «Quando Belaur si impossessò del trono, i suoi maghi prediletti fecero chiaramente intendere che sapevano che cosa stesse tramando Othglas e minacciarono di ucciderlo davanti a tutta la corte. Pertanto scappò a Dalniir e si unì ai Cacciatori, che venerano Malar. Dubito che il Signore delle Bestie abbia mai avuto prima, o dopo di allora, un sacerdote tanto grasso».

«È ancora vivo?»

Helm scosse il capo. «Quasi tutta Athalantar sa che cosa accadde; i maghi si assicurarono che sentissimo. Lo trasformarono in un cinghiale durante una caccia, e venne ucciso dai suoi sacerdoti minori».

Elminster, suo malgrado, alzò le spalle, ma tutto ciò che disse fu: «Chi viene dopo?»

«Felodar, quello che partì per il Calimshan. Oro e gemme sono la sua passione; lasciò il regno prima che Uthgrael morisse, alla ricerca di quei tesori. Dovunque andasse, favoriva il commercio con il nostro regno, e il re ne era molto compiaciuto; Felodar conferì ad Athalantar quel poco di fama e di ricchezza che gode al di là del Delimbiyr. Penso che il re non sarebbe stato tanto contento se avesse saputo che Felodar si arricchiva con il commercio di schiavi, droghe e magia nera. Lo fa tuttora, per quel che so, ed è immerso fino al collo negli intrighi del Calimshan». Helm ridacchiò improvvisamente. «Ha perfino assoldato dei maghi e li ha mandati qui per lanciare incantesimi contro quelli di Belaur».

«Uno a cui non puoi mostrare le spalle neanche per un istante?», chiese Elminster ironicamente, ed Helm sogghignò e annuì.

«Per finire, c’è Nyrmm, il più giovane. Un marmocchio timido, debole, e cupo, se ben ricordo. Venne allevato dalle donne di corte dopo la morte della regina, e probabilmente non è mai uscito dai cancelli di Athalgard in tutta la sua vita. Scomparve circa quattro estati fa».

«Morto?»

Helm scrollò le spalle. «Probabilmente, o prigioniero dei maghi, che volevano avere un altro erede di Uthgrael in loro potere, in caso accada qualcosa a Belaur».

Elminster allungò la mano verso la fiaschetta, ed Helm gliela porse. Il giovane bevve cautamente, starnutì una volta, e la restituì. Si leccò quindi le labbra ed esclamò: «Non sembra molto nobile essere principe di Athalantar».

Helm alzò le spalle. «Sta al principe farla diventare una cosa nobile; un dovere che la maggior parte di essi, al giorno d’oggi, pare aver dimenticato».

Elminster guardò la Spada del Leone, di nuovo, inspiegabilmente, nelle sue mani. «Che cosa dovrei fare ora?»

Helm scrollò a sua volta le spalle. «Va verso ovest, sulle Colline del Corno, e aggregati ai briganti. Impara a vivere duramente, usa la spada e uccidi. La tua vendetta, ragazzo, non si limita purtroppo a sorprendere un mago in un cesso e infilzargli una spada nel didietro. Gli dei ti hanno messo contro troppi principi, troppi maghi, e troppi soldati mercenari leccapiedi. Anche se si mettessero in fila con le brache calate, il tuo braccio si stancherebbe prima di concludere il lavoro».

Sospirò ed aggiunse: «Hai detto bene prima, sarà il lavoro della tua vita. Devi essere un po’ meno sognatore e un po’ più cavaliere, e tenerti alla larga dai maghi finché non avrai imparato a sopravvivere in più di una battaglia, quando i soldati di Athalantar cercheranno di ucciderti. La maggior parte di loro non vale molto nella lotta, ma al momento nemmeno tu. Va’ sulle colline e offri la tua spada ai banditi per almeno due inverni. Le città sono dominio indisturbato dei maghi. Sono in vigore leggi ingiuste, pertanto i buoni devono diventare necessariamente fuorilegge, o cadaveri, se vogliono rimanere tali. Diventa quindi un bandito e impara tutto ciò che puoi». Senza sorridere, aggiunse: «Se sopravviverai, viaggia per Faerûn fino a trovare un’arma abbastanza affilata da uccidere Neldryn, poi torna e agisci».