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«Dove andiamo ora?», domandò Elminster, mentre Myrjala fermava il cavallo nel luogo in cui il sentiero attraversava una piccola collina a ovest della città. El si guardò attorno con curiosità; da Hastarl non si vedeva che quella era una collina-cimitero. Un plinto di pietra si ergeva nel mezzo di un muro basso, ricoperto quasi interamente di cespugli e alberi dai rami bassi, tanto da renderlo visibile solo a un occhio attento.

«In tutta la tua lotta, non hai guadagnato neanche uno degli incantesimi esercitati dai signori maghi», rispose Myrjala. «Casualmente, conosco il nascondiglio in cui il mago reale teneva libri di magia, pozioni curative, e altri oggetti, in caso fosse stato cacciato da Hastarl, o avesse trovato la città coalizzata contro di lui. Ed è proprio qui, in questo vecchio santuario di Mystra, dove nessun ladro osa entrare per paura dei fantasmi guardiani dei maghi morti».

«È protetto?», domandò Elminster cautamente, mentre scendevano da cavallo in mezzo agli alberi.

«Naturalmente, sciocco!», ringhiò qualcuno da dietro.

Elminster si girò bruscamente – in tempo per vedere il corpo del suo cavallo impennato contorcersi e trasformarsi… nella familiare sagoma di Undarl, mago reale di Athalantar. Il destriero di Myrjala nitrì in preda al terrore, e fuggì con un frenetico scalpitio di zoccoli.

Elminster deglutì e si tastò la cintura in cerca degli incantesimi rimastigli. Il sorriso maligno di Undarl gli fece tuttavia capire che non sarebbe arrivato in tempo. Il mago reale sollevò la mano e iniziò a mormorare qualcosa, ma Myrjala balzò fra i due, le vesti svolazzanti. Il fulmine crepitante scagliato dalle mani del mago si infranse davanti alle sue mani sollevate e deviò senza causare danno.

Undarl grugnì di rabbia, e quando riuscì a trovare le parole nella sua furia, le ringhiò: «Tu! Sei sempre in mezzo! Muori allora!» Poi sibilò un incantesimo, e flussi di fuoco scaturirono dalla punta delle sue dita in una rete color cremisi, che crepitò e cercò di afferrarla, ma venne respinta dallo scudo evocato da Myrjala. A Elminster non restavano incantesimi per contrastare tali magie; poteva solo rimanere ansiosamente al riparo dietro la barriera della donna.

La rete di fuoco iniziò a scurirsi, fino a diventare di color rosso cupo. Il mago reale frustò lo scudo con le fiamme languenti, e pronunciò un nome che echeggiò fra le pietre del santuario.

Alla sua chiamata rispose un ruggito bestiale. Qualcosa di enorme e di scuro si innalzò dietro gli alberi alle spalle del mago… un drago rosso! Spiegò le ali da pipistrello e sibilò, gli occhi colmi di crudeltà. Poi sollevò le spalle e balzò verso il principe e la donna dagli occhi scuri. Mentre si avvicinava sputò un ruggente torrente di fuoco contro lo scudo di Myrjala… ma non riuscì a consumarlo.

La maga pronunciò una frase lunga e goffa, e le fiamme del drago si ripercossero su di lui, turbinando e cambiando colore, da rosse divennero blu brillante e infine bianchissime. Alla vista di Elminster apparivano ancora più brillanti; Myrjala aveva trasformato il fuoco in qualcosa di spaventoso, che investì la bestia come un vento arrabbiato. El vide le ali scure sbattere freneticamente fra le fiamme ruggenti per un momento, e poi, in un’esplosione che scosse l’intera collina e lo fece cadere a terra, il drago esplose.

Squame e brandelli di carne annerita caddero dietro all’ultimo principe di Athalantar; questi cercò di rialzarsi e vide Undarl ringhiare e colpire la maga con la sua frusta di fiamme, determinato a penetrare lo scudo. Il fuoco ruggì e tuonò.

Myrjala rimase immobile contro la furia delle fiamme, e pronunciò una singola parola. Al che i bordi del suo scudo iniziarono a crescere, allungandosi in lunghe punte, simili a lance, che raggiunsero Undarl, pulsando di energia.

Il mago proruppe in una risata altezzosa. Anche le sue braccia si stavano allungando come dei tentacoli. Le punte delle sue membra serpentine si indurirono in lunghi artigli affilati, di colore rosso. Le punte di Myrjala lo colpirono e passarono innocuamente attraverso il suo corpo. La sua risata si fece ancor più crudele, e il suo viso stava cominciando ad allungarsi in un orribile muso. Ora gli artigli delle sue mani svilupparono qualcosa di bulboso, ognuno con una bocca pronta a mordere.

«Il mio incantesimo non può toccarlo!» esclamò Myrjala, sbalordita.

Il mago tirò indietro la testa, e la sua risata, più malvagia che mai, echeggiò dal plinto di pietra dietro di lui. «Certo che no! Non sono un gracile mortale di Faerûn, per essere sopraffatto dalla tua magia – io percorro le ombre di molti mondi. Tanti pensano di essere più potenti di me, solo per conoscere le profondità della propria follia nel momento prima di perire!»

I tentacoli di Undarl, sempre più lunghi, si avventarono improvvisamente intorno allo scudo e raggiunsero la donna, mordendo come serpenti impazziti. Myrjala gridò quando un morso le staccò la mano alzata – ma il grido venne interrotto bruscamente un istante più tardi, quando la testa del mago, ora drago, iniziò a sputare fuoco attraverso lo scudo, senza sosta. La maga svanì dalla vita in su, collassando in un tumulto di ceneri e di ossa affumicate.

«No!», gridò Elminster, lanciandosi contro il mago e infilandogli le dita negli occhi, mentre scalciava e piangeva.

Undarl se lo scrollò di dosso, e il principe cadde pesantemente. D’un tratto vide la bocca dagli enormi denti chinarsi sopra di lui per sputare fuoco divoratore, allora si rotolò con rapidità disperata, nascondendosi sotto il suo mento.

Le fiamme di Undarl ruggirono in direzione del cielo, inutilmente, quando El iniziò a colpirlo ripetutamente alla gola con la Spada del Leone, costringendo il drago a indietreggiare. La testa si inarcò all’indietro con un sibilo, per allontanarsi dalla sua spada, ma i tentacoli dentati del mago lo afferrarono e gli lacerarono la schiena e il viso. Elminster passò un braccio intorno alla gola del drago e si portò dietro la bestia, cercando di mantenere l’equilibrio. I tentacoli lo raggiunsero nuovamente, ma il principe gli affondò la spada in un occhio dorato.

Undarl si agitò, rabbrividì; con la coda appena spuntatagli scaraventò El lontano. Questi rotolò nel fango mentre il drago urlava di dolore. Subito si alzò in piedi e pronunciò un breve incantesimo, una magia debole che avrebbe scottato solo lievemente le squame di un drago – ma non la indirizzò a Undarl, bensì all’elsa della Spada del Leone, ancora vibrante nell’occhio della bestia.

L’incantesimo fece effetto, e il drago s’irrigidì, agitò la coda, e si afflosciò sul basso muro di pietra, il suo cervello bruciato. Fili di fumo si sollevarono dagli occhi e dal naso.

Piangendo dalla rabbia, Elminster scagliò tutti gli incantesimi di battaglia che gli rimanevano. Davanti ai suoi occhi lacrimanti il corpo squamoso del suo nemico fu tagliato a pezzi e poi congelato. Poi rimase a guardare la carcassa devastata finché non trovò la forza di pronunciare le parole del suo ultimo incantesimo. Piccoli dardi appuntiti infilzarono i pezzi del corpo di Undarl, sollevandoli in aria. El non si fermò finché non rimasero solo grovigli di carne insanguinata… sangue in ogni dove.

Ancora piangente, Elminster si voltò verso il punto in cui Myrjala era caduta. Per difendere lui, ancora una volta. Tentò di abbracciare le sue ossa, ma esse si sgretolarono e si ritrovò fra le mani solo polvere… e poi più nulla.

«No!» singhiozzò con voce rotta, in ginocchio davanti al santuario di Mystra nella luce del mattino. «No!»

Si alzò, borbottando, poi alzò gli occhi all’impassibile sole e gridò: «La magia porta solo morte! Non la eserciterò mai più

Il suolo tremò e oscillò alle sue parole, e qualcosa sdrucciolò intorno ai suoi piedi. El guardò in basso… e si irrigidì, osservando sbalordito, in silenzio. Le ceneri intorno a lui si illuminarono e fluttuarono sopra una pietra coperta di vegetazione, sollevandosi e riplasmandosi in… Myrjala!