La nuova recluta, caporale Rhadamanth Nemes, è l’ultima a lasciare la culla. I tre uomini distolgono lo sguardo, mentre lei lascia la culla e con un balzo si lancia verso il cubicolo doccia, ma nell’affollata bolla comando ci sono superfici lucide in quantità sufficiente a permettere a ciascuno di loro di dare un’occhiata al corpo compatto della piccola donna, alla pelle chiara, al livido crucimorfo fra i piccoli seni.
Anche il caporale Nemes fa la comunione e pare disorientata e vulnerabile, mentre gli altri sorseggiano il caffè e mentre i campi interni modificano la gravità portandola da zero a un sesto del normale.
— La tua prima risurrezione? — le domanda gentilmente de Soya. Nemes annuisce. Ha capelli nerissimi, tagliati corti; la frangia le cade, floscia, sulla pallida fronte.
— Vorrei poterti dire che ci si abitua — continua il prete-capitano — ma la verità è che ogni risveglio è identico al primo… difficoltoso ed esilarante.
Anche Nemes sorseggia il caffè. Pare procedere per tentativi, nella microgravità. L’uniforme nera e cremisi, per contrasto, le rende ancora più chiara la pelle.
— Non dovremmo partire subito per Boschetto Divino? — domanda, in tono incerto.
— Fra poco — risponde il Padre Capitano de Soya. — Ho dato ordine alla Raffaele di lasciare l’orbita fra quindici minuti. Procederemo verso il più vicino punto di traslazione, con accelerazione 2 g, così potremo riprenderci per qualche ora, prima di tornare nelle culle.
Nemes pare rabbrividire un poco al pensiero di un’altra risurrezione. Come ansiosa di cambiare argomento, lancia un’occhiata all’accecante lembo del pianeta che riempie l’oblò e lo schermo ottico. — Come si può percorrere un fiume in tutto quel ghiaccio?
— Sotto, credo — dice il sergente Gregorius. Ha continuato a fissare con attenzione Nemes. — Dopo la Caduta, l’atmosfera si è solidificata di nuovo. Il Teti scorrerà sotto il ghiaccio.
Nemes, sorpresa, inarca il sopracciglio. — E Boschetto Divino che pianeta è?
— Non lo sai? — replica Gregorius. — Pensavo che nella Pax tutti avessero sentito parlare di Boschetto Divino.
Nemes scuote la testa. — Sono cresciuta su Esperance. Un pianeta su cui si pratica soprattutto l’agricoltura e la pesca. Lì la gente non ha molto interesse per gli altri pianeti. Né per gli altri mondi della Pax… né per le vecchie storie della Rete. Quasi tutti siamo troppo impegnati a raschiare dalla terra e dal mare il necessario per vivere.
— Boschetto Divino è l’antico mondo dei Templari — dice il Padre Capitano de Soya, posando il bulbo di caffè nella nicchia del tavolo strategico. — Fu gravemente incendiato durante l’invasione Ouster prima della Caduta. Ai suoi tempi era davvero bello.
— Molto bello — conferma il sergente Gregorius. — La Confraternita dei Templari del Muir era una sorta di setta che adorava la natura. Cambiò Boschetto Divino in un pianeta-foresta… alberi più alti e più belli delle sequoie della Vecchia Terra. I Templari vivevano lì, tutt’e venti e passa milioni, in città e piattaforme su quei bellissimi alberi. Ma nella guerra scelsero la parte sbagliata…
Nemes, che sorseggia il caffè, alza gli occhi. — Vuoi dire che erano dalla parte degli Ouster? — Pare sconvolta all’idea.
— Proprio così, ragazza — risponde Gregorius. — Forse perché a quel tempo avevano alberi che andavano nello spazio…
Nemes si mette a ridere. Una risata breve, stridula.
— Dice sul serio — interviene il caporale Kee. — I Templari usavano gli erg di Aldebaran… creature in grado di piegare l’energia… per incapsulare gli alberi in un campo di contenimento classe Nove e fornire un motore a reazione per gli spostamenti interplanetari. Avevano perfino regolari motori Hawking per i viaggi interstellari.
— Alberi volanti — dice Nemes e sbotta in un’altra rauca risata.
— Alcuni Templari fuggirono in quelle navi-albero, quando gli Ouster ripagarono la loro fedeltà inviando uno Sciame all’attacco di Boschetto Divino — continua Gregorius. — Ma la maggior parte bruciò, proprio come quasi tutto il pianeta. Per un secolo, dicono, quasi tutto quel mondo era solo cenere. Le nubi di fumo crearono l’effetto inverno nucleare.
— Inverno nucleare? — ripete Nemes.
De Soya osserva attentamente la ragazza e si domanda come mai una persona così ingenua sia stata scelta per portare il diskey papale in simili circostanze. Possibile che l’ingenuità sia parte della sua forza come assassina, nel caso si presenti la necessità di uccidere?
— Caporale — dice, parlando a Nemes — hai detto d’essere cresciuta su Esperance… Hai fatto parte della Guardia Nazionale del pianeta?
Nemes scuote la testa. — Sono entrata direttamente nell’esercito della Pax, Padre Capitano. C’era carestia di patate… i reclutatori offrivano la possibilità di viaggiare nello spazio… e, be’…
— Dove hai prestato servizio? — domanda Gregorius.
— Solo addestramento su Freeholm — risponde Nemes.
Gregorius si appoggia sui gomiti. La gravità di un sesto rende più comodo stare seduti.
— Quale brigata? — domanda il sergente.
— La Ventitreesima. Sesto reggimento.
— Le Aquile Urlanti — dice il caporale Kee. — Una mia collega fu trasferita in quel reparto. Il tuo ufficiale comandante era il capitano di fregata Coleman?
Nemes scuote la testa. — Quando c’ero io, comandava il capitano Deering. Sono rimasta lì solo dieci mesi locali… circa otto e mezzo standard, mi pare. Mi hanno addestrata come esperto in combattimento totale. Poi chiesero volontari per la Prima Legione… — Lascia perdere il resto, come se l’argomento fosse coperto da segreto militare.
Gregorius si gratta il mento. — Che strano, non ho mai sentito parlare di quell’unità. Niente rimane segreto a lungo, nell’esercito. Per quanto tempo hai detto d’essere stata in addestramento con questa… legione?
Nemes lo guarda negli occhi. — Due anni standard, sergente. Ed era davvero un segreto… fino a questo momento. La maggior parte dell’addestramento si è svolta su Lee Tre e nei Territori della Fascia di Lambert.
— Fascia di Lambert — riflette il sergente. — Allora hai avuto la tua parte d’addestramento a bassa gravità e a gravità zero.
— Più della mia parte — ammette il caporale Rhadamanth Nemes, con un lieve sorriso. — Durante la permanenza nella Fascia di Lambert, ci addestrammo per cinque mesi nel Gruppo Troiano Peregrine.
Il Padre Capitano de Soya ha l’impressione che la chiacchierata diventi un interrogatorio. Non vuole che il nuovo membro dell’equipaggio si senta assalito dalle domande, ma è curioso come Kee e Gregorius. Inoltre, ha la sensazione che ci sia qualcosa di… di sbagliato. — Allora i compiti delle Legioni sono molto simili a quelli dei Marines? — dice. — Combattimento nave-nave?
Nemes scuote la testa. — No, Capitano. Non si tratta solo di tattiche di combattimento a g-zero da nave a nave. Le Legioni sono state create per portare la guerra nel cuore del nemico.
— Cosa significa, caporale? — domanda piano de Soya. — In tutti i miei anni nella Flotta, novanta battaglie su cento si sono svolte in territorio Ouster.
— Sì — ammette Nemes. Ha di nuovo un lieve sorriso. — Ma voi colpite e vi ritirate… azione tipica della Flotta. Le Legioni occupano!
— Ma gran parte delle postazioni Ouster sono nel vuoto! — esclama Kee. — Asteroidi, foreste orbitali, lo spazio stesso…
— Appunto — dice Nemes, continuando a sorridere. — Le Legioni combatteranno gli Ouster sul loro stesso terreno… o vuoto spaziale, se sarà il caso.
Gregorius coglie l’occhiata di de Soya ("Basta domande!"), ma scuote la testa e dice: — Be’, non vedo cosa queste vantate Legioni possano imparare, che le Guardie Svizzere non abbiano già fatto… e bene… per sedici secoli.
De Soya si alza. — Accelerazione fra due minuti — annuncia. — Prendiamo posto. Parleremo ancora di Boschetto Divino e della missione su quel pianeta, mentre corriamo al punto di traslazione.