— Ha girato la testa, Raul? Ti ha guardato?
— Be’, sì, ma… — M’interruppi. Aenea gemeva piano, muoveva la testa sul guanciale. — Ragazzina… Aenea… va tutto bene…
— No, non va bene! — sbottò la bambina. — Oddio, Raul. Gli ho chiesto di venire con me. L’ultima notte. Sapevi che gli avevo chiesto di venire? Non ha voluto…
— Chi non ha voluto? Lo Shrike? — Alle mie spalle, A. Bettik si avvicinò. Fuori, la sabbia rossa sfregava contro le finestre e la porta scorrevole.
— No, no, no — disse Aenea. Aveva le guance bagnate, non so se per le lacrime o per la febbre. — Padre Glauco — continuò, con voce che andò quasi persa nel rumore del vento. — L’ultima notte… ho chiesto a padre Glauco di venire con noi. Non avrei dovuto chiederglielo, Raul… lui non era parte dei miei… dei miei sogni… ma gliel’ho chiesto… e dopo avrei dovuto insistere…
— Va tutto bene — ripetei, scostandole dalla fronte una ciocca madida. — Padre Glauco sta bene.
— No, non sta bene — disse Aenea e gemette debolmente. — È morto. La cosa che ci dà la caccia l’ha ucciso. Lui e tutti i Chitchatuk.
Guardai di nuovo il pannello del monitor. Indicava sempre assenza di febbre, malgrado i vaneggiamenti della bambina. Guardai A. Bettik, ma l’androide fissava attentamente Aenea.
— Vuoi dire che lo Shrike li ha uccisi? — domandai.
— No, non lo Shrike — rispose lei, piano, e col polso si coprì la bocca. — Almeno, non credo. No, non è stato lo Shrike. — All’improvviso m’afferrò la mano. — Raul, mi ami?
La fissai per un istante, non potevo fare altro. Poi, senza ritirare la mano, dissi: — Certo, ragazzina. Voglio dire…
Aenea parve guardarmi realmente per la prima volta da quando si era svegliata chiamandomi per nome. — No, zitto. — Rise piano. — Scusa. Sono stata scollata nel tempo per un minuto. È naturale che non mi ami. Ho dimenticato quando siamo stati… chi eravamo l’uno per l’altra adesso.
— No, va tutto bene — dissi, senza capire. Le diedi qualche colpetto sulla mano. — Ho affetto per te, ragazzina. Anche A. Bettik. E stiamo per…
— Zitto — disse Aenea. Liberò la mano e col dito mi toccò le labbra. — Zitto. Per un momento mi sono smarrita. Ho pensato che fossimo… noi. Il modo in cui stiamo per andare su… — Si lasciò sprofondare sul guanciale e sospirò. — Oddio, questa è la notte che precede il nostro arrivo su Boschetto Divino. La nostra ultima notte di viaggio…
Ancora non ero sicuro che parlasse sensatamente. Aspettai.
— Signorina Aenea — disse A. Bettik — la nostra prossima destinazione è Boschetto Divino?
— Immagino — rispose Aenea. Pareva tornata la bambina che conoscevo. — Sì. Non so. Tutto svanisce… — Si alzò di nuovo a sedere. — Non è lo Shrike a darci la caccia, sapete. E neppure la Pax.
— Certo che è la Pax — replicai, cercando d’indurla a riprendere contatto con la realtà. — Ci hanno inseguito da quando…
Aenea scuoteva con convinzione la testa. I capelli le pendevano in ciocche madide. — No — disse piano, ma con forza. — La Pax ci dà la caccia perché il Nucleo dice che siamo pericolosi per essa.
— Il Nucleo? Ma è… fin da dopo la Caduta, è sempre stato…
— Vivo e pericoloso — disse Aenea. — Dopo che Gladstone e gli altri distrussero il sistema teleporter che forniva la rete neurale, il Nucleo si è ritirato… ma non è mai andato lontano, Raul. Non lo capisci?
— No. Non ci riesco. Dov’era, se non è andato lontano?
— Nella Pax — rispose semplicemente Aenea. — Mio padre… la sua personalità nell’iterazione Schrön di mamma… me lo spiegò prima che nascessi. Il Nucleo attese che la Chiesa fosse rivitalizzata sotto Paul Duré… Papa Teilhard I. Duré era un uomo buono, Raul. Mia madre e zio Martin l’hanno conosciuto. Portava due crucimorfi… il proprio e quello di padre Lenar Hoyt. Ma Hoyt era… debole.
Le diedi un colpetto sul polso. — Cosa c’entra, questa storia, con…
— Ascolta! — m’interruppe Aenea, ritraendo il braccio. — Domani su Boschetto Divino può accadere qualsiasi cosa. Posso morire. Possiamo morire tutt’e tre. Il futuro non è mai scritto… solo buttato giù a matita. Se io muoio e tu sopravvivi, devi spiegare a zio Martin… a chiunque abbia voglia di ascoltarti…
— Non stai per morire, Aenea…
— Ascolta e basta! — mi supplicò. Aveva di nuovo le lacrime agli occhi.
Le rivolsi un cenno d’assenso e tacqui. Perfino il vento parve diminuire d’intensità.
— Teilhard fu assassinato durante il suo nono anno di regno. Mio padre lo predisse. Non so se per mano di agenti del TecnoNucleo… quelli si servono di cìbridi… o semplicemente del Vaticano; ma quando Lenar Hoyt fu risuscitato dai crucimorfi che lui e Paul Duré condividevano, il Nucleo agì. Fu il Nucleo a fornire alla Pax la tecnologia che permette al crucimorfo di risuscitare esseri umani senza farli divenire asessuati e idioti come i Bikura su Hyperion…
— Ma come? — la interruppi. — Come poteva, il TecnoNucleo, conoscere il modo per addomesticare il simbionte crucimorfo? — Intuii la risposta ancora prima che Aenea rispondesse.
— Hanno creato loro i crucimorfi! Non le IA del Nucleo attuale, ma l’Intelligenza Finale da loro creata nel futuro. Ha mandato indietro nel tempo su Hyperion i parassiti, proprio come le Tombe del Tempo. Ha messo alla prova i parassiti sulla tribù perduta… i Bikura… ha visto i problemi…
— Problemi secondari, come il fatto che la risurrezione distruggeva gli organi riproduttivi e l’intelligenza…
— Sì — disse Aenea. Mi prese di nuovo la mano. — Il Nucleo riuscì a correggere quei difetti, grazie alla sua tecnologia. Tecnologia che diede alla Chiesa guidata dal nuovo papa… Lenart Hoyt, Giulio VI.
Cominciavo a capire. — Un patto faustiano…
— Il patto faustiano per eccellenza! Per ottenere l’universo la Chiesa doveva solo vendere l’anima.
— E così nacque il Protettorato della Pax — commentò piano A. Bettik. — Potere politico mediante un parassita…
— Chi ci dà… chi mi dà la caccia, in realtà è il Nucleo — continuò Aenea. — Sono una minaccia per le IA, non solo per la Chiesa.
Scossi lentamente la testa. — Come fai a essere una minaccia per il Nucleo? Sei una bambina…
— Una bambina che ancora prima di nascere era in contatto con una personalità cìbrida rinnegata — mormorò Aenea. — Mio padre era libero, Raul. Non solo nella sfera dati o nella megasfera… ma nella metasfera. Libero nella più ampia psico-cerber-rete della quale perfino il Nucleo aveva paura…
— Leoni e tigri e orsi — borbottò A. Bettik.
— Esatto — disse Aenea. — Quando la personalità di mio padre penetrò nella megasfera del Nucleo, domandò all’IA Ummon cosa incuteva paura al Nucleo. La risposta fu che le IA non s’inoltravano maggiormente nella metasfera perché essa brulicava di leoni e tigri e orsi.
— Non afferro, ragazzina — dissi. — Non ci capisco un tubo.
Aenea si sporse a stringermi la mano. L’alito, sulla mia guancia, era tiepido e dolce. — Raul, tu conosci i Canti di zio Martin. Cos’accadde alla Terra?
— La Vecchia Terra? — domandai come uno sciocco. — Nei Canti, PIA Ummon disse che le tre fazioni del TecnoNucleo erano in guerra… Ne abbiamo già parlato.
— Ripetimelo.
— Ummon disse alla personalità Keats… a tuo padre… che i Volatili volevano distruggere la razza umana. Gli Stabili, la fazione dello stesso Ummon, volevano salvarla. Finsero che la Vecchia Terra fosse distrutta da un buco nero e la trasferirono o nella Nube di Magellano o nell’Ammasso Ercole. Ai Finali, la terza fazione, non importava la sorte della Vecchia Terra e della razza umana, purché si realizzasse il loro progetto, l’Intelligenza Finale. Aenea aspettò che continuassi.