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Eragon parlò per ore, facendo solo qualche rara pausa. Parlò ad Ajihad di Teirm, anche se tacque sull’incontro con Angela l’indovina, e di come lui e Brom avevano trovato i Ra’zac. Gli raccontò anche dei suoi sogni su Arya. Quando arrivò a Gil’ead e al duello con lo Spettro, il volto di Ajihad si indurì. L’uomo si appoggiò allo schienale della sedia, con gli occhi velati.

Finito il racconto, Eragon rimase in silenzio, meditando su tutto quello che gli era accaduto. Ajihad si alzò, allacciò le mani dietro la schiena e fece qualche passo fissando con aria assente uno degli scaffali di libri. Infine tornò alla scrivania.

«La morte di Brom è una perdita terribile. Era un mio carissimo amico e un potente alleato dei Varden. Ci ha salvati dalla distruzione in diverse occasioni, grazie al suo coraggio e alla sua intelligenza. Perfino adesso che è morto, ci ha dotati dell’unica cosa in grado di assicurarci la vittoria... tu.»

«Ma che cosa vi aspettate da me?» chiese Eragon.

«Te lo spiegherò meglio in seguito» rispose Ajihad. «Per adesso ci sono questioni più urgenti da affrontare. La notizia dell’alleanza degli Urgali con l’Impero è gravissima. Se Galbatorix sta radunando un esercito di Urgali per distruggerci, per i Varden non sarà affatto facile sopravvivere, anche se molti di noi vivono al sicuro qui nel Farthen Dùr. Che un Cavaliere, sia pure malvagio come Galbatorix, abbia deciso di stringere un accordo con quei mostri è una prova lampante della sua follia. Mi vengono i brividi al pensiero di quello che deve aver promesso in cambio della loro volubile lealtà, E poi c’è lo Spettro. Puoi descrivermelo?»

Eragon annuì. «Era molto alto, magro e pallidissimo, con occhi e capelli rossi. Era vestito tutto di nero.»

«E la sua spada? Sei riuscito a vederla?» incalzò Ajihad. «Aveva per caso un lungo graffio sulla lama?»

«Sì» disse Eragon sorpreso. «Come lo sai?»

«Perché gliel’ho procurato io mentre cercavo di strappargli il cuore» disse Ajihad con un sorriso sinistro. «Si chiama Durza, ed è uno dei più astuti e diabolici esseri che abbiano mai calcato questa terrà. È il servo perfetto per Galbatorix, e un nemico pericoloso per noi. Hai detto che lo avete ucciso. Come?»

Eragon lo ricordava perfettamente. «Murtagh l’ha colpito due volte. La prima freccia gli ha trafitto la spalla; la seconda gli si è conficcata tra gli occhi.»

«Come temevo» disse Ajihad, corrucciato. «Non lo avete ucciso. Gli Spettri si possono uccidere solo con un colpo che trapassi loro il cuore. Qualsiasi altra cosa li fa solo dissolvere, e poi ricompaiono altrove, informa di spirito. È un processo sgradevole, ma Durza sopravviverà e tornerà più forte di prima.»

Un cupo silenzio scese su di loro come una nera nube gonfia di tempesta. Poi Ajihad disse: «Tu sei un enigma, Eragon, un dilemma che nessuno è in grado di risolvere. Tutti sanno quello che vogliono i Varden, o gli Urgali, o addirittura Galbatorix, ma nessuno sa che cosa vuoi tu. E questo ti rende pericoloso, soprattutto per Galbatorix, che ha paura perché non. sa quale sarà la tua prossima mossa.»

«Anche i Varden hanno paura di me?» chiese Eragon in tono sommesso.

«No» rispose Ajihad, misurato. «Nutriamo speranza. Ma se questa speranza si rivelasse falsa, allora si, avremmo. Paura.» Eragon abbassò lo sguardo. «Tu devi comprendere l’insolita natura della tua posizione. Ci sono fazioni che vogliono farti servire i propri interessi e quelli di nessun altro. Nel momento in cui sei entrato nel Farthen Dîtr, hanno cominciato a esercitare su di te il loro ascendente e il loro potere.»

«Compreso tu?» chiese Eragon,

Ajihad sorrise, ma i suoi occhi rimasero seri. ««Io compreso. Ci sono delle cose che devi sapere; innanzitutto come l’uovo di Saphira è comparso sulla Grande Dorsale. Brom ti ha mai detto che cosa fu dell’uovo dopo che l’ebbe portato qui?»

«No» rispose Eragon, guardando Saphira con la coda dell’occhio. Lei gli rispose ammiccando. Ajihad tamburellò con le dita sulla scrivania per qualche istante prima di cominciare. «Quando Brom portò l’uovo ai Varden, tutti erano molto interessati al suo destino.. Pensavamo che i draghi fossero stati tutti sterminati. La più grande preoccupazione dei nani era che il futuro Cavaliere fosse un alleato, anche se alcuni si opponevano per principio all’idea di un nuovo Cavaliere, mentre gli elfi e i Varden si sentivano coinvolti in prima persona. La ragione è semplice. Devi sapere che i Cavalieri sono sempre stati elfi o umani, pur con una maggioranza elfica. Non c’è mai stato un Cavaliere nano,

«A causa del tradimento di Galbatorix,. gli elfi osteggiavano il possesso di un uovo da parte dei Varden, per paura che il drago potesse nascere davanti a un umano con analoghe inclinazioni. Si venne a creare una situazione di stallo, poiché entrambe le Darti volevano che il Cavaliere fosse uno di loro. I nani non fecero che peggiorarla, sostenendo con ostinazione i loro argomenti sia davanti agli elfi che davanti a noi. La tensione continuava a salire, e ci scambiammo minacce di cui in seguito ci pentimmo. Fu Brom a suggerire un compromesso che avrebbe consentito a tutti di porre fine con dignità a quella lite meschina.

«Propose di affidare l’uovo ai Varden e agli elfi, ad anni alterni. Ogni volta i bambini della parte di turno sarebbero stati fatti sfilare davanti all’uovo; se non si fosse schiuso, sarebbe stato restituito all’altra parte. Ma se il drago fosse nato, allora il nuovo Cavaliere avrebbe cominciato subito l’addestramento. Per il primo anno lui, o lei, sarebbe rimasto qui, dove Brom avrebbe avuto il compito di impartirgli le lezioni di base. Poi il Cavaliere sarebbe stato portato dagli elfi per completare la sua istruzione.

«Gli elfi accettarono riluttanti... con la clausola che se Brom fosse morto prima della schiusa dell’uovo, allora sarebbero stati liberi di addestrare il nuovo Cavaliere senza interferenze. Il patto pendeva a favore degli elfi, entrambi sapevamo che con tutta probabilità il drago avrebbe scelto un elfo: ma almeno aveva una parvenza di equità.»

Ajihad fece una pausa, gli occhi scuri colmi di tristezza. Le ombre danzavano sul suo viso, mettendogli in risalto gli zigomi. «Speravamo che il nuovo Cavaliere avrebbe riavvicinato le due razze. Aspettammo per oltre dieci anni, ma l’uovo non si schiudeva. Col tempo la questione fu dimenticata; veniva risollevata solo per lamentarci della sterilità dell’uovo.

«Poi l’anno scorso subimmo una terribile perdita. Arya e l’uovo scomparvero durante il viaggio di ritorno da Tronjheim alla città elfica di Osilon. Gli elfi furono i primi ad accorgersi della sua assenza. Trovarono il cavallo e la scorta di Arya uccisi nella Du Weldenvarden, e un gruppo di Urgali morti lì vicino. Ma non c’erano né Arya né l’uovo. Quando mi giunse la notizia, temetti che gli Urgali li avessero presi entrambi, e che presto avrebbero scoperto dove si trovava il Farfhen Dùr e la capitale degli elfi, Ellesméra, dove vive la loro regina. Islanzadi. Ora capisco che stavano lavorando per l’Impero, ed è molto peggio.

«Non sapremo con precisione cosa è accaduto durante l’agguato finché Arya non si sveglierà, ma ho dedotto qualche dettaglio da quanto mi hai raccontato.» L’abito di Ajihad frusciò lieve quando l’uomo appoggiò i gomiti sulla scrivania. «L’attacco deve essere stato sferrato con astuzia e rapidità, altrimenti Arya sarebbe fuggita. Senza preavviso e senza un posto dove nascondersi, deve aver fatto l’unica cosa possibile: ha usato la magia per trasportare l’uovo da qualche altra parte.»

«Sa usare la magia?» chiese Eragon. Arya gli aveva detto di aver ricevuto una droga capace di sopprimere il suo potere, ma voleva avere la conferma che si trattasse della magia. Chissà se potrebbe insegnarmi altre parole dell’antica lingua, pensò.

«Fu una delle ragioni per cui venne scelta per sorvegliare l’uovo. A ogni modo. Arya non poteva restituircelo, era troppo lontana, e il regno degli elfi è protetto da arcane barriere che impediscono a qualunque cosa di entrare nei loro confini per mezzo della magia. Deve aver quindi pensato a Brom e in preda alla disperazione ha tentato di mandargli l’uovo a Carvahall. Non mi sorprende che in quel drammatico frangente abbia mancato il bersaglio. I Gemelli mi dicono che la magia è un’arte imprecisa.»