Выбрать главу

Eragon rimase sconcertato dall’improvviso veleno nella voce di Murtagh. «Ma cosa ti prende? Ti sono molto riconoscente per quello che hai fatto. Non c’è motivo di arrabbiarti con me! Non ti ho chiesto io di accompagnarmi o di salvarmi da Gil’ead. L’hai scelto tu. Non ti ho costretto.»

«Oh, non apertamente, no. Ma che altro potevo fare, se non aiutarti con i Ra’zac? E poi, a Gil’ead, come potevo lasciarti lì e avere la coscienza a posto? Il problema con te» disse Murtagh, puntando l’indice contro il petto di Eragon «è che sei così sprovveduto che costringi chiunque a prendersi cura di te!»

Le parole punsero Eragon sul vivo; riconobbe un seme di verità in esse. «Non mi toccare» sibilò. Murtagh scoppiò in una risata dura. «Altrimenti che cosa fai? Mi prendi a pugni? Ma se non sai nemmeno...» Fece per pungolarlo di nuovo col dito, quando Eragon gli afferrò il braccio e lo colpì allo stomaco.

«Ho detto non mi toccare!»

Murtagh si piegò in due, imprecando. Poi urlò e si avventò su Eragon. Caddero rotolandosi in un groviglio di braccia e gambe. Nessuno dei due sembrava voler risparmiare all’avversario duri colpi. Eragon sferrò un calcio verso il fianco destro di Murtagh, lo mancò e prese in pieno il falò. Scintille e tizzoni volarono dappertutto.

Continuarono a. picchiarsi, avvinghiati, cercando di assumere una posizione di vantaggio. Eragon riuscì a infilare i piedi sotto il torace di Murtagh e spinse con tutte le forze, Murtagh volò oltre la sua testa con una capriola, e atterrò dì schiena, con uno schianto secco.

Il fiato gli uscì dalla gola con un rantolo. Si rialzò e si volse di scatto, ansante, per affrontare Eragon. Si scagliarono di nuovo l’uno contro l’altro. La coda di Saphira piombò fra di loro, con un ruggito assordante. Eragon ignorò la dragonessa e cercò di scavalcare il serpente azzurro con un salto, ma lei gli fece lo sgambetto con una zampa artigliata e lo spedì a terra.

Basta!

Invano Eragon cercò di spostare la zampa muscolosa di Saphira dal petto, e vide che anche Murtagh era immobilizzato come lui. Saphira ruggì ancora, facendo schioccare le fauci. Voltò la testa verso Eragon e lo perforò con occhi lampeggianti. Proprio voi! Azzuffarvi come cani randagi per un avanzo di carne. Che cosa direbbe Brom!

Eragon si sentì avvampare e distolse lo sguardo. Sapeva benissimo che cosa avrebbe detto Brom. Saphira continuò a tenerli inchiodati a terra, per lasciar sbollire l’ira, poi disse a Eragon,. con una punta di asprezza: Ora, se non vuoi passare tutta la notte sotto la mia zampa.. chiedi con garbo a Murtagh che cosa lo turba. Girò il collo sinuoso verso Murtagh e lo fissò con impassibili occhi azzurri. E digli che non sopporterò insolenze da nessuno dei due.

Non ci consenti di alzarci? si lamentò Eragon.

No.

Eragon si volse riluttante verso Murtagh, assaggiando il sapore del sangue che gli scorreva dentro la guancia Murtagh evitò il suo sguardò e prese a fissare il cielo. «Allora? Ci libera o no?»

«No, a meno che non parliamo…Vuole che ti chieda qual è il vero problema» disse Eragon, imbarazzato.

Saphira ringhiò per tutta conferma e continuò a fissare Murtagh. Era impossibile sfuggire al suo sguardo implacabile. Murtagh alzò le spalle e borbottò qualcosa fra i denti. Gli artigli di Saphira premettero sul suo petto, e la sua coda frustò l’aria. Murtagh le scoccò un’occhiata furente, poi a voce alta disse: «Te l’ho già detto. Non voglio andare dai Varden.»

Eragon aggrottò la fronte. Era tutto lì? «Non vuoi... o non puoi?»

Murtagh cercò di spostare la zampa di Saphira, poi si arrese con un’invettiva. «Non voglio! Si aspettano da me delle cose che non posso dar loro.»

«Hai rubato qualcosa, per caso?»

«Vorrei che fosse così semplice.»

Eragon roteò gli occhi, esasperato. «E allora cos’è? Hai ucciso qualche persona importante o hai corteggiato la donna sbagliata?»

«No, sono nato» rispose Murtagh, enigmatico. Spinse di nuovo la zampa di Saphira. Questa volta lei li liberò entrambi. Si alzarono sotto il suo sguardo vigile e si spazzolarono la polvere dal fondo delle braghe.

«Continui a evitare la domanda» disse Eragon, tastandosi il labbro spaccato.

«E allora?» ribatté secco Murtagh, marciando impettito verso i margini del campo. Dopo un attimo sospirò. «Non importa il motivo per cui mi trovo in questa situazione, ma posso dirti che i Varden non mi accoglierebbero a braccia aperte nemmeno se portassi loro la testa del re. Oh, magari mi saluterebbero cordialmente e mi farebbero entrare nei loro consigli, ma fidarsi di me? Mai. Se arrivassi in circostanze meno opportune, come quelle attuali, mi metterebbero ai ferri.»

«Non vuoi dirmi di che cosa si tratta?» insistette Eragon. «Anch’io ho fatto cose di cui non vado orgoglioso, perciò non ti giudico.»

Murtagh scosse piano il capo, gli occhi che luccicavano. «Non è questo. Non ho fatto niente per meritare questo trattamento; sarebbe stato più facile rimediare, se fosse così. No... il mio unico crimine è quello di esistere.» Si fermò per prendere un respiro tremante. «Capisci, mio padre...»

Un acuto sibilo di Saphira troncò il suo discorso. Guardate!

I due seguirono il suo sguardo rivolto a ovest, Murtagh impallidì. «Demoni!»

A una lega circa di distanza, parallela alla catena montuosa, marciava una colonna di figure. La linea delle truppe, a centinaia, si allungava per oltre un miglio. La polvere si alzava sotto i loro talloni. Le armi scintillavano nella luce morente. Un alfiere procedeva in testa, su un carro nero, tenendo alto un vessillo cremisi.

«È l’Impero» disse Eragon avvilito. «Ci hanno trovati... in qualche modo.» Saphira protese il collo oltre la sua spalla e guardò la colonna.

«Già, ma quelli sono Urgali, non uomini» disse Murtagh.

«Come fai a saperlo?»

Murtagh indicò il vessillo. «Quella bandiera porta il simbolo personale di un capoclan degli Urgali. È una belva spietata, incline a violenti attacchi di follia.»

«L’hai già incontrato?»

Gli occhi di Murtagh si socchiusero. «Una volta, per poco. Conservo ancora le cicatrici di quell’incontro. Questi Urgali potrebbero non essere stati mandati a cercarci, ma sono sicuro che ormai ci hanno visti e che ci seguiranno. Quel capo non è tipo da lasciarsi sfuggire un drago, specie se gli è giunta notizia di Gil’ead.»

Eragon corse al fuoco e lo soffocò con qualche manciata di terra. «Dobbiamo fuggire! Tu non vuoi andare dai Varden, ma io devo portare Arya da loro prima che muoia. Facciamo un compromesso: tu mi accompagni finché non raggiungiamo il Lago Kóstha-mérna, poi andrai per la tua strada.»

Murtagh esitò, ed Eragon si affrettò ad aggiungere: «Se te ne vai adesso, sotto gli occhi degli Urgali, ti inseguiranno. Che cosa vuoi fare, affrontarli da solo?»

«D’accordo» disse Murtagh, gettando le bisacce in groppa a Tornac. «ma quando saremo vicini ai Varden, me ne andrò, questo è sicuro.»

Eragon moriva dalla voglia di interrogare ancora Murtagh, ma non con gli Urgali alle spalle. Raccolse le sue cose e sellò Fiammabianca. Saphira batté le ali e si alzò in volo, girando in cerchio sopra di loro per vigilare mentre abbandonavano l’accampamento.

Da che parte devo andare? domandò.

A est, lungo i Monti Beor.

Saphira bloccò le ali, approfittò di una corrente ascensionale per salire e dondolò nella colonna d’aria calda, restando sospesa sopra i cavalli. Chissà perché gli Urgali sono qui. Forse sono stati mandati per attaccare i Varden.

Allora dobbiamo cercare di avvertirli, disse Eragon, guidando Fiammabianca oltre ostacoli poco visibili. Mentre la notte scendeva, gli Urgali svanirono nell’oscurità dietro di loro.

47

Uno scontro di volontà

Al mattino, Eragon aveva una guancia graffiata per il lungo strofinare sul collo di Fiammabianca, e si sentiva pesto per la zuffa con Murtagh. Avevano dormito in sella, a turno, per tutta la notte. Questo aveva permesso loro di distanziare i soldati Urgali, ma nessuno di loro sapeva se il vantaggio poteva essere mantenuto. I cavalli erano esausti, eppure mantenevano un’andatura costante. Se fossero riusciti a fuggire dipendeva solo da quanto riposavano i mostri... sempre che i cavalli di Eragon e Murtagh fossero sopravvissuti.