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Gli uomini lanciarono grida sconnesse e si urtarono nella fretta di fuggire. Nella confusione. Torkenbrand venne colpito alla tempia da un giavellotto. Cadde a terra, stordito. Gli uomini ignorarono il capo caduto e corsero via a ranghi sparsi, scoccando sguardi terrorizzati verso Saphira. Torkenbrand si alzò sulle ginocchia. Un rivolo di sangue gli scorreva dalla tempia, ramificandosi in un delta cremisi sulla guancia. Murtagh smontò di sella e si avvicinò a lui a grandi passi, la spada in pugno. Torkenbrand alzò debolmente un braccio per parare il colpo. Murtagh lo guardò con freddezza, poi vibrò un fendente diretto al collo. «No!» gridò Eragon, Ma era troppo tardi. Il corpo decapitato di Torkenbrand si afflosciò in una nuvola di polvere. La sua testa rotolò a terra con un tonfo agghiacciante. Eragon corse da Murtagh, in preda al furore. «Sei impazzito?» strillò.

«Perché l’hai ucciso?»

Murtagh ripulì la spada sulla giubba di Torkenbrand. La lama lasciò una lunga macchia scura. «Non capisco perché sei così turbato.»

«Turbato!» esplose Eragon. «Sono molto più che turbato. Ti ha mai sfiorato l’idea che potevamo lasciarlo li dov’era e continuare per la nostra strada? Certo che no! Ti sei trasformato in un boia e gli hai tagliato la testa! Era indifeso!»

Murtagh sembrava sinceramente sorpreso dall’ira di Eragon. «Be’, non potevamo lasciarlo libero…

era pericoloso. Gli altri sono fuggiti…senza un cavallo non sarebbe andato lontano. Non volevo che gli Urgali lo trovassero e venissero a sapere di Arya. Così ho pensato...»

«Ma perché ucciderlo?» lo interruppe Eragon. Saphira annusò la testa di Torkenbrand, incuriosita, Aprì le fauci, come se volesse inghiottirla, poi cambiò idea e si avvicinò a Eragon.

«Cerco solo di restare in vita» dichiarò Murtagh. «La vita di nessuno straniero è più importante della mia.»

«Ma non serve macchiarsi di violenze inutili. Che fine ha fatto la compassione?»

«La compassione? La compassione? Che compassione posso provare per i miei nemici? Dovrei forse esitare a difendere me stesso perché potrei causare dolore a qualcun altro? Se l’avessi fatto, sai da quanto sarei morto? Devi pensare a proteggere te stesso e ciò che ami, a qualunque costo.»

Eragon rinfoderò Zar’roc con un gesto di rabbia, scuotendo la testa. «Non si possono giustificare le atrocità con questo ragionamento.»

«Credi che io mi diverta?» esclamò Murtagh. «La mia vita è stata sotto costante minaccia dal giorno in cui sono nato! Tutte le mie ore di veglia sono trascorse a evitare pericoli in una forma o in un’altra. E nemmeno il sonno viene facile, perché ho sempre il timore di non rivedere l’alba. Se c’è un periodo in cui mi sono sentito al sicuro, dev’essere stato quando ero nel grembo di mia madre, anche se non ero al sicuro nemmeno lì! Non capisci... se vivessi con questa paura, avresti imparato la mia stessa lezione: Non correre rischi.» Indicò il corpo di Torkenbrand. «Quello era un rischio che ho eliminato. Mi rifiuto di sentirmi in colpa, e non mi farò affliggere da ciò che è compiuto.»

Eragon avvicinò il viso a un soffio dal suo. «È stata comunque un’azione sbagliata.» Legò Arya a Saphira, poi montò in groppa a Fiammabianca. «Andiamo.» Murtagh guidò Tornac intorno al corpo di Torkenbrand, riverso in una pozza di sangue.

Cavalcavano a un ritmo che Eragon avrebbe ritenuto impossibile soltanto una settimana prima; gli zoccoli dei cavalli consumavano leghe su leghe come se avessero le ali. Puntarono a sud, passando fra due diramazioni dei Monti Beor; avevano la forma di una tenaglia pronta a chiudersi, le punte distanti fra loro soltanto un giorno di viaggio. Eppure la distanza sembrava minore per la mole imponente delle montagne, Era come se stessero attraversando una valle di giganti.

Quando si fermarono, Eragon e Murtagh consumarono la cena in silenzio, senza alzare gli occhi dai piatti. Dopo, Eragon disse asciutto: «Faccio io il primo turno di guardia.» Murtagh annuì è si distese sulle coperte, dandogli la schiena.

Ti va di parlare? disse Saphira.

Non ora, mormorò Eragon. Ho bisogno di tempo per riflettere; sono... confuso.

La dragonessa si ritrasse dalla sua mente con un dolce sussurro. Ti voglio bene, ragazzo.

Anch’io, disse lui. Saphira si accucciò al suo fianco, regalandogli il suo calore. Lui rimase seduto immobile nel buio, lottando contro una crescente inquietudine.

48

Fuga attraverso la valle

La mattina dopo, Saphira prese il volo sia con Arya che con Eragon. Quest’ultimo aveva voglia di stare lontano da Murtagh per un po’. Rabbrividì e si strinse addosso il mantello. C’era aria di neve, Saphira colse pigramente una corrente ascensionale e chiese: A cosa pensi?

Eragon contemplò i Monti Beor, che torreggiavano sopra di loro malgrado Saphira volasse a una certa altitudine. Ieri è stato commesso un omicidio. Non ci sono altre parole per dirlo. Saphira s’inclinò a sinistra. È stato un gesto affrettato e impulsivo, ma Murtagh ha cercato di fare la cosa giusta. Gli uomini che comprano e vendono altri esseri umani meritano qualunque sciagura capiti loro. Se non fossimo impegnati ad aiutare Arya, andrei io stessa a dare la caccia agli schiavisti per farli a pezzi!

Sì, disse Eragon in tono mesto, ma Torkenbrand era indifeso. Non aveva armi e non poteva fuggire.

Ancora un attimo e probabilmente si sarebbe arreso. Murtagh doveva dargli una possibilità. Se almeno Torkenbrand fosse stato in grado di combattere, non sarebbe stato così orribile.

Eragon, se anche Torkenbrand avesse combattuto, il risultato sarebbe stato lo stesso. Sai bene quanto me che pochi sono in grado di uguagliare te o Murtagh con la spada. Torkenbrand sarebbe morto comunque, anche se pare che a te sembri più onorevole o giusto morire in un duello impari.

Non so che cosa è giusto! ammise Eragon, turbato. Non ci sono risposte sensate.

A volte, disse Saphira con dolcezza, non ci sono risposte. Impara ciò che puoi su Murtagh e poi perdonalo. Se non puoi perdonarlo, almeno dimentica, perché a te non voleva fare alcun male, per quanto il suo gesto sia stato deprecabile. Hai ancora la testa sul collo, no?

Accigliato, Eragon si spostò sulla sella, agitandosi come un cavallo che caccia le mosche, e controllò la posizione di Murtagh sbirciando da sopra la spalla di Saphira. Una macchia di colore molto distante sulla rotta che avevano percorso attirò la sua attenzione.

Accampati vicino al letto asciutto di un torrente che avevano attraversato nella tarda serata del giorno prima c’erano gli Urgali. I battiti del suo cuore accelerarono. Come avevano fatto gli Urgali, che viaggiavano a piedi, a guadagnare così tanto terreno? Anche Saphira vide i mostri; torse le ali e le avvicinò al corpo per lanciarsi in una profonda picchiata che squarciò l’aria. Non credo che ci abbiano visti, disse lei.

Eragon sperò che fosse così. Socchiuse gli occhi per proteggersi dalla forte corrente d’aria provocata dalla brusca discesa della dragonessa. Il loro capo li sta guidando a rotta di collo, disse.

Già;,.. magari muoiono tutti di stanchezza.

Quando atterrarono, Murtagh domandò brusco: «Che cosa c’è?»