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«Fai attenzione,» disse.

«Ci proverò.» Cominciai a muovermi, ma lei afferrò il mio braccio. Guardai il suo volto freddo e pallido. «Okay,» dissi. «Farò meglio rispetto all’ultima volta.»

Feci un cenno a Phil e gli indicai le mie intenzioni. Lui annuì e si dispose in modo tale che il suo fucile fosse puntato nella stessa direzione della pistola di Nina.

Poi mi arrampicai velocemente sulle rocce. Quando raggiunsi la sommità udii un altro sparo provenire dal basso, seguito immediatamente da due colpi di Nina. La sentii imprecare e poi iniziare a ricaricare.

Strisciai per dieci metri e poi rimasi sdraiato sulla pancia per guardare di sotto.

Freddo e spoglio, il fianco della montagna scendeva a picco. In basso non c’era nessun punto di riferimento, nessun elemento riconoscibile. Dappertutto erano solo sagome sparse di tronchi, rami e rocce, e non appena spostavi gli occhi, perdevi il senso della tua posizione. Tutto quello che si poteva fare era usare la massima cautela, girare lentamente la testa…

Lo vidi.

L’immagine era così confusa che avrebbe potuto essere solo un’ombra, un’illusione ottica creata dall’oscurità e dalla neve. Ma poi riapparve e capii di averlo visto muovere.

Era a una trentina di metri circa di distanza, proprio dove avevamo pensato.

Strisciai ancora qualche metro lungo il crinale fino a quando non fui coperto da un piccolo gruppo di alberi. Mi sollevai poggiando su un ginocchio e un piede. Guardai avanti e valutai la situazione. Se non mi aveva visto prendere posizione in quel punto, allora potevo farcela. Potevo saltar fuori da lì, correre sulla destra e in basso, dirigendomi verso un paio di grossi alberi che riuscivo a scorgere in lontananza, e svuotando il caricatore durante il tragitto. Nell’ipotesi che fossi riuscito ad arrivare laggiù senza essere colpito, avrei ricaricato al riparo degli alberi, pronto per la fase due. A quel punto saremmo stati io e lui da soli, e dovevo riuscire a fare in modo di essere io l’unico a rimanere «eretto».

Uno contro uno: non c’era motivo perché la cosa non dovesse risolversi in mio favore, dopotutto. Infilai la mano nella tasca destra del pesante giaccone, per accertarmi che le munizioni fossero a posto. Il mio cuore batteva forte. Ero consapevole che questo era uno di quei momenti in cui bisogna lasciarsi andare, in cui la riflessione è meno importante della fiducia in se stessi e della rapidità.

Mi spostai lentamente sulla destra di un metro, un metro e mezzo: ero pronto a lanciarmi, ma esitavo. Diedi un’ultima occhiata di lato per sicurezza.

C’era qualcuno.

Era una giovane donna. Era su un rialzo del terreno a dieci metri di distanza. Indossava un pigiama a fiori e aveva i piedi nudi. Stava tra due alberi, quasi come un’ombra e la neve le turbinava intorno, posandosi sulle spalle e sui lunghi capelli. Riuscii solo a distinguere gli occhi e il profilo degli zigomi.

Era Jessica Jones.

«Fai attenzione,» disse. «Sono in molti.»

Poi scomparve.

Persi l’equilibrio e ricaddi all’indietro contro la roccia. Rimasi lì immobile per un momento, fissando il punto dove era comparsa. Guardai a destra e a sinistra, ma era sparita.

Mi trascinai in fretta nel punto in cui era apparsa. Non c’era nessuno, ma la neve era smossa. Mi sembrò di scorgere qualcosa di simile a un’impronta, forse due, ma erano troppo grandi. E chi cavolo poteva andarsene in giro lì fuori a piedi nudi?

Improvvisamente mi ritrovai incapace di fare quanto stabilito. Tornai indietro e sgattaiolai fino a Nina. Lei mi guardò stupita. «Si può sapere che cazzo combini?»

«Credo ce ne sia più di uno,» risposi evitando il suo sguardo.

«Cosa? Come fai a saperlo? Chi c’è con lui?»

«Non lo so.»

«E allora cosa hai visto? Che ti è successo, Ward?»

Non risposi perché non potevo, non sapevo cosa dirle.

Invece scivolai verso il punto in cui Phil si trovava, accanto allo sceriffo.

«Come sta?»

«Sto bene,» disse Connelly, ma non sembrava. «Non ho bisogno della balia. Andate a prendere quello stronzo.»

«Sono almeno in due,» dissi. «Quindi, Phil, abbiamo bisogno di te.»

Phil guardò il suo capo, che gli fece cenno di andare. «Cerca solamente di non farti uccidere,» mormorò Connelly. «La giornata è già abbastanza di merda così senza che io sia costretto ad andare a parlare a tua madre.»

Phil tornò indietro con me. «Mi è sembrato di sentire uno strano odore prima,» disse. «Tu lo hai sentito?»

«No,» risposi. «Cosa intendi per ‘strano’?»

Scosse semplicemente la testa.

Quando arrivammo, Nina mi fissò inferocita. «Che c’è Ward? Cosa è successo laggiù? Sei strano.»

«Niente. Ho solo avuto una sensazione. Ora…»

Poi accadde. Un colpo dall’alto e uno da sinistra.

«Merda,» disse. «Avevi ragione.»

«C’è qualcuno con lui?» disse Phil. «Ma chi?»

«Non…» Per un secondo mi attraversò la mente il pensiero di John e Paul alleati. Impossibile. Allora chi…

Poi smisi di pensare, perché come un’ombra improvvisa comparve un uomo che stava risalendo la china, dirigendosi verso di noi e sparando mentre avanzava.

Io e Nina sparammo contemporaneamente e tutti e due mancammo il bersaglio. Phil rotolò di lato e andò a sbattere duramente contro un albero. Si girò per sparare, ma esitò troppo. Io mi tirai su e premetti due volte il grilletto.

L’uomo fece un giro su se stesso e poi cadde. Gli sparai altre due volte e udii un lamento.

«Nina, rimani qui,» dissi. «Phil, vieni con me.»

Lei mi guardò e fece okay.

Indicai a Phil di avanzare lungo il crinale. Corsi dietro di lui accucciato e ci dividemmo per girare attorno a Connelly. Una serie di colpi echeggiarono dal punto dove si trovava in origine il tiratore.

«Merda,» disse Phil. «Pensavo che l’avessi steso quel tizio.»

«Allora sono in tre,» dissi.

Rimanemmo vicini e immobili per un momento. Guardammo davanti a noi. In quel punto la foresta appariva ancora più scura e fitta. Tremavo e mi sentivo strano. Il mio sesto senso mi fece girare di scatto la testa verso sinistra e credetti di vedere qualcuno che correva tra gli alberi a circa venti metri da noi; ma non era possibile perché ancora una volta si trattava di persone che indossavano dei pigiami, il che significava essere dei pazzi in un posto buio e freddo come quello. Ero esausto e sovreccitato, e cominciavo ad avere le allucinazioni. Dovevo fare attenzione. Abbassai la testa e respirai profondamente un paio di volte.

Stavo levando di nuovo lo sguardo quando sentii uno sparo proprio davanti a noi e qualcosa fischiò nell’aria tra le nostre due teste per rimbalzare sulla roccia alle spalle. Io e Phil rispondemmo al fuoco.

Poi vidi Nina che cominciava a sparare, sotto di noi.

«Cristo,» dissi, in preda al panico. «Phil, mantieni la posizione. Fai fuori quel tizio se ci riesci. Io torno indietro.»

«Non lo mollo,» disse Phil. Tornò a stendersi e cominciò ad avanzare velocemente. Sembrava che ripetesse una lezione imparata guardando troppi film di guerra. Tanto meglio così.

Mi raddrizzai e mi precipitai dove credevo dovesse trovarsi Nina. Non vidi nessuna traccia di lei, ma sentii degli spari tra gli alberi a sinistra. Superai il corpo del primo uomo e guardai il suo viso: freddo, emaciato, duro. Non lo conoscevo.

Ci furono altri spari tra gli alberi davanti a me, non chiaramente distinguibili perché il vento aveva ripreso vigore. Corsi verso il punto da dove mi era sembrato fossero partiti i colpi. Non riuscivo a capire se aveva fatto fuoco una sola persona oppure due.

Saltai giù da una roccia sporgente rischiando di rompermi una caviglia, ma riuscii miracolosamente a rimanere in piedi. Atterrai su uno strato di neve più spessa e mi aprii faticosamente la strada, con le gambe impedite, muovendomi come se si fosse trattato di melassa congelata.