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Furono installati, invece, nuovi sistemi di chiusura alle porte dei centri visite. Ma nonostante quella precauzione, la settimana dopo si verificarono altri quattro suicidi.

Nelle baracche, ai guardiani furono impartite istruzioni particolari per superare la grave crisi. Micah-IV ascoltò molto compreso, sentendosi quasi orgoglioso che tutto fosse cominciato dal suo settore.

Un funzionario, con la pelle unta, e dai piccoli occhi verdi, si rivolse alla squadra dei sintetici: «È venuto di moda tra gli uomini il culto del suicidio gratuito. Voi dovete fare tutto quanto è in vostro potere per impedire che si verifichino altre morti. Non c’è nulla di più prezioso di una vita umana».

Il funzionario dalla pelle grigiastra e unta e dagli occhi piccoli e verdi fu il ventitreesimo suicida.

Successivamente, nel corso di un’altra riunione di sintetici, parlò uno psichiatra, con i capelli corti tagliati a spazzola. Disse: «Stiamo pagando il nostro tributo al grande sforzo comune compiuto per la costruzione della diga. I cittadini tentano, individualmente, di danneggiare la grande impresa comunitaria cercando la morte in mare. Poiché i mostri non possono più venire sulla terra, sono loro che vanno ai mostri».

Un’ipotesi più che accettabile. E lo dimostrò, di persona, lo psichiatra, poco tempo dopo.

Micah-IV, andando avanti e indietro con il suo passo cadenzato, lungo la muraglia, tra gli spruzzi di acqua salata e il vento salso, continuava fedelmente a fare il proprio dovere. Quando, sulla diga, appariva un gruppo di esseri umani — c’erano adesso più turisti che mai — li scrutava impassibile, cercando di capire se nascondevano propositi suicidi. «Tu, grosso donnone, nascondi forse l’intenzione di ucciderti? E tu, giovanotto, con gli occhi troppo brillanti? E tu, padre sparuto di due figli?»

I turisti adesso salivano sulla diga a gruppetti di tre. Il sorvegliante non li perdeva di vista un istante, eppure, nonostante le precauzioni, vi furono diversi casi in cui gli uomini, eludendo la sorveglianza, si precipitarono dall’alto della muraglia.

Nelle baracche, Micah-IV ascoltava con interesse Noach-I, uno dei sintetici più intelligenti, che esponeva il proprio punto di vista sulla questione.

«Si tratta di un fenomeno religioso» dichiarava Noach-I. «Ho studiato religione. Quella gente è presa da un impulso oceanico e decide di fare ritorno alla grande madre.»

«E i mostri?» chiese Ezekiel-VII.

«Non contano. Si corrono sempre dei rischi. I nuotatori sperano di eludere i mostri e di raggiungere le profondità marine. Insomma, la loro è una chiamata spirituale.»

«Ma come finirà?» chiese Uzziah-III.

«Probabilmente abbatteranno il muro» disse Noach-I. «Forse sorgerà un nuovo culto. O forse, uno per uno, gli uomini si butteranno tutti in mare.»

Ci furono altre morti. Varie centinaia di esseri umani perirono. Furono prese nuove precauzioni. S’era sperato che, con il sopraggiungere dell’inverno, si verificasse un cambiamento nel clima psicologico dell’umanità, ma i suicidi continuarono senza interruzione.

Poi un giorno, mentre dal cielo grigio scendeva la neve, Micah-IV riuscì a bloccare una suicida.

Aveva individuato subito, in quella donna dai capelli rossi, alcuni elementi sospetti, come la massa dell’antigravità nascosta sotto il vestito, e lo sguardo vitreo. Mentre accompagnava il gruppetto di visitatori sulla diga, non la perse d’occhio un momento.

«Potete vedere laggiù» disse, additando qualcosa sul mare «un nemico dell’umanità. Notate la coda serpentina e le zanne, taglienti come lance. Osservate le pinne enormi!»

La donna dai capelli rossi si staccò a un tratto dal gruppo, lanciandosi di corsa verso la barriera di protezione.

Micah-IV, che se l’aspettava, si precipitò dietro di lei. La donna, rannicchiata dietro lo sbarramento, cercava di azionare l’antigravità. Il potenziale dello sbarramento elettrico era stato rafforzato di recente, in modo che a urtarlo si provava una leggera scossa, che serviva a tenere indietro i temerari. L’antigravità però permetteva di saltare a pie pari la barriera. Mentre la donna si raccoglieva per prepararsi al salto, Micah-IV l’afferrò saldamente per un braccio.

«Lasciami andare» disse la donna.

«Perché voleva buttarsi giù?»

«Non sono affari tuoi! Lasciami andare!»

«Voleva uccidersi in mare.»

«E a te che importa? Maledetto robot, come ti permetti di non obbedire all’ordine di un essere umano? Lasciami subito libera!»

«Sono un sintetico e non un robot» osservò cortesemente Micah-IV. «Non sono tenuto a obbedire agli ordini degli uomini, a meno che s’inseriscano nella mia programmazione. Le proibisco di lasciare la diga.» Con mossa esperta le sfilò da sotto l’abito l’antigravità e, senza lasciarle il braccio, la disinnestò. Lei lo guardò furiosa.

«Mi dica perché voleva buttarsi in mare» disse Micah-IV.

«Non potrai mai capire. Tu sei solo una macchina.»

«Geneticamente sono quasi un uomo. Sono in grado di pensare, di riflettere e di cambiare idea. Perché voleva buttarsi in mare?»

«Per appartenere al mare» disse la donna.

«Non capisco.»

«Te l’avevo detto che non avresti capito. E ora, lascia che mi butti, non impedirmelo più!»

«Non posso» l’avvertì Micah-IV, mentre la trascinava verso la salvezza. Le parole di lei l’avevano ferito profondamente. In vita sua, non aveva avuto molte occasioni di parlare con un essere umano, ma mai prima di allora s’era sentito rinfacciare con tanta durezza la sua qualità non-umana. Anche se era un prodotto di laboratorio, aveva una sua sensibilità, e lei lo aveva ferito. Piano piano Micah-IV si abbandonò a un senso di autocommiserazione.

Mentre si avvicinavano al centro visite, Micah-IV scivolò sulla neve. Riprese subito l’equilibrio, ma la donna ne approfittò per strapparsi dalla sua stretta e correre verso la barriera protettiva. Micah-IV la seguì.

La donna raggiunse lo sbarramento, lo superò d’un balzo, e per un attimo ancora si videro i suoi capelli rossi, poi scomparve nel vuoto e andò a sfracellarsi sulle rocce, là in fondo. Gli avvoltoi accorsero a stormi.

“Sarò severamente ammonito per quel che è capitato” pensò Micah-IV.

Si voltò a guardare l’oceano grigio, invernale. Vide, al di là della zona inquinata, le forme enormi, oscure.

“Ma perché gli uomini si uccidono? Che cosa trovano in mare? Che cosa li induce a comportarsi in quel modo?”

Micah-IV non lo sapeva. “Non lo capisco perché non sono umano” pensò.

Assorto nei suoi pensieri, Micah-IV salì in cima alla barriera. Il suo sistema nervoso assorbiva, senza inconvenienti, la debole corrente emanata dallo sbarramento. Percorse così, lassù in cima, un centinaio di metri verso sud, e arrivò a un punto dove ai piedi della diga non c’era spiaggia né scogli, ma soltanto il mare che batteva direttamente contro la muraglia.

“Voglio fare un’azione da uomo” decise Micah-IV. “Chissà che finalmente non capisca che cosa voglia dire essere uomo. E, comunque, nessuno potrà rimproverarmi per quello che faccio.”

Si voltò verso l’oceano e si lanciò nel vuoto. Mentre cadeva, girò su se stesso e si vide sfilare davanti i blocchi verdi della diga. S’inabissò nelle acque, con un leggero ansito per la violenza dell’urto. Poi, tra un gorgoglio di onde, risalì alla superficie.

Agile, guizzante, curioso, Micah-IV nuotò verso il mare aperto, verso i mostri in agguato.