Forse un giorno tutto sarà tranquillo e sistemato, e avremo davvero quella meravigliosa realtà di cui parla una canzone: “Non faremo mai più la guerra”. Può darsi. Forse quello stesso giorno il leopardo si cancellerà le macchie e si cercherà un impiego come mucca del Jersey. Non lo so. Ripeto, non sono un professore di cosmopolitica, sono un fante. Quando il governo mi spedisce, vado. Tra un ordine e l’altro cerco di dormire più che posso.
Però, mentre non hanno ancora inventato la macchina per sostituirci, hanno comunque studiato il modo di aiutarci il più possibile. Per esempio, hanno inventato la tuta.
Non c’è bisogno di descriverne l’aspetto, visto che è stata illustrata così tanto spesso. Chiusi nella tuta, sembriamo grossi gorilla d’acciaio, equipaggiati con armi adatte a un primate. Forse per questo i sergenti cominciano le loro sfuriate chiamandoci scimmioni. Però forse anche ai tempi di Cesare i sergenti usavano gli stessi titoli onorifici. Ma una tuta è considerevolmente più robusta di un gorilla. Se un fante in tuta scambiasse un abbraccio con un gorilla, lo scimmione morirebbe soffocato, e il fante e la tuta non farebbero una grinza.
L’ammirazione dei profani va tutta ai muscoli, cioè alla pseudomuscolatura, ma il vero miracolo è il controllo dell’energia immagazzinata. La trovata geniale sta nel fatto che la tuta non ha bisogno di essere comandata: la si indossa come un abito e ci si sta dentro come nella propria pelle. Qualsiasi tipo di scafandro e di mezzo di trasporto richiede che si impari a pilotarlo: ci vuole tempo, bisogna acquisire una notevole quantità di nuovi riflessi, un modo diverso e artificiale di pensare. Perfino andare in bicicletta richiede una certa abilità, molto differente dal semplice camminare, e quanto alle astronavi… poveri noi! Non vivrei abbastanza per imparare tutto quello che bisogna sapere per guidarle: le navi spaziali sono fatte per acrobati dotati di grande talento matematico.
Una tuta, invece, la si indossa e basta.
Otto o forse nove quintali, a equipaggiamento completo. Eppure, fin dalla prima volta che la indossi, puoi subito camminare, correre, saltare, sdraiarti, prendere in mano un uovo senza romperlo (qui magari occorre un minimo di pratica, piano piano si migliora), ballare la giga (sempre se la sai ballare anche quando non hai la tuta), poi saltare sul tetto della casa accanto e tornare giù come una piuma.
Il segreto sta nei rigeneratori e nell’amplificazione.
Non chiedetemi di spiegarvi i particolari tecnici: non ne so niente.
D’altra parte molti famosi violinisti non sono in grado di costruirsi il loro strumento. Posso tenerla in ordine, eseguire qualche riparazione e controllare i trecentoquarantasette dispositivi, da SPENTA fino a PRONTA PER L’USO, ma a un povero fante non si può chiedere di più. Se però la mia tuta si guasta sul serio, chiamo il medico, ossia un ingegnere elettromeccanico, un ufficiale specialista di Marina, di solito un tenente (leggi “capitano” rispetto ai nostri gradi) che fa parte dell’equipaggio delle navi-trasporto o viene suo malgrado assegnato a un Comando di reggimento del campo Arthur Currie. Tale destinazione è considerata da un ufficiale di Marina peggiore della morte.
Se proprio vi interessa conoscere nei particolari la fisiologia di una tuta, potete trovare la maggior parte delle informazioni necessarie, quelle non coperte da segreto, in qualsiasi biblioteca di una certa importanza. Per la piccola parte coperta da segreto potete rivolgervi a un affidabile agente segreto nemico, dico “affidabile” perché le spie sono una manica di imbroglioni: è probabile che cerchino di vendervi notizie che potete ottenere gratis andando in biblioteca.
Io posso spiegarvi solo come funziona. L’interno è tutta una massa di servomeccanismi a pressione: ce ne sono a centinaia. Premendo con il palmo della mano, la tuta sente l’impulso, lo amplifica e coopera con voi per eliminare la pressione dai recettori che danno l’ordine di premere. Ciò può creare confusione, un simile effetto di feedback in un primo momento può risultare sconcertante, anche se il vostro corpo ci si è abituato fin dalla più tenera infanzia, quando si smette di sferrare calci inutilmente. I bambini, essendo in una fase di apprendimento, risultano goffi. Gli adolescenti e gli adulti gestiscono continuamente gli effetti di feedback senza neppure rendersene conto. Un uomo affetto dal morbo di Parkinson da parte sua ha i circuiti troppo danneggiati per affrontare questa operazione.
Il sistema di rigenerazione di cui è dotata induce la tuta a riprodurre esattamente qualsiasi vostro movimento, però con molta più forza.
Forza controllata, e senza che voi dobbiate preoccuparvene. Voi saltate? La pesante tuta salta, ma molto più in alto di quanto possiate fare da soli. Saltate con molta forza? I propulsori della tuta interverranno, amplificando a loro volta quello che fanno i muscoli della gamba della tuta, dandovi la spinta di tre reattori, il cui asse di pressione passa attraverso il centro della vostra massa. È così che potete saltare sul tetto della casa accanto. La qual cosa vi fa ridiscendere altrettanto velocemente di come siete saliti… la tuta lo nota tramite il dispositivo di prossimità e avvicinamento (una sorta di radar rudimentale simile a una valvola di prossimità) e quindi fa intervenire ancora i reattori quanto basta per attutire l’impatto con il suolo, senza che voi dobbiate pensarci.
Qui sta la bellezza di una tuta potenziata: non dovete pensare a quello che fate. Non dovete condurla, guidarla, comandarla, regolarla. La indossate e lei prende ordini direttamente dai vostri muscoli e riproduce esattamente quello che tentate di fare. Così si può tenere la mente sgombra per maneggiare le armi e badare a quello che succede intorno, il che risulta di suprema importanza per un fante intenzionato a morire nel suo letto. Se un fante venisse lanciato in zona operativa dovendosi occupare di una grande quantità di dispositivi, chiunque fosse equipaggiato in modo più semplice, diciamo con un’ascia di pietra, potrebbe spaccargli la testa mentre il malcapitato sta cercando di leggere i suoi quadranti.
Anche gli occhi e le orecchie della tuta sono fatti in modo da funzionare senza distrarre l’attenzione. Diciamo che in una tuta da combattimento ci sono tre circuiti audio normali. Il controllo di frequenza per mantenere la sicurezza tattica è molto complesso, almeno due frequenze per ogni circuito, entrambe necessarie per il più piccolo segnale ed entrambe che trasmettono sotto il controllo di un orologio al cesio regolato al micromicrosecondo, ma tutto questo non rappresenta un vostro problema. Se volete il circuito A per comunicare con il caposquadra, stringete le mascelle una volta, per il circuito B due volte, e così via. Il microfono è legato alla gola, i ricevitori sono inseriti nelle orecchie e non possono essere strappati via. Non resta che parlare. Oltre a questo, due microfoni esterni posti ai lati del casco vi consentono l’udito binaurale rispetto all’ambiente circostante, proprio come se foste a capo scoperto. Vi basta girare la testa e potete sopprimere i rumori che vi disturbano senza perdere quello che il vostro caposquadra sta dicendo.
Dato che il capo è l’unica parte del corpo non collegata con i servomeccanismi che controllano i muscoli della tuta, si usano testa, collo, mento e muscoli della mascella per compiere varie manovre e conservare libere le mani per combattere. Sul mento, una piastra regola gli apparati visivi, così come l’interruttore della mascella agisce su quelli audio. Tutti i visualizzatori sono proiettati su uno specchio situato davanti alla vostra fronte su cui potete seguire l’azione in corso sopra e dietro la vostra testa. Il casco è talmente sovraccarico di dispositivi da farvi assomigliare a un gorilla idrocefalo, ma con un po’ di fortuna il nemico non vive abbastanza da inorridire alla vostra vista, e in complesso tutto è sistemato in funzione della massima praticità. Si passa da un dispositivo radar all’altro più presto di quanto si faccia per cambiare canale ed evitare uno spot pubblicitario: si controlla il nemico, si localizza il comandante, si tengono d’occhio i compagni che stanno ai fianchi eccetera. Se scuotete il capo come un cavallo infastidito da una mosca, i rilevatori a raggi infrarossi si dirigeranno sopra la vostra testa, agitatela ancora ed essi si rivolgeranno in basso. Se non utilizzate più il lanciarazzi, la tuta lo rimette al suo posto finché non vi serve ancora. È inutile poi che stia a descrivervi come funzionano il respiratore, i giroscopi e tutti gli altri marchingegni. A contare è il fatto che ogni cosa è stata studiata per il medesimo scopo: lasciarvi liberi di eseguire il vostro compito, cioè combattere.