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Silenzio assoluto.

— Avvenne durante una delle guerre dell’epoca napoleonica. L’ufficiale del quale voglio parlarvi era il più giovane a bordo di una nave, della Marina di allora, s’intende, quella che andava sull’acqua, e per di più a vela. Il nostro ufficialetto era su per giù come voi, e non aveva ancora ricevuto i gradi. Come voi era sottotenente provvisorio, e non aveva esperienza di battaglia. C’erano ben quattro ufficiali sopra di lui, nella linea di comando. Quando la battaglia iniziò, il comandante rimase ferito. Il ragazzo lo raccolse e lo trasportò fuori dalla linea del fuoco. Tutto qua: soccorse un ufficiale ferito. Però, lo fece senza avere ricevuto l’ordine di abbandonare il suo posto. Mentre lui trasportava via il comandante, gli altri ufficiali morirono tutti e tre. Venne processato per avere disertato il posto di servizio come ufficiale comandante in presenza del nemico. Fu condannato e destituito. Stupito replicai. — Davvero? Solo per questo?

— Perché no? D’accordo, anche noi raccogliamo i feriti. Ma lo facciamo in circostanze diverse da quelle di una battaglia sul mare, e dando ordine a un uomo di andare a raccogliere il compagno. Ma l’assistenza a un ferito non è una scusa buona per abbandonare il combattimento alla presenza del nemico. La famiglia di quel ragazzo tentò per un secolo e mezzo di ottenere la revisione del processo. Inutilmente, si capisce. Restavano dubbi su alcune circostanze, ma era certo che l’ufficiale aveva abbandonato il suo posto durante la battaglia senza che qualcuno gliel’avesse ordinato. D’accordo, era un novellino inesperto, ma gli andò bene se non l’impiccarono. — Il colonnello Nielssen fissò su di me uno sguardo gelido. — Signor Rico, potrebbe un incidente del genere accadere a lei?

Deglutii. — Spero di no, signor colonnello.

— Lasci che le spieghi come potrebbe succedere in questa stessa missione di tirocinio. Immagini di trovarsi in un’azione che impegni diverse astronavi, con un intero reggimento in proiezione. Gli ufficiali si lanciano per primi, naturalmente. La cosa comporta vantaggi e svantaggi, ma dobbiamo farlo per una ragione morale: nessun soldato semplice deve toccare il suolo di un pianeta nemico senza l’assistenza di un ufficiale. Faccia conto che i ragni lo sappiano, ed è possibilissimo. Faccia conto che abbiano architettato un sistema per spazzare via quelli che atterrano per primi, ma non abbastanza efficiente da annientare tutti gli uomini che partecipano al lancio. Ora supponiamo, dato che lei è un ufficiale in soprannumero, che abbia preso posto in una capsula qualsiasi, invece di venire lanciato con la prima ondata. In che condizione si troverebbe a questo punto?

— Ecco, non saprei con precisione, signor colonnello.

— Si troverebbe a ereditare di punto in bianco il comando di tutto il reggimento. Cosa ne fate del vostro comando, signori? Parlate, su, i ragni non aspettano!

— Ecco… — Presi la risposta così come l’avevo letta sul libro e recitai a pappagallo. — Prendo il comando e agisco come le circostanze lo consentono, signor colonnello, in base alla situazione tattica quale mi si presenta.

— Davvero, eh? — brontolò. — E ci lasciate le penne anche voi, perché è tutto quanto ci si può aspettare in un guaio del genere. Ma io spero invece che voi andiate giù immediatamente, urlando ordini a destra e a manca, anche a costo di fornire comandi sballati. Noi non pretendiamo che dei gatti combattano contro i giaguari e vincano, ci aspettiamo solo che facciano del loro meglio, che tentino il tutto per tutto. Sta bene, tutti in piedi. E alzate la mano destra.

Si mise in piedi a sua volta, faticosamente. Trenta secondi dopo eravamo ufficiali provvisori, in prova e in soprannumero.

A questo punto credetti che dopo averci consegnato le nostre belle stellette, ci avrebbe lasciato andare. Le stellette non dovevamo comprarcele di tasca nostra: erano un prestito come lo era la nomina provvisoria che rappresentavano. Invece il colonnello tornò a sedere, si appoggiò allo schienale e assunse un’espressione quasi umana.

— Sentite, ragazzi. Finora vi ho parlato di quanto sarà duro il compito che vi aspetta. Voglio che ve ne preoccupiate in anticipo, ci pensiate su e cerchiate di immaginare che cosa potreste fare per tenere testa a tutte le situazioni difficili che si presentassero sul vostro cammino, tenendo sempre presente come la vostra vita appartenga ai vostri uomini e non a voi, e quindi non potete buttarla via nella stupida ricerca della gloria, o salvarla qualora la situazione richieda che la sacrifichiate. Voglio che vi preoccupiate fino a star male prima di un lancio, in modo che possiate restare calmissimi quando sarete in azione. Il che è impossibile, naturalmente — aggiunse subito. — Però, c’è una valvola di sicurezza. Qual è l’unico fattore che può salvarvi quando il carico si fa troppo pesante? Da chi è rappresentato?

Nessuno rispose.

— Su, coraggio! — disse Nielssen sprezzante. — Non siete mica reclute, no? Signor Hassan!

— Dal sergente di squadrone, signor colonnello — rispose Hassan.

— Ma è logico! Probabilmente è più anziano di voi, ha preso parte a più lanci e conosce i suoi uomini meglio di chiunque. Non essendo gravato da pesanti responsabilità di comando, può trovarsi nella condizione di pensare con maggior chiarezza rispetto a chiunque. Chiedete il suo consiglio. Disponete di un circuito fatto apposta per questo. E non temete che la sua fiducia in voi diminuisca: è lì proprio per essere consultato. Se non lo fate, si convincerà che siete un pazzo, un presuntuoso, e avrà ragione. Però, non siete obbligati a seguire il consiglio che vi darà. Comunque, che usiate le sue idee o che preferiate fare di testa vostra, decidete in fretta e sparate ordini senza perdere tempo. L’unica cosa, l’unica, capito?, che può far nascere il terrore nel cuore di un buon sergente è il fatto di scoprire che sta lavorando per un capo che non sa mostrarsi deciso. Non c’è mai stata collaborazione tanto stretta tra uomini e ufficiali quanto quella che si è instaurata nella nostra Fanteria spaziale mobile, e i sergenti sono il raccordo tra noi e i soldati. Non dimenticatelo mai.

Il comandante spinse la sua sedia a rotelle vicino a un armadietto sistemato accanto alla sua scrivania che si rivelò un casellario. Ciascuna casella conteneva una scatoletta. Nielssen ne tirò fuori una, l’aprì. — Signor Hassan…

— Signor colonnello?

— Questi gradi furono portati dal capitano Terence O’Kelly durante la sua missione di tirocinio. È contento di portarli?

— Prego? — La voce di Hassan era tremula, e per un attimo pensai che stesse per scoppiare in lacrime. — Signorsì, colonnello!

— Venga qua. — Il colonnello Nielssen gli appuntò le stellette, poi aggiunse: — Le indossi con altrettanto onore, ma le riporti indietro! Mi ha capito?

— Sì, signor colonnello. Farò del mio meglio.

— Ne sono certo. C’è un’aviomobile che la aspetta sul terrazzo, e la sua lancia decolla tra ventotto minuti. Esegua gli ordini ricevuti, signor Hassan!

Hassan salutò e uscì. Il comandante si voltò e prese un’altra scatolina. — Signor Byrd, è superstizioso?

— No, signor colonnello.

— Davvero? Io sì e molto. Ma se non lo è allora non avrà niente in contrario a portare queste stellette. Sono state portate da cinque ufficiali, tutti rimasti uccisi in combattimento.