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Birdie esitò solo per un istante. — Niente in contrario, signor colonnello.

— Bene. Infatti questi cinque ufficiali hanno accumulato diciassette decorazioni, dalla Medaglia terrestre al Leone ferito. Venga qui. La stelletta con la doratura rovinata dev’essere sempre portata sulla spalla sinistra, e non tenti di cambiare l’ordine. Faccia in modo, invece, che l’altra non resti segnata alla stessa maniera. A meno che non sia necessario, e questo lo giudicherà lei. Qui c’è un elenco di coloro che le hanno portate. Ha trenta minuti di tempo prima che la sua lancia salpi. Faccia un salto alla Memorial Hall, e si documenti su ognuno di loro.

— Sì, signore.

— Esegua gli ordini, signor Byrd.

Poi si rivolse a me, mi guardò in faccia e chiese: — Ha qualcosa in mente, figliolo? Parli pure.

— Ecco… — Mi decisi. — Signor colonnello, per quel sottotenente, quello che fu processato e destituito. Come potrei trovare qualcosa che parli di lui?

— Giovanotto, non intendevo terrorizzarla, volevo soltanto farla riflettere. La battaglia avvenne nel giugno del 1813. Fu un combattimento vecchio stile tra la statunitense Chesapeake e la britannica Shannon. Cerchi nell’Enciclopedia navale, a bordo della sua astronave deve essercene una copia. — Poi si girò verso l’armadietto che custodiva i gradi. — Signor Rico, ho avuto una lettera da parte di uno dei suoi insegnanti, un ufficiale a riposo. Mi prega di dare a lei le stellette che portò lui quando era sottotenente. Mi dispiace, ma devo dire di no.

— Sì, signore. — Ero felice di sentire che il colonnello Dubois continuava a interessarsi di me, ma molto deluso della risposta del comandante.

— Non posso, figliolo! Assegnai quelle stellette due anni fa e non è stato più possibile riaverle. Hmm… — Prese una scatoletta e mi guardò. — Può inaugurarne un paio nuovo. Non è il metallo che conta. Conta il desiderio del suo insegnante di trasmetterle quelle da lui indossate.

— Sì, signor colonnello.

— Oppure… — mostrò la scatoletta che aveva in mano — può mettersi queste. Sono state portate cinque volte, e gli ultimi quattro candidati che le ricevettero non riuscirono a diventare ufficiali. Niente di disonorevole, intendiamoci, solo quattro casi di sfortuna nera. È disposto a tentare di sfatare questa iattura, e a trasformarle in stellette portafortuna?

Avrei preferito tentare di addomesticare un pescecane. Ma risposi: — Benissimo, signor colonnello, proverò.

— Bravo. — Mi appuntò le stellette. — Grazie, signor Rico. Vede, erano mie. Fui io il primo a indossarle, e sarei lieto di vedermele riconsegnare liberate da questa specie di maleficio, una volta che sarà diventato ufficiale effettivo.

Mi sentii subito alto tre metri. — Proverò, signor colonnello!

— Ci conto. E adesso, esegua gli ordini ricevuti, signore. La stessa aviomobile trasporterà lei e Byrd. Ancora una cosa… I suoi libri di matematica, li ha nello zaino?

— No, signor colonnello.

— Vada a prenderli. L’addetto al peso della sua astronave è già stato avvisato che avrà del bagaglio extra.

Salutai e uscii, scattando. Nominandomi la matematica mi aveva subito ridotto a dimensioni normali.

I libri erano sul mio tavolo da lavoro, legati insieme, con un foglietto di esercizi quotidiani infilato sotto il cinturino di gomma. Ebbi subito l’impressione che il colonnello Nielssen non trascurasse mai niente, ma del resto era una cosa risaputa.

Birdie mi aspettava sul tetto, accanto all’aviomobile. Guardò i miei libri e sorrise. — Poveraccio! Be’, se ci mandano sulla stessa astronave, ti darò qualche ripetizione. Tu, su quale vai?

— Sulla Tours.

— Peccato! Io sulla Moskva.

Salimmo, controllai il pilota automatico, vidi che era stato programmato per lo spazioporto, chiusi la portiera e la vettura partì. Birdie disse ancora: — Poteva andarti anche peggio. Hassan ha dovuto portarsi dietro non solo i libri di matematica, ma anche quelli di altre due materie.

Birdie non aveva parlato per vanterìa quando si era proposto per darmi delle ripetizioni: era un tipo decisamente professionale, ma anche un ottimo soldato.

Invece di studiare matematica, Birdie la insegnava. Ogni giorno si trasformava per un’ora in docente, proprio come Shujumi ci aveva insegnato judo al campo Arthur Currie. La Fanteria spaziale mobile non spreca mai niente: non può permetterselo.

Birdie si era laureato in matematica a diciotto anni, di conseguenza gli erano stati assegnati compiti supplementari come istruttore. Il che non lo salvava dal prendersi le sue buone reprimende durante gli altri corsi.

Non che ne prendesse molte. Birdie possedeva quella rara combinazione di qualità che comprende un’intelligenza brillante, un’ottima educazione e istruzione, molto buon senso e una notevole spina dorsale. Un cadetto con queste doti è considerato un futuro generale. Eravamo tutti convinti che, specie con una guerra in corso, Birdie aveva buone probabilità di trovarsi a trent’anni a comandare una brigata.

Le mie ambizioni, invece, non si spingevano così in alto. — Sarebbe una vergogna — dissi — se Hassan venisse sbattuto fuori. — Ma in cuor mio pensavo che sarebbe stata una vergogna se fossi stato sbattuto fuori io.

— Non c’è pericolo — mi rispose allegramente Birdie. — Riusciranno a farlo arrivare fino in fondo, a costo di chiuderlo in un apparecchio ipnotico e alimentarlo con una sonda. In ogni caso, Hassan potrebbe essere sbattuto fuori e venire promosso ugualmente.

— Che cosa?

— Non lo sapevi? Il grado permanente di Hassan è quello di tenente, di complemento, s’intende. Se agli esami non passa, torna tenente di complemento. Guarda il regolamento e vedrai.

Lo conoscevo, il regolamento. Se mi bocciavano in matematica, sarei tornato sergente il che è sempre meglio che essere preso a pesci in faccia, a pensarci bene. E io restavo sveglio notti intere a pensarci.

Ma qui il caso era diverso. — Aspetta un momento — protestai. — Hassan avrebbe dunque rinunciato al grado di tenente permanente, e sarebbe stato appena nominato sottotenente provvisorio per poter diventare in seguito sottotenente effettivo. È così? Senti, chi è il pazzo tra voi due?

Birdie sorrise. — Siamo abbastanza pazzi tutti e due per essere dei fanti spaziali mobili.

— Io non ci capisco niente.

— Ora ti spiego. Tutto quello che sa, Hassan l’ha imparato nella Fanteria spaziale mobile. Di conseguenza, a che cosa può aspirare? D’accordo, potrebbe guidare un reggimento in battaglia e fare miracoli, ma comandare un’unità combattente è solo una minima parte di quello che un ufficiale deve saper fare, specie un ufficiale superiore. Per condurre una guerra, o anche soltanto per stendere il piano di una singola battaglia e organizzare l’operazione, devi conoscere la teoria dei giochi, l’analisi operazionale, la logica simbolica, la sintesi pessimistica e una quantità di altre cose difficili. Altrimenti, caro mio, uno non va più in là del grado di capitano o maggiore. Hassan sa quello che fa.

— Ah, lo credo! — dissi, sbalordito. — Birdie, il colonnello Nielssen deve saperlo che Hassan è già ufficiale…

— Ah, sì, naturalmente.

— Eppure si è comportato come se lo ignorasse. Ha fatto lo stesso predicozzo a tutti e tre.

— Non proprio. Ti sei accorto che quando il comandante voleva una risposta a una particolare domanda si rivolgeva a Hassan?

Già, Birdie aveva ragione. — Birdie, qual è il tuo grado permanente?

La vettura stava per atterrare, Birdie posò la mano sulla maniglia della portiera e sorrise. — Fante scelto… Io sì che non posso rischiare di farmi sbattere fuori!