— Ma fammi il piacere! Non ti sbattono fuori, va là! — Ero sorpreso, però: Birdie non era nemmeno caporale. Ma un ragazzo in gamba come lui lo spedivano al corso subito dopo il primo lancio, la qual cosa, con una guerra in corso, poteva avvenire solo alcuni mesi dopo il suo diciottesimo compleanno.
Il sorriso di Birdie si allargò. — Vedremo.
— Tu avrai i gradi. Hassan e io dobbiamo preoccuparci, non tu.
— Davvero? E se per esempio riuscissi antipatico alla signora Kendrick, eh?
Aprì la portiera e assunse un’espressione allarmata. — Ehi! Questo è il segnale della mia lancia! Ti saluto!
— Ci vediamo, Birdie.
Ma non ci rivedemmo, e agli esami non c’era. Venne nominato ufficiale due settimane più tardi, e le sue stellette tornarono arricchite della diciottesima decorazione al valore: la Gran croce del leone ferito. Alla memoria.
13
Voialtri pensate che questo maledetto corpo di spedizione sia una specie di poppatoio per lattanti. Be’, non è così! Visto?
La Rodger Young trasporta un solo squadrone ma è sovraffollata, la Tours ne trasporta sei e rimane ancora posto libero. È dotata di tubi in grado di scaricarli tutti insieme e sufficiente spazio di riserva per trasportare il doppio della truppa e farla partire in due lanci successivi. In queste condizioni, si sa, diventa affollatissima: si mangia a turni, si appendono amache nei corridoi e nelle camere di lancio, l’acqua viene razionata, si espira quando gli altri aspirano e si passa il tempo a infliggersi gomitate involontarie. Per fortuna, mentre ero a bordo il carico non fu raddoppiato.
Comunque, la Tours possiede anche portata e velocità sufficienti per trasportare tutta quella truppa, più l’armamento necessario, in qualsiasi punto dello spazio federale e in buona parte del “territorio” dei ragni. Con la propulsione Cherenkov, la Tours può coprire la distanza di quarantasei anni-luce, dal Sole a Capella, diciamo, in sole sei settimane.
Naturalmente, un’astronave da trasporto per sei squadroni sembra piccola, se la paragoniamo a un vagone spaziale o a un transatlantico di linea. Si tratta, in qualche modo, di un compromesso. In genere, la Fanteria spaziale mobile preferisce le piccole unità leggere, dotate di maggiore manovrabilità. Se fosse per la Marina, invece, disporremmo soltanto di vagoni spaziali. Per governare una corvetta ci vuole un numero di uomini uguale a quello richiesto per governare uno di quei bestioni grandi abbastanza da accogliere un reggimento. Certo, la manutenzione e le faccende domestiche diventano più faticose, ma a queste possono provvedere i soldati. Alla fine dei conti, quegli scansafatiche della Fanteria spaziale mobile non fanno altro che sbafare, dormire e lustrare i bottoni d’uniforme, quindi è bene che lavorino un po’ anche loro. Così pensa la Marina.
Anzi, la vera opinione della Marina è ancora più drastica: l’Esercito è superato, perciò tanto vale abolirlo.
Non che la Marina lo dica ufficialmente, intendiamoci, ma parlate con un suo ufficiale in licenza incline a darsi delle arie: vi farà una testa così. A sentirli, possono combattere qualsiasi battaglia, vincerla e mandare giù qualcuno dei loro a occupare il pianeta conquistato in attesa che arrivi un corpo diplomatico a rilevarli.
Riconosco che le loro armi più moderne possono scaraventare un pianeta fuori dall’universo. Non l’ho visto fare con i miei occhi, ma ci credo. Prima o poi, noi fanti saremo superati come il Tyrannosaurus rex. Per il momento, però, noi scimmioni siamo in grado di fare certe cose che l’astronave più moderna non potrebbe neanche sognarsi di portare a termine. Comunque, se un giorno il governo non dovesse avere più bisogno di questi piccoli servizi, senza dubbio ce lo manderà a dire.
La verità è che né la Marina né la Fanteria spaziale mobile potranno mai dire l’ultima parola. Un uomo non può diventare maresciallo dello spazio se prima non ha comandato sia un reggimento sia una nave ammiraglia: cioè, passa attraverso la Fanteria spaziale mobile, si fa le ossa, e poi diventa ufficiale di Marina (credo che il piccolo Birdie avesse in progetto proprio questo), oppure prima diventa un pilota astronauta e poi se ne va a passare un po’ di tempo al campo Arthur Currie.
Naturalmente, davanti a uno che ha fatto tutt’e due le cose, mi levo tanto di cappello.
Tornando alla Tours, come molte navi da trasporto ha un equipaggio misto. Per me, il cambiamento più strabiliante consisteva nel trovarmi a nord della paratia 30. La barriera che separa i quartieri femminili da quei tipacci rozzi che si radono tutti i giorni non è necessariamente la paratia numero 30, ma si chiama sempre così per tradizione, su qualsiasi nave mista. Al di là della paratia si trovava il locale di guardia, con il resto dei quartieri femminili che arrivava fino a prua. Sulla Tours, il locale di guardia serviva anche da mensa ufficiali, e tra un pasto e l’altro anche da sala ricreativa per le marinaie e da sala di riposo per le loro ufficialesse. Gli ufficiali maschi avevano un locale riservato, detto “sala da gioco”, a poppavia della trenta.
A parte il fatto più che ovvio che l’operazione lancio e recupero richiede i piloti migliori (cioè le donne), c’è un altro motivo molto importante per il quale le ufficialesse di Marina vengono assegnate alle navi trasporto: la loro presenza ha un ottimo impatto sul morale delle truppe.
Mettiamo da parte per un momento le tradizioni della Fanteria spaziale mobile. Potete pensare a qualcosa di più assurdo del lasciarsi catapultare fuori da una nave spaziale, sapendo che appena toccherete terra non troverete altro che l’inferno scatenato e forse la morte? D’altra parte, se qualcuno deve per forza fare una cosa tanto stupida, conoscete un modo migliore per indurlo a tale atto ricordandogli continuamente che l’unica ragione per la quale gli uomini combattono è una realtà presente che vive e respira?
Su una nave mista l’ultima cosa che un soldato sente prima del lancio (e forse in vita sua) è una voce femminile che gli augura buona fortuna. Se non vi sembra abbastanza importante, vuol dire che avete dato le dimissioni dalla specie umana.
La Tours aveva quindici ufficiali di Marina, otto donne e sette uomini, poi c’erano otto ufficiali di Fanteria spaziale mobile, compreso (sono lieto di dirlo) il sottoscritto. Ora, non dico che sia stata la paratia 30 a farmi iscrivere al corso ufficiali, ma il privilegio di mangiare insieme alle signore è più allettante di qualsiasi aumento di paga. Il capitano Deladrier era presidente della mensa, e il mio comandante, il capitano Blackstone, ne era il vicepresidente, ma questo non per via del grado. Sopra di lui c’erano ben tre ufficiali di Marina, ma come comandante delle forze da sbarco Blackstone era, de facto, secondo soltanto alla comandante dell’astronave.
I pasti erano molto formali. Aspettavamo nella sala da gioco finché suonava il gong, poi entravamo preceduti dal capitano Blackstone, e restavamo in piedi dietro le nostre sedie. La comandante entrava, seguita dalle sue signore, e come lei arrivava vicino alla tavola, il capitano Blackstone si inchinava e diceva: — Signora presidentessa, signore… — E lei rispondeva: — Signor vicepresidente, signori… — e a questo punto ogni commensale maschio spostava la sedia per la dama che sedeva alla sua destra.
Quel cerimoniale serviva a ricordare che il pasto era un avvenimento mondano, non una conferenza di ufficiali, anche se venivano usati gradi e titoli, e solo le ufficialesse più giovani, e io tra gli ufficiali della Fanteria spaziale mobile, venivamo chiamati “signore” e “signorina”. C’era però un’eccezione che mi trasse in inganno.