— Soddisfatto?
— Come? Oh, sì, certo.
— Speravo che individuasse il punto debole nel suo squadrone dicendomi che cosa bisognava fare. Mi fa piacere che l’abbia capito, anche se un ufficiale esperto avrebbe capito subito la situazione visionando l’organigramma e le schede personali. Niente di grave, è così che s’impara. E adesso mi scriva una lettera come quella di Silva, ma con la data di ieri. Incarichi il suo sergente di squadrone di comunicare a Brumby che l’ha proposto per una terza striscia, e non menzioni il fatto che anche Silva ci aveva pensato. Quando chiamerò Brumby per il giuramento, gli comunicherò che entrambi i suoi ufficiali l’hanno raccomandato ciascuno per conto suo, cosa che gli farà molto piacere. E questo è fatto. C’è altro?
— Ecco… per l’organizzazione, no, a meno che il tenente Silva non intendesse promuovere Naidi per fargli sostituire Brumby. Nel qual caso dovremmo promuovere un fante scelto a caporale, il che ci permetterebbe di promuovere quattro soldati semplici a fanti scelti, riempiendo così anche tre posti che al momento sono vacanti. Non so se è sua abitudine tenere l’organigramma il più possibile aggiornato, oppure no, naturalmente.
— Possiamo farlo senz’altro — disse gentilmente Blackie. — Noi due sappiamo benissimo che alcuni di quei ragazzi non avranno molti giorni per godersi la promozione. Si ricordi però che non promuoviamo mai un uomo a fante scelto se prima non è stato almeno una volta in combattimento. Nelle guardie di Blackie, perlomeno, usiamo così. Studi pure il problema con il suo sergente di squadrone e mi faccia sapere qualcosa. Non c’è fretta, mi basta avere una risposta prima di sera. C’è altro?
— Be’, capitano… sono preoccupato per le tute.
— Anch’io. Questo riguarda tutti gli squadroni.
— Non so gli altri squadroni, ma con cinque reclute ancora senza tuta, più quattro tute danneggiate e cambiate e altre due scartate la settimana scorsa e sostituite al magazzino… ecco, non so proprio come faranno Cunha e Navarre ad attivare undici tute, a controllare le altre quarantuno e ad avere tutto pronto per la data fissata. Anche ammesso che non sorgano altre complicazioni.
— Quelle arrivano sempre.
— Sì, capitano. Ma si tratta di ben duecentottantasei ore soltanto per riscaldare e adattare, più centoventitré ore di controllo normale. E in genere ci vuole un tempo anche superiore.
— Già, e che cosa possiamo fare secondo lei? Gli altri squadroni le daranno una mano se termineranno con le loro tute prima del previsto. Ma ne dubito. Non mi chieda di trovarle aiuto presso i lupi. È più probabile che si debba offrirne noi a loro.
— Capitano, non so cosa ne pensa lei, dato che mi ha avvertito di girare alla larga dagli alloggiamenti della truppa. Però, da caporale ero stato assistente del sergente addetto all’attivamento e manutenzione.
— Dica pure.
— Be’, alla fine ero io il sergente addetto all’attivamento e manutenzione ma si trattava semplicemente di una sostituzione. Non sono un meccanico elettronico finito, ma come assistente me la cavo abbastanza bene, e se mi fosse permesso, potrei attivare le tute nuove, oppure fare il lavoro di ispezione su quelle già pronte, e lasciare molto più tempo libero a Cunha e a Navarre.
Blackie si appoggiò allo schienale e sorrise. — Caro Johnnie, ho scrutato più volte il regolamento da cima a fondo, e non ho trovato niente che proibisca a un ufficiale di sporcarsi le mani. Lo dico perché alcuni signorini che mi erano stati assegnati ultimamente, a quanto pare avevano letto quei misteriosi paragrafi. Benissimo, si procuri un paio di calzoni e una camicia da lavoro. Non c’è ragione che si sporchi l’uniforme, oltre alle mani. Vada a poppa, rintracci il suo sergente di squadrone, gli dica di Brumby e gli faccia preparare le proposte necessarie a riempire i vuoti nell’organigramma nel caso io decida di approvare la sua richiesta riguardante Brumby. Poi gli comunichi che lei dedicherà tutto il suo tempo alle tute, e che quindi si occupi lui del resto. Gli dica che se vuole consultarla per qualcosa, la troverà nell’armeria. E non gli riferisca che mi ha sentito… si limiti a impartirgli gli ordini. Mi capisce?
— Sì, sign… Sì, perfettamente.
— Benissimo, si metta all’opera. Ah, passando dalla sala da gioco, per favore, porti i miei saluti a Rusty e gli dica di trascinare qui da me la sua carcassa. Buon lavoro, Johnnie!
Nelle due settimane che seguirono fui indaffarato come mai in vita mia. Nemmeno al corso base! Tanto per cominciare, lavoravo dieci ore al giorno come meccanico intorno alle tute. Poi c’era la matematica, e con il capitano che mi dava lezioni dovevo studiare sodo. C’erano i pasti, facciamo un’altra ora e mezza al giorno. In più, la cura della persona: doccia, barba, bottoni da riattaccare e un continuo dare la caccia al furiere per costringerlo ad aprire gli armadi per tirare fuori un’uniforme pulita dieci minuti prima dell’ispezione. (È la legge non scritta della Marina che le cose necessarie debbano essere tenute sotto chiave quando più servirebbero.)
Cambio della guardia, rivista, ispezioni, un minimo di cose da sbrigare per lo squadrone, facciamo un’altra ora. Come se non bastasse, ero anche “George”. Ogni unità militare ha un George, cioè l’ufficiale più giovane a cui toccano tutti gli incarichi extra. George è l’addetto alle palestre, alla censura della posta, fa da arbitro nelle competizioni, si interessa dei corsi per corrispondenza, fa da pubblico ministero alla corte marziale, è tesoriere del fondo prestiti, custode delle pubblicazioni registrate, ufficiale dei magazzini e della mensa per la truppa e così via, fino alla nausea.
Rusty Graham era stato George finché aveva scaricato allegramente le consegne su di me. Fu meno allegro quando insistetti per verificare l’inventario che dovevo firmare. Insinuò che, se non avevo abbastanza buon senso per accettare un inventario firmato da un ufficiale più anziano, forse un ordine diretto mi avrebbe fatto cambiare idea. Allora mi irrigidii, e gli dissi di mettere i suoi ordini per iscritto, con una copia autenticata in modo che potessi tenermi l’originale e trasmetterne copia al comandante.
Rusty, indignatissimo, fece marcia indietro. Nemmeno un sottotenente è tanto stupido da mettere per iscritto un simile ordine. Tutto questo procurava anche a me un certo imbarazzo, visto che Rusty era mio compagno di cabina e continuava a darmi lezioni di matematica. Comunque controllammo l’inventario. Mi presi un rimbrotto dal tenente Warren perché mi mostravo stupidamente burocratico, ma anche Warren dovette rassegnarsi ad aprire la cassaforte e a lasciarmi controllare le pubblicazioni registrate. Il capitano Blackstone aprì la sua senza fare commenti, e non riuscii a capire se approvava la mia pignoleria oppure no.
Le pubblicazioni erano in regola, ma alcuni beni in dotazione no. Povero Rusty! Aveva accettato l’inventario del suo predecessore e adesso si trovava con molte cose mancanti… e l’altro ufficiale non era semplicemente trasferito altrove, era morto. Rusty passò una notte insonne (e anch’io), poi prese il coraggio a due mani e raccontò tutto al comandante.
Blackie gli diede una lavata di testa, poi controllò quali effetti mancassero, trovò il modo di farli figurare come “perduti in combattimento”, multò Rusty di alcuni giorni di paga, ma riuscì a rimandare il pagamento all’infinito.
Non tutti gli incarichi di George creavano tante grane. Corti marziali non se ne tenevano: non esistono nelle unità di combattimento che si rispettino. Niente posta da censurare, dato che la nave era in propulsione Cherenkov. Per lo stesso motivo, il fondo prestiti era momentaneamente a riposo. Per l’atletica, passai l’incarico a Brumby. L’arbitro lo facevo solo in rare occasioni. La mensa della truppa era eccellente: firmavo il menu, e qualche volta ispezionavo la cambusa, e magari mangiavo un panino senza nemmeno cambiarmi quando lavoravo in armeria fino a tardi. I corsi per corrispondenza comportavano un sacco di scartoffie da compilare, dato che molti proseguivano gli studi, guerra o non guerra, ma avevo delegato il tutto al mio sergente di squadrone e alle pratiche provvedeva il fante scelto che gli faceva da segretario.