In quel preciso istante mi sentivo decisamente sacrificabile, anzi quasi sacrificato poiché mi stava giungendo il più dolce suono dell’universo: il segnale. La lancia che doveva portarci a bordo stava per atterrare. Ancora qualche istante e avrei sentito suonare la ritirata. Il segnale è un razzo robot che viene lanciato a terra dalla lancia, si conficca nel terreno e inizia a diffondere quella musichetta tanto gradita. La lancia atterra automaticamente sopra il razzo tre minuti dopo, ed è meglio tenersi pronti perché l’autobus non aspetta, e dopo quello non ne partono altri.
Ma non si pianta in asso un commilitone, finché resta un’ultima speranza che sia ancora vivo.
Questo, i Rompicollo di Rasczak e nessun altro reggimento di Fanteria spaziale mobile lo faranno mai. Si va a cercarlo, costi quel che costi.
Sentii Gelatina ordinare: — Forza, ragazzi! Avvicinarsi. Formare il cerchio di protezione. Tenersi pronti!
E sentii la voce dolcissima del segnale: - … per la gloria eterna della Fanteria, splenda il nome, splenda il nome di Rodger Young!
Desideravo filarmela in quella direzione con tanta intensità da sentirmi quasi male. Invece andavo da tutta un’altra parte, inseguendo il segnale di Ace e seminando bombe, pillole incendiarie e gli altri ordigni che mi restavano per essere il più leggero possibile. — Ace, hai individuato il suo segnale?
— Sì. Torna indietro, non servi!
— Ormai ti vedo a occhio nudo. Dov’è Dizzy?
— Proprio davanti a me, a circa quattrocento metri. Sgombera! Me la vedo io, è un mio uomo.
Non risposi. Mi limitai a tagliare in senso obliquo per raggiungere Ace nel punto in cui avrebbe dovuto trovarsi Dizzy.
Trovai il mio capopattuglia chino su Flores, un paio di spilungoni stesi a terra e altri che se la davano a gambe. Planai accanto a lui. — Tiriamolo fuori dalla tuta… La lancia sarà qui da un momento all’altro.
— Ma è ferito gravemente!
Guardai e mi resi conto che aveva ragione: c’era effettivamente un buco nella tuta e il sangue sgorgava copiosamente. Non sapevo che cosa fare. Per raccogliere un ferito lo si estrae dalla tuta potenziata, poi lo si prende tra le braccia (i propulsori di una tuta potenziata permettono qualsiasi sforzo) e si schizza via. Senza la tuta un uomo pesa meno delle munizioni che ha scaricato durante l’attacco.
— Che cosa facciamo?
— Lo trasportiamo — disse Ace, in tono sbrigativo. — Agguantalo per la cintura, a sinistra. — Lui lo agguantò a destra, e insieme riuscimmo a metterlo in piedi. — Reggi forte. Ora… pronto a balzare… uno… due!
Prendemmo il volo insieme. Poco lontano, senza slancio. Un uomo solo non sarebbe riuscito a sollevare Flores da terra: una tuta corazzata è molto pesante. In due, si poteva anche farcela.
Iniziammo a inanellare un balzo dietro l’altro, mentre Ace teneva il tempo per coordinare i nostri sforzi. A ogni atterraggio, eravamo costretti a modificare la presa e a rimettere in assetto il corpo di Dizzy Flores. I suoi giroscopi dovevano essere fuori uso.
Udimmo il segnale interrompersi mentre la lancia planava sul razzo robot. La vidi atterrare. Era ancora molto lontana. Sentimmo il sergente di squadrone gridare: — In ordine di numero, prepararsi a salire a bordo!
E Gelatina che sbraitava: — Annulla quell’ordine!
Finalmente ci ritrovammo all’aperto, nella radura, e vedemmo la lancia ritta sulla coda. Udimmo anche la sirena che ne annunciava il decollo. Lo squadrone era ancora a terra, in cerchio di protezione, raccolto dietro lo scudo che avevano formato.
A quel punto arrivò l’ordine di Gelatina: — In ordine di numero, salire a bordo!
Eravamo ancora troppo distanti. Vedevo gli uomini staccarsi uno alla volta dalla prima pattuglia e infilarsi nella lancia, mentre il cerchio di protezione si stringeva.
Poi una figura si allontanò dal cerchio e si diresse verso di noi a una velocità possibile solo a un comandante di squadrone.
Gelatina ci raggiunse mentre eravamo in aria, afferrò Flores per il lanciabombe a Y e ci aiutò a trasportarlo.
Tre balzi furono sufficienti per arrivare alla lancia. Tutti gli altri erano entrati, ormai, ma il portello era ancora aperto. Vi infilammo Flores, poi richiudemmo il portello proprio nell’istante in cui il pilota della lancia urlava che gli avevamo fatto perdere l’appuntamento e avremmo fatto tutti la fine dei topi. Gelatina non gli badò. Deponemmo Flores a terra e ci sdraiammo accanto a lui. Schiacciati dall’accelerazione, udimmo Gelatina borbottare tra sé: — Tutti presenti, comandante. Tre uomini feriti, ma tutti presenti.
Devo dire una cosa riguardo alla comandante Deladrier: non esiste pilota migliore di lei. Il rendez-vous tra una lancia e l’astronave in orbita deve essere calcolato con esattezza assoluta. Come avvenga non lo so, ma è così. Ed è impossibile ritardarlo o anticiparlo.
Lei ci riuscì. Vide sul suo monitor che la lancia non era decollata in tempo, fece marcia indietro, riprese velocità, arrivò al momento giusto e ci raccolse a bordo, così a occhio, senza avere il tempo di fare i calcoli. Se mai il padreterno dovesse avere bisogno di un aiutante per tenere in ordine il corso delle stelle, so a chi potrebbe rivolgersi.
Flores morì durante il viaggio di ritorno alla base.
2
In realtà, non avevo mai pensato seriamente di arruolarmi E, comunque, non nella Fanteria. Figuriamoci! Avrei preferito piuttosto prendere dieci frustate sulla pubblica piazza e sentirmi dire da mio padre che ero la vergogna di un casato onoratissimo.
Verso l’ultimo anno delle superiori avevo parlato a mio padre del fatto che stavo accarezzando l’idea di arruolarmi come volontario nel Servizio federale. Credo che qualsiasi ragazzo ci pensi, quando il diciottesimo compleanno si profila all’orizzonte, e il mio cadeva proprio nella settimana in cui dovevo sostenere la maturità. In genere tutti ci fanno un pensierino, soppesano i pro e i contro, poi finiscono per fare qualcos’altro: s’iscrivono all’università, si cercano un impiego e così via. Probabilmente avrei fatto lo stesso anch’io, se il mio più caro amico non avesse preso la decisione fermissima di prestare il servizio militare. Carl e io eravamo sempre stati inseparabili: avevamo frequentato il liceo e adocchiato le ragazze insieme, fissato appuntamenti a quattro, partecipato alle stesse compagnie e smanettato insieme con gli elettroni nel laboratorio di casa sua. Io non sono molto portato per la teoria, ma in compenso me la cavo bene con il saldatore. Carl era la mente e io eseguivo le sue istruzioni. Era divertente. Tutto quello che facevamo insieme era divertente. I genitori di Carl non erano ricchi, al contrario di mio padre, ma questo per noi non rappresentava un problema. Quando papà mi regalò un elicottero Rolls, in occasione del mio quattordicesimo compleanno, l’apparecchio fu tanto di Carl quanto mio, e allo stesso modo io consideravo il laboratorio che Carl aveva in cantina.
Quindi, quando Carl mi annunciò che prima di continuare gli studi avrebbe firmato una ferma di due anni, capii che non potevo tirarmi indietro. Era fermamente convinto della sua scelta, sembrava pensare che fosse naturale, giusto e ovvio.
Così, gli dissi che mi sarei arruolato anch’io.
Mi guardò scuotendo la testa. — Il tuo vecchio non te lo permetterà.
— Ah, no? E come potrebbe impedirmelo? — Infatti non poteva, perlomeno legalmente. Il servizio militare è la prima scelta veramente libera che un ragazzo può fare in vita sua. Qualche volta è anche l’ultima. Quando un giovane, o una giovane, raggiunge il suo diciottesimo compleanno, può arruolarsi volontario e nessuno ha il diritto di opporsi.