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— Già fatto, signore. Angolo uno zero, uno punto tre. Dovrebbe poterlo vedere, spostandosi sul tre tre cinque, da dove si trova. — Era calmo come un sergente istruttore durante le esercitazioni. Mi chiesi se la mia voce fosse altrettanto tranquilla.

Individuai il segnale sul mio radar, sopra il sopracciglio sinistro: una lunga e due brevi. — Benissimo. Vedo che la pattuglia di Cunha è quasi arrivata. La faccia spostare, inviandola a pattugliare il cratere. Ridistribuisca le aree… Brumby dovrà penetrare verso l’interno per altri sei chilometri. — Pensavo, preoccupato, che ogni uomo aveva già trentacinque chilometri quadrati da pattugliare, ridistribuendo le aree si sarebbe arrivati a circa quarantaquattro, e un ragno può saltare fuori da un buco largo meno di un metro e mezzo.

Chiesi: — È molto “carico” il cratere?

— Ha i bordi rosso ambra, signore. Dentro non ci sono stato.

— E non ci vada. Controllerò io più tardi. — Rosso ambra ai bordi, quindi tanto radioattivo da uccidere un uomo senza tuta, mentre la tuta potenziata permetteva di aggirarsi là intorno per diverso tempo. E se i bordi erano così carichi, il fondo avrebbe potuto senza dubbio friggervi i bulbi oculari! — Dica a Naidi di ritirare Malan e Bjork dalla zona ambrata, inviandoli ai dispositivi di ascolto. — Due delle mie cinque reclute si trovavano in quella prima battaglia, e le reclute sono come i cuccioli, ficcano il naso dappertutto.

— Dica a Naidi che mi interessano due cose: i movimenti all’interno del cratere e i rumori sul territorio circostante. — Non potevamo mandare fanti nel buco con un livello di radioattività tale da stroncarli. Ma i ragni lo avrebbero fatto, se in quel modo avessero potuto colpirci.

— Naidi deve fare rapporto a me, a me e a lei, intendo dire.

— Sissignore. — Poi, il mio sergente di battaglione aggiunse: — Posso offrire un suggerimento?

— Certo. E la prossima volta eviti di chiedermi il permesso.

— Navarre può occuparsi del resto della prima squadra. Il sergente Cunha può portare la pattuglia al cratere e lasciare Naidi libero di sovrintendere all’ascolto dei rumori a terra.

Sapevo a che cosa stava pensando. Naidi, divenuto caporale così di recente da non avere mai guidato una pattuglia sul terreno prima di allora, non era esattamente l’uomo adatto a tenere sotto controllo quello che sembrava essere il punto più pericoloso dell’organigramma uno. Il sergente voleva far tornare indietro Naidi per la stessa ragione per cui io avevo richiamato le reclute.

Mi chiedevo se sapesse a che cosa stavo pensando. Quello “schiaccianoci”… stava usando la tuta che aveva indossato quale membro del battaglione di Blackie, aveva un circuito in più rispetto a me, un circuito privato con il capitano Blackstone.

Blackie probabilmente era collegato e stava ascoltande attraverso quel circuito extra. Ovviamente il sergente non era d’accordo con le disposizioni che avevo impartito al mio battaglione. Se non avessi seguito il suo consiglio, probabilmente la prossima cosa che avrei sentito sarebbe stata la voce di Blackie che interveniva: — Sergente assuma il controllo. Signor Rico, lei è esonerato.

La situazione, però, era complicata in quanto un caporale a cui non è permesso comandare la sua pattuglia non era un caporale, così come un caposquadrone ridotto a fantoccio che fa da ventriloquo per il suo sergente di squadrone non era altro che una tuta vuota!

Non ci riflettei a lungo, fu solo un pensiero fugace e risposi senza esitare. — Non posso permettermi di destinare un caporale a fare da balia a due reclute. Né un sergente a comandare quattro soldati semplici e una lancia.

— Ma…

— Niente ma. La guardia al cratere dovrà avere il cambio ogni ora. Voglio che venga eseguita alla svelta una prima esplorazione del terreno. I capipattuglia controlleranno ogni buco segnalato, e vi installeranno un segnale luminoso, in modo che i capisquadra, il sergente e il comandante di squadrone possano controllarli via via che li raggiungono. Se non saranno troppi, metteremo un uomo di guardia a ciascuno. Deciderò in seguito.

— Sissignore.

— In un secondo tempo, voglio una perlustrazione più lenta, per individuare i buchi che possono essere sfuggiti durante la prima ricognizione. I vicecapipattuglia rileveranno le coordinate di ogni fante, o tuta, che vedranno a terra. I cherubini potrebbero avere lasciato feriti sul terreno. Ma nessuno deve fermarsi a controllare i caduti finché non lo ordinerò io. Dobbiamo prima conoscere la situazione dei ragni.

— Sissignore.

— Qualche suggerimento, sergente?

— Sì, uno. Penso che sarebbe meglio usare i visualizzatori anche durante questo primo giro.

— Molto bene, fate così. — Non aveva torto: la temperatura dell’aria in superficie era molto più bassa di quella delle gallerie in cui si nascondevano i ragni, di conseguenza un foro di ventilazione ben mimetizzato ai raggi infrarossi avrebbe mostrato un bel pennacchio di vapore, come un soffione. Controllai il radar. — I ragazzi di Cunha sono quasi al limite. Tocca a voi.

— Benissimo, signore!

— Chiudo. — Mi sintonizzai sul circuito globale e continuai a dirigermi verso il cratere. Stavo in contatto con tutti, mentre il mio sergente di squadrone ripassava il piano, escludendo una pattuglia, mandata al cratere, facendo iniziare al resto della prima sezione una retromarcia a due pattuglie e intanto mantenendo la seconda sezione in un movimento rotatorio come pianificato, ma con un aumento di profondità pari a sei chilometri. Fece muovere le sezioni, le abbandonò e si rimise in contatto con la prima pattuglia mentre convergeva al punto situato all’angolo del cratere, le diede le istruzioni, passò dietro ai capisquadra perfettamente in tempo per dare loro un nuovo segnale a cui dovevano appoggiarsi per continuare la loro missione.

Lo fece con la brillante precisione di un tamburo in parata ed eseguì tutto più velocemente di quanto avrei potuto fare io e anche con meno parole. Impartire ordini complessi durante un’azione con tute potenziate, quando la truppa è sparpagliata su un’area di vari chilometri, è molto più complicato che sincronizzare con tronfia precisione una parata. Inoltre, tutto deve essere assolutamente preciso, oppure durante l’azione stacchi la testa del tuo compagno… o, come in questo caso, ripulisci due volte una parte del terreno e ne lasci fuori un’altra.

Ma chi guida un’azione dispone solo di una schermata radar della sua formazione e con gli occhi può vedere solo gli uomini vicini a lui. Mentre ascoltavo guardai sul mio schermo, dove davanti al mio volto apparivano lucciole in formazioni precise, che procedevano a passo di lumaca in quanto perfino sessanta chilometri all’ora rappresentano un movimento lentissimo quando si comprime una formazione nello schermo visibile a un uomo.

Ascoltavo tutti contemporaneamente perché volevo sentire le reazioni delle diverse pattuglie.

Non ce ne furono. Cunha e Brumby trasmisero gli ordini ricevuti, poi tacquero. I caporali si fecero udire solo per ordinare i necessari spostamenti delle pattuglie. Di tanto in tanto qualche voce raccomandava correzioni di intervallo o di allineamento. I soldati non aprivano nemmeno bocca.

Il respiro di cinquanta uomini mi giungeva come il ritmo della risacca, rotto soltanto dagli ordini indispensabili e concisi. Blackie aveva detto la verità: lo squadrone mi era stato consegnato “accordato come un violino”.

Non avevano nessun bisogno di me! Potevo andarmene a casa, e lo squadrone se la sarebbe cavata altrettanto bene. Forse meglio.

Non ero sicuro di avere fatto bene a spedire Cunha a sorvegliare il cratere. Se fosse accaduto qualche guaio e non si fossero potuti raggiungere in tempo quei ragazzi, la giustificazione che mi ero comportato “secondo il regolamento” sarebbe stata inutile. Se si restava uccisi, o si permetteva che qualcun altro ci rimettesse le penne, il fatto che tutto fosse svolto “secondo il regolamento” sarebbe stata una ben magra consolazione.