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— Controlli l’ora. — Controllai, e mi sentii un vero idiota. — È ben sveglio, ragazzo?

— Signorsì. Credo.

— Le cose si sono velocizzate. Chiami i numeri dispari e faccia dormire i pari. Se tutto va bene, riposeranno un’oretta. Ora si metta in giro, controlli il punto di ascolto, poi mi richiami.

Obbedii, e iniziai la mia ronda senza dire una parola al mio sergente di squadrone. Ero seccato con lui e con Blackie. Con il comandante per essere stato messo a dormire contro la mia volontà, e con il sergente, perché qualcosa mi diceva che tutto questo non sarebbe successo se il vero capo non fosse stato lui mentre io svolgevo il ruolo di una figura decorativa.

Ma dopo la visita di controllo ai posti tre e uno (nessun rumore, sebbene i due appostamenti fossero entrambi bene addentro nell’area dei ragni) mi calmai un poco. In fondo, prendersela con un sergente, sia pure un sergente maggiore, per una cosa ordinata dal capitano era stupido.

— Sergente…

— Sì, signor Rico.

— Vuole farlo un sonnellino insieme ai numeri pari? La sveglierò un paio di minuti prima degli uomini.

Esitò leggermente. — Signore, vorrei ispezionare anch’io quei punti.

— Non l’ha già fatto?

— No, signore. Durante l’ora passata ho dormito.

— Cosa?

Pareva imbarazzato. — Me l’ha ordinato il capitano. Ha messo Brumby al comando provvisorio e mi ha ordinato di addormentarmi subito dopo di lei.

Stavo per rispondere, poi scoppiai a ridere a più non posso. — Sergente, torniamocene a dormire in qualche posto tranquillo. Tanto, sprechiamo il nostro tempo, è il capitano Blackie che manda avanti il nostro squadrone.

— Signore — mi rispose, rigido — il capitano Blackstone non fa mai le cose senza una ragione seria.

Annuii riflettendo, senza ricordarmi che l’altro si trovava a una quindicina di chilometri da me. — Già, ha ragione, lui ha sempre i suoi buoni motivi. Mmmm… dato che ci ha fatto riposare entrambi, forse adesso ci vorrà tutti e due ben svegli e attivi.

— Dev’essere certamente così.

— Mmmm. Qualche idea del perché?

Ci mise tempo a rispondermi. — Signor Rico — disse lentamente — se il capitano lo sapesse ce lo direbbe. Non è tipo da lesinare le informazioni, che io sappia. Ma a volte fa le cose, in un certo modo, senza sapere neanche lui perché. Sono intuizioni, e io ho imparato a rispettarle.

— Sì, eh? Bene, i capisquadra hanno tutti il numero pari, quindi dormono.

— Sissignore.

— Allora dia l’allerta a tutti i vicecapisquadra. Non sveglieremo nessuno, ma quando dovremo farlo, forse i secondi saranno importanti.

— Giustissimo.

Controllai i punti avanzati che restavano, poi mi occupai delle quattro postazioni che circondavano il villaggio dei ragni, staccando l’audio dei miei impianti come facevano tutti gli addetti all’ascolto. Dovevo costringermi ad ascoltare perché li si poteva sentire, lì giù, cinguettare gli uni con gli altri. Volevo scappare, e restare impassibile ad ascoltarli era tutto quello che potevo fare per non darlo a vedere.

Mi chiedevo se lo “speciale talento” era semplicemente un uomo con un udito particolarmente sviluppato.

Be’, non importa come facesse, i ragni erano dove aveva detto lui. Al corso ufficiali avevamo avuto occasione di sentire alcune registrazioni dei rumori dei ragni. Dalle quattro postazioni si coglievano i tipici rumori di insetto prodotti da una grande città di enormi ragni. Quel cinguettio che poteva essere il loro modo di parlare (ma perché avrebbero dovuto avere bisogno di parlare se erano controllati a distanza dalla casta dei cervelloni?), un fruscio come di rami e foglie secche, un forte ronzio di sottofondo sembra tipico di ogni insediamento e presumibilmente prodotto da qualche macchinario, forse il loro sistema di aria condizionata.

Non sentivo il sibilo, lo schiocco che producevano quando si facevano strada attraverso la roccia.

Mi spostai per andare a ispezionare il punto dodici, situato in fondo a destra rispetto all’area dei ragni.

I suoni lungo il viale dei ragni erano diversi da quelli degli insediamenti. Un basso brusio che a brevi intervalli cresceva fino a diventare un rombo, come se stesse scorrendo un intenso traffico. Mi misi in ascolto alla postazione numero cinque, poi mi venne un’idea, l’avrei controllato facendomi gridare “segno” dagli uomini di guardia a ciascuna delle quattro postazioni lungo il tunnel, ogni volta che il rombo aumentava di intensità.

Subito dopo feci rapporto. — Capitano…

— Si Johnnie?

— Il traffico lungo questo condotto di ragni si sta muovendo tutto in una direzione, da me verso di lei. La velocità è di quasi centottanta chilometri all’ora, un carico transita una volta al minuto circa.

— Abbastanza frequenti — convenne. — Fa uno-otto con un avanzamento di cinquantotto secondi.

— Oh. — Mi sentii precipitare e cambiai argomento. — Non ho ancora visto la compagnia dei guastatori.

— Non la vedrà. Hanno scelto un punto collocato a metà della retrovia della zona dei cacciatori. Mi scusi, avrei dovuto informarla. C’è altro?

— No signore. — Interrompemmo la comunicazione e mi sentii meglio. Perfino Blackie poteva dimenticare… e non c’era nulla di sbagliato nella mia idea. Lasciai la zona del tunnel per ispezionare le postazioni d’ascolto a destra e dietro la zona dei ragni. Postazione dodici.

Anche qui c’erano due uomini che dormivano, uno che ascoltava e uno in attesa. Mi rivolsi a quello in attesa: — Avete percepito qualcosa?

— No signore.

L’uomo in ascolto, una delle mie cinque reclute, mi disse subito: — Signor Rico, ho l’impressione che il mio apparecchio sia guasto.

— Ora controllo — risposi. Lui si fece in là per lasciarmi mettere al suo posto.

“Lardo che frigge”, e lo sfrigolio era così forte che uno quasi immaginava un profumino inesistente.

Attivai il circuito globale. — Primo squadrone all’erta! Sveglia per tutti e mettersi immediatamente a rapporto!

Poi passai sul circuito ufficiali. — Capitano! Capitano Blackstone! Urgente!

— Calma, Johnnie. Faccia rapporto.

— Rumore di lardo che frigge, capitano — risposi, cercando disperatamente di mantenere la voce ferma. — Postazione dodici, alle coordinate Pasqua Nove.

— Pasqua Nove — ripeté Blackie. — Decibel?

Consultai in fretta il contatore dell’apparecchio. — Non lo so, capitano. Al limite massimo della scala. Dal baccano pare che i ragni si trovino proprio sotto di me!

— Bene! — approvò lui, e mi chiesi come potesse mostrarsi tanto soddisfatto. — La notizia migliore della giornata. E adesso ascolta, figliolo. Sveglia i tuoi numeri pari.

— Già fatto, signore!

— Bravo. Ritira due degli ascoltatori, mandali a controllare l’area tutt’intorno alla postazione dodici. Cerca di calcolare in quale punto i ragni potrebbero tentare l’uscita. E stateci tutti lontani! Capito?

— Capitano, ho sentito ma non ho capito affatto.

Sospirò. — Johnnie, mi farai venire i capelli bianchi. Ragazzo mio, noi vogliamo che vengano fuori, e più ne escono, tanto di guadagnato. Non hai la potenza di fuoco per occuparti di loro se non facendo saltare il loro tunnel appena raggiungono la superficie, e questa è una cosa che non devi assolutamente fare! Se escono in forze un reggimento non riuscirebbe a tenerli sotto controllo. Ma è proprio quello che vuole il generale, ha pronta in orbita una brigata pesante per affrontare il grosso delle truppe dei ragni, ma bisogna lasciarli uscire. Perciò cerca di individuare il punto da cui usciranno, tirati indietro e resta in osservazione. Se sarai tanto fortunato da avere un’irruzione in massa proprio nella tua area, otterrai una ricompensa. Perciò buona fortuna, e cerca di salvare la pelle. Ci sei?