— Ecco — confessò Bennie — ho imparato che Simon Bolivar costruì le piramidi, sbaragliò l’Armada e fece il primo viaggio sulla Luna.
— Hai dimenticato che sposò Cleopatra.
— Oh, be’, particolari secondari. E poi sono convinto che ogni paese adotti una sua versione della storia.
— Ci puoi scommettere.
Aggiunsi qualcosa che non suonò chiaro, e Bennie chiese: — Che cos’hai detto?
— Scusami. Era un vecchio adagio nella mia lingua d’origine. Si potrebbe tradurlo pressappoco così: “La casa è dove sta il cuore”.
— Qual è la tua lingua?
— Il tagalog.
— Non si parla l’inglese standard dove sei nato tu?
— Certo. Negli affari e a scuola. In casa, però, usiamo la nostra vecchia lingua. È una tradizione.
— Capisco. Anche i miei vecchi parlano sempre spagnolo fra loro. Ma tu dove sei…
L’altoparlante cominciò a trasmettere le note di Meadowland. Bennie mi sorrise: — Ho un appuntamento con un’astronave. Ci vediamo, amico. Buona fortuna!
— Attento ai ragni! — Ricominciai a leggere i nomi delle astronavi: Montgomery, Tchaka, Geronimo…
Poi, mi giunse il suono più dolce del mondo: “…splenda il nome di Rodger Young!”.
Afferrai la mia sacca e mi affrettai. “La casa è dove sta il cuore”, e io stavo andando a casa.
14
Sono forse il custode di mio fratello?
Che vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di esse si smarrisce, non lascia egli forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella smarrita?
Ora, un uomo quanto vale più di una pecora?
Nel nome di Dio clemente e misericordioso […] colui che salva la vita di uno solo, è come se salvasse la vita dell’intera umanità.
Ogni anno facciamo un piccolo passo avanti. Bisogna mantenere il senso delle proporzioni.
— È ora, comandante. — Il mio allievo ufficiale in prova, aspirante o “sottotenente provvisorio” Bearpaw, era là sulla soglia. Sembrava tremendamente giovane e aveva l’aria altrettanto indifesa dei suoi antenati cacciatori di scalpi.
— Vengo, Jimmie. — Avevo già addosso la tuta. Ci dirigemmo insieme a poppa, nel locale di lancio. Strada facendo dissi: — Ancora una parola, Jimmie. Stammi vicino ma non tra i piedi. Divertiti e fai buon uso delle tue munizioni. Se per caso io ci resto, il capo sei tu; se hai un po’ di buon senso, lasciati guidare dal tuo sergente di squadrone.
— Signorsì.
Al nostro ingresso, il sergente di squadrone diede l’attenti e salutò. Risposi al saluto e dissi: — Riposo! — Cominciai a passare in rassegna il primo plotone, mentre Jimmie ispezionava l’altro. Poi passai in rassegna anche il secondo, controllando bene ogni uomo. Il mio sergente di squadrone è molto più attento di me, quindi trovai tutto in ordine. Ma gli uomini si sentono più tranquilli se il vecchio si occupa di tutto. E del resto è mio dovere.
Infine, mi fermai al centro dello schieramento. — Un’altra caccia ai ragni, ragazzi. Stavolta sarà un po’ diversa, come sapete. Dato che tengono ancora prigionieri dei nostri uomini, non potremo lanciare una bomba Nova su Klendathu. Quindi scenderemo, conquisteremo il pianeta, lo occuperemo e cercheremo di portarglieli via. La lancia non verrà a raccoglierci, ma invece a portarci altre razioni e munizioni. Se sarete presi prigionieri, non vi abbattete e seguite le istruzioni che vi hanno dato, perché l’intera Federazione terrestre è con voi e saprà liberarvi. I ragazzi della Swamp Fox e della Montgomery contano su questo. Quelli ancora vivi stanno aspettando e sanno che arriveremo. Ecco perché siamo qui. E adesso andiamo a prenderli. Non dimenticate che ingenti forze ci assisteranno a terra e dall’alto. Ognuno pensi solo a fare bene la propria parte, come durante le esercitazioni. Ancora una cosa. Prima di partire, ho ricevuto una lettera dal capitano Jelal. Dice che le sue gambe nuove funzionano a meraviglia. Mi dice anche che vi ricorda tutti, uno per uno, e si aspetta di vedere i vostri nomi risplendere di gloria. E lo stesso dico io. Adesso, cinque minuti per il Padre.
Sentii che cominciava la tremarella. Fu un sollievo quando potei dare di nuovo l’“attenti” e aggiungere: — Per squadre… a babordo e a tribordo… prepararsi per il lancio!
E la tremarella si calmò mentre ispezionavo ogni uomo nella sua capsula lungo il fianco della nave. Poi chiudemmo Jimmie nella numero tre della fila centrale. Appena la sua faccia scomparve nell’involucro, il tremito mi riprese violento.
Il mio sergente di squadrone mi mise un braccio attorno alle spalle protette dalla tuta potenziata. — Non è diverso da un’esercitazione, figliolo.
— Lo so, papà. — E immediatamente smisi di tremare. — È l’attesa che… solo l’attesa.
— Ti capisco. Quattro minuti al via. Ci infiliamo nelle capsule, signore?
— Sì, immediatamente. — Lo abbracciai, poi il personale di Marina ci sigillò nelle nostre uova. Il tremito non mi riprese più. Un attimo dopo ordinavo con voce ferma: — Ponte di comando! Rompicollo di Rico… pronti per il lancio!
Arrivò la voce della comandante. — Mancano trentuno secondi, tenente. — Poi: — Buona fortuna, ragazzi! Questa volta riusciremo a liberarli.
— Giusto, capitano.
— E adesso, un po’ di musica per riempire l’attesa. — E risuonarono le note del nostro inno: “All’eterna gloria della Fanteria spaziale mobile”.
Nota storica
Young, Rodger W., soldato semplice, 148° Fanteria, 37a Divisione (i ragazzi dell’Ohio). Nato a Tiffin, in Ohio il 28 aprile 1918, morì il 31 luglio 1943 a Nuova Georgia, un’isola dell’arcipelago delle Salomone, nel Pacifico meridionale, mentre da solo attaccava e distruggeva una mitragliatrice in casamatta nemica. Il suo squadrone era stato bloccato dal fuoco intenso proveniente da questa postazione. Il soldato semplice Young fu ferito dalla prima raffica. Strisciò fino alla mitragliatrice, fu ferito una seconda volta ma, sparando con il suo fucile, continuò ad avanzare. Guadagnò terreno, attaccò la casamatta e la distrasse con una bomba a mano. Nel condurre l’azione fu ferito una terza volta e rimase ucciso.
La sua audace e valorosa impresa in spregio alle forze soverchianti del nemico permise ai suoi commilitoni di cavarsela senza perdite. Dopo la morte fu insignito della Medaglia d’onore.