Fantozzi non faceva il bagno perché non era mai riuscito a galleggiare e considerava Archimede un vecchio pazzo. Fracchia gli passò accanto con l'attrezzatura da mare: cuffia bianca, asciugamano a tracolla, costume di lana pesante ascellare, cintura di cuoio. Era bianchissimo, solo sulle spalle aveva due tremende ustioni da sole e sembrava un semaforo. Fracchia disse ai Fantozzi: “Ci facciamo un bel bagno?”. Lui declinò l'invito e Fracchia si tuffò. Non si sentì il tonfo in acqua, ma solo uno schianto sordo di legname: aveva centrato in pieno una barca da pesca! Fu portato dai pescatori a una lontana mattanza di tonni.
Fantozzi si alzò e disse: “La vita è bella!”. Guardò sorridendo la moglie e fece un saltino di gioia. Ricadde sulla frittata di cipolle e con una sforbiciata che lo portò a quattro metri di altezza piombò in cabina dove si vestì.
Nella notte ritornò in città dopo essersi “cacciavitato” a lungo con delle colonne che cercavano dì raggiungere il mare. L'indomani mattina tornò in ufficio in una splendida giornata di sole. I “capi” erano tutti nei loro quadrati di sole sui litorali, e negli uffici si poteva dormire magnificamente. Fantozzi passò in ufficio quindici giorni di sogno. Al pomeriggio appoggiava la testa a una pratica e si addormentava dolcemente col ronzio dei ventilatori e sognava di essere con Onassis e la Callas alle Isole del Sole.
MERAVIGLIOSA VACANZA A PREZZI POPOLARI
Questa volta Fantozzi si è concesso quattro meravigliosi giorni di vacanza. Si è trovato nella cassetta delle lettere un dépliant di un'agenzia di viaggio: “Meravigliosa crociera. Barcellona, Madrid, Saragozza, le Baleari e tutto il Nord-Africa arabo in 4 ore! Le rate saranno trattenute sullo stipendio”. Va da sé che una rata equivaleva a 12 mensilità di Fantozzi. Ha versato la sua quota e per la prima volta ha affrontato il mare.
Ed eccolo al “gran giorno” della partenza. Piove a dirotto. In un clima tragicamente festoso, la nave si stacca dalla banchina: stelle filanti, orchestrina di bordo che strimpella Ciao, ciao bambina e tutti sui ponti che salutano. Che salutano chi? In genere i facchini rimasti sul molo. Non c'è mai nessuno alle partenze dei croceristi a prezzi familiari! I facchini però, pietosamente consapevoli di quella grossa lacuna scenica, rispondono stancamente.
Beh! Il colpo d'occhio è tale che molti di quei granitici lavoratori si commuovono veramente. I fazzoletti si agitano festosamente, si fermano… qualcuno si soffia furtivamente il naso… ci sono molti occhi lucidi in giro. Poi tutti scendono nelle cabine assegnate. O meglio, cercano di scendere! Perché, trovare la propria cabina, in quell'autentico labirinto che è una nave, è impresa disperata. Si incontrano, dopo trenta ore e più dalla partenza, gruppi in lacrime che hanno deciso di collaborare. Si tengono tutti per mano in lunghe file e cercano di risalire alla luce: avete presente quel quadro I ciechi di Brueghel? Così! Si incontrano degli isolati ormai deliranti che vi abbracciano le ginocchia implorandovi di riportarli sui ponti dalle famiglie. In genere la prima avvisaglia di questo dramma improvviso e insospettato si ha a cena, la prima sera. Manca il novanta per cento dei croceristi. Dove diavolo sono? Tutti persi nei meandri della nave.
E poi i “giochi di ponte” che sono di una noia abissale. Il più noto è il tiro alla fune: pericolosissimo. Non potendosi fare impiegati contro impiegate perché queste sono molto più forti degli uomini distrutti da vent'anni di scrivania, si fa in genere scapoli contro ammogliati. Uniche categorie lecite in Italia. Provate rossi di cappelli contro neri: sa subito di fazione politica. Omosessuali contro impotenti? Si creano subito delle invidie! Oppure impiegati contro dirigenti.
Ma in questo caso si conosce subito l'esito. Due dirigenti di 106 anni sbaragliano 100 impiegati di trenta. Allora scapoli contro ammogliati. I feroci ufficialetti che organizzano i giochi urlano: “Via!”. Al via parte solo il gruppo degli ammogliati e l'ultimo centra con la nuca una di quelle grosse borchie di ottone, messe volutamente dall'armatore, in punti strategici sul ponte giochi… per sfoltire e diminuire le spese di gestione. Gli ufficialetti intervengono allora allegri: “Non è successo nulla”. “Allegria, allegria. Cosa volete che sia, in fondo era solo un crocerista… di turistica.” E lo spingono con il piede furtivamente in mare. Poi fanno al capitano, che è sul ponte di comando, un gesto col pollice: “Ne cancelli uno per favore”. E il comandante sposta un pallino in un grande “pallottoliere da crociera” che tiene al posto della bussola.
Altro gioco: la pesca dei cucchiai. Si gettano dei cucchiai d'argento nella piscina di prima classe, la più grande. Le navi sono classiste, non certo come quelle negriere di “cara” memoria, ma ci sono piscine di 1a poi di 2a più piccole, poi di 3a, fin che si arriva a piscine grandi come bottoni, per l'equipaggio. Ma il gioco dei cucchiai si fa sempre nella piscina di prima. Gli ufficialetti dicono “… e al giovane vigoroso che raccoglierà più cucchiai dal fondo daremo in regalo una bella bambolina”. Cade in acqua subito uno sui 90. Loro attaccano la radiocronaca. “Si è gettato il ragionier Fulzi dell'ufficio sinistri… è immerso già da venti secondi… Lo vediamo immobile sul fondo… sta cercando certamente di raccogliere dei cucchiai… immerso da due minuti… da sei… da dodici… è sempre immobile! da venti… stappare!!!”
La vasca viene vuotata e il ragioniere furtivamente gettato fuori della murata. Il capitano che ha visto tutto sposta un pallino sul suo pallottoliere questa volta con una curiosa risata. Ed è per questo che le navi da crociera sono seguite da branchi di pescicani i quali hanno certamente dall'armatore notizie sulla rotta e le aspettano al varco all'uscita dai porti.
L'altoparlante l'ultimo giorno fece un annuncio “Chi desidera visitare le macchine si trovi alle 15 nel salone di prima classe”. Fantozzi curioso ci andò.
Sul posto, un ufficialetto di coperta, bello, tutto in bianco, sciabola e feluca.
“Lei è ufficiale di macchina?” domandò e lui con fierezza: “Mai sceso nelle macchine, io! Conduco il gruppo!” disse e lui si accorse che sbriciolava una lunga fila di molliche di pane, come Pollicino nella fiaba. Valicarono la porta delle macchine: l'inferno! Un caldo terrificante. Sul fondo, un migliaio di persone, uomini e donne, distrutti dalla fatica e sporchissimi che remavano con sforzo, a ritmo assordante di tamburi, percossi dai feroci aguzzini. Rimase molto sorpreso. Si avvicinò a un tipo sporco, ma distinto, con gli occhiali d'oro. “Lei è capitano di macchina?” urlò superando il rumore dei tamburi. “No!” “Ha fatto l'Istituto nautico, però?” “No” rispose con un filo di voce. “Tradizione di famiglia?” “No! Sono dottore in economia e commercio.” “Come mai?” “Crociera aziendale 1949… mi sono infilato subito nella porta delle macchine, credevo che fosse la mia cabina. Mai più trovata l'uscita! Ma mi sono adattato, un lavoro vale l'altro, e qui ci sono meno responsabilità e poi… ” Non finì la frase, una scudisciata gli tappò la bocca. Lui abbassò gli occhi e non volle più parlare.
FANTOZZI VA IN CROCIERA
Fantozzi fu invitato a una breve crociera a bordo del Bracciante.
Il Bracciante è la bellissima barca del conte Pier Ugo Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare ormeggiata a Portofino Mare. (Veramente è uno yacht da 100 mila tonnellate, ma la gente “in” di Portofino chiama “barca” anche la Forrestal.) Era stato invitato alla crociera anche il collega Fracchia.
Partirono per Portofino con la macchina di quest'ultimo. In serata arrivarono alla meta, dove ad accoglierli c'era la contessa Pia Serbelloni Mazzanti, donna ancora piacente che Fantozzi corteggiò sfacciatamente in attesa dell'arrivo del conte Serbelloni. Con l'ambasciatore della Erzegovina, Pilic, si recarono tutti a cena, al ristorante più elegante di Portofino. A tavola si intrecciavano le conversazioni mondane. Fracchia chiese: “Contessa, lei è una Serbelloni da parte di padre?”. “No, da parte di madre. Mia madre, la bellissima Isa era una Serbelloni Vien dal Mare.” “Ma lei è anche una Mazzanti?” “Sì, morta la bellissima Isa, appunto la Serbelloni, mio padre era passato a seconde nozze con un certo ragioniere Ugo Mazzanti.” “Bella donna?” “No, guardia civica. Fu un tragico errore. Il conte mio padre era stato irretito in quella scelta da quel volgare cognome!”