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Filini dopo due o tre giorni “sentiva” l'odore di Fantozzi dietro un muro e lo riportavano alla luce. Fantozzi doveva partire di lì a quattro giorni. Furono quattro giorni molto intensi: guardò attentamente le carte di quella regione e a lungo ipotizzò sul clima che vi avrebbe trovato: subtropicale o polare! l'ultimo giorno una notizia folgorante: l'ufficio personale gli pagava il viaggio di andata e ritorno in vagone-letto, gli anticipava per i tre giorni del viaggio una diaria di cinquemila lire per spese di vitto e alloggio.

Partì un venerdì mattina di primavera, invidiato da tutti i colleghi. Portava con sé una borsata degli introvabili sigari del Condirettore Magistrale. Il viaggio durava trentadue ore, e Fantozzi incominciò la sua “operazione risparmio” in grande stile: provviste per tre giorni tutte da casa. Destinazione Pec, in vagone letto! Fu accompagnato da un conducente di dimensioni singolari (era alto un metro e ventisei centimetri e non arrivava alle maniglie delle porte cosi che ogni volta era penosamente costretto a farsi aiutare dai viaggiatori) in uno scompartimento-letto stile liberty.

Fantozzi; entrò emozionatissimo e si preparò per la sua prima notte in vagone-letto: era timoroso come una giovane sposa. Spinse un pulsante: gli si aprì la voragine di un lavandino con un fragore che quasi lo stroncò per infarto. Retrocesse pallidissimo fino alla porta appoggiandosi a un campanello e subito si sentì sullo zoccolo un grattare sommesso da topo: era il conducente subito accorso. Quando Fantozzi finalmente scoprì l'armadio dopo mezz'ora di ricerche cominciò a mettersi in mutande e maglia per la notte. Attaccando la giacca all'attaccapanni fece toc! toc! nella parete divisoria con lo scompartimento accanto. Toc! toc! rispose qualcuno maliziosamente. Toc… tuc… toc fece Fantozzi con le nocche. Toc… tuc… toc rispose certamente una bella sconosciuta. Fantozzi era in piena avventura di viaggio! si avventò sul lavandino, si pulì i denti, si pettinò e si profumò indecorosamente con del Tabacco d'Arar in zone intime e questa operazione gli provocò dei bruciori da ululato represso. Stava per uscire in mutande ma ebbe un ripensamento: si fasciò con arte con un lenzuolo e con passo leggero affrontò in corridoio la prima avventura di viaggio della sua vita. Sembrava Cicerone. Dallo scompartimento accanto uscì un altro Cicerone, anche lui indecorosamente profumato, però con i baffi. I due antichi romani si fissarono per un attimo, poi si sorrisero tragicamente e rientrarono. Alle 4 del mattino ebbe fame e volle mangiare qualcosa. Aprì la borsa: era piena di sigari! Dopo qualche tentativo trovò i sigari immangiabili. Alle 5 e mezzo lasciò le scarpe in corridoio e cercò di dormire, non gli riuscì di regolare il riscaldamento: se spostava la leva di 20 mm. a destra lo scompartimento diventava un forno a 90 gradi e per quella temperatura non era stato imburrato, ma bastava soffiare sulla leva verso sinistra per piombare in una cella frigorifera. Alle 6 il letto si richiuse improvvisamente come una trappola per orsi, ma il piccolo conducente non arrivava alla maniglia e non lo poteva salvare. Alle 11 del mattino, fu liberato da alcuni pulitori di vetri. Fantozzi si rivestì in silenzio, ma uscito in corridoio si rese conto che le scarpe gliele avevano rubate. A piedi nudi raggiunse l'uscita della stazione. “Biglietto, signore?” gli chiesero al controllo. Cominciò a cercarlo con cura e dignità, poi con l'affanno, poi si denudò, alla fine disse con livido sorriso: “Non lo trovo”. I controllori allora lo portarono sulla piazza della stazione ove in mutande fu legato a un palo della luce e frustato per una sanzione esemplare.

Quando dopo tre settimane Fantozzi ritornò a piedi nudi in ufficio, singhiozzava. All'ingresso Fracchia gli disse: “Eccolo qui il nostro fortunato viaggiatore che ritorna”. Fantozzi lo fissò un attimo, poi in silenzio gli mollò un ceffone.

FANTOZZI VA AL BALLO DELLA CONTESSA SERBELLONI MAZZANTI VIEN DAL MARE

Fracchia e Fantozzi sono stati invitati al ballo della contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare.

Fracchia e Fantozzi nulla sanno delle regole che governano le serate mondane e si consigliano con un certo Vannenez, che aveva fama di essere stato l'uomo di punta in tempi andati ai balli dell'Opera di Vienna: e sbagliarono completamente tutto. L'invito prescriveva “gradito l'abito scuro”. Affittano allora da un costumista teatrale due frak da orchestrali (a Fracchia le maniche erano lunghe e sembrava un mutilato; Fantozzi pareva in bermuda). Si presentarono nella bellissima villa medicea di Montelupo della contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare. Scambiati ovviamente per orchestrali, furono subito messi in prova dal capo orchestra, certo conte Semenzi, un conte, questi, decaduto.

I due fecero dei disperati tentativi con due trombe e poi furono schiaffeggiati selvaggiamente dal conte. Sorrisero servilmente: credevano di essere in piena festa e che si stesse svolgendo uno di quei divertentissimi giochi di società di cui avevano tanto sentito parlare. Chiarito l'equivoco (il conte Semenzi fu poi giustiziato con mezzi di fortuna nel cortile della villa) vennero introdotti nei saloni.

II Fantozzi in bermuda baciò la mano al conte Serbelloni, che intanto non dava la mano al Fracchia il quale non poteva prenderla dato che le sue mani non fuoriuscivano dalle maniche. I posti a sedere in questi balli sono limitatissimi. Dalla contessa erano quaranta e gli invitati quattrocento. I più scaltri avevano conquistato dopo rapidissime risse le poltrone e le sedie, altri stavano con molta classe sdraiati per terra o sulle scale. I lampadari erano al massimo della capienza!

Fantozzi adocchiò un dondolo meraviglioso nel giardino della villa. Disappannò il vetro (la temperatura esterna era di 18 gradi sotto zero): per un effetto lente del vetro concavo si intravvedeva di là un cagnolino. Fantozzi disse: “Che tesoro!” e pensava al dondolo. E uscì.

Il cane era un gigantesco alano brandenburghese di nome Friedman da quattro tonnellate. L'alano gli fece in silenzio una violenta presa di collo e se lo portò in una zona isolata del giardino, dove stava già scavando una fossa. Un grido provvidenziale del conte Serbelloni salvò il Fantozzi.

Rientrò stravolto col frak a brandelli e disse: “Fracchia, andiamo via, sono un po' stanco”. Salutarono il conte, che cortesemente li accompagnò fino alla porta. Fantozzi aprì. Sul pianerottolo c'era l'alano Friedman che li aspettava. Richiuse di colpo e disse al conte: “Ci facciamo ancora un ballo?”. E sparirono in un vortice di danze viennesi. Più tardi Fracchia scese dalla grondaia, salì in macchina e partì. Vide un lampeggio alle spalle, si accostò sulla destra per lasciar passare: nulla. Ancora un lampeggio, Fracchia abbassò il finestrino, disse: “Dai, passa!” e fece il gesto con la mano. Poi accelerò a tavoletta: dietro a lui non erano fari, erano gli occhi dell'alano Friedman che lo inseguiva al galoppo. Continuò così fin sotto casa. Fracchia cercò di uscire guardingo dall'auto ma l'alano ringhiava paurosamente. Attese un'ora, la belva sembrava dormisse, lui aprì lentamente la portiera e il cane si alzò ringhiando.

Quella notte dormì in macchina e per due settimane fu nutrito dalla moglie che gli passava vivande con un cesto calato dal balcone.

FANTOZZI VA A UN FUNERALE MONDANO

Domenica scorsa Fantozzi è stato invitato dal suo capufficio conte Balboni Virelli Bocca a un funerale molto importante.

Era deceduto in un avventato “cimento invernale” il professor Vignardelli Bava di 92 anni, grande ufficiale, gran cordone e soprattutto direttore artificiale della società. Il cimento invernale è una sorta di gara che si effettua in Liguria in pieno inverno: un gruppo di malconsigliati si getta in mare con temperature vicine e alle volte sotto allo zero. Vince il pazzo che esce ultimo dall'acqua.

Il professor Vignardelli Bava aveva bensì vinto la gara, ma era passato a miglior vita. Quando i concorrenti si erano buttati, venerdì 13 dicembre, su un quasi lastrone di ghiaccio, il professore si era staccato dal gruppo con poderose bracciate, sotto lo sguardo ammirato di un folto pubblico di dipendenti ovviamente entusiasti per ragioni gerarchiche. A un duecento metri dalla riva, il Vignardelli Bava cominciò a salutare col braccio. Salutava e da terra tutti rispondevano. A un tratto il professore cominciò a tenere il braccio alto, fuori dell'acqua, ma senza muoverlo. Dopo mezz'ora tutti gli altri concorrenti si erano già ritirati. Il professore era sempre lì, fermo, tra le ovazioni servili della folla. Dopo un'ora fu riportato a terra in un cubo di ghiaccio.