Un giorno esco per andare a lavorare e davanti alla porta c'и Big Bob con le scarpe nere e una camicia nera e calzoni neri. Non и che hai visto Tyler ultimamente, gli chiedo. И stato Tyler a mandarlo qui?
«La prima regola del Progetto Caos» recita Big Bob a tacchi uniti e con la schiena come un manico di scopa, «и che non si fanno domande sul Progetto Caos.»
Allora quale insulso piccolo onore gli ha riservato Tyler, domando io. Ci sono quelli che hanno il compito di bollire riso per tutto il giorno o lavare le ciotole dove si и mangiato o pulire il cesso. Tutto il giorno. Che cos'ha promesso Tyler a Big Bob, la redenzione se passerа sedici ore al giorno a confezionare saponette?
Big Bob non dice niente.
Vado al lavoro. Torno a casa e Big Bob и ancora in veranda. Non dormo tutta notte e il mattino dopo Big Bob и fuori a badare al giardino.
Prima di andare a lavorare chiedo a Bob chi l'ha fatto entrare. Chi gli ha assegnato il suo compito? Ha visto Tyler? Tyler и passato di qui questa notte?
«La prima regola del Progetto Caos и che non si parla…»
Gli chiudo la bocca. Sм, dico. Sм, sм, sм, sм, sм.
E mentre io sono al lavoro squadre di scimmie spaziali rivoltano il prato intorno alla casa e mescolano bicarbonato alla terra per abbassarne il grado di aciditа e ci versano dentro badilate di letame preso gratis negli allevamenti e ci rovesciano sacchi di spuntature di capelli presi dai parrucchieri per frenare le talpe e i topi e aumentare le proteine nel suolo.
Alle ore piщ impensate, di notte, tornano dai mattatoi le scimmie spaziali con sacchi di fertilizzante a base di sangue per incrementare la presenza di ferro nel suolo e polvere d'ossa per incrementare il fosforo.
Squadre di scimmie spaziali piantano basilico e timo e fiori di amamelide, eucalipto e menta in intricate composizioni caleidoscopiche. Una geometria in tutte le sfumature di verde. E altre squadre escono di notte e uccidono le lumache e le chiocciole a lume di candela. Un'altra squadra di scimmie spaziali coglie solo le foglie piщ sane e le bacche di ginepro da far bollire per ottenere una tintura naturale. Borragine perchй и un disinfettante naturale. Foglie di viola perchй guariscono le cefalee e stellina odorosa perchй conferisce al sapone la fragranza dell'erba tagliata.
In cucina ci sono bottiglie di vodka per fare il traslucido sapone al geranio e zucchero di canna e il sapone patchouli, e io frego una bottiglia di vodka e spendo in popcorn il mio fondo per la sepoltura. Passa Maria. Si parla di piante. Io e Maria camminiamo sui sentierini di ghiaia rastrellata nelle geometrie caleidoscopiche di verde del giardino, bevendo e sgranocchiando. Parliamo del suo seno. Parliamo di tutto meno che di Tyler Durden.
E un giorno esce sul giornale di una squadra di uomini vestiti di nero che hanno fatto irruzione nel salone di un concessionario di macchine di lusso in un quartiere elegante sfondando a colpi di mazza da baseball i paraurti anteriori delle macchine per far esplodere gli airbag in imbrattanti nuvole di polvere nel fracasso spaventoso degli antifurto.
Al Saponificio di Paper Street altre squadre raccolgono i petali di rose o anemoni o lavanda e mettono i fiori nelle scatole insieme con sego puro che assorba i profumi per farne sapone agli aromi floreali.
Maria mi parla delle piante.
La rosa, mi dice Maria, и un astringente naturale.
Ci sono piante con nomi necrologici: iris, dafne, ruta, malva, verbena. Altre, come porcellana di mare, artemisia, biancospino e passiflora sembrano nomi di fate shakespeariane. La fragrante vaniglia selvatica. L'amamelide, anch'essa astringente.
La radice di giaggiolo, l'iris selvatico spagnolo.
Tutte le sere io e Maria passeggiamo in giardino finchй sono sicuro che per quella sera Tyler non tornerа a casa. Dietro di noi c'и sempre una scimmia spaziale che ci segue a raccogliere quello stelo di melissa o ruta o menta che Maria mi ha stropicciato sotto il naso. Un chicco di mais esploso. La scimmia spaziale rastrella il sentiero dietro di sй per cancellare l'idea stessa del nostro passare di lм.
E una notte nel giardino di una piazza cittadina un altro gruppo di uomini ha versato benzina sotto tutti gli alberi e da albero ad albero ha appiccato un perfetto piccolo incendio boschivo. И finito sul giornale delle finestre della strada accanto sciolte dal calore e delle macchine parcheggiate che hanno scoreggiato accasciandosi sui copertoni fusi.
La casa che Tyler occupa in affitto in Paper Street и un essere vivente, il suo interno umido di tutta quella gente che suda e respira. Con tutta quella gente che si muove all'interno, la casa si muove.
Un'altra volta che Tyler non и rientrato, di notte, qualcuno era in giro a trapanare gli sportelli bancari automatici e i telefoni pubblici e poi ha infilato nei fori il becco di un ingrassatore a pressione e ha pompato nei Bancomat e nei telefoni pubblici grasso lubrificante o crema alla vaniglia.
E Tyler non era mai a casa ma dopo un mese alcune delle scimmie spaziali avevano la bruciatura del bacio di Tyler sul dorso della mano. Poi sono scomparse anche quelle scimmie spaziali e c'erano nuovi candidati in veranda a sostituirle.
E giorno dopo giorno le squadre venivano e andavano su automobili diverse. Non vedevi mai la stessa due volte. Una sera sento Maria in veranda che dice a una scimmia spaziale: «Sono qui per vedere Tyler. Tyler Durden. Abita qui. Sono una sua amica».
«Mi spiace, ma sei troppo…» comincia a dire la scimmia spaziale, poi fa una pausa e aggiunge: «Sei troppo giovane per il nostro addestramento».
Maria dice: «Va' a farti fottere».
«E poi» dice la scimmia spaziale, «non hai portato il corredo richiesto: due camicie nere, due paia di calzoni neri…»
Maria grida: «Tyler!».
«Un paio di scarpe pesanti nere.»
«Tyler!»
«Due paia di calze nere e due paia di mutande.»
«Tyler!»
E io sento sbattere la porta dell'ingresso. Maria non sta ad aspettare tre giorni.
Il piщ delle volte, dopo il lavoro, torno a casa e preparo un sandwich di burro d'arachidi.
Quando torno a casa una scimmia spaziale sta leggendo a un'assemblea di scimmie spaziali sedute a coprire tutto il pavimento del pianterreno. «Tu non sei un delicato e irripetibile fiocco di neve. Tu sei la stessa materia organica deperibile di chiunque altro e noi tutti siamo parte dello stesso cumulo in decomposizione.»
La scimmia spaziale continua: «La nostra cultura ci ha resi tutti uguali. Nessuno и piщ veramente bianco o nero o ricco. Tutti vogliamo lo stesso. Individualmente non siamo niente».
Il lettore s'interrompe quando io entro a farmi il sandwich e tutte le scimmie spaziali restano in silenzio come se io fossi solo. Io dico di non badare a me. Giа letto. L'ho battuto a macchina io.
L'avrа letto probabilmente anche il mio capo.
Siamo tutti un gran mucchio di merda, dico. Andate pure avanti. Godetevi il vostro giochetto. Non curatevi di me.
Le scimmie spaziali attendono mute che io faccia il mio sandwich e prenda un'altra bottiglia di vodka e me ne vada di sopra. Dietro di me sento: «Tu non sei un delicato e irripetibile fiocco di neve».
Io sono il cuore spezzato di Tizio perchй Tyler mi ha mollato. Perchй mio padre mi ha mollato. Oh, potrei andare avanti per chissа quanto.
Certe sere, dopo il lavoro, vado in qualche nuovo fight club nella cantina di un bar o di una rimessa e chiedo se hanno visto Tyler Durden.
In tutti i nuovi fight club c'и qualcuno che non conosco sotto l'unica luce centrale nel buio, circondato da uomini, a leggere le parole di Tyler.
La prima regola del fight club и che non si parla del fight club.
Quando cominciano i combattimenti, io prendo il capo del club da parte e gli chiedo se ha visto Tyler. Io vivo con Tyler, gli dico, ed и da un pezzo che non и piщ a casa.