Lui fa gli occhi grandi e vuole sapere se conosco Tyler Durden davvero, sul serio, mi chiede.
Cosм va in quasi tutti i fight club nuovi. Sм, rispondo, io sono amicissimo di Tyler. Poi, tutt'a un tratto tutti vogliono stringermi la mano.
Questi nuovi guardano il buco che ho nella guancia e la pelle nera sulla faccia, gialla e verde lungo i bordi, e mi chiamano signore. No, signore. Tutt'altro, signore. Nessuno di quelli che conoscono ha mai visto Tyler Durden. Amici di amici hanno conosciuto Tyler Durden e hanno fondato questa sezione di fight club, signore.
Poi mi strizzano l'occhio.
Nessuno di quelli che conoscono ha mai visto Tyler Durden.
Signore.
И vero, vogliono sapere tutti. Tyler Durden sta mettendo insieme un esercito? Cosм corre la voce. Tyler Durden dorme solo un'ora per notte? Secondo quel che si dice Tyler и in viaggio ad avviare fight club in tutto il paese. Che cosa bolle in pentola, vogliono sapere tutti quanti.
Le riunioni del Progetto Caos si sono trasferite in scantinati piщ spaziosi perchй tutti i comitati — Incendiari, Aggressioni, Scherzi e Disinformazione — crescono con l'aumentare di quelli che si laureano ai fight club. Ogni comitato ha un capo e persino i capi non sanno dov'и Tyler. Tyler li chiama per telefono tutte le settimane.
Tutti al Progetto Caos vogliono sapere che cosa bolle in pentola.
Che cosa stiamo facendo?
Quali aspettative abbiamo?
In Paper Street io e Maria passeggiamo di notte per il giardino a piedi scalzi, liberando a ogni passo gli aromi della salvia e della verbena e del geranio. Ci girano intorno dappertutto esseri in camicia e calzoni neri, sollevano le foglie delle piante per uccidere una lumaca o una chiocciola. Maria chiede che cosa sta succedendo.
Ciuffi di capelli affiorano dalle zolle. Capelli e merda. Polvere di sangue e polvere d'ossa. Le piante crescono piщ in fretta di quanto le scimmie riescano a potarle.
«Che cosa avete intenzione di fare?» domanda Maria.
Che dire?
Nella terra c'и un punticino d'oro che scintilla e io m'inginocchio a guardare. Che cosa deve succedere non lo so, dico a Maria.
Sembra che siamo stati scaricati tutt'e due.
Con la coda dell'occhio vedo le scimmie spaziali aggirarsi nell'oscuritа, ciascuna curva sulla sua candela. Il punticino d'oro nella terra и un molare con un'otturazione. Vicino affiorano altri due molari che hanno per otturazioni amalgama d'argento. И una mandibola.
Dico che no, non so dirle che cosa deve succedere. E spingo l'uno, i due, i tre molari nella terra e i capelli e lo sterco e il sangue e le ossa per non lasciarli vedere a Maria.
18
Questo venerdм al lavoro mi addormento sulla scrivania.
Quando mi sveglio con la faccia e le braccia incrociate sulla scrivania, il telefono sta squillando e non c'и piщ nessuno. Un telefono squillava nel mio sogno e non и chiaro se la realtа si и infilata nel mio sogno o se il mio sogno и scivolato nella realtа.
Rispondo e dico: Conformitа e Affidabilitа.
И il mio reparto. Conformitа e Affidabilitа.
Il sole sta calando e sopraggiunge un ammasso di nuvole minacciose grandi come il Wyoming e il Giappone. Non и che io abbia una finestra sul lavoro. Tutte le pareti esterne sono vetri che vanno dal pavimento al soffitto. Tutto dove lavoro io sono vetrate dal pavimento al soffitto. Tutte sono tapparelle. Tutto и moquette grigia industriale a pelo raso disseminata di piccole lapidi dove sporgono le prese per i pc. Tutto и un labirinto di nicchie delimitate da tavole di truciolare tappezzato.
Mugola in lontananza un aspirapolvere.
Il mio capo и in vacanza. Mi ha mandato una e-mail e poi si и dileguato. Devo prepararmi per un resoconto ufficiale tra due settimane. Riservare una sala conferenze. Mettere in fila tutte le mie paperette. Aggiornare il mio curriculum. Cose di questo genere. Stanno allestendo un caso contro di me.
Io sono l'assoluta mancanza di sorpresa di Tizio.
Il mio comportamento и stato criticabile.
Sollevo il ricevitore ed и Tyler e mi dice: «Esci, c'и gente che ti aspetta nel parcheggio».
Chi sono, chiedo io.
«Stanno tutti aspettando» dice Tyler.
Sento odore di benzina sulle mani.
«Prendi il largo» fa Tyler. «Hanno una macchina fuori. Hanno una Cadillac.»
Sto ancora dormendo.
Cioи, non sono sicuro se Tyler и nel mio sogno.
O se io sono il sogno di Tyler.
Mi annuso benzina sulle mani. Non c'и nessun altro nei paraggi e mi alzo ed esco, scendo nel parcheggio.
Un tizio che frequenta i fight club si occupa delle macchine cosм ha parcheggiato contro il marciapiede a bordo di una Corniche nera di chissа chi e tutto quello che posso fare и guardarla, tutta nera e oro, questo enorme portacipria pronto a portarmi da qualche parte. Il meccanico scende dalla macchina e mi dice di non preoccuparmi, ha scambiato la targa con quella di un'altra auto ferma al parcheggio a lunga sosta dell'aeroporto.
Il nostro meccanico del fight club mi dice che и capace di mettere in moto quel che vuole. Due cavi che escono arricciati dalla colonna dello sterzo. Li fai toccare e chiudi il circuito del solenoide dell'avviamento, mettendo in moto.
O cosм o freghi il codice a un concessionario.
Ci sono tre scimmie spaziali sedute dietro, tutte in camicia e calzoni neri. Non vedo. Non sento. Non parlo.
Chiedo io, ma dov'и Tyler?
Il meccanico del fight club tiene aperta per me la portiera della Cadillac alla maniera di uno chauffeur. Il meccanico и alto e tutto ossa con spalle che ti ricordano la trave di una croce.
Chiedo io, andiamo da Tyler?
In mezzo al sedile anteriore c'и ad aspettarmi una torta di compleanno con le candele pronte per essere accese. Salgo. Partiamo.
Ancora una settimana dopo il fight club non c'и problema a restare dentro i limiti di velocitа. Magari sono due giorni che fai merda nera, lesioni interne, ma ti senti che и una bellezza. Le macchine ti sorpassano in derapata, ti stanno nel culo, gli altri automobilisti ti mostrano il medio, perfetti sconosciuti ti odiano. Assolutamente niente di personale. Dopo il fight club sei cosм rilassato che non te ne puт importare di meno. Non accendi neppure la radio. Magari ti piglia una sferzata al petto lungo un'incrinatura sottile sottile alle costole ogni volta che fai un respiro. Le macchine dietro di te lampeggiano. Il sole scende, arancione e dorato.
Lм c'и il meccanico che guida. La torta di compleanno и sul sedile tra me e lui.
C'и da farsela sotto a vedere gente come il nostro meccanico al fight club. Quei pelleossa non si accasciano mai. Vanno avanti finchй non li hai tritati. Bianchi come scheletri pucciati in sego giallo con tatuaggi, neri come carne secca, sono uomini che di solito se la intendono tra di loro, come t'immagini quelli dei Tossici Anonimi. Loro non dicono mai basta. И come se fossero energia pura, si muovono cosм in fretta che non gli vedi mai i contorni nitidi, questi tizi che si stanno riabilitando da qualcosa. Come se l'unica possibilitа che gli resta и la maniera di morire e vogliono morire combattendo.
Devono combattersi tra loro, questi.
Nessun altro li marca per un combattimento e loro non marcano nessuno che non sia un altro smilzo esagitato, tutto ossa e scatti, perchй non c'и nessun altro che si metterebbe in lista per combattere con loro.
Quelli che guardano non gridano nemmeno quando quelli come il nostro meccanico si affrontano.
Si sentono solo i combattenti respirare attraverso i denti, gli schiocchi delle mani che cercano un appiglio, il sibilo e l'impatto dei pugni che martellano e martellano sottomisura sottili scatole toraciche cave. Vedi guizzare sotto la pelle tendini e muscoli e vene. Hanno la pelle che luccica, suda, innervata sotto l'unica luce.
Scompaiono dieci, quindici minuti. L'odore che hanno, sudano e fanno odore, ti ricorda il pollo fritto.