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Poi c'и stato Bob. La prima volta che sono andato da quelli del cancro testicolare, Bob l'alce buono, Bob il mollaccione, mi si и sciolto addosso in lacrime al Restare Uomini Insieme. Quando и stato il momento di abbracciarsi, l'alce buono ha attraversato la stanza da una parte all'altra, con le braccia lungo i fianchi, le spalle arrotondate. La sua bazza da alce contro il petto, gli occhi giа strizzati di lacrime. Strisciando i piedi, a passi invisibili con le ginocchia unite, Bob и scivolato per lo scantinato ed и venuto a issarsi su di me.

Bob mi si и sfrittellato addosso.

Le grosse braccia di Bob mi hanno cinto.

Big Bob era un dopato, mi ha detto. Giorni e giorni a impasticcarsi di Dianabol e poi quello steroide da cavalli, il Wistrol. Una palestra sua, Big Bob era padrone di una palestra. Era stato sposato tre volte. Aveva fatto promozioni di vendite e magari lo avevo visto in tv, o no? Il programma su come aumentare il volume del proprio torace era praticamente un'invenzione sua.

Gli sconosciuti con questo tipo di sinceritа mi disossano, se m'intendete.

Bob non m'intendeva. Forse gli era sceso solo uno dei suoi huevos e sapeva che questo era un fattore di rischio. Bob mi ha raccontato della terapia ormonale postoperatoria.

Un sacco di body builder che esagerano con il testosterone si fanno crescere quelle che chiamano zinne.

Ho dovuto chiedergli che cosa voleva dire con huevos.

Huevos, ha detto Bob. Gonadi. Marroni. Gioielli. Attributi. Palle. In Messico, dove vai a comprare gli steroidi, le chiamano "uova".

Divorzio, divorzio, divorzio, ha detto Bob e mi ha mostrato la foto che teneva nel portafogli dove c'era lui enorme e a prima vista nudo, in posa a qualche concorso. И un modo stupido di vivere, ha detto Bob, ma quando sei pompato e rasato sulla pedana, con lo strato di grasso corporeo ridotto al due per cento e i diuretici che al tocco ti fanno sentire freddo e duro come granito, sei accecato dalle luci e assordato dal sottofondo musicale finchй i giudici ordinano: «Estendi il quadricipite destro, fletti e resta cosм».

«Estendi il braccio sinistro, fletti il bicipite e resta cosм.»

И meglio della vita vera.

Sulla corsia di sorpasso, ha detto Bob, verso il cancro. Poi la bancarotta. Aveva due figli grandi che non rispondevano alle sue chiamate.

Secondo il dottore la cura per le zinne era di tagliare sotto i pettorali e drenare tutti gli eventuali liquidi.

Questo и quanto ricordo perchй poi Bob mi si и chiuso tutto attorno con le braccia e la sua testa mi si и ripiegata sopra a coprirmi. Poi mi sono perso dentro l'oblio, buio e silenzioso e assoluto, e quando finalmente mi sono allontanato dal suo petto molle, la sua maglietta era una maschera bagnata dell'espressione che assumo quando piango.

Questo и stato due anni fa, la mia prima sera con i Restare Uomini Insieme.

A quasi tutte le riunioni dopo quella Big Bob mi ha fatto piangere.

Non sono mai tornato dal medico. Non ho mai masticato radice di valeriana.

Questa era libertа. Perdere ogni speranza era la libertа. Se non dicevo niente, la gente del gruppo presumeva il peggio. Piangevano piщ forte. Piangevo piщ forte anch'io. Alzi lo sguardo alle stelle e via.

Tornando a casa a piedi dopo un gruppo di sostegno mi sentivo piщ vivo che mai. Io non ero l'ospite di cancro o parassiti del sangue; io ero il piccolo centro caldo intorno al quale si aggrappolava la vita del mondo.

E dormivo. Cosм bene non dormono nemmeno i neonati.

Tutte le sere morivo e tutte le sere nascevo.

Risorto.

Fino a questa sera, due anni di successi fino a questa sera, perchй non posso piangere con questa donna che mi guarda. Perchй non posso toccare il fondo, non posso essere redento. Mi morsico l'interno della bocca a tal punto che la mia lingua crede di avere una tappezzeria ruvida. Sono quattro giorni che non dormo.

Con lei che mi guarda, io sono un bugiardo. Lei и un'imbrogliona. La bugiarda и lei. Alle presentazioni questa sera ci siamo presentati: io sono Bob, io sono Paul, io sono Terry, io sono David.

Io non do mai il mio vero nome.

«Questo и cancro, giusto?» ha chiesto.

Poi ha detto: «Be', ciao, io sono Maria Singer».

Nessuno ha mai detto a Maria che tipo di cancro. Poi ci siamo dati tutti da fare a coccolare il nostro bimbo interiore.

L'uomo piange ancora sul suo collo.

Io guardo Maria tra l'una e l'altra tetta tremolante di Bob.

Per Maria io sono un impostore. Dalla seconda volta che l'ho vista non dormo piщ. Comunque il primo imbroglione sono stato io, a meno che tutta questa gente non faccia finta con le loro lesioni e le loro tossi e i loro tumori, persino Big Bob, l'alce buono. Il mollaccione.

Guarda quei capelli scolpiti che ha.

Ora Maria alza gli occhi.

In questo preciso momento la menzogna di Maria riflette la mia menzogna e io non vedo altro che menzogne. Nel mezzo di tutta la loro veritа. Tutti che si stringono e arrischiano a condividere la loro paura peggiore, che la morte gli stia piombando addosso e che abbiano una canna di pistola premuta contro il collo. Be', Maria alza gli occhi al soffitto e io sono qui sepolto sotto un tappeto singhiozzante e tutt'a un tratto persino la morte e l'agonia scendono al rango di contorno senza importanza.

«Bob» dico, «mi schiacci.» Cerco di bisbigliare, poi non lo faccio. «Bob.» Cerco di tenere la voce bassa, ma sto gridando. «Bob, devo andare al cesso.»

C'и uno specchio appeso sopra il lavabo in bagno. Se lo schema regge, vedrт Maria Singer all'Ai di Sopra e Oltre, il gruppo delle disfunzioni cerebrali. Maria sarа lа. Certo che Maria sarа lа e quello che farт io sarа sedermi accanto a lei. E dopo le presentazioni e la meditazione guidata, le sette porte del palazzo, la sfera di luce bianca guaritrice, dopo che avremo aperto i nostri chakra, quando sarа il momento di abbracciarsi, afferrerт quella troietta.

Le sue braccia strette strette contro i suoi fianchi e le mie labbra schiacciate contro il suo orecchio, dirт: Maria, impostora che non sei altro, vattene.

Questa и la sola cosa autentica della mia vita e tu la stai mandando in malora.

Turista che non sei altro.

La prossima volta che ci vediamo, le dirт: Maria, non riesco a dormire con te qui. Ne ho bisogno. Vattene.

3

Ti svegli all'Air Harbor International.

A ogni decollo e atterraggio, quando l'aereo s'inclinava troppo, speravo nello schianto. Quel momento guarisce la mia insonnia con la narcolessia quando potremmo morire impotenti come tabacco umano impacchettato nella fusoliera.

И cosм che ho conosciuto Tyler Durden.

Ti svegli all'O'Hare.

Ti svegli al LaGuardia.

Ti svegli al Logan.

Tyler lavorava come proiezionista part-time. Per via della sua natura, Tyler poteva solo fare mestieri notturni. Se un proiezionista si ammalava, il sindacato chiamava Tyler.

Certa gente и nottambula. Altra gente и diurna. Io potrei solo lavorare di giorno.

Ti svegli al Dulles.

Le assicurazioni pagano un'indennitа tripla se muori durante un viaggio d'affari. Speravo nell'effetto vortice. Speravo nei pellicani risucchiati nelle turbine e serraggi difettosi e ghiaccio sulle ali. Al decollo, con l'aereo lanciato per la pista e gli alettoni all'insщ, con gli schienali nella posizione di massima verticalitа e i vassoi richiusi e tutto il bagaglio personale nei comparti superiori, all'avvicinarsi della fine della pista, nel momento di assoluto divieto di fumare, speravo in uno schianto.

Ti svegli al Love Field.

In una cabina di proiezione se il cinema era vecchio abbastanza Tyler faceva il cambio. Dove c'и da fare il cambio, in cabina ci sono due proiettori e uno и in funzione.

Questo lo so perchй lo sa Tyler.

Il secondo proiettore и pronto con la prossima pizza di film. Quasi tutti i film sono costituiti da sei o sette piccole bobine di pellicola da proiettare in un certo ordine. Nei cinema piщ nuovi appiccicano insieme tutte le pellicole in un pizzone. Cosм non c'и da dover manovrare due proiettori e fare i cambi, andare avanti e indietro, pizza uno, cambio, pizza due sull'altro proiettore, cambio, pizza tre sul primo proiettore.