«Non valeva la pena salire» ha detto il portiere. «И rimasto solo il guscio di cemento.»
La polizia non aveva escluso il dolo. Nessuno aveva sentito odore di gas. Il portiere solleva un sopracciglio. Questo passava il suo tempo a filare le cameriere e le infermiere che lavoravano negli appartamenti grandi dell'ultimo piano e aspettava seduto nelle poltrone dell'atrio le loro discese in ascensore dopo il lavoro. Tre anni che vivevo lм e tutte le sere trovavo il portiere seduto a leggere i suoi Ellery Queen mentre io rigiravo armi e bagagli per aprire la porta d'ingresso.
Il portiere solleva un sopracciglio e dice che certa gente se ne parte per un lungo viaggio e lascia in casa una candela, un cero lungo lungo, acceso, in mezzo a una pozza di benzina. И gente con difficoltа economiche a fare cose del genere. Gente che cerca un modo per sgusciare da sotto.
Gli ho chiesto di lasciarmi usare il telefono dell'atrio.
«Un sacco di giovani cerca di far colpo sul mondo comprandosi questo e quello» ha commentato il portiere.
Io ho chiamato Tyler.
Il telefono ha squillato nella casa che Tyler aveva in affitto in Paper Street.
Oh, Tyler, ti prego, rispondi.
E il telefono squillava.
Il portiere mi si и affacciato sulla spalla e ha detto: «Un sacco di giovani non sanno che cosa vogliono veramente».
Oh, Tyler, ti prego, salvami.
E il telefono squillava.
«I giovani credono di volere il mondo intero.»
Liberami dai mobili svedesi.
Liberami dall'artistico-funzionale.
Il telefono squillava e Tyler ha risposto.
«Se non sai quello che vuoi» ha detto il portiere, «finisci con un mucchio di roba che non vuoi.»
Possa non essere mai completo.
Possa non essere mai soddisfatto.
Possa non essere mai perfetto.
Liberami, Tyler, dall'essere perfetto e completo.
Ci siamo dati appuntamento in un bar.
Il portiere ha voluto un numero dove la polizia potesse rintracciarmi. Pioveva ancora. La mia Audi era ancora al suo posto, ma con una lampada a stelo alogena Dakapo sparsa sul parabrezza.
Io e Tyler ci siamo trovati e abbiamo bevuto tanta birra e Tyler ha detto che, sм, potevo andare a stare da lui, ma dovevo fargli un favore.
L'indomani sarebbe arrivata la mia valigia con il minimo indispensabile, sei camicie, sei paia di mutande.
Lм, ubriaco in un bar dove nessuno ci stava a guardare e a nessuno importava niente di noi, ho chiesto a Tyler che cosa voleva che facessi.
«Voglio che mi tiri un cazzotto piщ forte che puoi.»
6
Ho cominciato da due schermate la mia demo per quelli della Microsoft e sento sapore di sangue in bocca e devo cominciare a deglutire. Il mio capo non conosce il materiale, ma non mi lascia condurre la demo con un occhio nero e metа faccia gonfia per i punti dentro la guancia. I punti si sono allentati e li sento con la lingua. Pensate a una lenza aggrovigliata sulla spiaggia. Io li immagino come i punti neri che si danno a un cane ferito e continuo a inghiottire sangue. Il mio capo sta facendo la presentazione leggendo il testo che gli ho scritto io, mentre io mi occupo della proiezione, quindi sono in fondo alla stanza al buio.
Le labbra mi diventano appiccicose di sangue e io mi sforzo di ripulirmele con la lingua e quando le luci si accenderanno mi rivolgerт ai rappresentanti della Microsoft, mi rivolgerт a Ellen e Walter e Norbert e Linda, grazie di essere venuti, con la bocca luccicante di sangue e il sangue che mi spunta dalle fessure tra i denti.
Si riesce a mandar giщ una bicchierata di sangue prima di vomitare.
Domani и giornata di fight club e io il fight club non me lo perdo.
Prima della presentazione Walter della Microsoft stende a sorriso la sua mandibola a badile che sembra una pubblicitа, abbronzata del colore di una patata arrosto. Walter con il suo anello con sigillo mi stringe la mano, me la prende nella sua liscia e morbida e dice: «Non vorrei vedere com'и conciato l'altro».
La prima regola del fight club и che non si parla del fight club.
Dico a Walter che sono caduto.
Mi sono ridotto cosм da solo.
Prima della presentazione, quando ero seduto davanti al mio capo a spiegargli come si combina la sequenza delle dia rispetto al testo e in che momento avevo intenzione di inserire il filmato, il mio capo mi domanda: «In che razza di casino ti cacci tutti i fine settimana?».
И solo che non ho voglia di morire senza qualche cicatrice addosso, rispondo. Non serve piщ a niente avere un bel corpo intonso. Vedi quelle belle macchine con la loro bella carrozzeria virginale, fresche fresche di concessionario classe 1955 e a me viene sempre da pensare, Dio che spreco.
La seconda regola del fight club и che non si parla del fight club.
Magari a pranzo il cameriere viene al tuo tavolo e il cameriere ha due occhi neri come un panda gigantesco per il combattimento di sabato scorso, quando lo hai visto con la testa schiacciata tra il pavimento di cemento e il ginocchio di un ragazzone da cento chili che gli ha picchiato cazzotti nel naso a ripetizione in un rintoccare di pacche piatte e pesanti che hai sentito benissimo in mezzo a tutte le urla finchй il cameriere и riuscito a prendere abbastanza fiato da spruzzare sangue dicendo basta.
Non dici niente perchй il fight club esiste soltanto nelle ore che vanno tra quando il fight club comincia e quando il fight club finisce.
Hai visto il ragazzo che lavora in copisteria, l'hai visto un mese fa questo ragazzo che non si ricorda mai di fare i tre buchi in un ordine o infilare le striscioline di carta colorata tra le serie di copie, ma questo ragazzo и stato un dio per dieci minuti quando lo hai visto sgonfiare un impiegato grosso due volte lui e montargli sopra e tramortirlo di cazzotti finchй non и stato costretto a smettere. Questa и la terza regola del fight club, quando qualcuno dice basta o non reagisce piщ, anche se sta solo facendo finta, il combattimento и finito. Ogni volta che rivedi il ragazzo, non puoi dirgli quanto bene ha combattuto.
Solo due per ogni combattimento. Un combattimento per volta. Si combatte senza camicia e senza scarpe. Il combattimento dura per il tempo che stabiliscono loro. Queste sono le altre regole del fight club.
Quelli del fight club non sono quelli del mondo reale. Anche se tu dicessi al ragazzo della copisteria che и un combattente fenomenale, non parleresti alla stessa persona.
Quello che sono io al fight club non и uno che il mio capo conosce.
Dopo una sera al fight club ogni cosa del mondo reale si ridimensiona. Niente puт farti piщ incazzare. La tua parola и legge e se qualcuno viola quella legge o la mette in dubbio, non t'incazzi lo stesso.
Nel mondo reale io sono un coordinatore di operazioni di ritiro in giacca e cravatta, seduto al buio con la bocca piena di sangue a cambiare i valori di spesa e le dia mentre il mio capo spiega alla Microsoft come ha scelto per icona una particolare sfumatura di celeste fiordaliso.
Il primo fight club siamo stati io e Tyler a scazzottarci.
In passato era sufficiente, quando tornavo a casa rabbioso e sapevo che la mia vita non stava dietro al mio piano quinquennale, mettermi a ripulire l'appartamento o lucidare la macchina. Un giorno sarei morto senza una cicatrice addosso e avrei lasciato un gran bell'appartamento e una gran bella macchina. Molto, molto belli, fino al formarsi di un nuovo velo di polvere o fino all'arrivo di un nuovo proprietario. Non c'и niente di statico. Persino la Gioconda se ne va a pezzi. Da quando c'и il fight club posso far dondolare metа dei denti che ho in bocca.
Forse l'automiglioramento non и la risposta.
Tyler non ha mai conosciuto suo padre.
Forse la risposta и l'autodistruzione.
Tyler e io andiamo ancora al fight club, insieme. Il fight club и lo scantinato di un bar, adesso, il sabato sera, dopo l'ora di chiusura, e settimana dopo settimana, quando ci vai ci trovi piщ gente.