Mi sono fatto più vicino e l’ho afferrata alle spalle, ma lei è stata troppo svelta per me. Mi ha fermato e mi ha preso la mano tra le sue. «Faremo meglio ad augurarci la buona notte soltanto in questo modo, Charlie. Non possiamo permettere che la cosa diventi personale. Non ancora.»
E prima che avessi potuto protestare o domandarle che cosa avesse voluto dire con quel non ancora, è entrata in casa. «Buona notte, Charlie, e grazie ancora per queste ore… adorabili.» Poi ha chiuso la porta.
Ero furioso contro di lei, contro me stesso e contro il mondo, ma una volta arrivato a casa mi sono reso conto che aveva ragione. Io non so se provi qualcosa per me o se voglia soltanto essere gentile. Che cosa può mai vedere in me? A rendere la situazione così imbarazzante è il fatto che non ho mai avuto alcuna esperienza del genere prima d’ora. Come si fa a imparare il modo di comportarsi con un’altra persona? Come fa un uomo a imparare il modo di comportarsi con una donna?
I libri non servono un gran che.
Ma la prossima volta le augurerò la buona notte con un bacio.
3 maggio Una delle cose che mi confondono è il non sapere mai realmente, quando qualcosa affiora dal mio passato, se davvero accadde in quel modo o se così parve accadere sul momento o se lo sto soltanto inventando. Sono come un uomo che sia rimasto semiassopito per tutta la vita e cerchi di capire com’era prima di destarsi. Ogni cosa appare stranamente offuscata e al rallentatore.
Stanotte ho avuto un incubo e quando mi sono svegliato ho ricordato qualcosa.
Anzitutto, l’incubo: sto correndo in un lungo corridoio, quasi accecato da turbini di polvere. A volte corro avanti, poi galleggio in aria qua e là e torno indietro, ma ho paura perché sto nascondendo qualcosa in tasca. Non so che cosa sia né dove l’ho, ma so che vogliono portarmelo via e questo mi atterrisce.
Il muro crolla e a un tratto ecco una fanciulla dai capelli rossi con le braccia tese verso di me… il suo viso è una vacua maschera. Mi prende tra le braccia, mi bacia e mi accarezza, e io vorrei tenerla stretta ma ho paura. Quanto più mi tocca, tanto più mi impaurisco perché so che non devo mai toccare una ragazza.
Poi, mentre il suo corpo si strofina contro il mio, sento uno strano pulsare e traboccare dentro di me che mi rende tutto caldo. Ma quando alzo gli occhi vedo un coltello insanguinato nelle mani di lei.
Cerco di gridare correndo, ma non un suono mi esce dalla gola e ho le tasche vuote. Mi frugo le tasche, ma non so che cosa hb perduto né perché lo stavo nascondendo. So soltanto che la cosa è scomparsa e ho sangue anche sulle mani.
Destandomi ho pensato ad Alice e ho provato la stessa sensazione di panico del sogno. Di che cosa ho paura? Di qualcosa riguardo al coltello.
Mi sono preparato una tazza di caffè e ho fumato una sigaretta. Non avevo mai fatto un sogno simile prima d’ora e mi sono reso conto ch’era collegato alla serata trascorsa con Alice. Ho incominciato a pensare a lei in modo diverso.
La libera associazione mi è ancora difficile, perché è quasi impossibile non guidare il corso dei propri pensieri… lasciare semplicemente aperta la mente e consentire che vi scorra qualsiasi cosa… idee che ribollono alla superficie come in un bagno di schiuma… una donna che fa il bagno… una ragazza… Norma sta facendo il bagno… io la spio attraverso il buco della chiave… e quando esce dalla vasca per asciugarsi, vedo che il suo corpo è diverso dal mio. Le manca qualcosa.
Sto correndo lungo il corridoio… qualcosa mi sta dando la caccia… non una persona… soltanto un grosso coltello da cucina balenante… e io ho paura e piango, ma non un suono mi esce dalle labbra perché ho il collo tagliato e sto sanguinando…
«Mamma, Charlie mi spia attraverso il buco della chiave…»
Perché è diversa? Che cosa le è successo?… sangue… sto sanguinando… un buio nascondiglio…
Tre ciechi topolini… tre ciechi topolini,
guarda come corrono! Non vanno certo piano!
Inseguono tutti e tre quei bambini
che con il coltello han tagliato loro i codini.
Avevi mai visto qualcosa di tanto strano?
Tre… ciechi… topolini?
Charlie, solo in cucina al mattino presto. Tutti gli altri dormono e lui si diverte a giocare con il suo spago e i dischi che girano. Uno dei bottoni si stacca dalla camicia mentre lui si china e rotola sul disegno intricato del linoleum della cucina. Rotola verso il bagno e lui lo segue, ma poi lo perde. Dov’è il bottone? Va nel bagno a cercarlo. Nel bagno c’è un armadietto dove si trova la cesta della biancheria e a lui piace tirar fuori tutta la biancheria e guardarla. La biancheria di suo padre e di sua madre… e quella di Norma. Gli piacerebbe provarsela e farsi passare per Norma, ma una volta, quando ci ha provato, è stato sculacciato da sua madre. Lì, nella cesta della biancheria, trova le mutandine di Norma sporche di sangue secco. Che cosa ha fatto di male? È atterrito. Chiunque sia stato, potrebbe venire a cercarlo…
Perché un simile ricordo dell’infanzia rimane in me così nitido e perché mi spaventa anche adesso? Forse a causa dei miei sentimenti per Alice?
Ripensandoci, ora, posso capire perché mi è stato insegnato a tenermi lontano dalle donne. Ho fatto male a esprimere i miei sentimenti per Alice. Non ho alcun diritto di pensare a una donna in questo modo… non ancora. Ma nel momento stesso in cui scrivo queste parole, qualcosa dentro di me grida che c’è di più. Sono una creatura umana. Ero una creatura umana prima di essere sottoposto al bisturi del chirurgo. E devo amare qualcuno.
8 maggio Anche adesso che ho saputo che cosa si stava svolgendo alle spalle del signor Donner, stento a crederlo.
Ho notato per la prima volta che accadeva qualcosa di strano durante l’ora di punta, due giorni fa. Gimpy era dietro il banco e stava fasciando una torta di compleanno per uno dei nostri clienti più assidui… una torta che costa tre dollari e novantacinque. Ma quando Gimpy ha azionato la manovella, il registratore di cassa ha segnato soltanto due dollari e novantacinque. Stavo per dirgli che aveva commesso un errore quando nello specchio dietro il banco ho veduto una strizzatina d’occhio e un sorriso passare dal cliente a Gimpy, e il sorrisetto di risposta sulla faccia di Gimpy. E quando l’uomo ha preso il resto, ho visto il lampo di una grossa moneta d’argento rimasta nella mano di Gimpy prima che le sue dita si chiudessero su di essa, e il movimento fulmineo con il quale egli si è messo in tasca il mezzo dollaro.
«Charlie», ha detto una donna alle mie spalle. «ce ne sono ancora di quei cannoli alla crema?»
«Vado a vedere.»
Ero contento di essere stato interpellato, perché così avrei avuto il modo di riflettere su quel che avevo veduto. Senza dubbio, Gimpy non aveva commesso un errore. Aveva volutamente fatto pagare meno al cliente, e tra loro esisteva un’intesa.
Mi sono addossato inerte alla parete, non sapendo che cosa fare. Gimpy lavora alle dipendenze del signor Donner da più di quindici anni. Donner, che ha sempre trattato i suoi dipendenti come intimi amici, come parenti, ha invitato più di una volta a cena a casa sua la famiglia di Gimpy. Spesso ha affidato il negozio a Gimpy quando doveva uscire, e io ho sentito parlare delle numerose volte in cui Donner ha dato a Gimpy denaro per pagare le spese d’ospedale a sua moglie.
Era incredibile che qualcuno potesse derubare un uomo simile. Doveva esserci qualche altra spiegazione. Forse Gimpy aveva realmente commesso un errore nell’azionare il registratore di cassa e il mezzo dollaro era stato semplicemente una mancia. Oppure il signor Donner aveva concesso uno sconto speciale a questo cliente che acquista con regolarità torte alla crema. Tutto anziché credere che Gimpy sia un ladro. Gimpy è sempre stato così buono con me.