È incredibile che qualcosa possa accadere e sottrarmi questa energia ribollente, l’entusiasmo da cui è saturato tutto ciò che faccio. È come se tutte le conoscenze delle quali mi sono imbevuto negli scorsi mesi si fossero fuse, innalzandomi a un diapason di luce e di comprensione. Questo è bellezza, amore e verità, tutto insieme. Questa è felicità. E ora che l’ho trovata, come posso rinunciarvi? La vita e il lavoro sono le cose più meravigliose che un uomo possa avere. Sono innamorato di quello che sto facendo, perché la soluzione del problema è proprio qui nella mia mente e presto, molto presto, esploderà nella consapevolezza. Che mi sia consentito di risolvere quest’unico problema. Prego Dio ch’io possa trovare la soluzione che desidero, ma se non sarà tale, accetterò tutto e sarò grato di quel che avrò avuto.
Il nuovo amico di Fay è un maestro di ballo del locale Polvere di Stelle. Non posso certo rimproverarla, dato che ho così poco tempo da dedicarle.
11 agosto Vicolo cieco negli ultimi due giorni. Nulla. In qualche punto devo avere imboccato la svolta sbagliata, perché trovo la risposta a molti interrogativi ma non all’interrogativo più importante d’ogni altro: in qual modo la regressione di Algernon influenza l’ipotesi fondamentale dell’esperimento?
Per fortuna conosco abbastanza i processi mentali per non lasciarmi preoccupare eccessivamente da questo ostacolo. Invece di essere preso dal panico e di rinunciare (o, quel che è peggio, di insistere per trovare risposte che non si presentano), devo distogliere per qualche tempo la mente dal problema e lasciarlo cuocere nel proprio brodo. Sono arrivato sin dove mi era possibile sul livello conscio, e ora è il turno di quei processi misteriosi al di sotto del livello della consapevolezza. Si tratta di una di quelle cose inesplicabili, in qual modo tutto ciò che ho appreso e sperimentato debba essere applicato al problema. Insistere troppo non farà che irrigidire la situazione. Quanti grandi problemi non sono stati risolti perché gli uomini non sapevano abbastanza o non avevano una fede sufficiente nel processo creativo e in se stessi, una fede così grande da consentire all’intera mente di applicarsi alla difficoltà?
Pertanto, ieri nel pomeriggio ho deciso di interrompere per qualche tempo il lavoro e di andare al cocktail party della signora Nemur. Veniva offerto in onore dei due uomini del consiglio d’amministrazione della Fondazione Welberg il cui intervento era stato decisivo nel fare ottenere i fondi a suo marito. Avevo pensato di condurre con me Fay, ma lei ha detto che si era impegnata con un altro e preferiva andare a ballare.
Ho incominciato la serata con tutte le buone intenzionì di essere cordiale e di farmi degli amici. Ma in questi giorni incontro difficoltà nell’accostarmi alla gente. Non so se per colpa mia o loro; fatto sta che ogni tentativo di conversazione fallisce di solito in uno o due minuti e le barriere si innalzano. Forse perché hanno paura di me? O forse perché, in cuor loro, se ne infischiano, e io mi infischio di loro?
Ho bevuto qualcosa e mi sono aggirato nella vasta sala. V’erano gruppetti di persone sedute e intente a conversare, conversazioni di quelle alle quali trovo impossibile prendere parte. Infine la signora Nemur mi ha bloccato e mi ha presentato a Hyram Harvey, uno dei consiglieri d’amministrazione. La signora Nemur è una donna piacente, sulla quarantina, con i capelli biondi, molto trucco e lunghe unghie rosse. Teneva Harvey sotto braccio. «Come stanno andando le ricerche?» ha voluto sapere.
«Bene quanto ci si poteva aspettare. Sto cercando di risolvere un problema difficile, in questo momento.»
Ha acceso una sigaretta, sorridendomi. «So che tutti coloro i quali prendono parte all’esperimento le sono grati per aver deciso di intervenire e aiutarli. Ma immagino che lei preferirebbe lavorare a qualcosa di suo. Dev’essere alquanto tedioso occuparsi del lavoro di un altro invece di qualcosa concepito e creato da noi stessi.»
Era tagliente, e come. Non voleva consentire a Hyram Harvey di dimenticare che il merito sarebbe spettato a suo marito. Non ho saputo resistere alla tentazione di ribattere. «Nessuno crea mai qualcosa di realmente nuovo, signora Nemur. Tutti edificano sugli insuccessi altrui. In realtà, nella scienza non vi è nulla di originale. Quello che conta è il contributo di ogni uomo alla somma delle conoscenze.»
«Naturale», ha detto lei, rivolgendosi più che a me al suo anziano ospite. «È un peccato che il signor Gordon non sia stato qui prima per contribuire a risolvere questi ultimi piccoli problemi.» Ha riso. «Ma d’altro canto… oh, me ne dimenticavo, lei non era in grado di compiere esperimenti psicologici.»
Harvey ha riso a sua volta, e io mi son detto che avrei fatto meglio a tacere. Bertha Nemur non mi avrebbe mai lasciato l’ultima parola, e se la cosa fosse andata oltre avrebbe potuto finir male.
Ho veduto il dottor Strauss e Burt conversare con l’altro rappresentante della Fondazione Welberg… George Raynor. Strauss stava dicendo: «La difficoltà, signor Raynor, è quella di reperire fondi sufficienti per lavorare a ricerche del genere, senza che il denaro sia legato a condizioni. Quando i fondi sono destinati a scopi specifici, non abbiamo una vera libertà d’azione».
Raynor ha scosso la testa e agitato il grosso sigaro nella direzione del gruppetto che lo circondava. «La vera difficoltà consiste nel persuadere il consiglio d’amministrazione che questo genere di ricerche ha un valore pratico.»
Strauss ha crollato il capo. «Intendevo dire che questo denaro è destinato a ricerche. Nessuno può mai sapere in anticipo se un esperimento darà luogo a qualcosa di utile. Spesso i risultati sono negativi. Apprendiamo che cosa non è qualcosa… e ciò è importante quanto una scoperta positiva per chi partirà da lì. Per lo meno egli saprà che cosa non deve fare.»
Mentre mi avvicinavo al gruppo ho notato la moglie di Raynor, alla quale ero già stato presentato. È una bella donna bruna, sulla trentina. Mi stava fissando, o meglio fissava il cocuzzolo della mia testa… come se si fosse aspettata che ne spuntasse qualcosa. Ho ricambiato lo sguardo e lei si è innervosita e si è rivolta di nuovo al dottor Strauss. «Ma per quanto concerne l’esperimento attuale? Prevede di potersi avvalere di queste tecniche con altri ritardati mentali? È una scoperta che il mondo potrà utilizzare?»
Strauss si è stretto nelle spalle e ha accennato a me con la testa. «È ancora troppo presto per dirlo. Suo marito ci ha aiutato a mettere Charlie al lavoro sull’esperimento, e molto dipende da ciò ch’egli scoprirà.»
«Naturalmente», ha osservato la signora Raynor, «ci rendiamo conto tutti quanti della necessità della ricerca pura in campi come il suo. Ma sarebbe una gran cosa se si potesse trovare un metodo davvero efficace per arrivare a risultati definitivi fuori del laboratorio, se si potesse dimostrare al mondo che si sono ottenuti vantaggi tangibili».
Ho fatto per parlare, ma Strauss, che doveva aver intuito quanto stavo per dire, si è alzato e mi ha messo un braccio sulle spalle. «Tutti noi della Beekman siamo persuasi che il lavoro cui si sta dedicando Charlie rivesta la massima importanza. Il suo compito è ora quello di accertare la verità, ovunque essa possa condurre. Alle vostre fondazioni lasciamo il compito di orientare il pubblico, di educare la società.»
Ha sorriso ai Raynor e mi ha condotto lontano da loro.