L’INTELLIGENZA INDOTTA ARTIFICIALMENTE SI DETERIORA CON UNA RAPIDITÀ DIRETTAMENTE PROPORZIONALE ALLA QUANTITÀ DELL’ACCRESCIMENTO.
Fino a quando sarò in grado di scrivere, continuerò a esporre i miei pensieri e le mie idee in questi rapporti sui progressi. È uno dei miei pochi piaceri solitari ed è senz’altro necessario al completamento di questa ricerca.
Tuttavia, stando a tutti gli indizi, il mio deterioramento mentale sarà rapidissimo.
Ho controllato e ricontrollato i dati una dozzina di volte nella speranza di trovare un errore, ma mi spiace dire che i risultati restano validi. Eppure sono lieto del poco che qui aggiungo alla conoscenza del funzionamento della mente umana e delle leggi che governano l’accrescimento artificiale dell’intelligenza umana.
L’altra sera il dottor Strauss diceva che un insuccesso sperimentale, la confutazione di una teoria, sono importanti per il progredire della scienza quanto lo sarebbe un successo. Ora so che questo è vero. Mi spiace, tuttavia, che il mio contributo in questo settore debba poggiare sulle ceneri dell’opera di lei e dei suoi collaboratori, e in particolare di coloro che tanto hanno fatto per me.
Suo, sinceramente
CHARLES GORDON
Allegato: 1 rapporto
copie: per il dottor Strauss
per la fondazione Welberg
1 settembre Non devo lasciarmi prendere dal panico. Presto vi saranno sintomi di instabilità emotiva e di amnesia, i primi indizi del disfacimento. Saprò riconoscerli in me stesso? La sola cosa ch’io possa fare adesso è continuare a tener nota delle mie condizioni mentali il più obiettivamente possibile, ricordando che questo diario psicologico sarà il primo del genere, e probabilmente anche l’ultimo.
Stamane Nemur ha fatto portare da Burt il mio rapporto e i dati statistici all’università Hallston, affinché alcuni degli specialisti più eminenti verifichino i risultati che ho ottenuto e l’applicazione delle mie formule. Per tutta la scorsa settimana Burt ha riveduto i miei esperimenti e i diagrammi metodologici. In realtà non dovrei adontarmi per le loro precauzioni.
In fin dei conti non sono che Charlie, l’ultimo venuto, e a Nemur riesce difficile convincersi che il mio lavoro potrebbe essere superiore al suo. Aveva finito con il credere nel mito della sua autorità, e in fin dei conti io sono un estraneo.
A dire il vero non m’importa più nulla di quello che pensa né di quello che pensano tutti gli altri, del resto. Non ne ho il tempo. Il lavoro è svolto, i dati sono stati raccolti e ormai non rimane altro che accertare se mi sono servito senza errori della curva dei dati di Algernon per prevedere quel che accadrà a me. Alice ha pianto quando le ho comunicato la notizia. Poi è corsa fuori. Devo farle capire che non ha motivo di ritenersi responsabile.
2 settembre Ancora nulla di preciso. Mi muovo in un silenzio di chiara luce bianca. Tutto, intorno a me, è in attesa. Sogno di essere solo sulla vetta di una montagna, contemplando il paesaggio intorno a me, verdi e gialli… e il sole a perpendicolo comprime la mia ombra in una sfera compatta intorno alle mie gambe. Mentre il sole si abbassa nel cielo del pomeriggio, l’ombra si srotola e si estende verso l’orizzonte, lunga e sottile, e molto lontana dietro a me…
Voglio ripetere quel che ho già detto al dottor Strauss. Nessuno ha colpa, in alcun modo, di quanto è accaduto. Questo esperimento è stato preparato con cura, messo abbondantemente alla prova con animali e convalidato statisticamente. Quando decisero di scegliere me come primo soggetto umano, erano ragionevolmente sicuri che la cosa non implicasse alcun pericolo fisico. Non esisteva la possibilità di prevedere i trabocchetti psicologici. Voglio che nessuno soffra a causa di quanto mi sta accadendo.
L’interrogativo ormai è uno solo: per quanto tempo ancora potrò resistere?
15 settembre Nemur dice che i risultati da me ottenuti sono stati confermati. Questo significa che l’errore è determinante e mette in dubbio l’intera ipotesi. Un giorno forse si troverà il modo di sormontare la difficoltà, ma il momento non è ancora maturo. Ho raccomandato di non compiere ulteriori esperimenti con èsseri umani fino a quando tutto ciò non sarà stato chiarito con altre ricerche sugli animali.
Sento che per avere maggiori probabilità di successo le ricerche dovranno essere orientate verso lo studio degli squilibri degli enzimi. Come in tanti altri campi, il fattore chiave è il tempo: rapidità nell’individuare la carenza e fulmineità nel somministrare i sostituti degli ormoni. Vorrei rendermi utile in questo settore delle ricerche e nella ricerca di radioisotopi utilizzabili per il controllo corticale locale, ma so che me ne mancherà il tempo.
17 settembre Sto diventando distratto. Ripongo oggetti nei cassetti della mia scrivania o dei tavoli del laboratorio e quando non riesco a trovarli perdo la pazienza e me la prendo con tutti. Si tratta dei primi sintomi?
Algernon è morto due giorni fa. L’ho trovato alle quattro e mezzo del mattino, quando sono rientrato in laboratorio dopo aver vagabondato lungo il fronte del porto; era coricato sul fianco in un angolo della gabbia. Come se stesse correndo nel sonno.
La dissezione dimostra che le mie previsioni erano giuste. Paragonato a un cervello normale, quello di Algernon era diminuito di peso e risultava uno spianamento generale delle circonvoluzioni cerebrali nonché un approfondimento e un ampliamento delle pieghe.
È spaventoso pensare che la stessa cosa potrebbe accadere anche a me in questo momento. Averla constatata in Algernon la rende reale. Per la prima volta ho paura del futuro.
Ho messo Algernon in una scatoletta metallica e l’ho portato a casa con me. Non voglio che lo gettino nel forno per rifiuti; è una cosa sciocca e sentimentale, ma ieri sera tardi l’ho seppellito nel cortile. Ho pianto mentre deponevo sulla tomba un mazzo di fiori di campo.
21 settembre Domani andrò in Marks Street a far visita a mia madre. Stanotte un sogno ha dato l’avvio a una sequenza di ricordi, illuminando un intero tratto del passato e l’importante è mettere tutto subito per iscritto prima che me ne dimentichi, poiché sembra che ora dimentichi più rapidamente le cose. Il sogno concerne mia madre e ora, più che mai, voglio capirla, sapere com’è e perché ha agito come ha agito. Non devo odiarla. Devo venire a patti con lei prima di vederla, per non essere troppo aspro e non commettere sciocchezze.
27 settembre Avrei dovuto scrivere subito questi appunti perché è importante che il diario sia completo.
Sono andato a trovare Rose tre giorni fa. Alla fine ho imposto a me stesso di chiedere nuovamente in prestito la macchina di Burt. Avevo paura, eppure sapevo di dover andare.
A tutta prima, una volta arrivato in Marks Street, mi son detto che forse avevo sbagliato. Non era più affatto come la ricordavo. Era una strada sudicia. Terreni da costruzione là dove molte delle case erano state demolite. Sul marciapiede un frigorifero abbandonato il cui sportello era stato tolto, e nel rigagnolo un vecchio materasso dal cui ventre sporgevano gli intestini. Alcune case avevano le finestre chiuse con assi e altre sembravano più tuguri riparati alla meglio che abitazioni decenti. Ho lasciato la macchina a un isolato di distanza da casa mia e ho proseguito a piedi.
Non c’erano bambini intenti a giocare in Marks Street… non era affatto come l’immagine mentale che avevo conservato in me di fanciulli intenti a giocare dappertutto e di Charlie che stava a guardarli dalla finestra della facciata (strano che quasi tutti i miei ricordi di questa strada siano incorniciati dalla finestra e che io sia sempre dentro a guardare gli altri bambini che giocano). Adesso c’erano soltanto vecchi in piedi all’ombra di verande sbilenche.