Comuncue è così che ho imparato a skrivere bene la parola punteggiatura. È scritta così nel dizzionario. Miss Kinnian dice che anche il punto è punteggiatura, e ci sono pareki altri segni da imparare. Avevo capito le ho detto che tutti i punti dovevano avere la coda e si chiamavano virgole. Ma lei dice di no.
Ha detto: devi, mescolarli?! Mi ha mostrato! il modo, di mescolarli! e subito! Posso) mescolare? ogni sorta di segni; della punteggiatura — cuando. skrivo! Ci sono » molte, regole; da imparare? ma. io me le sto ficando in testa:
C’è una cosa? che, mi piace: a propposito, della cara Miss Kinnian: (è come, sucede? in una lettera, daffari (ammesso! che io possa mai, metermi in affari?) e cioè, che, lei: sempre mi dà una ragione » cuando — faccio cualche domanda. È un gen’io! Vorrei poter essere altretanto intelligente; la punteggiatura, è? divertente!
8 aprile Che tonto sono! Non ho neppure capito di che cosa stava parlando. Ho letto la grammatica ieri sera e spiega tutta la faccenda. Poi mi sono reso conto ch’era la stessa cosa che stava cercando di dirmi Miss Kinnian, ma io non avevo saputo arrivarci. Mi sono alzato nel cuor della notte e tutta la faccenda mi si è chiarita nella mente.
Miss Kinnian ha detto che il funzionamento della TV, subito prima che io mi addormenti e durante la notte, ha giovato. Ha detto che sono arrivato a un plateau. È come la sommità piatta di una collina.
Dopo aver capito come funziona la punteggiatura, ho riletto tutti i miei rapporti sui progressi incominciando dal principio. Perdinci, com’erano pazzesche la mia ortografia, la mia sintassi e la punteggiatura! Ho detto a Miss Kinnian che dovrei rivedere ogni pagina e correggere tutti gli errori, ma lei ha risposto: «No, Charlie, il professor Nemur li vuole così come sono. Per questo ti permette di conservarli dopo che ne sono state fatte le fotostatiche… perché tu possa constatare i tuoi progressi. Stai progredendo rapidamente, Charlie».
Questo mi ha fatto un gran piacere. Dopo la lezione sono sceso e ho giocato con Algernon. Non gareggiamo più nelle corse.
10 aprile Mi sento male. Non un malessere per medici, ma dentro il petto è come se avessi un vuoto è come se mi fossi buscato un pugno e avessi il bruciore di stomaco al contempo.
Non volevo scriverlo, ma suppongo di doverlo fare, perché è importante.
Oggi è la prima volta che volutamente rimango a casa e non vado a lavorare.
Ieri sera Joe Carp e Frank Reilly mi hanno invitato a una festa. C’erano molte ragazze e c’erano Gimpy e anche Ernie. Ho ricordato come m’ero sentito male l’ultima volta per aver bevuto troppo, e così ho detto a Joe che non volevo bere niente. Lui mi ha dato una semplice Coca Cola. Aveva un sapore buffo ma a me è sembrato soltanto di sentire un saporaccio in bocca.
Per qualche tempo ci siamo divertiti molto.
«Balla con Ellen», ha detto Joe. «Ti insegnerà i passi.» Poi le ha strizzato l’occhio come se avesse voluto comunicarle qualcosa.
Lei ha detto: «Perché non lo lasci in pace?»
Joe mi ha dato una manata sulle spalle. «Questo è Charlie Gordon, il mio amicone, il mio compagno. Non è uno qualsiasi… è stato promosso e adesso lavora all’impastatrice. Ti ho chiesto semplicemente di ballare con lui e di farlo divertire. Che cosa c’è di male in questo?»
Mi ha spinto verso di lei e contro di lei. Così Ellen ha ballato con me. Sono caduto tre volte e non mi è riuscito di capire perché in quanto nessun altro ballava, a parte Ellen e me. E tutte le volte incespicavo perché qualcuno allungava un piede.
Erano tutti attorno in circolo a guardare e a ridere del modo come facevamo i passi. Ridevano più forte ogni volta che cadevo, e ridevo anch’io perché era tanto buffo. Ma l’ultima volta che è successo non ho riso. Mi sono rimesso in piedi e Joe mi ha spinto di nuovo giù.
Allora ho notato l’espressione sulla faccia di Joe e ho provato una sensazione strana allo stomaco.
«È un urlo», ha detto una delle ragazze. Tutti stavano rìdendo.
«Oh, avevi ragione, Frank», ha detto Ellen, soffocando. «È un numero fuori programma.» Poi ha soggiunto: «Tieni, Charlie, prendi un frutto». Mi ha dato una mela, ma quando ci ho affondato i denti era finta.
Allora Frank si è messo a ridere è ha detto: «Te lo dicevo che l’avrebbe mangiata. Riesci a immaginartelo uno così tonto da mangiare frutta di cera?»
Joe ha esclamato: «Non avevo più riso tanto da quando lo mandammo fino all’angolo a vedere se stava piovendo quella notte che ci sbarazzammo di lui, da Halloran».
Allora ho visto una scena che ricordavo nella mia mente di quando ero bambino e i ragazzi dell’isolato mi facevano giocare con loro a nascondarella e toccava a me cercarli. Dopo aver contato più volte fino a dieci sulle dita, andavo a cercare gli altri. Continuavo a cercarli finché non cominciava a far freddo e a scendere l’oscurità e dovevo tornare a casa.
Ma non li trovavo mai e non riuscivo a capire perché.
Le parole di Frank me lo hanno ricordato. Da Halloran era accaduta la stessa cosa. E Joe e tutti gli altri stavano facendo questo: ridevano di me. E i ragazzetti che giocavano a nasconderella si burlavano di me e ridevano anche loro alle mie spalle.
La gente alla festa era una gran chiazza di facce offuscate tutte intente a contemplarmi dall’alto e a ridere di me.
«Guardalo. È rosso in faccia.»
«Sta diventando rosso. Charlie si sta facendo rosso.»
«Ehi, Ellen, che cosa gli hai fatto a Charlie? Non l’avevo mai visto comportarsi così.»
«Perbacco, Ellen, non c’è che dire, lo hai eccitato.»
Non sapevo che cosa fare né da che parte voltarmi. Il suo strofinarmisi contro mi aveva fatto provare qualcosa di strano. Tutti ridevano di me e improvvisamente mi sono sentito nudo. Volevo nascondermi affinché non vedessero. Sono corso fuori dell’appartamento. Era un grande caseggiato, con molti corridoi e non riuscivo a trovare le scale. Mi ero dimenticato completamente dell’ascensore. Infine, dopo aver trovato le scale, sono uscito di corsa nella strada e ho camminato a lungo prima di rientrare nella mia stanza. Non mi ero mai accorto che Joe e Frank e tutti gli altri mi volevano con loro soltanto per prendermi in giro.
Ora so che cosa volevano dire quando parlavano di «fare il Charlie Gordon».
Mi vergogno.
E c’è un’altra cosa. Ho sognato quella ragazza, Ellen, che ballava e si strofinava contro di me, e quando mi sono svegliato le lenzuola erano bagnate e sudicie.
13 aprile Ancora non sono tornato a lavorare alla panetteria. Ho detto alla signora Flynn, la mia affittacamere, di telefonare e dire al signor Donner che sono malato. La signora Flynn mi guarda, da qualche tempo a questa parte, come se avesse paura di me.
Credo che sia una buona cosa capire perché tutti ridono di me. Ci ho pensato a lungo. La ragione è che sono tonto e quando faccio qualcosa di stupido non me ne accorgo neppure. La gente si diverte quando uno stupido non riesce a fare le cose nello stesso modo degli altri.
In ogni modo, ora so che sto diventando un po’ più intelligente ogni giorno. Conosco la punteggiatura e so scrivere bene. Mi piace cercare nel dizionario tutte le parole difficili e ricordarle. Inoltre cerco di scrivere il meglio possibile questi rapporti sui progressi, ma è una cosa difficile a farsi. Sto leggendo molto, adesso, e Miss Kinnian dice che leggo rapidamente. E addirittura capisco molte delle cose che leggo, e mi rimangono impresse nella mente. Vi sono momenti in cui chiudo gli occhi e penso a una pagina e la rivedo come se fosse un quadro.
Ma mi vengono in mente anche altre cose. Talora chiudo gli occhi e vedo un’immagine chiarissima. Come stamane, subito dopo il risveglio, giacevo a letto con gli occhi spalancati. Era come se un grande foro si fosse aperto nelle pareti della mia mente e io avessi potuto passarci attraverso. Credo che risalga molto indietro nel tempo… a molto tempo fa, quando incominciai a lavorare nella panetteria Donner. Vedo la strada dove si trova la panetteria. Un po’ confusa all’inizio, l’immagine diventa poi a chiazze, con alcune cose tanto reali da sembrare proprio dinanzi a me, mentre altre cose rimangono offuscate, e io sono dubbioso…