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La capsula sembrava non esser mai stata toccata.

— Ora non esiste modo di aprire la capsula senza conoscere le impronte caratteristiche di Riose, vero? - Per gli uomini dell'Impero и cosм - disse Barr.

— Di conseguenza la prova che contiene la capsula и completamente sconosciuta a noi, e quindi autentica.

— Per l'Impero sм.

— E l'Imperatore puт aprirla, vero? Devono possedere uno schedario di tutti i funzionari governativi.

Sulla Fondazione ne esiste uno.

— Anche nella capitale dell'Impero.

— Allora quando tu, patrizio siwenniano e scudiero dell'Impero, dici a Cleon che il suo consigliere privato e il suo piщ onesto generale si sono messi d'accordo per eliminarlo, e gli consegni la capsula come prova, come pensi che interpreterа le parole "la meta finale"? Barr si sedette sorpreso. - Un momento, non riesco a seguirti.

— Si afferrт il mento con una mano e disse: - Non parlerai sul serio, per caso? - Sono serissimo - rispose Devers eccitato. - Ascolta, nove degli ultimi dieci Imperatori hanno avuto la gola tagliata, o la testa spaccata per mano d'uno dei loro generali.

Me l'hai detto tu stesso piщ di una volta.

Il vecchio Imperatore crederebbe a noi immediatamente, e la testa di Riose non rimarrebbe per molto attaccata al collo.

Barr era talmente sorpreso che quasi non riusciva a parlare. - Ma allora dici proprio sul serio.

Per la Galassia, ti rendi conto che non puoi battere una Crisi Seldon con un piano di burletta come il tuo? Immaginiamo che tu non fossi mai venuto in possesso della capsula.

Immagipiamo che Brodrig avesse evitato di scrivere "meta finale".

Il Progetto Seldon non и basato sulla fortuna.

— Ma se un colpo fortunato ci capita tra le mani, non c'и legge di Seldon che ti impedisca di farne uso.

— Certamente.

Ma, ma… - Barr prese fiato e cercт di calmarsi.

Ascolta, in primo luogo, come pensi di arrivare su Trantor? Non sai dove si trovi nello spazio e io di certo non ricordo le coordinate.

Non sai nemmeno dove ti trovi ora nello spazio.

— Non ci si puт perdere nello spazio - rispose Devers.

Si era giа seduto ai comandi. - Ci dirigiamo verso il pianeta piщ vicino, scendiamo a terra e, con i centomila crediti di Brodrig, ci comperiamo la migliore delle carte spaziai.

— E magari ci buschiamo anche un buco nella pancia.

Probabilmente i nostri connotati sono giа stati trasmessi in tutta questa sezione dell'Impero.

— Dottore - disse Devers spazientito, - non cominciamo a fare i guastafeste.

Riose ha detto che questa astronave si и arresa troppo facilmente, e ti assicuro io che non stava scherzando.

Questa astronave ha abbastanza potenza di fuoco per tener testa a qualsiasi nave che possiamo incontrare in questa parte della Galassia.

Inoltre siamo in possesso di scudi protettivi individuali.

I soldati dell'Impero li hanno cercati senza trovarli poichй non era certo nelle mie intenzioni di farglieli trovare.

— Va bene - disse Barr. - Va bene.

Immagina di trovarli su Trantor.

Come credi di riuscire ad avere udienza presso l'Imperatore? Pensi forse che faccia orario d'ufficio? - Ci occuperemo di questo problema quando saremo arrivati su Trantor - rispose Devers.

Barr scosse le spalle scoraggiato. - D'accordo.

In ogni caso era da cinquant'anni che desideravo visitare Trantor prima di morire.

Faremo come vuoi tu.

I motori iperatomici vennero spenti.

Le luci ebbero un tremito e i due provarono la lieve nausea che indicava il balzo dell'astronave nell'iperspazio.

9. Su Trantor

Le stelle nel cielo erano fitte come gramigna in un campo abbandonato.

'Lathan Devers si era accorto dell'importanza dei decimali la prima volta che aveva dovuto calcolare i balzi dell'iperspazio.

Provava una specie di claustrofobia quando doveva compiere voli non piщ lunghi di un annoluce.

C'era qualcosa di impressionante in questo cielo dove si vedevano luci in tutte le direzioni.

Era come perdersi in un mare di radilazioni.

Al centro di quella costellazione formata da diecimila soli ruotava l'immenso pianeta imperiale, Trantor.

Ma era piщ di un pianeta: era il cuore pulsante di un Impero di venti milioni di sistemi stellari.

Aveva una sola funzione: l'amministrazione; un solo scopo: il governo; produceva una sola cosa: la legge.

In quel mondo non esisteva essere vivente all'infuori dell'uomo, del suoi animali domestici, e dei suoi parassiti.

Non esisteva un filo d'erba, ne una zolla di terreno che non fosse ricoperta da cemento o ferro, all'infuori delle cento miglia quadrate di giardini attorno al palazzo Imperiale.

Non esisteva un ruscello, sempre all'infuori dei giardini imperiali, che non fosse stato incanalato e raccolto nelle gigantesche cisterne sotterranee che fornivano acqua alla popolazione del pianeta.

Il lucido, indistruttibile, incorruttibile metallo che copriva tutto il pianeta costituiva l'armatura e le fondamenta di quelle colossali strutture che incastellavano il mondo.

Erano costruzioni collegate fra loro da autostrade, corridoi, giganteschi edifici adibiti a uffici, sotterranei larghi miglia quadrate usati come grandi magazzini; attici destinati a ritrovi che ogni notte si illuminavano di luci.

Si poteva percorrere tutto Trantor senza mai uscire da quell'unico conglomerato di edifici, nй vedere la cittа.

Una flotta di astronavi, la piщ grande di tutte le flotte che l'Impero avesse mai posseduto, atterrava con il suo carico su Trantor ogni giorno per fornire cibo ai quaranta miliardi di persone che non davano altro in cambio che il loro lavoro di burocrati del governo piщ complesso che l'umanitа avesse mai conosciuto.

Il granaio di Trantor era costituito da venti pianeti agricoli.

Un universo intero serviva questa cittа…

Trattenute da ambo i lati dalle poderose braccia d'acciaio, le astronavi venivano lentamente guidate fino agli hangar.

Devers era giа riuscito ad attraversare la barriera di complicazioni burocratiche che circondava questo mondo, dove ogni azione era registrata in quadruplice copia.

Erano stati fermati in un primo tempo ancora nello spazio, dov'era stato riempito il primo della lunga serie di questionari.

Avevano dovuto sottoporsi a centinaia di controlli, alla fotografia della nave, alla compilazione dei dati caratteristici dei due uomini, al conseguente incasellamento nello schedario, all'ispezione anticontrabbando, al pagamento della carta di identitа e del visto turistico.

Ducem Barr era siwenniano e quindi suddito dell'Imperatore, ma Lathan Devers era uno sconosciuto sprovvisto di documenti.

L'ufficiale incaricato era profondamente dispiaciuto, ma Devers non sarebbe potuto entrare.

Anzi, avrebbe dovuto essere sottoposto a indagini ufficiali…

Dal nulla apparve un biglietto da cento crediti, garantiti dai possedimenti di Lord Brodrig, che cambiarono di mano rapidamente.

L'ufficiale borbottт qualcosa e l'espressione dispiaciuta della sua faccia si trasformo in un sorriso.

Apparve una scheda completamente nuova.

Venne riempita rapidamente ed efficientemente, completa delle caratteristiche personali di Devers.

Finalmente il mercante e il patrizio entrarono in Trantor.

Nell'hangar, l'astronave venne nuovamente fotografata, registrata, e il suo contenuto inventariato.

Vennero fotocopiate le carte di identitа dei passeggeri e venne pagata un'altra tassa debitamente registrata.

Finalmente Devers si trovт su un gran terrazzo sotto un sole caldo insieme a donne che parlavano, bambini che urlavano e uomini comodamente seduti che sorseggiavano una bibita ascoltando le notizie dell'Impero trasmesse da un colossale televisore.

Barr pagт il numero di monete di iridio richieste e prese un giornale dalla pila.

Era il Notiziario Imperiale di Trantor, organo ufficiale del governo.

Nel retro del chiosco, si sentiva il leggero ticchettio della macchina che stampava l'edizione straordinaria che veniva contemporaneamente composta negli uffici del Notiziario Imperiale lontani diecimila chilometri di corridoi - seimila in linea d'aria - mentre altri dieci milioni di copie venivano stampati in quello stesso istante in altri dieci milioni di luoghi simili, in tutto il pianeta.

Barr diede una scorsa ai titoli e disse: - Quale sarа la prima mossa? Devers cercт di scrollarsi di dosso lo scoraggiamento che l'aveva preso.

Si trovava in un universo troppo lontano dal suo, in un mondo che lo opprimeva con tutte le sue complicazioni, in mezzo a gente le cui attivitа gli erano incomprensibili e della quale non riusciva quasi ad afferrare il linguaggio.

Le luccicanti torri metalliche che lo circondavano e che si estendevano a perdita d'occhio oltre l'orizzonte gli davano un senso di claustrofobia: la vita intensa e febbrile della capitale lo faceva sentire un pigmeo solo e privo di importanza.

— E meglio che ci pensi tu, dottore - disse.

Barr era calmo.

A bassa voce disse: - Ho cercato di spiegartelo, ma и difficile crederci finchй non lo si sperimenta, lo so perfettamente.

Sai quanta gente chiede udienza all'Imperatore ogni giorno? Un milione di persone all'incirca.

E sai quanta gente l'Imperatore riceve ogni giorno? Dieci individui.

Saremo costretti a passare attraverso i funzionari dell'amministrazione, il che и piщ difficile…

Ma non possiamo permetterci di appoggiarci all'aristocrazia.

— Ma abbiamo quasi centomila crediti.

— Un solo scudiero del regno ti costerebbe quella somma, e ce ne vorrebbero perlomeno tre o quattro per arrivare all'Imperatore.

Forse ci vorranno cinquanta commissari e altrettanti funzionari per arrivare allo stesso risultato, ma loro ci costeranno solo cento crediti ciascuno.

Penserт io a parlare.

In primo luogo, non capirebbero il tuo accento, secondo, non conosci l'etichetta che regola la corruzione.

Si tratta di un'arte, te lo posso assicurare…

Si interruppe.

Nella terra pagina del Notiziario Imperiale aveva visto la notizia che cercava, e passт il giornale a Devers.