Kalgan.
Era l'unico pianeta in tutto quel quadrante della Galassia che sembrava ignorare la caduta dell'Impero, la fine della dinastia degli Stannelis, la fine della grandezza di un tempo e della pace.
Kalgan era il mondo del lusso.
Mentre altrove la civiltа crollava, esso mantenne la sua capacitа di produttore di piaceri, di acquirente d'oro e di venditore di agi.
Era riuscito a evitare le distruzioni della storia: per quale ragione un conquistatore avrebbe dovuto distruggere, o danneggiare un mondo cosм pieno di moneta sonante e capace di comprarsi l'immunitа? Eppure Kalgan era diventato infine il quartier generale di un governatore ambizioso, e la mollezza dei suoi costumi era stata mitigata dalle esigenze della guerra.
Le sue dolci foreste semitronicali, le sue spiaggie amene, le sue cittа piene di vita riecheggiarono dei passi dei soldati mercenari e i cittadini ne furono impressionati.
I mondi della sua provincia erano stati armati ed era stato investito denaro in astronavi da guerra invece di usarlo come mezzo di corruzione, il tutto per la prima volta nella storia di quel mondo.
Il suo governatore dimostrт chiaramente di essere deciso a difendere ciт che considerava di sua proprietа, e di non avere scrupoli per le proprietа altrui.
Poi uno sconosciuto con un ridicolo soprannome l'aveva eliminato, aveva preso le sue armate e il suo impero in via di formazione, e senza bisogno di lottare.
Kalgan era tornato a essere come prima, e i suoi cittadini avevano ripreso il loro vecchio sistema di vita, mentre i nuovi professionisti della guerra si andavano assimilando facilmente con i vecchi.
Tutto tornт come prima, ripresero le elaborate battute di caccia agli animali addomesticati che popolavano una giungla che non aveva mai messo in pericolo la vita di nessun essere umano; riprese la caccia, a bordo di vecchi aeromobili, a, grandi uccelli, una caccia pericolosa solo per i poveri volatili.
Nella cittа, i turisti della Galassia si abbandonavano a ogni sorta di intrattenimenti, dagli ariosi palazzi sospesi a mezz'aria adibiti a locali per gli spettacoli e le riviste, che aprivano le loro porte alla folla per il modico prezzo di mezzo credito, ai locali piщ nascosti ed esclusivi che accoglievano solo i piщ ricchi.
Toran e Bayta si confusero in quella folla anonima di turisti.
La loro astronave venne registrata in un colossale hangar pubblico sulla penisola est.
Si unirono alla folla dei turisti della classe media, che gravitavano generalmente attorno al Mare Interno, dove i divertimenti erano ancora legali e persino rispettabili, e dove l'affollamento era ancora sopportabile.
Bayta portava occhiali da sole e una tunica sottile bianca per proteggersi dal caldo.
Seduta sulla spiaggia, tenendosi le ginocchia abbracciate, osservava il corpo allungato del marito che quasi fremeva per il piacere di essere al sole caldo di quel pianeta.
— Non prenderne troppo - le aveva detto ai primi giorni, ma Toran veniva da un pianeta che gravitava attorno a una stella rossa quasi morente.
Malgrado avesse vissuto per tre anni sulla Fondazione, per lui la luce del sole era un lusso, e da quattro giorni ormai, dopo aver protetto la sua pelle con lozioni anti-scottature, non indossava che pantaloncini corti.
Bayta si stese accanto a lui sulla sabbia e parlarono sottovoce.
Toran era calmo e completamente rilassato. - No, lo ammetto.
Non abbiamo concluso un bel niente.
Ma dov'и? Chi и? In questo pianeta assurdo non si parla di lui.
Forse non esiste nemmeno.
— Esiste - rispose Bayta, parlando senza muovere le labbra. - Il fatto и che dov'essere molto furbo.
Tuo zio ha ragione.
Sarebbe proprio l'uomo adatto, se siamo ancora in tempo.
Dopo una breve pausa, Toran sussurrт: - Sai cosa mi sta accadendo Bayta? Mi sto stordendo al sole, eppure i miei pensieri sono lucidi e chiari.
— S'interruppe, poi riprese: - Ti ricordi cosa diceva il dottor Amann all'universitа, Bayta? La Fondazione non potrа mai perdere, ma questo non significa che i governanti della Fondazione non possono essere sconfitti.
Non и vero forse che la vera storia della Fondazione cominci quando Salvor Hardin scacciт gli enciclopedisti dal governo e divenne sindaco? Poi, un secolo dopo, Hober Mallow prese il potere con metodi quasi altrettanto drastici.
Giа due volte i governi sono stati rovesciati.
Perchй non dovremmo riuscirci noi? - E uno dei piщ vecchi problemi dei libri di testo, Toran.
Perchи perderci in considerazioni inutili? - Ma non sono discorsi inutili.
Che cos'и Haven? Non и forse parte della Fondazione? Non и altro che una parte del proletariato esterno.
Se noi saliamo al potere, и sempre la Fondazione a vincere, sono solo i governanti d'oggi che perdono.
— C'и una bella differenza tra il dire e il fare.
Stai dicendo sciocchezze.
Toran si strinse nelle spalle. - Piantala, Bayta.
Devi essere di cattivo umore.
Perchй vuoi rovinarti il divertimento? Ora farт un pisolino se non ti dispiace.
Bayta scrollт la testa, poi all'improvviso sorrise, si tolse gli occhiali e si mise a guardare un punto della spiaggia riparandosi gli occhi col palmo della mano.
Toran sollevт la testa e si girт per seguire lo sguardo della moglie.
Bayta stava guardando una figura magra che, a piedi in aria, faceva evoluzioni per divertire una folla che gli aveva fatto cerchio attorno.
Doveva trattarsi di uno dei soliti acrobati che chiedevano l'elemosina sulla spiaggia, che compivano torsioni e piroette per i pochi soldi che gli gettavano.
Una guardia gli faceva segno di andar via e il buffone, con un sorprendente miracolo d'equilibrio, bilanciandosi su una mano sola e a testa in giщ, gli faceva gli sberleffi…
La guardia avanzт minacciosa, ma dovette indietreggiare dopo essersi presa un calcio nello stomaco.
Il buffone con un guizzo era di nuovo in piedi e di era allontanato, mentre la guardia veniva trattenuta da una folla di gente che aveva preso le parti del clown.
Il buffone avanzт camminando a zig-zag per la spiaggia.
Passava accanto alla gente, qualche volta si fermava esitante, ma poi riprendeva a camminare.
La folla s'era ormai dispersa e la guardia s'era allontanata.
— Strano personaggio - disse Bayta divertita e Toran annuм indifferente.
Il clown era adesso abbastanza vicino da vederlo con chiarezza.
La sua faccia magra era deformata da un'enorme protuberanza carnosa al posto del naso che sembrava quasi una proboscide.
La membra magre e snodate, accentuate dal costume sgargiante, si muovevano con grazia e agilitа, ma sembravano essere disposte a caso senza armonia.
Guardandolo, non si poteva non sorridere.
Il buffone sembrт accorgersi dell'interesse che aveva suscitato in Bayta perchй, dopo aver sorpassato la coppia, si fermт e si girт guardando la donna negli occhi.
Bayta provт un certo imbarazzo.
Il buffone sorrise ma la sua faccia rimase triste.
Parlт con l'accento caratteristico del settore centrale della Galassia, pieno di frasi elaborate e pompose.
— Se dovessi usare l'acume che gli spiriti del bene mi hanno dato esordм, - allora direi che questa donna non esiste: perchй, quale uomo considererebbe un sogno come realtа? Tuttavia preferirт essere folle e credere nella grazia e nella bellezza di questi occhi incantati.
Bayta spalancт gli occhi e disse: - Perт! Toran sorrise: - Incantatrice.
Suvvia, Bayta, una frase del genere merita un biglietto da cinque crediti.
Daglieli.
Ma il clown fece un salto in avanti. - No, mia signora, non siate indotta in errore.
Non ho parlato per il denaro, ma per quegli occhi lucenti e quel viso di sogno.
— Grazie. - Poi rivolgendosi a Toran: - Che ne dici? Mi vedi il sole negli occhi tu? - Non solo per gli occhi ho parlato - continuт il clown, - ma per la mente limpida e sapiente, non meno che gentile.
Toran si alzт, prese la tunica che da quattro giorni gli pendeva dal braccio e se l'infilт. - Senti, amico - disse, - perchй non dici che cosa vuoi e la smetti di dar fastidio alla signora? Il buffone indietreggiт impaurito. - Non ho intenzione di fare niente di male.
Sono uno stramero qui, e la gente dice che le mie frasi sono buffe; eppure riesco a leggere qualcosa nella faccia delle persone.
Dietro la bellezza di questa signora c'и un cuore gentile che potrebbe aiutarmi a risolvere i guai che mi spingono a parlare cosм inopportunamente.
— Cinque crediti basteranno a curarti dai tuoi guai? - disse Toran porgendogli i soldi.
Ma il clown non allungт la mano per prenderli e Bayta intervenne prontamente.
— Fammi parlare con lui, Toran - poi aggiunse a bassa voce: - Non c'и ragione di arrabbiarsi con lui per il modo strano con cui parla.
E il suo dialetto, e, forse, il nostro modo di parlare и per lui altrettanto strano.
— Quali sono i tuoi guai? - disse rivolgendosi al clown. - Non avrai paura della guardia, vero? Non ti darа piщ fastidio.
— No, lui non lo temo.
Lui non и che una leggera brezza che spinge la sabbia intorno alle mie caviglie.
E un'altra la persona che io temo, egli и un uragano che spinge i mondi e li fa urtare uno contro l'altro.
Una settimana fa, sono scappato; ho dormito nelle strade della cittа, mi sono nascosto tra la folla.
Ho cercato in molte facce l'aiuto di cui avevo bisogno.
L'ho trovato qui. - Ripetй l'ultima frase in tono piщ basso mentre i suoi grandi occhi erano pieni di tristezza. - L'ho trovato qui.
— Noi - disse Bayta paziente, - cercheremo d'aiutarti, ma non so se potremo proteggerti contro un uragano che riesce a smuovere i mondi.
Per la veritа, io potrei…
Un vocione tonante interruppe Bayta a metа frase.
— T'ho trovato, brutto mostriciattolo…
Era la guardia che, rossa in faccia e sbuffante, si avvicinava di corsa.
Puntт lo storditore sul buffone.
— Tenetelo fermo, voi due.
Non lasciatelo scappare. - Afferrт per una spalla il clown e gli diede un colpo che lo fece traballare.
— Cosa ha fatto? - disse Toran.