— Oh, peccato.
— Potrebbe andare anche peggio. La maggior parte di Gaia non viene sottoposta al balzo, così l’effetto risulta molto diluito. Comunque, pare che io sia particolarmente sensibile, più della media di Gaia. Come continuo a spiegare a Trevize, anche se tutta Gaia è Gaia, le componenti individuali non sono identiche. Abbiamo le nostre differenze, e per chissà quale motivo la mia costituzione è particolarmente sensibile al balzo.
— Aspetta! — esclamò Pelorat, ricordando d’un tratto. — Trevize me lo ha spiegato una volta… È sulle navi normali, chi viaggia lascia il campo gravitazionale galattico entrando nell’iperspazio, e vi ritorna al rientro nello spazio normale. Sono l’uscita ed il rientro a causare quegli inconvenienti. Ma la “Far Star” è una nave gravitazionale. È indipendente dal campo gravitazionale, ed in pratica non si sposta mai fuori e dentro il campo. Per questo motivo, non sentiremo nulla: te lo assicuro, cara, per esperienza personale.
— Ma è magnifico. Peccato che non abbia pensato di discuterne prima, mi sarei risparmiata tante apprensioni inutili.
— Ed i vantaggi non sono tutti qui — disse Pelorat, sentendosi col morale alle stelle in quel ruolo insolito di divulgatore di astronautica. — Una nave normale deve allontanarsi dalle grandi masse, tipo le stelle, per lunghi tratti attraverso lo spazio normale prima di effettuare il balzo. In parte questo avviene perché più si è vicini a una stella, più il campo gravitazionale è intenso, e più sono pronunciate le sensazioni collaterali del balzo. Inoltre, più il campo gravitazionale è intenso, più si complicano le equazioni da risolvere per effettuare un balzo sicuro e raggiungere il punto dello spazio normale desiderato.
«Su una nave gravitazionale, comunque, non si hanno sensazioni di balzo avvertibili. Questa nave, poi, dispone di un computer molto più perfezionato di quelli abituali, un computer capace di risolvere equazioni complesse con precisione e rapidità sorprendenti. Di conseguenza, invece di doversi allontanare da una stella per un paio di settimane prima di raggiungere una distanza di sicurezza per il balzo, alla “Far Star” bastano due o tre giorni di spostamento. Questo avviene anche perché non siamo soggetti ad un campo gravitazionale e, dunque, ad effetti inerziali… questa è la spiegazione di Trevize, cose che io ammetto di non capire… e così possiamo accelerare più velocemente di una normale nave.
— Bliss disse: — Meraviglioso, e la capacità di Trev di pilotare questa nave insolita gli fa onore.
Pelorat corrugò leggermente la fronte. — Per favore, Bliss. Di’ “Trevize”.
— Lo faccio, lo faccio. Ma quando lui è assente mi rilasso un po’.
— Non farlo. Non incoraggiare neppur minimamente questo tuo vizio: Trevize è molto suscettibile riguardo questo punto.
— Non riguardo questo punto, riguardo me: non gli sono simpatica.
— Non è vero — si affrettò a ribattere Pelorat. — Gliene ho parlato, sai?… Su, su, non imbronciarti. Ho usato molto tatto, bambina cara. Mi ha assicurato che non gli sei antipatica. Trevize diffida di Gaia, ed è infelice perché si è ritrovato a scegliere Gaia come futuro dell’umanità. Dobbiamo capirlo. Supererà questa fase, via via che comprenderà gradualmente i vantaggi di Gaia.
— Lo spero, ma non si tratta solo di Gaia. Qualunque cosa ti abbia detto, Pel… e ricorda che ti è molto affezionato e non vuole ferire i tuoi sentimenti… io proprio non gli piaccio personalmente.
— No, Bliss: impossibile.
— Non tutti sono obbligati ad amarmi solo perché tu mi ami, Pel. Lascia che ti spieghi. Vedi, Trev… d’accordo, Trevize… pensa che io sia un robot.
Un’espressione allibita increspò i lineamenti solitamente flemmatici di Pelorat. — Pensa che tu sia un essere umano artificiale? Impossibile!
— Cosa c’è di tanto sorprendente? Gaia è stata colonizzata con l’aiuto di robot. È un fatto risaputo.
— I robot avranno collaborato, come qualsiasi altra macchina, ma sono stati degli esseri umani a colonizzare Gaia; gente della Terra. È questo che pensa Trevize, lo so.
— Come ti ho detto, nella memoria di Gaia non c’è nulla riguardo la Terra. Invece, nei nostri ricordi più vecchi figurano ancora dei robot, a tremila anni di distanza, impegnati nel completamento della trasformazione di Gaia in mondo abitabile. All’epoca stavamo anche trasformando Gaia in coscienza planetaria… È occorso molto tempo, Pel, e questo è un altro motivo della nebulosità dei nostri ricordi più antichi, e forse non si è trattato di una cancellazione da parte della Terra, come crede Trevize…
— D’accordo, Bliss — fece Pelorat ansioso. — Ma… tornando ai robot?
— Be’, con la formazione di Gaia, i robot se ne andarono. Non volevamo una Gaia che comprendesse robot perché eravamo convinti, e lo siamo tuttora, che una componente robotica a lungo andare fosse dannosa per una società umana, sia Isolata che Planetaria. Non so in che modo arrivammo a questa conclusione, ma è possibile che si basasse su eventi collegati alla primissima fase della storia galattica, e pertanto esclusi dalla memoria di Gaia.
— Se i robot se ne andarono…
— Già, ma se qualche robot fosse rimasto? Se io fossi uno di loro… un robot di quindicimila anni? Trevize ha questo sospetto.
Pelorat scosse lentamente la testa. — Ma tu non sei un robot.
— Sei sicuro di crederlo davvero?
— Certo: tu non sei affatto un robot.
— Come puoi saperlo?
— Bliss, lo so! Non c’è nulla di artificiale in te. Se non lo so io, non può saperlo nessuno.
— Potrei essere un organismo artificiale perfetto fin nei minimi particolari, così perfetto da risultare indistinguibile da un essere umano. In tal caso, come faresti ad accorgerti della differenza?
— Mi pare impossibile che tu sia un organismo artificiale assolutamente perfetto — rispose Pelorat.
— Ma se fosse possibile, nonostante quello che pensi tu?
— No, semplicemente non ci credo.
— Facciamo una nuova ipotesi. Se fossi un robot indistinguibile, cosa proveresti?
— Ecco, io… io…
— Per essere più precisi, come reagiresti all’idea di fare l’amore con un robot?
Di colpo, Pelorat fece schioccare il pollice e il medio della destra. — Sai, esistono leggende di donne innamoratesi di uomini artificiali, e viceversa. Ho sempre pensato che avessero un significato allegorico, e non ho mai immaginato che potessero essere vere alla lettera[1]… Naturalmente, Golan ed io non avevamo mai sentito la parola “robot” prima di atterrare su Sayshell, ma ora che ci penso, quegli uomini e quelle donne artificiali dovevano essere proprio dei robot. Evidentemente, simili robot esistevano davvero nel remoto passato. Il che significa che le leggende andrebbero reinterpretate…
Pelorat piombò in un silenzio meditabondo, e dopo avere atteso alcuni istanti Bliss batté le mani all’improvviso, facendolo sussultare.
— Pel caro — disse Bliss — stai servendoti della tua mitografia per sottrarti alla domanda. La domanda è: come reagiresti all’idea di fare l’amore con un robot?
Lui la fissò a disagio. — Un robot veramente indistinguibile? Proprio identico ad un essere umano?
— Sì.
— In tal caso, mi pare che un robot indistinguibile da un essere umano sia un essere umano: se tu fossi un robot del genere, per me non saresti altro che un essere umano.
— È quello che volevo sentirti dire, Pel.
1
Autocitazione: Asimov si riferisce infatti alle vicende narrate ne