Pelorat corrugò la fronte — Sei in grado di capire tutte queste cose? — Ed osservò lo strato di nubi quasi si aspettasse che cominciasse a parlargli ed a rivelargli dati, cosa che naturalmente lo strato di nubi non fece.
— Queste e altre — disse Trevize. — Se guardi le zone polari, vedrai che non ci sono squarci nel manto di nubi, a differenza di quanto avviene nelle zone lontane dai poli. In realtà, degli squarci ci sono ma attraverso di essi si vede solo ghiaccio, bianco su bianco quindi.
— Ah — fece Pelorat — immagino sia un fatto scontato ai poli.
— Sui pianeti abitabili, certamente. I pianeti inabitabili possono essere privi d’aria o di acqua, o possono presentare certi segni che dimostrino che le nubi non siano di vapore acqueo, o che il ghiaccio non sia ghiaccio acqueo. Questo pianeta non presenta questi segni, pertanto sappiamo di trovarci di fronte a nubi e ghiaccio di origine acquea.
«La cosa che notiamo successivamente sono le dimensioni dell’area di bianco ininterrotto sul lato diurno del terminatore, che all’occhio esperto appare subito più estesa della media. Inoltre, si può notare una certa sfumatura aranciata, molto debole, nella luce riflessa, il che significa che il sole di Comporellen sia decisamente più freddo del sole di Terminus. Malgrado Comporellen sia più vicino al suo sole in confronto a Terminus, non è abbastanza vicino da compensare la temperatura inferiore della sua stella. Dunque, pur nei limiti dell’abitabilità, Comporellen è un mondo freddo.
— Leggi tutto come un videolibro, vecchio mio — commentò Pelorat ammirato.
— Non meravigliarti troppo — sorrise affettuosamente Trevize. — Il computer mi ha fornito tutti i dati statistici utili del pianeta, compresa la sua temperatura media un po’ bassa. È facile dedurre qualcosa che si sappia già. In effetti, Comporellen è prossimo ad un’era glaciale, e l’attraverserebbe se la configurazione dei suoi continenti fosse più adatta al fenomeno.
Bliss si morse il labbro inferiore. — Non mi piacciono i mondi freddi.
— Abbiamo indumenti caldi — disse Trevize.
— Non importa. Gli esseri umani non sono fatti per il freddo. Non abbiamo manti spessi di pelo o di piume, né uno strato sottocutaneo di grasso. Se un mondo ha un clima freddo significa che è abbastanza indifferente verso il benessere delle sue parti.
Trevize chiese: — Gaia è un mondo uniformemente mite?
— Per lo più, sì. Ci sono alcune zone fredde per piante e animali adatti al freddo, e alcune zone calde per piante ed animali che prediligono il caldo eccessivo, ma per lo più le parti di Gaia hanno un clima mite uniforme, mai troppo caldo mai troppo freddo, per gli esseri intermedi, compresi gli esseri umani, naturalmente.
— Gli esseri umani, naturalmente. Tutte le parti di Gaia sono vive e pertanto uguali ma alcune come gli esseri umani, sono evidentemente più uguali delle altre.
— Non fare dello sciocco sarcasmo — replicò Bliss, con una punta di stizza. — Il livello e l’intensità di coscienza e consapevolezza sono importanti. Un essere umano rappresenta una parte di Gaia più utile di una roccia dello stesso peso, e le proprietà e le funzioni di Gaia come organismo globale propendono per gli esseri umani… non come sui vostri Mondi isolati, comunque. E certe volte, quando si tratta dei bisogni globali di Gaia, gli esseri umani passano in secondo piano. Ad esempio, per lunghi periodi di tempo, potrebbe passare in primo piano l’interno roccioso. Anche quello richiede attenzione, o tutte le parti di Gaia potrebbero soffrirne. A nessuno piacerebbe un’eruzione vulcanica inutile, no?
— Già, un’eruzione inutile non piace a nessuno — disse Trevize.
— Sei ancora dello stesso parere, vero?
— Ascolta — disse Trevize. — Abbiamo mondi più freddi e più caldi della media; mondi coperti in gran parte da foreste tropicali, e mondi occupati da savane sterminate. Non esistono due soli mondi identici, e ogni mondo è una casa per quelli che si siano abituati alle sue caratteristiche. Io mi sono abituato alla relativa mitezza di Terminus (lo abbiamo trasformato in un ambiente moderato quasi quanto Gaia, in effetti) però almeno temporaneamente mi piace passare a qualcosa di diverso. A differenza di Gaia, Bliss, noi abbiamo la varietà. Se Gaia sfocerà in Galaxia, tutti i mondi della Galassia saranno costretti a diventare miti? Una simile uniformità sarebbe insopportabile.
Bliss rispose: — In tal caso, e se la varietà sarà preferibile, la varietà verrà conservata.
— Come dono del comitato centrale, per così dire? — sbottò secco Trevize. — E a piccole dosi controllate? Preferirei lasciare che fosse la natura a decidere.
— Ma non avete lasciato che fosse la natura a decidere: tutti i mondi abitabili della Galassia sono stati modificati; le condizioni naturali originarie di ogni mondo erano disagevoli per l’umanità, e i mondi sono stati modificati, resi accoglienti il più possibile. Se questo mondo è freddo, sono sicura che è così perché i suoi abitanti non erano in grado di scaldarlo ulteriormente senza affrontare costi proibitivi. Ed in ogni caso, le parti abitate sicuramente saranno riscaldate artificialmente a livelli accettabili per l’uomo. Quindi non dire con tanto moralismo e superbia che sarebbe meglio lasciare alla natura certe decisioni.
Trevize disse: — Parli per Gaia, immagino.
— Parlo sempre per Gaia: io sono Gaia.
— Ma se Gaia è così sicura della propria superiorità, perché si è resa necessaria la mia decisione? Perché non avete agito senza di me?
Un attimo di pausa, quasi volesse riordinarsi le idee, poi Bliss rispose: — Perché non è saggio fidarsi eccessivamente di sé. È più facile, e naturale, vedere le proprie virtù che i propri difetti. Noi siamo ansiosi di fare quel che è giusto; non quello che ci sembri giusto, ma quel che sia giusto, obiettivamente, ammesso che esista qualcosa di obiettivamente giusto. Tu sei la cosa più vicina all’obiettività che siamo riusciti a trovare, dunque ci lasciamo guidare da te.
— Ho talmente ragione, sono così vicino al giusto, che non capisco nemmeno il perché della mia decisione, e cerco una giustificazione di base — commentò con aria mesta Trevize.
— La troverai — disse Bliss.
— Lo spero.
— Se devo essere sincero, vecchio mio — intervenne Pelorat — mi pare che quest’ultima discussione sia stata vinta piuttosto agevolmente da Bliss. Perché non riconosci che le sue argomentazioni giustifichino la tua decisione, che Gaia rappresenti il futuro dell’umanità?
Trevize rispose brusco: — Perché quando ho preso la mia decisione non sapevo nulla di queste argomentazioni, non ero al corrente di certi particolari di Gaia. È stato qualcos’altro ad influenzarmi, almeno inconsciamente, qualcosa che non è collegato a Gaia, qualcosa che dev’essere più basilare. È questo che devo scoprire.
Pelorat alzò una mano, conciliante. — Non arrabbiarti, Golan.
— Non sono arrabbiato. Sono solo sottoposto ad una tensione quasi insostenibile: non voglio essere il punto focale della Galassia.
Bliss disse: — Ti capisco, Trevize, e mi spiace davvero che le tue capacità ti abbiano costretto ad occupare questa posizione… Quando atterreremo su Comporellen?
— Fra tre giorni, e solo dopo aver fatto sosta ad una delle stazioni d’ingresso in orbita attorno al pianeta.
Pelorat chiese: — Non dovrebbero esserci problemi alla stazione, vero?
Trevize scrollò le spalle. — Dipende dal numero di navi che convergono su Camporellen, dal numero delle stazioni di ingresso esistenti, e soprattutto dalle norme in base a cui consentire o rifiutare l’ingresso. Certe norme cambiano di tanto in tanto.