Pelorat eruppe, indignato: — Come, rifiutare l’ingresso? Come possono rifiutare l’ingresso a cittadini della Fondazione? Comporellen non fa parte dei territori della Fondazione?
— Be’, sì… e no. A questo proposito c’è una questione legalitaria piuttosto delicata, e non so di preciso in che modo la interpreti Comporellen. Può darsi che ci rifiutino il permesso d’ingresso, ma lo ritengo poco probabile.
— E se accadesse, cosa facciamo?
— Non lo so — rispose Trevize. — Aspettiamo di vedere cosa succeda prima di logorarci pensando a piani alternativi.
3
Erano sufficientemente vicini a Comporellen, e adesso il pianeta appariva come un globo consistente anche senza ingrandimento telescopico. Con l’ausilio del telescopio, però, era possibile vedere le stazioni d’ingresso. Erano le strutture orbitanti più esterne, ed erano ben illuminate.
Avvicinandosi dalla direzione del polo sud del pianeta, come stava facendo la “Far Star”, una metà del globo era costantemente illuminata dal sole. Le stazioni d’ingresso sul lato notturno naturalmente erano visibili in maniera più netta come scintille di luce. Erano distribuite a intervalli regolari formando un arco attorno al pianeta. Se ne scorgevano sei (più sei sul lato diurno, senza dubbio), e tutte ruotavano a velocità costante e identica.
Pelorat, un po’ intimorito dalla vista, disse: — Ci sono altre luci più vicine al pianeta. Cosa sono?
Trevize rispose: — Non conosco Comporellen in modo dettagliato, quindi non sono in grado di dirtelo. Alcune potrebbero essere fabbriche orbitali, o laboratori od osservatori, forse addirittura comunità popolate. Certi pianeti preferiscono far sì che gli oggetti in orbita risultino scuri esternamente, tranne le stazioni d’ingresso. Terminus, per esempio. Pare invece che Comporellen abbia un atteggiamento più liberale.
— Verso quale stazione ci dirigeremo, Golan?
— Dipende da loro. Io ho inviato la mia richiesta a terra su Comporellen, e prima o poi riceveremo istruzioni che ci indicheranno a quale stazione rivolgerci, e quando. Dipende soprattutto da quante navi in arrivo stiano cercando di passare. Se ad ogni stazione c’è una dozzina di navi in attesa, dovremo per forza pazientare.
Bliss disse: — Prima d’ora mi sono trovata a distanza iperspaziale da Gaia due sole volte, ed in entrambi i casi ero su Sayshell o vicino a Sayshelclass="underline" non mi sono mai trovata ad una distanza del genere.
Trevize la squadrò arcigno. — Ha importanza? Sei ancora Gaia, no?
Per un attimo, Bliss parve irritata, poi si abbandonò ad una risatina che rivelava un leggero imbarazzo. — Devo ammettere che questa volta mi hai colta in fallo, Trevize. La parola “Gaia” ha un doppio significato. Può indicare il pianeta stesso come oggetto globulare nello spazio; può inoltre indicare l’organismo vivente che include quel globo. Parlando correttamente, dovremmo usare due parole diverse per i due concetti diversi, ma i gaiani capiscono sempre dal contesto a cosa ci si riferisca. Ammetto che un Isolato a volte possa incontrare delle difficoltà.
— Bene, allora — disse Trevize — assodato che ti trovi a molte migliaia di parsec da Gaia come globo, fai ancora parte di Gaia considerata come organismo?
— Se ci riferiamo all’organismo, sì, faccio ancora parte di Gaia.
— Senza attenuazioni?
— Essenzialmente, no. Mi pare di averti già detto che sia un po’ più complesso rimanere Gaia attraverso l’iperspazio, comunque, sono ancora Gaia.
Trevize disse: — Non ti sembra che Gaia possa essere vista come un kraken galattico, il leggendario mostro tentacolato, coi tentacoli tesi in ogni direzione? Basta mettere qualche Gaiano su ogni mondo abitato, ed in pratica avrete già realizzato Galaxia. Anzi, probabilmente è proprio quello che avete fatto. Dove sono piazzati i vostri gaiani? Immagino che un paio si trovino su Terminus, ed un altro paio su Trantor. Fino a dove vi spingete?
Bliss era visibilmente a disagio. — Ti ho detto che non ti avrei mentito, Trevize, ma questo non significa che debba per forza dirti tutta la verità. Ci sono certe cose che non sei tenuto a sapere, tra queste la posizione e l’identità di parti individuali di Gaia.
— Sono tenuto a conoscere la ragione dell’esistenza di quei tentacoli, Bliss, pur senza sapere dove siano?
— Secondo Gaia, no.
— Però, posso cercare di indovinare, vero? Voi credete di fungere da guardiani della Galassia.
— Vogliamo una Galassia stabile e sicura, pacifica e fiorente. Il Piano Seldon, almeno nelle intenzioni originali di Hari Seldon, mira allo sviluppo di un Secondo Impero Galattico, un impero più stabile e funzionale del Primo. Il Piano, che è stato continuamente modificato e migliorato dalla Seconda Fondazione, apparentemente ha funzionato bene finora.
— Ma Gaia non vuole un Secondo Impero Galattico nel senso classico del termine, vero? Voi volete Galaxia… una Galassia vivente.
— Dal momento che tu lo permetti, speriamo, col tempo, di realizzare Galaxia. Se tu non l’avessi permesso, ci saremmo impegnati per il Secondo Impero di Seldon ed avremmo cercato di renderlo il più sicuro possibile.
— Ma cosa c’è di sbagliato nel…
Trevize udì un ronzio lieve, e disse: — Il computer mi sta segnalando: immagino stia ricevendo istruzioni riguardo la stazione d’ingresso. Torno tra poco.
Andò nella sala comandi, posò le mani sui contorni tracciati sulla scrivania, e in effetti trovò le istruzioni per la stazione d’ingresso da contattare… le sue coordinate rispetto alla linea dal centro di Comporellen al polo nord, la rotta di avvicinamento stabilita.
Trevize diede il segnale di “ricevuto”, quindi restò un attimo seduto.
Il Piano Seldon! Era da parecchio tempo che non ci pensava. Il Primo Impero Galattico era crollato, e per cinquecento anni la Fondazione si era consolidata, prima rivaleggiando con l’Impero, poi sulle sue rovine… tutto secondo il Piano.
C’era stata l’interruzione del Mulo, che per un po’ aveva minacciato di sgretolare il Piano, ma la Fondazione era riuscita a spuntarla… probabilmente con l’aiuto della Seconda Fondazione, sempre misteriosa e nascosta… forse con l’aiuto di Gaia, ancor meglio nascosta.
Ora il Piano era minacciato da qualcosa di più serio del Mulo. Invece di un rinnovamento dell’Impero, si prospettava all’orizzonte qualcosa di completamente diverso e senza precedenti nella storia… Galaxia. E Trevize stesso aveva dato il suo consenso.
Ma perché? C’era un errore nel Piano? Un difetto di base?
Per una frazione di secondo, a Trevize parve davvero che quel difetto esistesse, gli parve di sapere quale fosse, di averlo saputo anche quando aveva preso la sua decisione… ma quel guizzo conoscitivo, ammesso che lo fosse, scomparve con la stessa rapidità con cui si era manifestato, e lui si ritrovò a mani vuote.
Forse si trattava solo di un’illusione; sia quando aveva deciso, sia adesso. Dopo tutto, lui non sapeva nulla del Piano a parte i postulati fondamentali su cui si reggeva la Psicostoria. A parte questo, non conosceva altri particolari, e sicuramente nulla della sua struttura matematica.
Chiuse gli occhi e pensò…
Nulla.
E se fosse stato per l’ampliamento di facoltà che riceveva dal computer? Posò le mani sulla sommità della scrivania e sentì il calore delle mani del computer che prendevano le sue. Chiuse gli occhi e pensò di nuovo…
Ancora nulla.
4
Il Comporelliano che salì a bordo portava una carta d’identità olografica. Il documento riproduceva con fedeltà sorprendente il suo volto paffuto incorniciato da una barba poco vistosa, e sotto l’immagine compariva il nome, A. Kendray.