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Trevize disse: — Ministro, siete troppo impaziente di concludere. Fate promesse che non siete in grado di mantenere: non potete offrirmi asilo politico ignorando la richiesta di consegna della Fondazione.

— Consigliere, non faccio mai promesse a vuoto. La richiesta della Fondazione riguarda solo la nave, non parla né di voi né di qualsiasi altra persona a bordo.

Trevize lanciò un’occhiata a Bliss e disse: — Ministro, posso avere il permesso di consultare brevemente il dottor Pelorat e la signorina Bliss?

— Certo, Consigliere. Vi concedo un quarto d’ora.

— In privato, Ministro.

— Vi accompagneranno in una stanza, e tra un quarto d’ora verrete condotti di nuovo qui, Consigliere. Non sarete disturbati, e non tenteremo di spiare la vostra conversazione. Avete la mia parola, ed io mantengo la parola data. Comunque, sarete sorvegliati, quindi non siate tanto sciocchi da cercare di fuggire.

— Capiamo, Ministro.

— E quando tornerete, ci aspettiamo che abbiate optato per un accordo amichevole e consegnate la nave. Altrimenti, la legge seguirà il suo corso, e le conseguenze saranno molto spiacevoli per tutti voi, Consigliere. Capito?

— Certo, Ministro — rispose Trevize controllando la collera che aveva in corpo, dato che sarebbe stato controproducente lasciarla sfogare.

10

Era una stanza piccola, ma bene illuminata. Conteneva un divano e due sedie, e si sentiva il rumore lieve di una ventola d’aerazione. Complessivamente, era molto più accogliente dell’ampio ufficio asettico del Ministro.

Li aveva scortati una guardia, un tipo alto e serissimo, con la mano accostata all’impugnatura del disintegratore. Rimase all’esterno mentre loro entravano e con voce grave disse: — Avete un quarto d’ora.

Dopo di che la porta si chiuse di scatto.

— Spero solo che non ci spiino — esordì Trevize.

— Ci ha dato la sua parola, Golan — fece Pelorat.

— Giudichi gli altri in base a te stesso, Janov. La sua cosiddetta parola non basta. Se vuole romperà la promessa senza esitare.

— Non importa — intervenne Bliss. — Posso schermare la stanza.

— Hai un congegno schermante? — chiese Pelorat.

Bliss sorrise, con un balenio improvviso di denti bianchi. — La mente di Gaia è un congegno schermante, Peclass="underline" è una mente enorme.

— E noi siamo qui grazie ai limiti di quella mente enorme — osservò Trevize rabbioso.

— Cosa vorresti dire? — fece Bliss.

— Al termine del confronto a tre, mi hai cancellato dalla mente del Sindaco e di Gendibal, il membro della Seconda Fondazione. Non dovevano più pensare a me, se non in modo molto vago e con indifferenza, così da lasciarmi in pace.

— Abbiamo dovuto farlo — disse Bliss. — Tu sei la nostra risorsa più importante.

— Già. Golan Trevize, colui che non sbaglia mai. Però non hai cancellato la mia nave dalla loro mente, vero? Il Sindaco Branno non ha chiesto di catturare me… io non le interesso minimamente… però ha chiesto la consegna della nave. Non ha dimenticato la nave!

Bliss corrugò la fronte.

Trevize incalzò: — Rifletti. Gaia ha presunto distrattamente che io comprendessi la mia nave, che fossimo un unico insieme. Non pensando a me, la Branno non avrebbe pensato nemmeno alla mia nave. Il guaio è che Gaia non capisce l’individualità: ha creduto che la nave ed io formassimo un singolo organismo, ed ha sbagliato.

Bliss disse sottovoce: — È possibile.

— Be’, allora sta a te rimediare a quell’errore — disse Trevize sbrigativo. — Mi servono assolutamente la mia nave e il mio computer, non dei rimpiazzi qualsiasi. Quindi, Bliss, fai in modo che la “Far Star” resti in mano mia: tu puoi controllare le menti.

— Sì, Trevize, però non esercitiamo il controllo mentale alla leggera. Lo abbiamo fatto in occasione del vertice a tre, ma hai idea del tempo occorso per preparare quell’incontro, per calcolare tutto, soppesare? Sono occorsi anni ed anni, davvero. Non posso avvicinarmi ad una donna e, come se nulla fosse, modificare la sua mente in base alle esigenze di un altra persona.

— È una circostanza…

Bliss continuò imperterrita: — Se cominciassi ad adottare questa linea d’intervento, quale sarebbe il limite? Avrei potuto influenzare la mente dell’agente alla stazione d’ingresso e saremmo passati subito. Avrei potuto influenzare la mente dell’agente sul taxi e ci avrebbe lasciati andare…

— Già, a proposito, perché non l’hai fatto?

— Perché non sappiamo quali sarebbero le conseguenze. Non conosciamo gli effetti collaterali, ed in questo modo c’è il rischio di peggiorare la situazione. Influenzando la mente del Ministro, influenzerei i suoi rapporti con le altre persone, e dato che si tratta di un importante funzionario governativo potrebbero addirittura esserci delle ripercussioni sulle relazioni interstellari. Bisognerebbe esaminare tutto approfonditamente prima di azzardarci a toccare la sua mente.

— Allora perché sei con noi?

— Perché un giorno la tua vita potrebbe essere in pericolo. Devo proteggerti ad ogni costo, anche a costo di sacrificare il mio Pel o me stessa. Alla stazione d’ingresso la tua vita non era in pericolo, e nemmeno adesso è in pericolo. Dovrai risolvere il problema da solo, almeno finché Gaia non avrà valutato bene le conseguenze di un’eventuale azione.

Trevize meditò qualche secondo, poi disse: — In tal caso, devo fare un tentativo. E non è detto che funzioni.

La porta si aprì, scorrendo rumorosamente come quando si era chiusa.

La guardia disse: — Uscite.

Mentre uscivano, Pelorat mormorò: — Cosa intendi fare, Golan?

Trevize scosse la testa. — Non lo so, di preciso. Dovrò improvvisare.

11

Il Ministro Lizalor sedeva ancora alla scrivania quando tornarono nel suo ufficio. Vedendoli entrare, contrasse la faccia in un sorriso sinistro.

Disse: — Spero, Consigliere Trevize, che siate qui per dirmi che intendiate cedere la nave della Fondazione in mano vostra.

— Sono qui per discutere delle condizioni, Ministro — rispose calmo Trevize.

— Non ci sono condizioni da discutere, Consigliere. Se proprio insistete, si può istruire un processo molto rapidamente, e chiuderlo ancor più rapidamente. Vi garantisco una condanna anche in caso di un dibattimento perfettamente equo, dato che portando su Comporellen, una persona priva di cittadinanza avete commesso un reato lampante. Dopo di che, noi confischeremo la nave con un atto del tutto legittimo e voi tre dovrete scontare pene severe. Non fatevi punire a tutti i costi solo per rimandare di un giorno l’inevitabile.

— Eppure, ci sono delle condizioni da chiarire, Ministro, perché anche condannandoci con la massima rapidità non potrete impadronirvi della nave senza il mio consenso. Se tenterete di introdurvi a bordo con la forza, distruggerete la nave, lo spazioporto e tutte le persone dello spazioporto. In questo modo renderete furiosa la Fondazione, e non credo che oserete tanto. Ricorrere alle minacce o ai maltrattamenti per costringermi ad aprire la nave è sicuramente un atto contrario alle vostre leggi, e se in preda alla disperazione violerete la legge e ci torturerete o ci sottoporrete a una carcerazione dura e particolarmente lunga, la Fondazione verrà a saperlo e si infurierà ancora di più. Nonostante tengano tanto alla mia nave, non possono creare un precedente del genere che consentirebbe di maltrattare impunemente dei cittadini della Fondazione… Bene, possiamo discutere delle condizioni?

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