Bliss ribatté indignata: — Congetture, Trevize. Non hai prove.
— Ma è Gaia ad insistere che il mio talento particolare consista appunto nel pervenire a conclusioni corrette partendo da prove insufficienti. Dunque, se giungo ad una conclusione e ne sono convinto, non dirmi che mi manchino le prove.
Bliss rimase in silenzio.
Trevize continuò: — Motivo di più per trovare la Terra, mi pare. Intendo partire non appena la “Far Star” sarà pronta: volete ancora venire, voi due?
— Sì — fu la risposta immediata di Bliss.
E: — Sì — ripeté Pelorat.
2. Verso Comporellen
1
Piovigginava. Trevize guardò il cielo, che era una distesa compatta grigiastra.
Portava un cappello impermeabile che respingeva le gocce e le faceva schizzare lontano dal suo corpo in ogni direzione. Pelorat, tenendosi fuori dal raggio degli schizzi, non sfruttava una protezione identica.
Trevize disse: — Non vedo perché vuoi proprio bagnarti, Janov.
— Bagnarmi non mi dà fastidio, mio caro ragazzo — replicò Pelorat con la solita espressione solenne. — È una pioggia lieve e tiepida. Non c’è un alito di vento. E poi, per citare il vecchio detto: «Su Anacreon, fa come gli anacreontini». — Indicò i gaiani accanto alla “Far Star”, che osservavano silenziosi la nave. Erano disseminati ordinatamente, come gli alberi di un boschetto gaiano, e nessuno portava cappelli protettivi.
— Immagino che non gli dispiaccia bagnarsi — commentò Trevize — perché tutto il resto di Gaia si sta bagnando. Le piante, l’erba, il terreno… tutto quanto bagnato, e tutto parte di Gaia, compresi i gaiani.
— Non c’è nulla di illogico — disse Pelorat. — Presto uscirà il sole, e tutto asciugherà in fretta. Gli indumenti non faranno grinze né si restringeranno, non c’è freddo, e dato che non ci sono microrganismi patogeni inutili nessuno prenderà il raffreddore o l’influenza o la polmonite. Perché preoccuparsi per un po’ di umidità, dunque?
Trevize non ebbe difficoltà a cogliere la logica del discorso, ma non gli andava affatto l’idea di interrompere le proprie rimostranze. — Comunque, non era necessario che piovesse proprio mentre stiamo partendo. Dopo tutto, la pioggia è volontaria, dipende solo dalla volontà di Gaia. Ecco, sembra quasi che Gaia stia mostrando il suo disprezzo per noi.
— Forse — e il labbro di Pelorat ebbe un fremito — Gaia sta piangendo di dispiacere perché partiamo.
Trevize disse: — Può darsi, io non piango di certo.
— In realtà — proseguì Pelorat — È probabile che il terreno in questa zona abbia bisogno di essere innaffiato, e questo bisogno dev’essere più importante del tuo desiderio di sole.
Trevize sorrise. — Ho l’impressione che questo mondo ti piaccia davvero, sbaglio? Anche non tenendo conto di Bliss, intendo dire.
— Sì, mi piace — rispose Pelorat, leggermente sulla difensiva. — La mia è sempre stata un’esistenza tranquilla ed ordinata, e pensa a come mi troverei qui, con un mondo intero che operi per mantenere la quiete e l’ordine… Dopo tutto, Golan, quando costruiamo una casa, o una nave come quella, cerchiamo di creare un rifugio perfetto. Lo forniamo di tutte le cose di cui abbiamo bisogno; facciamo in modo che la temperatura, l’aerazione, l’illuminazione e così via siano controllate da noi e predisposte in modo tale da rendere l’ambiente perfettamente adatto alle nostre esigenze. Gaia è solo un ampliamento del desiderio di comodità e sicurezza esteso a un intero pianeta. Che c’è di male in questo?
— Che c’è di male? — fece Trevize. — C’è che la mia casa o la mia nave sono costruite per adattarsi a me: non sono io a dovermi adattare. Se facessi parte di Gaia, anche se il pianeta cercasse il più possibile di venire incontro alle mie esigenze, mi disturberebbe comunque moltissimo il fatto di dovermi piegare anch’io in parte alle esigenze globali.
Pelorat arricciò le labbra. — Si potrebbe ribattere che ogni società modelli i propri componenti perché questi si adeguino ad essa. In una società nascono delle consuetudini legittime che vincolano ogni individuo ai bisogni generali.
— Nelle società che conosco, ci si può ribellare. Ci sono eccentrici, persino criminali.
— Ti piacciono gli eccentrici ed i criminali?
— Perché no? Noi due siamo eccentrici. Sicuramente non siamo due esempi tipici per gli abitanti di Terminus. E per quanto riguarda i criminali, è una questione di definizione. E se i criminali sono il prezzo che dobbiamo pagare per avere i ribelli, gli eretici, i geni, ebbene, sono disposto a pagarlo. Anzi, lo pretendo.
— I criminali sono l’unico prezzo possibile? Non si possono avere i geni anche senza criminali?
— Non si possono avere geni e santi senza che esistano persone che si discostino abbondantemente dalla norma, e non vedo come sia possibile arrivare a certi elementi eccezionali se nessuno si spinge oltre la linea che delimita lo status quo. In ogni caso, non mi basta sapere che Gaia sia la versione planetaria di una casa comoda: voglio una ragione più valida alla base della mia decisione di scegliere Gaia come modello per il futuro dell’umanità.
— Mio caro amico, non stavo cercando di convincerti della bontà della tua decisione, stavo solo osserv…
Pelorat si interruppe. Bliss stava avanzando verso di loro, i capelli bagnati, la tunica che aderiva al corpo mettendo in risalto l’ampiezza generosa dei fianchi.
— Mi dispiace di avervi trattenuto più del necessario — disse trafelata. — Il colloquio con Dom è durato più del previsto.
— Eppure, sicuramente, sai tutto quello che Dom sa — disse Trevize.
— A volte c’è una differenza di interpretazione. Non siamo identici, in fin dei conti, così discutiamo. Senti — disse Bliss con una sfumatura di asprezza — tu hai due mani. Fanno parte di te, e sembrano identiche, a parte il fatto di essere ognuna l’immagine speculare dell’altra. Eppure non le usi esattamente nello stesso modo, no? Certe cose le fai quasi sempre con la destra, e alcune con la sinistra. Differenze di interpretazione, per così dire.
— Ti ha inchiodato — commentò Pelorat, con palese soddisfazione.
Trevize annuì. — Un’analogia efficace, se fosse pertinente, e non sono del tutto sicuro che lo sia. In ogni caso, questo significa che adesso possiamo finalmente salire a bordo? Sta piovendo.
— Sì, sì. I nostri sono scesi tutti, e la nave è sistemata alla perfezione. — Poi, all’improvviso, guardando incuriosita Trevize, Bliss disse: — Sei asciutto. Le gocce di pioggia non ti colpiscono.
— Certo. Evito di bagnarmi, io.
— Ma non è bello bagnarsi di tanto in tanto?
— Bellissimo. Ma devo essere io a scegliere quando bagnarmi. Non deve dipendere dalla pioggia.
Bliss si strinse nelle spalle. — Be’, come preferisci. I nostri bagagli sono a bordo. Saliamo.
S’incamminarono verso la “Far Star”. La pioggia era sempre più lieve, ma l’erba era fradicia. Trevize si ritrovò a muoversi con passi guardinghi, ma Bliss si era tolta le ciabatte, che ora aveva in mano, e sguazzava scalza tra l’erba.
— È delizioso — disse, rispondendo all’occhiata significativa di Trevize.
— Bene — fece lui distrattamente. Poi, con una punta di irritazione: — Perché quegli altri gaiani se ne stanno qui attorno, si può sapere?
Bliss rispose: — Stanno registrando questo evento, che Gaia giudica importantissimo: per noi sei importante, Trevize. Pensa… Se in seguito a questo viaggio dovessi cambiare idea e decidere contro di noi, noi non ci svilupperemmo diventando Galaxia e non sopravvivremmo nemmeno come Gaia.