La porta della sala stampa si aprì, e Wilson alzò la testa. Sulla soglia c’era Brad Reynolds con un’espressione smarrita sulla faccia.
— Steve — chiamò — ho bisogno di parlarti.
— Cosa c’è? — domandò Hunt.
Dalla porta aperta usciva il tintinnìo insistente della campana di una delle telescriventi, per segnalare che era in arrivo un dispaccio.
Wilson si alzò tanto precipitosamente da rovesciare il caffè sul tappeto.
Attraversò di corsa la stanza e prese Reynolds per un braccio.
— C’è un mostro in libertà — ansimò Reynolds. — L’ha comunicato la Global. Lo dicono anche alla radio.
— Per amore del cielo! — esclamò Anders. — Non ci avevate parlato di mostri.
— Dopo! — sbottò Wilson sospingendo Reynolds nella sala stampa e sbattendo la porta.
— Credevo che tu e Frank steste preparando la dichiarazione del Presidente alla TV — disse. — Come mai…
— La radio. L’abbiamo sentito alla radio. Dobbiamo accennarne nella dichiarazione per la TV? Il Presidente non può tacerlo, e deve parlare tra un’ora.
— Abbiamo tempo di pensarci — rispose Wilson. — Henderson lo sa?
— È andato a dirglielo Frank, mentre io venivo da te.
— Sai cos’è successo, e dove?
— In Virginia. Ne sono usciti due da un tunnel. Ma uno è stato ucciso con una cannonata. L’altro ha ammazzato i serventi e rovesciato il cannone…
— Vuoi dire che è riuscito a scappare?
Reynolds annuì con aria infelice.
22
Tom Manning infilò un foglio nuovo nella macchina per scrivere, e cominciò a battere:
WASHINGTON, D.c. (Global) — Un animale sconosciuto si sta aggirando in libertà sulla Terra questa notte. Nessuno sa dove sia. È uscito da un tunnel temporale in Virginia, ed è scappato dopo aver ucciso i serventi di una postazione di artiglieria sistemata proprio davanti all’uscita del tunnel allo scopo di evitare che si verificasse un simile avvenimento. Era uscito anche un secondo animale, ma è stato ucciso.
Secondo rapporti non ancora confermati, oltre ai soldati sono rimaste uccise molte altre persone.
Testimoni oculari asseriscono che la bestia è enorme e incredibilmente veloce. Nessuno è riuscito a vederla bene. “Si muoveva così in fretta che era impossibile distinguere i particolari” ha detto un testimone. Pochi secondi dopo essere uscita dal tunnel, è scomparsa. Non si sa dove possa trovarsi.
— Signor Manning — disse una voce al suo fianco.
Manning si voltò a guardare. Era un fattorino.
— Le foto del signor Price — disse il fattorino, porgendogliele.
Manning diede un’occhiata alla prima e trattenne il respiro. — Gesù, guarda!
Era il tipo di foto ideale per la pubblicità di un film dell’orrore, ma molto più crudamente realistica. Il mostro stava facendo un balzo, probabilmente contro i serventi al cannone, e sprigionava un senso di forza e di estrema rapidità. L’obiettivo super-veloce di Bentley lo aveva ritratto in tutta la sua ferocia, le zanne scoperte, gli artigli che sporgevano da una zampa alzata, i tentacoli attorti intorno al collo tozzo. Gli occhi avevano un’espressione malvagia e i peli gli stavano ritti sulla testa. Era una bestia, sì, ma qualcosa di più e di peggio nella sua evidente malvagità, e bastava guardare la foto per sentirsi scorrere un brivido di terrore lungo la schiena.
Manning sciorinò a ventaglio le foto sulla scrivania. Erano tutte terrificanti. In alcune si vedeva la folla che se la dava a gambe, un’altra mostrava quello che Manning pensò fosse il relitto del tunnel, sovrastato dal cadavere del mostro e circondato da corpi umani, ridotti in condizioni pietose.
23
— Non si può annullare la dichiarazione alla TV — disse Wilson al Presidente. — La situazione è già abbastanza brutta, ma se voi non parlaste, peggiorerebbe. Possiamo aggiungere un paio di paragrafi in principio. Direte che l’incidente occorso in Virginia è ancora troppo recente perché possiate fare dei commenti. Direte che il mostro sarà scovato e ucciso, che già lo stiamo braccando…
— Ma non è vero — obiettò il Presidente. — Non sappiamo dove sia. Nessuno l’ha più visto. Ricordate quello che ha detto Gale: si muovono a una tale velocità che è impossibile tenergli dietro. Approfittando del buio, a quest’ora sarà già nel cuore delle montagne del West Virginia.
— Ragione di più perché parliate alla nazione — disse Frank Howard, che aveva preparato il testo della dichiarazione insieme con Reynolds. — Bisogna evitare il panico.
— Si fa presto a dirlo. Ma la situazione è talmente insolita che non si sa da che parte prenderla. Sappiamo solo che esiste un pericolo e che dobbiamo affrontarlo. Ho detto a Gale di venire. Lui ne sa di più di noi e potrà darci qualche consiglio.
— Ma dovete persuadervi che la nazione aspetta una vostra parola — disse Wilson. — Vogliono essere rassicurati, e se non potete farlo, dovete almeno dire che stiamo facendo il possibile. Se vi vedranno e vi sentiranno parlare, avranno la sicurezza che il governo sta facendo qualcosa.
Ronzò l’interfono. — Sì? — disse il Presidente.
— Chiamata urgente per il signor Wilson. Può rispondere da lì?
Il Presidente sollevò il ricevitore e lo porse a Wilson.
— Qui Henry — disse la voce di Hunt. — Spiacente di disturbare, ma ho una cosa da dire. Altri tunnel sono scomparsi, nel Wisconsin. L’ha appena trasmesso l’Associated Press.
— Scomparsi? Non è stato come in Virginia? Non è uscito nessun mostro?
— Pare di no. Il dispaccio si limita a dire che sono scomparsi.
— Grazie per avermelo detto, Henry.
Wilson riferì al Presidente, e aggiunse: — Gale ci aveva detto che gli uomini di guardia all’ingresso dei tunnel li avrebbero distrutti, se fosse successo qualcosa.
— Sì, ricordo — disse il Presidente. — È chiaro che i mostri stavano per sopraffarli. È terribile. Purtroppo quelli di guardia al tunnel della Virginia non avevano fatto in tempo.
— La dichiarazione, signor Presidente — ricordò Reynolds. — Il tempo stringe.
— D’accordo. Non se ne può fare a meno. Fate del vostro meglio, ma non dite che il mostro è braccato.
— Dite come stanno le cose — aggiunse Wilson. — Bisogna informare il pubblico che dai tunnel possono uscire dei mostri.
— E allora tutti insisteranno perché vengano immediatamente chiusi.
— Lasciateli protestare — disse il Presidente. — Per chiuderli non abbiamo altro modo che bombardarli, e non possiamo bombardare senza motivo dei profughi.
— Fra poco non ce ne sarà più bisogno — osservò Howard. — I tunnel cesseranno di funzionare da soli. Fra qualche ora forse non ne resterà più nessuno.
Kim fece capolino dalla porta. — C’è il signor Gale.
— Bene, fallo entrare.
Gale entrò. Aveva un’espressione tesa e addolorata. — Sono così spiacente — disse. — Non riesco a esprimere il dispiacere mio e della mia gente per quello che è successo. Credevamo di aver preso tutte le precauzioni.
— Mettetevi seduto, signor Gale — disse il Presidente. — Penso che possiate aiutarci.
— Alludete all’invasore? — dichiarò Gale sedendosi. — Volete saperne di più in proposito? Avrei potuto dirvelo oggi pomeriggio, ma c’erano tante cose, e poi non avrei mai supposto…
— Vi credo sulla parola. Sono convinto che abbiate preso tutte le precauzioni possibili, ma ora dovete aiutarci a trovare quel mostro. Dobbiamo conoscerne le abitudini, sapere quello che possiamo aspettarci. Dobbiamo dargli la caccia.