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— Per fortuna ce n’è solo uno — intervenne Reynolds. — Quando lo avremo abbattuto…

— Sfortunatamente le cose non stanno così — dichiarò Gale. — Gli invasori sono esseri bisessuali…

— Vorreste insinuare che…

— Proprio così. Nascono da uova, e tutti gli adulti depongono uova fecondate. Molte. I piccoli, una volta usciti dall’uovo, sono lasciati a se stessi in quanto autosufficienti.

— Allora dobbiamo scovarlo prima che deponga le uova — disse il Presidente.

— Esatto, anche se temo che ormai sia troppo tardi — rispose Gale. — Da quel poco che sappiamo sul loro conto, penso che l’invasore comincerà a deporre le uova poche ore dopo essere uscito dal tunnel. Si renderà conto di trovarsi in una situazione critica. In primo luogo dovete convincervi che gli invasori non sono delle bestie. Sono degli esseri estremamente intelligenti. I loro processi fisici e mentali tendono a una violenza rituale — così almeno pensiamo noi — ma questo non significa che sono stupidi. L’invasore uscito dal tunnel sa di essere l’unica creatura della sua specie in questo tempo, e si renderà conto anche che, se resta solo, l’avvenire della sua razza in questo particolare periodo dipende da lui. Inoltre, sapendo che gli daranno la caccia e distruggeranno le sue uova, le deporrà in diversi luoghi, nascondendole con cura, in località impervie e disabitate, perché sia difficile se non impossibile scoprirle. Dovete mettervi in mente che lotta non solo per sé, ma per la sua razza.

Seguì un lungo silenzio.

Il Presidente alla fine domandò: — È quindi impossibile che si riesca a trovarlo prima che deponga le uova?

— Secondo me non esiste la minima probabilità. A quest’ora le avrà già deposte — rispose Gale. — E continuerà a deporne. Dovrei lasciarvi uno spiraglio di speranza, se non altro per alleviare il mio senso di colpa. Ma sarebbe disonesto non essere sinceri fino in fondo. Sono veramente desolato, signori.

— È probabile che abbia cercato rifugio in montagna — disse il Presidente. — Ma è una supposizione basata sul fatto che poco lontano di qui, verso occidente, c’è una zona montagnosa. Lui come fa a saperlo?

— Oh, lo saprà di certo — disse Gale. — Ha un’ottima conoscenza geografica di questa zona. La geografia della mia epoca non è cambiata, rispetto all’attuale.

— Allora — continuò il Presidente — se partiamo dal presupposto che si sia diretto verso le montagne, non solo dobbiamo indirizzare le ricerche in quella zona, ma farne evacuare la popolazione.

— Vedo che state pensando di ricorrere alle armi nucleari — disse Wilson. — Ma non potete usarle se non come estrema risorsa. Bisognerebbe farne un uso massiccio, e il “fall-out”…

— Balzate troppo in fretta alle conclusioni, Steve. Le armi nucleari saranno proprio la nostra ultima risorsa, e forse non ci sarà bisogno di adoperarle.

— Devo insistere su un punto — intervenne Gale. — Non sottovalutate il nemico, la sua intelligenza e la sua ferocia. È un assassino. E qualunque sia la situazione, resta un assassino. Date le circostanze, ora come ora probabilmente eviterà un confronto diretto, fuggirà, invece di dar battaglia, ma solo per potersi serbare in vita e aver modo di provvedere alla sopravvivenza della sua razza. Se però lo mettete con le spalle al muro si difenderà, state sicuri. Vedrete che non gli importa di morire. Non teme la morte.

— Capisco — annuì il Presidente con aria pensosa. — Ma vorrei sapere ancora qualche cosa.

— Dite pure.

— Ci avete raccontato che la vostra gente è in grado di insegnarci a costruire i tunnel temporali.

— È vero — confermò Gale.

— Il punto è questo. Se dobbiamo agire, bisogna che ci muoviamo in fretta. Se dovessimo perdere tempo, potrebbe venirsi a creare una situazione molto critica sia dal punto di vista economico e sociale che da quello politico. Sono certo che ve ne renderete conto. E il fatto del mostro ha ancora abbreviato il tempo a nostra disposizione. Per questo motivo mi sembra urgente disporre quanto prima dei progetti e delle istruzioni necessarie a realizzarli.

— Signor Presidente — intervenne Reynolds — ci restano meno di due ore per preparare la dichiarazione.

— Avete ragione. Scusatemi se vi ho trattenuto. Stan, tu invece resta ancora un momento, per piacere.

— Grazie, signor Presidente — dissero Reynolds e Howard avviandosi alla porta.

— Dove eravamo rimasti? — domandò il Presidente. — Oh, già, stavo dicendo che dobbiamo metterci subito al lavoro. Farò venir qui alcuni fra i migliori dei nostri scienziati e dei nostri tecnici, in modo che possano parlare coi vostri esperti…

— Vuol dire allora che siete disposti ad aiutarci? — domandò Gale.

— Direi di sì, signor Gale, anche se al momento non sono in grado di asserirlo con certezza. Ma non vedo cos’altro potremmo fare. Non possiamo farvi rimanere qui. Siamo già in troppi. La nostra economia crollerebbe. Come primo passo, credo che dovremmo parlare con i vostri fisici per sentire quali materiali occorrono, che tipo di lavorazione, quanta manodopera e così via. E inoltre bisognerà scegliere i posti dove installare i tunnel.

— A questo abbiamo già pensato noi — spiegò Gale. — I nostri geologi hanno fatto degli studi per quanto possibile accurati delle condizioni geografiche nel Miocene. Non sarà difficile evitare che un tunnel sbocchi in mezzo a un oceano, un altro in fondo a un lago e un terzo al centro di una zona vulcanica. Sono state individuate le zone più sicure… sicure fino a un certo punto, ovviamente, ma con un buon margine a nostro favore.

— Allora noi non dovremmo preoccuparci di questo — disse il Presidente. — Ma bisogna pensare subito al resto.

— Le persone con cui volete parlare sono arrivate nel tunnel della Virginia — disse Gale. — Erano tra i primi. Non so dove siano state portate.

— Credo a Fort Myer — disse il Presidente. — L’esercito ha disposto un gran numero di alloggi gonfiabili.

— Vi darò i nomi — proseguì Gale — ma bisogna che vada anch’io con i vostri incaricati. Se non mi vedono, si rifiuteranno di seguirli. Potete capire la nostra posizione, signor Presidente. Non possiamo correre il rischio di comunicare informazioni di tale importanza a chiunque.

— Sono riluttante a lasciarvi andare, sia pure per poco tempo — obiettò il Presidente. — Sia ben chiaro che potete andarvene quando volete. Non dovete considerarvi prigioniero, ma abbiamo bisogno di voi. Ci siete già stato molto utile, ed è probabile che gli sviluppi della situazione richiedano…

— Capisco. Potrebbe andare Alice. La conoscono. E se portasse una mia lettera, insieme alle credenziali della Casa Bianca…

— Ottima idea. Speriamo che Alice sia disposta… Steve, vorresti accompagnarla tu?

— Senz’altro. Ma la mia macchina l’ha presa Judy.

— Ti farò avere un’auto della Casa Bianca con autista. Forse sarà meglio che vi accompagni anche un agente del Servizio di Sicurezza. Le precauzioni non sono mai troppe.

Si passò una mano sulla faccia, sospirando. — Mi auguro di tutto cuore, signor Gale, che si possa risolvere la situazione lavorando insieme. Per ora siamo soltanto al principio. Sarà dura, dovremo sottostare a molte pressioni, ci saranno proteste, controversie, opposizioni accanite. Signor Gale, avete la pelle dura e una volontà di ferro?

— Credo di sì — rispose Gale.

24

Un amico vecchio e stimato era andato a far visita al procuratore generale. Erano stati compagni di stanza a Harvard, e anche dopo il termine degli studi si erano sempre frequentati. Reilly Douglas sapeva di dovere in buona parte il posto che occupava ai buoni uffici e probabilmente anche alle pressioni politiche di Clinton Chapman, il quale era a capo di uno dei più prestigiosi complessi industriali della nazione, e contribuiva generosamente ai fondi del partito.