— Qualcuno ha voluto strafare — disse Black. — La Casa Bianca è posta sotto strettissima sorveglianza. Ci sono soldati dappertutto, mortai piazzati nei prati e non so cos’altro.
— Il Presidente lo sa?
— Non credo — rispose Black. — Non credo che lo abbiano informato.
Il soldato si scostò dall’auto, il cancello fu aperto e la macchina poté uscire, avanzando silenziosamente verso il ponte.
— Come mai non c’è in giro nessuno? — disse Wilson guardando dal finestrino. — È domenica, siamo d’estate e le vie sono deserte. Neanche un turista.
— Hai sentito cos’è successo — disse Black.
— Certo che l’ho sentito.
— Tutti sono corsi a barricarsi in casa. Hanno paura di essere assaliti dal mostro.
— Noi abbiamo dei bellissimi posti per andare a fare un picnic — disse Alice. — Tanti parchi, molti spazi liberi… più di quanti ne abbiate voi oggi. Non c’è tanta gente come adesso, però, anche se a me la gente piace. Qui c’è tanto da vedere e da imparare.
— Allora ve la godete?
— Certo che me la godo, anche se mi sento un po’ colpevole. Io e mio padre dovremmo essere con gli altri… Ma stavo parlandovi della nostra epoca. Era bello, si viveva bene. Fino a che sono arrivati gli invasori, naturalmente… ma anche allora, almeno i primi tempi, la vita era bella. Non ci erano sempre addosso, sapete; solo negli ultimi tempi la situazione è precipitata. Sì, sapevamo che c’erano, ne parlavamo, non potevamo dimenticarli, ma solo ultimamente erano diventati un’ossessione. Ci guardavamo sempre alle spalle per paura che ci assalissero d’improvviso, non avevamo un attimo di respiro. Parlavamo di loro, li studiavamo…
— Li studiavate? — la interruppe Wilson. — In che modo? E chi?
— Ma i biologi, naturalmente, quando capitava di disporre del cadavere di qualche invasore. E poi anche gli psicologi e gli psichiatri. Gli evoluzionisti…
— Gli evoluzionisti?
— Certo, perché gli invasori hanno delle strane anomalie evolutive. Pare che riescano a controllare coscientemente il proprio processo evolutivo, anzi, taluni insinuano che siano in grado di influirvi. Credo che mio padre ve ne abbia parlato. Da quando sono comparsi, non hanno rinunciato ad alcuno dei vantaggi che l’evoluzione ha portato loro. Non hanno fatto compromessi, rinunciando a un vantaggio per un altro. Si sono tenuti quello che avevano e hanno aggiunto via via il resto. Questo significa ovviamente che sono creature molto adattabili a qualsiasi condizione o situazione. Trovano sempre una soluzione immediata in qualsiasi circostanza critica…
— A sentirvi — osservò Black — si direbbe che quasi quasi li ammiriate.
— Li odiavamo e ne avevamo paura, mi pare chiaro, dal momento che siamo fuggiti. Ma credo che provassimo nei loro riguardi anche una specie di timore reverenziale, pur non ammettendolo mai.
— Stiamo arrivando al mausoleo di Lincoln — disse Wilson. — Naturalmente sapete chi è Lincoln.
— Certo. Mio padre dorme nella sua camera.
Il mausoleo spiccava debolmente illuminato contro il cielo buio, con la statua del Presidente in atteggiamento pensoso, affondata nella poltrona di marmo. La macchina lo sorpassò, e il mausoleo rimase alle loro spalle.
— Se avremo tempo, uno dei prossimi giorni vi porterò a visitarlo — disse Wilson. — O l’avete già visto? Ma dal momento che nella vostra epoca la Casa Bianca…
— Anche il mausoleo non esiste più — disse Alice. — Ne resta qualche rovina.
— Di cosa state parlando? — domandò Black.
— Nella loro epoca Washington è stata distrutta. Della Casa Bianca rimane solo qualche rovina.
— Ma è impossibile, non capisco… c’è forse stata una guerra?
— Nessuna guerra — spiegò Alice Gale. — È una cosa un po’ difficile da spiegare, e io non me ne sono occupata a fondo. Forse la definizione migliore è collasso economico. E anche collasso etico. Un’epoca di inflazione galoppante che arrivò a punte incredibili, all’unisono con un sempre crescente cinismo, perdita di fiducia nel governo — il che contribuì a farlo fallire — un crescente deficit nelle risorse e un’insuperabile incomprensione tra ricchi e poveri. Le cose si aggravarono finché non si giunse al collasso. Non solo in questa nazione, ma in tutte quelle più progredite. Crollarono una dopo l’altra. L’economia era caotica, il governo non esisteva più, e presero il sopravvento la violenza e la distruzione, senza motivo né scopo… Ma vi prego di scusarmi, so che non riesco a spiegarmi bene.
— E tutto questo è successo nel nostro immediato futuro? — volle sapere Black.
— Non è detto che adesso debba succedere — ribatté Wilson. — A causa del loro esodo, siamo venuti a trovarci su un altro piano temporale.
— Fra te e lei state dicendo un mucchio di assurdità. Bravo chi vi capisce.
— Mi dispiace, signor Black — disse Alice.
— Oh, non fatevi caso — ribatté Black. — Non sono un intellettuale, io, ma solo un poliziotto istruito. Chiedetelo a Steve.
26
Il reverendo dottor Angus Windsor era un’ottima persona. Viveva nella grazia di Dio e si distingueva per le sue opere buone. Era pastore di una chiesa che affondava le radici nella ricchezza di una zona solida, elegante e distinta, ma questo non gli impediva di recarsi dove maggiore era il bisogno, e cioè fuori della sua parrocchia, in quanto lì, a dire il vero, di bisogno ce n’era pochino. Lo si poteva vedere nei ghetti ed era sempre presente quando i giovani dimostranti cadevano sotto la gragnuola di colpi degli sfollagente della polizia. Quando veniva a sapere che una famiglia non aveva da mangiare, si presentava alla porta con pacchi di viveri e, prima di andarsene, trovava il modo di aggiungervi qualche dollaro di tasca sua. Visitava regolarmente le prigioni, e i vecchi abbandonati a morire nei ricoveri conoscevano bene il suo passo sicuro, le sue spalle cascanti e i lunghi capelli bianchi che gli incorniciavano la faccia paonazza. Il fatto che non fosse contrario alla buona pubblicità, e che talvolta anzi arrivasse a cercarla, gli era rinfacciato da alcuni degli influenti membri della sua congregazione, secondo cui era una cosa sconveniente, ma lui andava dritto per la sua strada senza badare alle critiche. Correva voce che una volta avesse detto a un vecchio e caro amico che era un prezzo irrisorio in cambio del privilegio di far del bene… per quanto si ignori se alludeva alle critiche o alla pubblicità.
Perciò i giornalisti presenti non trovarono strano vederlo comparire a tarda sera nel luogo dove il tunnel era stato distrutto dopo l’arrivo dei mostri.
— Cosa siete venuto a fare, dottor Windsor? — gli domandò uno dei cronisti.
— Sono venuto — rispose il dottor Angus — a offrire a queste povere anime quel po’ di conforto che sta in me di poter dispensare. Ho avuto qualche fastidio da parte dei militari che non volevano lasciarmi passare, ma poi, grazie all’intercessione del Signore, ho potuto superare la barricata.
— E in che modo il Signore ha interceduto per voi?
— Intenerendo i loro cuori e inducendoli a lasciarmi passare. Ma adesso devo parlare a quella povera gente — concluse indicando i gruppi dei profughi radunati nei cortili o lungo la strada.
Il mostro ucciso giaceva supino colle zampe irrigidite sollevate e i tentacoli afflosciati come serpi. Gli altri cadaveri erano già stati portati via, o raccolti sul prato sotto una coperta. Il cannone non era stato smosso.
I riflettori montati sugli alberi gettavano una luce spettrale nel punto dove c’era stato lo sbocco del tunnel. Nel buio si sentiva sussultare e ronfare un generatore. Camion continuavano ad andare e venire, e di tanto in tanto si sentivano ordini impartiti da un altoparlante.
Il dottor Windsor, con l’istinto derivato da una lunga pratica, si diresse subito verso il gruppo più numeroso dei profughi, radunati a un incrocio sotto un fanale dondolante. Molti erano seduti in mezzo alla strada o sui marciapiedi, altri si erano sparpagliati sui prati.