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“E va tenuta presente un’altra cosa. La democrazia vuole, ed è giusto, che tutti possano dire la loro a proposito delle decisioni e delle azioni del governo, per evitare che siano prese decisioni ritenute ingiuste o arbitrarie. Ma oggi non ci possiamo permettere il lusso di un concetto così idealista. La situazione non può essere risolta mediante decisioni prese secondo accordi di tutti coloro che sentono o vogliono esprimere un’opinione in merito. Molti piedi verranno pestati, molti ideali di giustizia e proprietà saranno violati, ma bisognerà accettare tutto questo, se non in silenzio, almeno senza creare caos o disordini, in quanto tutto ciò fa parte della collaborazione, della tolleranza, dell’accettazione che tutti sono tenuti a dare.

“La minaccia non si estende a un solo Paese, a un solo partito, a un solo popolo, ma coinvolge tutto il mondo. Nessuno può sapere cosa succederà, né tanto meno l’estensore di queste note, perché non esistono paragoni storici con cui raffrontare l’attuale situazione. Ma, dal canto mio, d’ora in avanti, come contributo personale alla tolleranza e ai sacrifici che reputo tanto necessari, prometto di esercitare una severa censura — se non sui miei pensieri — sui miei scritti, onde evitare la propaganda di notizie false, tendenziose, passibili di provocare disordini o incitare alla disubbidienza e a una critica sterile e negativa. E invito tutti a imitare, nei limiti delle loro possibilità, il mio modesto esempio”.

33

Stava arrampicandosi su un albero, e si trovava su un ramo sottile e cedevole, quando cominciò a soffiare un forte vento che lo fece scuotere violentemente. Temeva di precipitare da un momento all’altro, quando sentì una voce lontana che lo chiamava per nome. Le scosse diventavano sempre più violente. — Steve — diceva la voce. — Steve, svegliati! — Socchiuse gli occhi e scorse una faccia sfocata china su di lui. Era una faccia irreale.

— Svegliati, Steve — ripeté la voce. Era quella di Harry Hunt. — Il Presidente ha chiesto di te. — Wilson si fregò gli occhi, li riaprì, e stavolta riconobbe la faccia di Hunt, il redattore del Times.

— Che ore sono? — domandò, notando che il sole entrava a fiotti dalle finestre.

— Quasi le otto.

— Tu non hai dormito?

— Sono stato a casa un paio di ore, ma siccome non riuscivo a prendere sonno, sono tornato qui. È tua? — domandò raccogliendo una giacca caduta in terra.

Wilson annuì, ancora pieno di sonno. — Vado a rinfrescarmi un po’ — disse. Prese la giacca che Hunt gli porgeva e se la mise sottobraccio. — Novità? — chiese.

— No, nessuna degna di nota. Una confusione enorme, questo sì, ma potevi immaginartelo da solo. Soprattutto ci sono molte proteste per la chiusura delle banche. Come mai non ce ne avevi accennato?

— In tutta sincerità, è stata una sorpresa anche per me — rispose Steve. — Il Presidente deve averlo deciso all’ultimo momento. Comunque, con me non ne aveva fatto parola.

— Ti credo, e comunque avremmo dovuto aspettarcelo — disse Hunt. — Riesci a immaginare che caos, se le borse fossero aperte?

— Si sa niente dei mostri?

— Voci. Niente di sicuro. Pare che ne sia scappato un altro, nel Congo. Se è vero, non lo troveranno mai.

— Il Congo non è tutto jungla, Henry.

— Dove il mostro è scappato, sembra proprio che sia così.

Wilson andò in bagno e, quando fu tornato, Hunt gli porse una tazza di caffè.

— Grazie — disse, sorseggiandolo. — Non so come farò a tirar sera — confessò, scosso da un brivido di stanchezza. — Hai idea di cosa abbia in testa il Presidente?

Hunt fece un cenno di diniego.

— Judy è già qui? — domandò Steve.

— Non ancora.

Wilson terminò di bere il caffè. — Grazie di tutto — disse poi. — Adesso vado. Ci vediamo più tardi.

C’erano due persone col Presidente: il generale Foote e un profugo vestito da alpinista.

— Buon giorno, signor Presidente — disse Wilson.

— Buon giorno, Steve. Hai dormito?

— Un’oretta.

— Conosci già il generale Foote — proseguì il Presidente. — Il signore che lo accompagna è un biologo, il dottor Isaac Wolfe. Ci ha portato notizie poco rassicuranti, e ho pensato che dovessi sentirlo anche tu.

Il dottor Wolfe era tozzo e massiccio, con un testone enorme, coperto da un groviglio di capelli grigi.

— Poco prima dell’alba — disse il Presidente — un agricoltore che abita nei paraggi di Harper’s Ferry è stato svegliato da un rumore proveniente dal pollaio. È andato a vedere e ha trovato il pollaio pieno di strani animali grossi come pecore. Aveva con sé il fucile e ha fatto fuoco. Tutte le strane bestie sono scappate, salvo una, colpita in pieno. Prima di fuggire, gli animali hanno assalito l’uomo, che ora si trova in ospedale. Se la caverà, ma è conciato male. Dal suo racconto è chiaro che le bestie nel pollaio erano una covata di mostri.

— Ma è impossibile — balbettò Wilson. — Il mostro è uscito dal tunnel solo…

— Purtroppo è possibilissimo — lo contraddisse Wolfe. — Non bisogna mai dimenticare che ci troviamo davanti a organismi completamente diversi da tutti quelli che conosciamo. Il processo evolutivo di quei mostri è tale che neppure la più fervida delle fantasie avrebbe mai potuto inventarlo, e le loro reazioni alle condizioni ambientali hanno qualcosa dell’incredibile. Qualcosa la sappiamo per prova diretta, altre le abbiamo dedotte, ma sono convinto che nelle condizioni per lui insolite e pericolose in cui è venuto a trovarsi dopo la fuga, il mostro abbia accelerato al massimo le sue facoltà di sviluppo. Dopo un’ora dalla deposizione, le uova si sono schiuse, e dopo un’altra ora i piccoli mostri si erano già mossi alla ricerca di cibo. Non dimentichiamo che sia l’adulto sia i piccoli si trovano in una situazione molto critica. L’adulto ne è consapevole, i piccoli ovviamente no, a livello conscio, ma in uno strano modo, che ignoro, la sensazione è stata trasmessa dall’adulto alle uova e quindi ai cuccioli. Fate presto a nascere, crescete in fretta, sparpagliatevi e raggiungete al più presto lo stadio di deposizione delle uova. È una reazione genetica a una minaccia mortale. I mostri cuccioli sono spinti da una forza evolutiva inconcepibile in qualunque forma di vita terrestre. Essi appartengono a una particolarissima razza che possiede una capacità innata e unica di ricorrere a tutti gli artifici del processo evolutivo per riuscire a sopravvivere.

Wilson si lasciò cadere su una poltroncina. — Ne hanno trovato qualcuno? — domandò.

— Non ancora — rispose il Presidente. — La moglie dell’agricoltore ha telefonato allo sceriffo, e una pattuglia militare è stata subito avvertita e ha rastrellato la zona. L’ufficiale che la comanda ha posto dei blocchi e finora la notizia non è trapelata. Ti ho fatto chiamare per questo, Steve. Non possiamo continuare a tener segreto l’accaduto. Qualcosa trapelerà… devono esserci chissà quanti di questi mostriciattoli, ormai, sparsi sulle montagne. Qualcuno li avvisterà e spargerà la voce. Non possiamo far finta di niente.

— Non è un problema da poco — obiettò Wilson. — Come si fa a comunicare la notizia senza scatenare il panico?