— Sarà — commentò Oakes. — Ma divento nervoso, quando i russi dimostrano un interesse particolare per qualche cosa.
37
C’era qualcosa nel boschetto di noccioli che chiudeva da un lato il campo di grano, il vago senso di una presenza, una sagoma indistinta che non si rivelava mai in pieno. Qualcosa si nascondeva là dentro. Il sergente Gordy Clark ne era sicuro, anche se non sapeva perché. La certezza gli derivava probabilmente dall’istinto che si era sviluppato in lui in centinaia di pattugliamenti in territorio nemico, un istinto indefinibile ma sicuro che ora gli dava la certezza che ci fosse qualcuno, o qualcosa, acquattato fra i noccioli.
Rimase immobile, trattenendo il respiro sulla sommità della piccola altura che s’innalzava oltre il campo, col lanciarazzi posato su un tronco imputridito e l’incrocio del reticolo sul mirino puntato in direzione del boschetto. Poteva esserci un cane, là nascosto, o un bambino, ma qualcosa c’era.
Il cespuglio di sommacco, dai rami ricadenti che si erano chiusi su di lui, lo nascondeva alla vista di chiunque fosse appostato fra i noccioli. Il silenzio era rotto dal mormorio sommesso del torrentello che scorreva oltre il confine opposto del campo, e dal coccodè di una gallina della fattoria, invisibile perché situata nell’avvallamento tra due collinette.
Gli altri membri della pattuglia non erano in vista. Il sergente sapeva che non dovevano essere lontani, ma tutti facevano la massima attenzione a non tradire la propria presenza. Erano tutti militari di carriera e conoscevano il loro mestiere. Sapevano muoversi nei boschi come ombre, senza far rumore né spostare rami o arbusti.
Il proprietario della fattoria tra le colline aveva riferito di aver visto qualcosa; cosa, non sapeva spiegarlo, ma gli era bastato un attimo per restare atterrito. Era qualcosa che non aveva mai visto in vita sua. Parlandone, l’uomo rabbrividiva ancora.
La cosa che era rimasta acquattata nel boschetto uscì allo scoperto a una tale velocità da risultare un’ombra indistinta. Poi si fermò con la stessa rapidità con cui si era mossa, nel piccolo spiazzo fra il campo e il boschetto.
Il sergente trattenne il fiato e si sentì stringere lo stomaco, ma ebbe ugualmente la presenza di spirito di brandeggiare la canna del lanciarazzi in modo che l’incrocio del reticolo puntasse sull’enorme pancia del mostro. Stava per premere il grilletto, quando il mostro scomparve. Nel mirino si vedeva soltanto un ciuffo di stoppie al limitare del campo. Il sergente non si mosse, tolse solo il dito dal grilletto. Il mostro era rimasto immobile, su questo poteva giurarci. Era scomparso di punto in bianco, non c’erano altre spiegazioni. Un attimo prima era lì, un attimo dopo non c’era più. Non poteva essersi mosso. Per quanto veloce, quando era uscito dal boschetto, il sergente aveva avuto il tempo di vederlo, anche se indistintamente.
Il sergente Clark alzò la testa e si sollevò sulle ginocchia, passandosi una mano sulla faccia. Quando la ritrasse, si meravigliò di vederla bagnata. Non si era accorto di sudare.
38
Fyodor Morozov era un buon diplomatico e una brava persona — doti non incompatibili fra loro — e avrebbe preferito non svolgere l’incarico che gli avevano affidato. Inoltre, conosceva gli americani e sapeva che non avrebbe funzionato. Naturalmente li avrebbe messi nell’imbarazzo, e avrebbero fatto una brutta figura davanti al resto del mondo, cosa che, in altre circostanze, non gli sarebbe nemmeno dispiaciuto. Ma adesso sapeva bene che né gli americani né altri si trovavano in una situazione che consentisse loro di seguire le regole della diplomazia e proprio per questo era impossibile prevedere la reazione.
Quando fu introdotto dal Presidente, che lo stava aspettando, vide che — come aveva previsto — c’era anche il Segretario di Stato. Il Presidente era tutto sorrisi e gentilezze, mentre Thornton Williams aveva l’aria seria e impacciata, anche se cercava di nasconderlo.
Dopo i convenevoli, si misero seduti e il Presidente disse: — Mi fa sempre piacere vedervi, signor ambasciatore, qualsiasi possa essere il motivo. Ditemi, posso fare qualcosa per voi?
— Il mio governo — rispose Fyodor — mi ha incaricato di conferire col vostro, in modo non ufficiale per quanto possono consentirlo le rispettive posizioni, su una questione di sicurezza che concerne sia noi sia voi, e anche il resto del mondo.
S’interruppe, in attesa delle domande che non vennero, e dopo un silenzio prolungato si decise a proseguile.
— Si tratta — disse — del mostro fuggito nel Congo, e poiché il governo locale non dispone di forze militari o di polizia sufficienti a organizzare una vasta battuta nella giungla, il mio governo ha offerto di inviare un corpo di spedizione, e abbiamo intenzione di sondare Gran Bretagna, Francia e altre nazioni per vedere se sono disposte a inviare anch’esse qualche contingente per la caccia al mostro.
— Sicuramente, signor ambasciatore — replicò il Presidente — non avete l’obbligo di interpellarci né tanto meno di chiedere il nostro permesso prima di intraprendere un’operazione del genere. Immagino che tuttavia il vostro corpo di spedizione verrà immediatamente ritirato al termine della caccia.
— Naturalmente.
— Allora non capisco dove vogliate arrivare.
— Oltre al mostro del Congo c’è quello — o quelli — in libertà sul vostro territorio. Anche in questo caso siamo pronti a fare la stessa offerta che abbiamo fatto al governo del Congo.
— Volete dunque dire che sareste disposti a inviare qui un contingente armato per aiutarci nella caccia ai mostri? — domandò con aria divertita il Presidente.
— Direi qualcosa di più che disposti — replicò l’ambasciatore. — Nel caso risultasse che non riusciste a sterminare i mostri e a garantire che non si diffondano nel resto del mondo, potremmo insistere. Questa non è una questione politica interna, è in pericolo tutta la comunità internazionale. Bisogna distruggere tutti i mostri. Per riuscirci, siete tenuti ad accettare tutto l’aiuto che vi viene offerto.
— Saprete, immagino — disse Williams — che abbiamo richiamato tutte le truppe di stanza all’estero.
— Lo so, ma so anche che è un’operazione lunga e complessa. Abbiamo calcolato che vi occorrerà circa un mese, mentre il tempo stringe. Inoltre, è probabile, che, anche richiamando tutte le truppe, non disporrete di uomini sufficienti a coprire l’intero territorio.
— La vostra premura mi commuove — disse il Presidente.
— L’offerta proviene dal mio governo — precisò Fyodor. — È logico che preferiate servirvi solo delle vostre truppe, ma molti uomini — e molto più rapidamente — potranno essere dislocati nei punti strategici se accetterete la nostra offerta, offerta che, ne sono certo, verrà fatta anche da altre nazioni…
— Signor ambasciatore — lo interruppe il Presidente — vi conosco abbastanza per sapere che, di vostra spontanea volontà, non vi sareste mai sognato di venirmi a fare una proposta a dir poco impudente. Se ci fosse stata davvero buona volontà da parte del vostro governo, gli approcci sarebbero stati condotti in modo differente. Non riuscendo a immaginare altro, penso che questa proposta sia stata escogitata al solo scopo di metterci in imbarazzo. Se questo era il vostro scopo, non l’avete raggiunto. Non siamo per niente imbarazzati.
— Mi fa piacere sentirlo — dichiarò Fyodor, senza scomporsi. — Ma avevamo pensato che fosse più leale fare i primi approcci privatamente.
— Devo quindi dedurne che porterete la questione davanti all’ONU, allo scopo di metterci in imbarazzo in pubblico — disse Williams.
— Voi, signori, insistete a dare un’interpretazione sbagliata alla nostra iniziativa — disse l’ambasciatore russo. — Non nego che in passato i nostri Paesi abbiano avuto delle divergenze, ma nella situazione in cui ci troviamo ora, tutto il mondo deve essere solidale. Ed è partendo da questo punto di vista che ci siamo decisi a offrirvi il nostro aiuto. Ci è parso infatti evidente — cosa che invece a voi sembra sfuggita — che una rapida soluzione del problema dei mostri sia di vitale importanza per la comunità internazionale e che sia vostro dovere affrettarla in tutti i modi. Ci spiacerebbe davvero essere costretti di accusarvi di negligenza davanti alle Nazioni Unite.