— Siete propenso ad accettare l’offerta di Clint, signor Presidente? — domandò Douglas.
— Propenso è forse dir troppo, ma data la situazione in cui ci troviamo, direi che dovremmo prendere in considerazione tutte le possibilità e tutte le proposte. Non ci sarà facile trovare i fondi o il credito necessario alla costruzione dei tunnel. E per le altre nazioni sarà ancora più difficile.
— Questo ci porta a un altro punto — intervenne Williams. — Penso che Chapman e il suo consorzio si propongano di chiedere il monopolio per la fabbricazione e l’uso dei tunnel dei soli Stati Uniti.
— Non credo — disse Douglas. — Il consorzio che Chapman si propone di formare comprenderà anche capitali esteri e prenderà accordi anche con altre nazioni. Non vedo come il Congo, il Portogallo o l’Indonesia possano rifiutare l’aiuto di chi si offre di costruire tunnel sul loro territorio. Altre nazioni, forse, esiteranno, ma se il progetto va in porto e alcune fra le maggiori potenze, come per esempio la Francia e la Germania, accetteranno la proposta, credo che anche le altre le seguiranno. In fin dei conti, chi rifiutasse verrebbe a trovarsi senza tunnel e quindi senza la possibilità di liberarsi dei profughi.
— Per attuare il progetto ci vorrà una cifra enorme — disse Manfred Franklin, Segretario al Tesoro. — Miliardi e miliardi…
— Nel mondo dell’alta finanza ci sono molti disposti a giocare forte — osservò Ben Cunningham, dell’Agricoltura. — Ma in questo caso giocano sul sicuro, Chapman deve sapere quel che fa. Non è tipo da correre rischi inutili. Che sappia qualcosa che noi ignoriamo?
— Non credo — rispose Douglas. — La sua decisione si basa sul parere dei suoi scienziati, specialmente i fisici, che sono convinti della possibilità di viaggiare nel tempo sia verso il passato sia verso il futuro. Grazie all’apporto delle nozioni degli scienziati profughi, Clint è convinto che sarà risolto al più presto anche il problema dei viaggi nel futuro.
— Bisognerà vedere se glielo permetteremo — disse Williams.
— Per quanto possa dispiacerci, credo che lo permetteremo — dichiarò il Presidente. — Se rifiutassimo e si venisse a risaperlo, potete immaginare la reazione dell’opinione pubblica. Certo, qualcuno si opporrà, ma sarà sopraffatto dalla grande maggioranza disposta ad accettare l’offerta di un gruppo che pagherà le spese dei tunnel di tasca sua, senza bisogno che il governo ricorra a nuove imposte per reperire i fondi necessari. Francamente, signori miei, credo che verremmo a trovarci in una situazione per cui opporsi al consorzio equivarrebbe a un suicidio politico.
— Mi sembra che la prendiate con molta filosofia — osservò acido Williams.
— Quando si è nella politica da tanti anni, come me, si impara a diventare pratici. Anche se nel mio intimo non mi sento propenso ad accettare la proposta, sono politicamente abbastanza pratico da accettarla.
— A me non va — insisté Williams.
— Nemmeno a me — fece eco Sandburg.
— Ci sarebbe una soluzione — saltò su Franklin. — I sindacati sono disposti a collaborare, e se gli interessi finanziari di tutto il mondo fossero d’accordo con noi — come si verificherebbe nel caso del famoso consorzio — il nostro problema sarebbe risolto. Un consorzio internazionale su base governativa, invece che privata. Naturalmente ci sarebbero molti problemi da risolvere, calcolare le possibilità delle nostre industrie, tempi e costi… non dimentichiamo che, oltre a costruire i tunnel, dobbiamo pensare al mantenimento dei profughi e a fabbricare per loro attrezzature e utensili da portare nel Miocene. Come vedete, di daffare ce n’è anche troppo, e a pensarci bene non so se l’offerta di Chapman sia poi da rifiutare.
— E cosa ne dite di quei ragazzi che vogliono andare anche loro nel Miocene? — domandò Cunningham. — Secondo me, dovremmo accontentarli. Ci libereremmo da tutti i fastidi che ci danno con le loro dimostrazioni, e inoltre alleggeriremmo un po’ la pressione della sovrappopolazione.
— Volete scherzare — cominciò il Presidente.
— Vi assicuro che non scherzo, anzi. Parlo sul serio.
— E io sono d’accordo con voi, anche se per motivi diversi. Se qualcuno vorrà andare nel Miocene, perché dovremmo impedirglielo? O forse non nel Miocene, dove vanno già i profughi del futuro. Comunque, c’è tempo, bisognerà studiare a fondo anche questo problema, prendere le precauzioni necessarie, non possiamo mandare gente che consumerà indiscriminatamente le risorse naturali che noi adoperiamo. È un paradosso, me ne rendo conto, e non tento nemmeno di spiegarlo o risolverlo, ma penso che un comportamento sconsiderato potrebbe essere fatale alla nostra civiltà.
— E chi insegnerebbe ai nostri profughi il senso dell’ecologia e dello sfruttamento oculato delle risorse?
— I profughi del futuro. C’è tempo prima che ci lascino. Anzi, un gruppo di specialisti si è offerto di restare con noi per insegnarci quanto di Utile è stato — dovrei dire sarà — scoperto nei prossimi cinquecento anni. Io sono del parere che dovremmo accettare la loro offerta.
— Anch’io — disse Williams. — Forse alcune delle cose che ci insegneranno sconvolgeranno taluni apparati economici e sociali, ma nel complesso sono certo che sarà un’esperienza positiva. In meno di dieci o vent’anni potremo progredire di cinque secoli senza commettere gli errori che avranno certo commesso i nostri discendenti.
— Non so cosa dire — asserì Douglas. — I fattori in gioco sono molti. Bisognerà pensarci bene.
— Ci stiamo dimenticando di una cosa — dichiarò Sandburg. — Dobbiamo fare progetti e prendere decisioni senza perdere tempo, d’accordo, ma prima di passare a questo è necessario liberarci dei mostri.
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Forse hanno ragione i ragazzi che vogliono andare nel passato, pensò Wilson. C’è un indubbio fascino nell’idea di ricominciare tutto da capo, dopo una bella passata di spugna. Il guaio è che, pur ricominciando da zero, l’umanità potrebbe ripetere gli errori già commessi in passato, anche se, sapendolo e rendendosene conto, potrebbe rimediare prima che sia troppo tardi.
Alice Gale gli aveva parlato delle rovine della Casa Bianca e il dottor Osborne, nel viaggio di ritorno da Fort Myer, aveva espresso il parere che fosse possibile porre un rimedio alla situazione che, col tempo, avrebbe portato allo sfacelo e alle distruzioni di cui la rovina della Casa Bianca era un esempio. Siete andati troppo oltre, aveva detto lo scienziato del futuro, l’equilibrio sta rompendosi.
Sì, ammise fra sé Wilson, forse siamo andati troppo oltre: inflazione in tutti i campi, tasse in continuo aumento, i poveri sempre più poveri, nonostante tutti gli sforzi e le belle parole, e i ricchi sempre più ricchi; l’abisso tra ricchi e poveri, tra governo e cittadini sta facendosi sempre più profondo. Ma cosa si sarebbe potuto fare per evitare di giungere a questo punto?
Non ne aveva idea. Qualcuno, forse, riesaminando gli sviluppi politici, economici e sociali degli ultimi tempi sarebbe stato in grado di scoprire gli errori e di dire cosa si sarebbe dovuto fare per evitarli. Ma uomini del genere erano dei teorici, che lavoravano in base a teorie insostenibili nella pratica.
Lo squillo del telefono lo riportò alla realtà.
— Il signor Wilson?
— Sì.
— Qui il corpo di guardia al cancello sudovest. C’è un signore che chiede di vedervi subito. Dice che si tratta di una cosa molto importante. È il signor Thomas Manning. Lo accompagna il signor Bentley Price. Li conoscete?
— Sì. Fateli subito salire.
— Li farò accompagnare da una scorta.