Il rappresentante del New York Times si alzò. — Signor Wilson, mi sembra che per adesso siamo ancora in alto mare — disse. — Forse in seguito potrete rispondere a queste domande.
— Me lo auguro — disse Wilson. E si alzò, mentre i rappresentanti della stampa uscivano in fila nell’atrio.
5
L’esercito si era preso una bella gatta da pelare.
Il tenente Andrew Shelby telefonò al maggiore Marcel Burns. — Signor maggiore, non posso tenere questa gente — riferì. — Sono stati sequestrati.
— Di cosa diavolo stai parlando, Andy? Sequestrati?
— Be’, forse la parola non è esatta. Ma li portano via. Ce n’è una casa piena. Devono essercene più di venti. Ho parlato col proprietario. Sentite, gli ho detto, io devo tenere unita questa gente. Non posso permettere che si sparpagli. Devo caricarli e portarli dove abbiano da mangiare e un tetto sulla testa. Tenente, mi ha risposto, non dovete preoccuparvi per quelli che sono nella mia casa. Se un tetto e un po’ di cibo sono quel che vi preoccupa, potete mettervi il cuore in pace. Sono miei ospiti e avranno da mangiare e da stare al coperto. E non è stato l’unico. Ce ne sono anche altre case piene, nella stessa zona. Tutti li ospitano. E non è finita. C’è gente che viene da lontano per prenderli e portarseli a casa. Sono sparpagliati per la campagna e mi è impossibile raccoglierli.
— E ne continuano ad arrivare da quella porta?
— Signorsì. Non hanno smesso un momento. Sembra una sfilata. Io ho cercato di tenerli uniti, ma si dividono e si sparpagliano, e gli abitanti della zona li accolgono, così mi è impossibile rintracciarli.
— Ma ne avete trasportato qualcuno?
— Signorsì. Quelli che sono riuscito a caricare.
— Che tipo di gente è?
— Normale, per quel che ho potuto giudicare. Non sono diversi da noi, salvo per il fatto che parlano con un accento strano. E sono anche vestiti in modo strano. Certi indossano delle tuniche, altri pelli di animali, altri… oh, diavolo, sono vestiti in tutti i modi. Sembrano un corteo mascherato. Ma sono educati e volonterosi. Non ci hanno dato fastidi di nessun genere. Ma sono così tanti! Più di quanti riesca a caricarne. Si sparpagliano, ma non è colpa loro. È che li invitano nelle case. Sono cordiali e gentili, ma sono troppi.
Il maggiore sospirò. — Continua a fare quel che puoi.
6
Le spie luminose sul telefono di Judy non avevano smesso un momento di lampeggiare. L’atrio rigurgitava di cronisti in attesa. Wilson si alzò dalla scrivania per andare alla fila delle telescriventi.
Il Global News dava il quinto resoconto della giornata.
WASHINGTON (GN) — Milioni di visitatori che dicono di provenire da un futuro distante cinquecento anni hanno continuato ad arrivare nel nostro mondo, questo pomeriggio, riversandosi in colonne ininterrotte attraverso più di duecento “tunnel temporali”.
Si è verificata una generale riluttanza nell’accettare la spiegazione secondo cui provengono dal futuro, tuttavia ora questa spiegazione comincia a incontrare una certa credibilità, non tanto a Washington, quanto in altre capitali. Oltre alla dichiarazione di provenire dal futuro, i profughi non forniscono altre informazioni. Si prevede che nelle prossime ore si potrà sapere qualcosa di più. Finora, alla data la situazione confusa, dalle migliaia e migliaia di persone che si riversano dai tunnel non è emerso un capo o un portavoce. Ma alcuni fatti stanno a indicare che probabilmente un portavoce è stato localizzato, e presto parlerà. I tunnel sono distribuiti in tutto il mondo, e rapporti in merito continuano ad arrivare da tutti i continenti. Secondo una valutazione approssimativa e non ufficiale ne arrivano circa due milioni all’ora. Di questo passo…
— Steve — chiamò Judy — c’è Manning al telefono. Wilson tornò alla scrivania.
— Hai già l’ordinanza della Corte? — domandò Manning.
— No. Ti ho concesso un po’ di tempo.
— Be’, richiedila pure quando vuoi. Il nostro avvocato dice che puoi farlo.
— Non credo che ne avrò bisogno.
— Infatti. Molly è già per strada con Gale e sua figlia. Arriveranno fra una ventina di minuti, traffico permettendo. Qui è una bolgia, sono arrivati un mucchio di curiosi e una colonna di camion dell’esercito.
— Tom — disse Wilson. — C’è una cosa che volevo dirti. Capisco perché l’hai fatto. Dovevi tentare.
— Ancora una cosa, Steve.
— Sarebbe?
— Gale ha parlato un po’ con Molly. Non le ha detto molto. Ma l’ha pregata di comunicare una cosa, una cosa secondo lui molto urgente.
— Vuoi dirmela?
— Ha detto di piazzare una postazione di artiglieria davanti all’imbocco di tutte le gallerie. Esplosivo ad alto potenziale. Se succede qualcosa, sparare subito dentro al tunnel, senza badare anche se sta ancora arrivando gente.
— Ha detto cosa potrebbe succedere?
— No. Ha detto solo che ce ne accorgeremo subito, e che le esplosioni distruggeranno i tunnel facendoli crollare o scomparire, non so bene. Ci pensi tu?
— Sì, ci penso io.
— Per adesso io non dico niente. Almeno non subito.
Wilson riappese e chiamò la segretaria del Presidente.
— Kim, quando posso venire?
— In questo momento sta telefonando. Ci sono altre chiamate in attesa. C’è gente con lui. È una cosa importante, Steve?
— Importantissima. Devo vederlo.
— Allora vieni. Ti farò entrare appena possibile.
Finito di telefonare, Wilson disse a Judy: — Sta per arrivare Molly Kimball con due profughi.
— Avvertirò al cancello e il servizio di sicurezza. E quando saranno arrivati?
— Se non sono tornato, mandali da Kim.
7
Sandburg, Segretario alla Difesa, e Williams, Segretario di Stato, erano seduti su un divanetto, sotto una finestra di fronte alla scrivania del Presidente. Quando entrò Wilson, lo salutarono con un cenno.
— Steve — disse il Presidente — immagino che si debba trattare di una cosa molto importante. — Parlava con tono di velato rimprovero.
— Penso di sì, signor Presidente — rispose Wilson. — Molly Kimball sta arrivando con un profugo che dice di essere il portavoce, per lo meno del gruppo della Virginia. Ho pensato che voleste vederlo.
— Siediti, Steve. Cosa ne sai di quell’uomo? È davvero un portavoce? È munito di credenziali?
— Non lo so — rispose Wilson. — Ma può darsi di sì.
— Comunque sia — disse il Segretario di Stato — faremo bene a sentire quello che ha da dirci. E auguriamoci che abbia da dirci qualcosa.
Wilson prese una sedia e andò a sistemarsi vicino al procuratore generale.
— L’uomo ha fatto una comunicazione prima di partire, insistendo perché venisse trasmessa al più presto. Dice di piazzare una postazione di artiglieria all’imbocco di ogni tunnel, con proiettili ad alto potenziale.
— Dunque c’è del pericolo? — domandò il Segretario alla Difesa.
— Non lo so — rispose Wilson. — A quanto pare, quel tizio non ha dato spiegazioni. Ha solo detto che se dovesse succedere qualche cosa bisogna sparare direttamente dentro nel tunnel, senza badare alla gente che potrebbe esserci dentro. Dice che così il tunnel verrebbe distrutto.
— Ma cosa potrebbe succedere? — domandò Sandburg.
— Tom Manning, a cui l’ha detto Molly, che ha parlato col profugo, mi ha riferito che se succede qualcosa ce ne accorgeremo subito. Secondo me, ho l’impressione che si tratti di una misura precauzionale. Comunque sarà qui fra pochi minuti e ce lo spiegherà.