— Possediamo materiale genetico completo proveniente da un solo neanderthal — disse Mary — cioè proprio Ponter Boddit. Potrebbe essere impossibile individuare i geni decisivi, dato un solo campione.
— Questo lo capisco. Però non lo sapremo per certo finché non avremo tentato.
Mary girò lo sguardo per il laboratorio. — Ho dei doveri da espletare, qui all’università. Lezioni, lauree…
— Capisco anche questo — disse Krieger. — Ma sono sicuro che potremo trovare un accordo per fare fronte ai suoi impegni. Ho già avuto occasione di conferire con il rettore.
— Sta parlando di un progetto di ricerca a tempo pieno?
— Il compenso equivarrà a un intero anno accademico. Sì.
— Dove opererei? Qui?
Krieger scosse la testa. — Le chiederemmo di trasferirsi nel nostro impianto di sicurezza.
— A Rochester, suppongo.
— Rochester, Stato di New York. Esattamente.
— Non è molto lontano di qui, vero?
— Sono arrivato oggi in aereo — rispose Krieger — ed è un attimo. Se non erro, in automobile sarebbero tre ore e mezzo.
Mary ci pensò su. Non avrebbe avuto troppe difficoltà a tornare a trovare la madre e gli amici. E doveva ammettere con se stessa che nulla la intrigava di più che studiare il DNA di Ponter; le lezioni erano piuttosto un incidente di percorso.
— Quali… hmm… termini contrattuali proporreste?
— Le posso offrire un contratto per consulenza, della durata di un anno, per 150.000 dollari USA, con decorrenza immediata e completa copertura sanitaria. — Sorrise. — So che questo è un aspetto importante per voi canadesi.
Mary appariva ancora perplessa. Era più o meno riuscita a prepararsi mentalmente al ritorno alla York University, dove aveva subito violenza, ma questo…
“Non prendiamoci in giro” pensò. Alla faccia di tutti i bei propositi, se quella stessa mattina fosse passato un qualsiasi altro treno professionale, lo avrebbe preso al volo.
— Ho un appartamento qui in città, in un condominio — aggiunse Mary.
— Ci occuperemo noi del mutuo, delle tasse e delle spese, finché lei sarà fuori sede. Al suo ritorno, troverà il suo appartamento ad accoglierla a braccia aperte.
— È… è tutto vero?
— Assolutamente sì. Questo è il più grosso evento che sia accaduto sul nostro pianeta da… be’, da sempre. Ciò che è in ballo, professoressa Vaughan, è l’intera Storia umana a partire dalla fine del Cenozoico. Sono circa 35.000 anni che sulla Terra non esistono due versioni dell’umanità… ma, se quel varco si riaprirà, avremo di nuovo due versioni, e stavolta vorremmo che tutto filasse liscio.
— Sa come tentare la gente, signor Krieger.
— Jock, mi chiami pure Jock. — Fece una pausa. — Ascolti, a suo tempo lavoravo per la RAND. Sono un matematico, e all’epoca in cui mi sono laureato a Princeton il 70 per cento dei laureati in Matematica inviavano il curriculum alla RAND. Era il posto migliore per ricevere finanziamenti e risorse nel campo della ricerca pura. Di fatto, però, valeva il gioco di parole “RAND: Research And No Development”, tanta ricerca e niente sviluppo. Un’équipe di studio… che studiava a basta.
— Qual era il vero significato della sigla?
— “Research And Development”, si suppone. Il fatto è che i fondi venivano dall’Aeronautica militare USA, e lo scopo della sua esistenza era piuttosto poco simpatico: analizzare scenari di guerra nucleare. Io sono un esperto di teorie dei giochi, ed ecco perché ero lì: per fare simulazioni nel settore della “politica con pericolo di guerra nucleare calcolato”. — Altra pausa. — Lei ha visto Il Dottor Stranamore?
Mary annuì. — Anni fa.
— Il vecchio George C. Scott, nella Stanza dei bottoni, mette le zampe su uno studio della multinazionale BLAND. Se le capitasse di rivedere la scena in DVD, blocchi l’immagine. Il titolo del documento è Bersagli mondiali nello sterminio di massa, che era una bella descrizione del nostro lavoro. Adesso però la Guerra fredda è finita, professoressa Vaughan, e abbiamo tra le mani qualcosa di incredibilmente più positivo. — Pausa. — Sa, nonostante la sua dipendenza dall’esercito, la RAND ha compiuto un sacco di esercizio intellettuale a vasto raggio. Uno dei nostri studi si intitolava Pianeti abitabili per l’umanità, e concerneva le probabilità di scoprire pianeti simili alla Terra nella nostra Galassia. È stato Stephen Dole a raccogliere il materiale nel 1964, proprio quando io stavo entrando alla RAND. Tuttavia, perfino in quell’epoca gloriosa dei programmi spaziali, pochissimi di noi credevano all’eventualità concreta di contattare un pianeta Terra-compatibile nell’arco della nostra vita. Ma, se si dovesse ristabilire quel varco, il sogno diventerà realtà. Ciò che desideriamo è che il contatto avvenga nel modo più positivo possibile. Quando aprirà la prima ambasciata di neanderthal…
— Un’ambasciata di neanderthal! — esclamò Mary.
— Pensiamo in grande, professoressa Vaughan. Ecco a che cosa mira la Synergy: non solo prendere il meglio dai due mondi paralleli, ma dare vita a qualcosa che sia più della somma delle parti. Sarà una figata. E vorremmo che lei fosse della squadra.
5
Ponter e Daklar attraversarono chiacchierando la piazza. Il luogo brulicava di bambini intenti a giocare, inseguirsi, fare casino.
— Una cosa che avrei sempre voluto chiedere a un uomo — disse Daklar. — Quando i Due sono separati, sentite la mancanza dei vostri figli?
Un ragazzino, un 148, passò di corsa davanti a loro per acchiappare un triangolo volante. Ponter era orgoglioso delle proprie figlie, ma a volte sognava ancora il maschio. — Certo — rispose. — Penso ogni giorno a loro.
— Jasmel e Mega sono due ragazze fantastiche — disse Daklar.
— Pensavo che, in mia assenza, tu e Jasmel vi sfidaste continuamente a duello.
Daklar rise, ma con una nota di amarezza. — Eccome! Basti pensare che al dooslarm basadlarm era lei il difensore di Adikor, che io avevo messo sotto accusa. Però sono una donna che sa riconoscere i propri torti, Ponter.
— Perciò adesso, tra voi, tutto bene?
— Ci vorrà del tempo — rispose Daklar. — Sai com’è fatta Jasmeclass="underline" salda come una stalagmite, che rimane al suo posto qualunque cosa si faccia per staccarla.
Ponter rise. Sì, conosceva sua figlia; e, a quanto pareva, la conosceva bene anche Daklar. — Sa come rendersi difficile — commentò lui.
— Ha appena compiuto 225 mesi — disse lei. — Ovvio che ha un carattere difficile: ce l’avevo anch’io alla sua età. — Fece una pausa. — Le ragazze sono sottoposte a un sacco di pressioni sociali, capisci. Prima dell’inverno, ci si aspetta da lei che prenda un compagno e una compagna. È probabile che il compagno sia Tryon, ma sta ancora cercando la compagna.
— Non avrà grossi problemi — disse Ponter. — È una tipa in gamba.
Daklar sorrise. — Assolutamente. Possiede tutte le virtù di Klast e… — Si fermò ancora, forse indecisa se spingersi oltre. — E tutte le tue, naturalmente.
Ponter apprezzò il complimento. — Grazie.
Daklar abbassò gli occhi. — Quando è morta Klast, Jasmel e Mega ne hanno risentito molto. Megameg forse era troppo piccola per comprendere appieno, ma Jasmel… è dura per una ragazza non avere una madre. — Poi tacque. Ponter si chiese se attendesse che lui intervenisse “spontaneamente” a dire che Jasmel aveva avuto un’ottima sostituta. Ponter stava cominciando a pensare che era così, ma non sapeva come esprimerlo. Alla fine Daklar proseguì: — Mi sono sforzata di essere una buona tabant, ma se avessero avuto la loro vera madre sarebbe stato diverso.