— Ci siamo riuniti per deliberare — proseguì Pandaro — e abbiamo deciso che i potenziali vantaggi nello stabilire un contatto con una diversa versione della Terra, con un diverso tipo di umanità, in forza di possibili scambi di conoscenza scientifica e di beni materiali, sono troppo grandi per essere ignorati.
— State commettendo un grosso errore! — gridò un uomo dal pubblico.
Il consigliere Bedros, seduto accanto alla presidentessa, lo fissò severo. — La sua opinione è già stata raccolta, ammesso che lei abbia risposto al sondaggio. Ma, indipendentemente da questo, spetta a questo Consiglio prendere le decisioni, e lei avrà la cortesia di attendere finché non ci saremo espressi.
Pandaro riprese: — Il Gran Consiglio dei Grigi, con una maggioranza di 14 contro 6, esorta gli scienziati Huld e Boddit a tentare di ripristinare il varco verso l’universo parallelo, con l’obbligo di fare rapporto a questo Consiglio ogni dieci giorni, e con la clausola che potranno portare avanti la missione solo sottoponendola a verifica ogni tre mesi.
Ponter si alzò e fece un lieve inchino. — La ringrazio, presidentessa. — Anche Adikor si era alzato; si abbracciarono.
— Tenga i ringraziamenti per la fine — disse Pandaro.
— Ora arriviamo al nocciolo delle questioni sicurezza e salute…
8
— Benvenuta alla Synergy, professoressa Vaughan.
Mary sorrise a Jock Krieger. Non immaginava che cosa dovesse aspettarsi come sede di una società di consulenza come quella. Be’, era una vecchia palazzina nell’area residenziale di Seabreeze a Rochester, in riva al lago Ontario. A Ponter sarebbe piaciuto quel posto: sulla costa sabbiosa Mary aveva notato un airone che avanzava, e anatre, oche e cigni nel porticciolo in cui si allineavano barche da diporto.
— Le faccio visitare la casa — continuò Krieger, accompagnandola per i locali interni.
— Grazie.
— Attualmente abbiamo uno staff di ventiquattro persone, e la società continua a espandersi.
Mary ne fu colpita. — Ventiquattro persone per studiare le norme di immigrazione per i neanderthal?
— No, no, no. La Synergy si occupa di un sacco di altre cose. Una delle principali priorità è il Progetto Genoma, perché potremmo averne bisogno immediatamente dopo l’eventuale riapertura del varco. Qui inoltre stiamo analizzando tutti gli aspetti relativi alla questione neanderthal. Il governo americano è particolarmente interessato a quegli impianti Companion, in quanto…
— “Il Grande Fratello vi sta osservando” — citò Mary. Krieger scosse la testa. — Nient’affatto, mia cara.
È solo che… se diamo credito alle parole di Ponter… i Companion sono in grado di fornire resoconti dettagliati a 360 gradi su tutto ciò che accade a una singola persona. Ora, sì, è vero, qui ci sono quattro sociologi che stanno valutando se questo genere di monitoraggio neanderthaliano possa avere applicazioni sulla nostra Terra, anche se francamente ne dubito: noi diamo troppa importanza alla privacy. Ma, ripeto, se il varco dovesse ristabilirsi, vogliamo andare sul sicuro. Se i loro inviati possono registrare senza sforzo tutto ciò che vedono e sentono, vorremmo ovviamente che anche i nostri inviati nel loro mondo godessero degli stessi privilegi. Per una questione di reciprocità commerciale, in fin dei conti.
— Ah — commentò Mary. — Ma Ponter diceva che, di qui, il suo Companion non riusciva a trasmettere nulla al suo archivio degli alibi. Non è rimasta registrata nessuna immagine della sua visita.
— Solo un problema tecnico secondario, ritengo. Basterebbe installare un registratore da questo lato del varco.
Erano arrivati al fondo di un lungo corridoio. Krieger aprì una porta, dietro cui comparvero tre persone: un uomo di colore, e un uomo e una donna bianchi. Il nero aveva reclinato lo schienale della poltrona, e lanciava palline di carta dentro un cestino. Il bianco era immerso nella contemplazione del lago. La donna camminava avanti e indietro di fronte a una lavagna bianca, tenendo in mano un pennarellone.
— Frank, Kevin, Lilly, vi voglio presentare Mary Vaughan — disse Krieger.
— Salve — disse Mary.
— È del ramo imaging? — le chiese quella che, per esclusione, era Lilly.
— Prego?
— Imaging — disse Frank, subito seguito da Kevin; o viceversa. — Vale a dire — le venne in soccorso il nero — fotografia e affini.
Krieger le fornì qualche spiegazione ulteriore: — Ecco uno dei motivi per cui facciamo base a Rochester: qui hanno il loro quartier generale la Kodak, la Xerox e la Bausch & Lomb. Come dicevo, una delle priorità è provare a replicare la tecnologia Companion, e in nessun’altra città ci sono tanti esperti di ottica e imaging.
— Oh — fece Mary. Scambiò uno sguardo con i tre occupanti della stanza. — No, sono una genetista.
— Ah, ma ora la riconosco! — esclamò il nero. Saltò su dalla poltrona, che cigolò di sollievo tornando in posizione normale. — Lei è la donna che ha trascorso tutto il tempo insieme a Enne Uno.
— Enne Uno?
— Il primo neanderthal — chiarì Krieger.
— Si chiama Ponter — disse Mary, in tono un po’ seccato.
— Chiedo scusa — rispose il nero. Le tese la mano. — Sono Kevin Bilodeau, ex responsabile del settore lavoro sporco alla Kodak. Ascolti, sarebbe fondamentale avere tutte le informazioni di cui dispone sugli impianti Companion, che lei ha avuto la possibilità di vedere da vicino. Che numero e tipo di lenti aveva?
— Solo una — rispose Mary.
— Te l’avevo detto! — gracchiò Lilly, con un’occhiata accusatrice all’uomo che, a questo punto, poteva essere solo Frank.
Mary aggiunse: — Ponter diceva che l’apparecchiatura utilizzava dei “campi sensori” per registrare le immagini.
Tutti insieme: — Ha spiegato che genere di sensori? Ha parlato di trasduttori CCD? C’era di mezzo l’olografia? A che risoluzione erano i sensori? A quanti pixel? Saprebbe descrivere…
— Ehi! Ehi! Ehi! — gridò Krieger. — Ragazzi! Mary intende rimanere con noi per un bel po’. Avrete mille occasioni per parlarle, ma per ora siamo ancora alla visita esplorativa.
I tre si scusarono. Scambiarono qualche altra parola, poi Krieger la riaccompagnò fuori dalla stanza. — Direi che sono entusiasti del progetto — osservò Mary, quando furono fuori portata.
Krieger annuì. — Come tutti, qui dentro.
— Però, non vedo come possano portare a termine la missione. Voglio dire, ho sentito parlare di retroingegneria ma, senza un campione di Companion sotto gli occhi, come possono sperare di duplicarlo?
— Solo sapere che è possibile potrebbe spingerli nella direzione giusta. — Krieger aprì la porta sul lato opposto del corridoio. Mary spalancò gli occhi.
— Louise! — esclamò.
Seduta a una scrivania, intenta a eseguire operazioni su un palmare, c’era Louise Benoit, la ricercatrice di fisica che aveva salvato la vita a Ponter quando si era materializzato all’interno della sfera ad acqua pesante situata al centro dell’Osservatorio quantistico di Subdury.
— Ciao, Mary — disse Louise con tipico accento francese. Si alzò, e la massa di capelli castani le scivolò fino a metà schiena. Mary aveva 38 anni, e sapeva che Louise ne aveva 28; ma sapeva anche che lei non aveva avuto un aspetto così sexy nemmeno a 18 anni. Louise era formosa, con gambe da urlo e un viso da fotomodella; fin dal loro primo incontro Mary l’aveva trovata antipatica a pelle.
— Dimenticavo che conosceva già la dottoressa Benoit — disse Krieger.