— Vedremo — disse.
Si avvicinarono Jasmel e Daklar. Ponter si rialzò, guardò sua figlia maggiore. — Sono sicuro che tu e Tryon sarete felici.
Il giro di frase colpì Mary. Sulla sua Terra, non sarebbe mancata la parola “insieme”; ma Jasmel e Tryon, sebbene legalmente uniti, avrebbero trascorso gran parte del tempo divisi. Anzi, nel futuro di Jasmel, appena lei avesse fatto la sua scelta, ci sarebbe stata un’altra cerimonia: quella del Legame con la sua compagna.
Mary scosse la testa. Forse avrebbe fatto davvero meglio a tornarsene a casa.
— Vieni — disse Daklar, guardando verso Mary — possiamo condividere un cubo volante per tornare al Centro. Sei ospite di Lurt, immagino?
Mary girò gli occhi verso Ponter. Ma neppure questa “sposa”, questa notte, sarebbe andata a letto con questo “sposo”. — Sì — rispose Mary.
— Molto bene. Andiamo — disse Daklar. Poi si accostò a Ponter e, dopo qualche attimo di indecisione, lui la accolse tra le braccia. Mary distolse lo sguardo.
Durante il viaggio di ritorno, Mary e Daklar scambiarono poche parole. A un certo punto, per rompere quel silenzio pesante, Dak Jar si mise a chiacchierare con l’autista. Mary guardava il paesaggio. Nel suo Ontario non era virtualmente rimasta nessuna estensione di foreste antiche, ma qui erano ancora rigogliose.
Alla fine, grazie al cielo, venne lasciata sotto casa di Lurt. La donna neanderthal e la sua compagna volevano sapere tutto della cerimonia, e Mary fece del suo meglio per accontentarle. Intanto il piccolo Dab sembrava così incredibilmente beneducato, seduto zitto in un angolino… ma Lurt spiegò che era tutto preso da una favola che gli stava raccontando il suo Companion.
Mary aveva bisogno di qualcuna a cui chiedere consigli, ma, per la miseria, qui i rapporti familiari erano un tale casino! Dunque: Lurt Fradlo era la compagna di Adikor Huld, il quale a sua volta era il compagno di Ponter Boddit. Però, se Mary non andava errata, non esisteva alcun particolare legame sociale tra Lurt e Ponter, come…
Come non avrebbe dovuto esserci tra Ponter, la cui compagna era stata Klast Harbin, e Daklar Bolbay, che era stata la compagna di Klast. E invece, tra quei due una relazione c’era eccome. Ponter non aveva parlato di Daklar a Mary durante il suo primo viaggio, sebbene avesse parlato spesso di tutte le cose che riteneva di aver perso per sempre, nella presunta impossibilità di tornare al proprio mondo. Aveva citato a più riprese Klast, che aveva già perso anche prima, e Jasmel, e Megameg, e Adikor, ma mai Daklar… o almeno, non come una persona di cui sentisse la mancanza.
Possibile che la loro relazione fosse così recente?
Ma, se lo era, perché Ponter si sarebbe allontanato dal suo mondo per un periodo così lungo?
Aspetta, aspetta. Non era affatto un periodo troppo lungo. Meno di tre settimane; le tre settimane che separavano un ricongiungimento dall’altro. Perciò, anche se fosse rimasto a casa, in quel periodo Ponter non avrebbe potuto incontrare Daklar lo stesso.
Mary scosse la testa. Non aveva bisogno solo di consigli: aveva bisogno di risposte.
Lurt sembrava l’unica in grado di fornirgliele nel poco tempo che restava prima che i Due diventassero Uno. Ma Mary doveva parlarle a quattr’occhi, e non ne avrebbe avuto occasione fino al mattino dopo, al laboratorio.
Ponter era disteso su uno dei divani che sporgevano dalle pareti di casa sua, immerso nella contemplazione dei murales sul soffitto. Accanto a lui, sul pavimento rivestito di muschio, Pabo schiacciava un pisolino.
La porta d’ingresso si aprì ed entrò Adikor. Pabo scattò sulle zampe e corse a salutarlo. — Non è un amore? — disse Adikor, dando una grattata al cane sulla testa.
— Ciao, Adikor — disse Ponter, senza alzarsi.
— Ciao, Ponter. Com’è andata la cerimonia?
— Mettiamola così: qual è la cosa peggiore che potesse capitare?
Adikor si accigliò. — Tryon si è piantato la lancia in un piede?
— No, no, Tryon se l’è cavata. La cerimonia, di per sé, è stata bellissima.
— E allora?
— C’era anche Daklar Bolbay.
— Gristle — disse Adikor, accomodandosi su una sella. — Brutta faccenda.
— Sai com’è — rispose Ponter — si dice che siano i maschi ad avere l’istinto territoriale, ma…
— Insomma, che è successo?
— Non saprei neppure spiegarlo. Non che Mèr e Daklar abbiano litigato o roba simile, però…
— Però adesso una sa dell’altra.
Ponter rispose in un tono che, anche a lui, suonò apologetico. — Non stavo nascondendo niente a nessuna. Lo sai benissimo che l’interesse che Daklar ha manifestato nei miei confronti mi ha colto di sorpresa e… be’, all’epoca non sapevo se avrei mai rivisto Mèr. Solo che adesso…
— Dopodomani i Due diventeranno Uno. Garantito che Jasmel non la vedrai nemmeno per un istante. Ricordo il primo Due diventano Uno dopo il mio Legame con Lurt: quasi non trovavamo il tempo per respirare.
— Lo so —, disse Ponter. — E anche se Mega vorrà stare un po’ con me…
—… Devi ancora decidere con chi starai tu. In quale casa passerai le notti.
— Ma è ridicolo. Non ho alcun impegno ufficiale con Daklar.
— Neanche con Mèr, se è per questo.
— Lo so, ma non posso abbandonarla mentre i Due diventano Uno. — Ponter fece una pausa, sperando che Adikor non prendesse per offensive le parole seguenti: — Credimi, so quanto ci si senta soli in quella circostanza.
— Magari potrebbe tornare al suo mondo, prima di allora — suggerì Adikor.
— Non credo che l’idea la entusiasmerebbe.
— Tu: con chi vuoi stare?
— Con Mèr, ma…
— Ti ascolto.
— Ma lei ha il suo universo, e io il mio. Ci sono ostacoli paurosi.
— Se posso permettermi, vecchio mio: io che posto ho in tutto questo?
Ponter si mise seduto sul divano. — Che cosa vuoi insinuare? Tu sei il mio compagno, e questo non cambierà mai.
— No, eh?
— Certo che no. Io ti amo.
— E io amo te. Però ricordo cosa mi hai raccontato dei gliksin. Mary non sta cercando un compagno da frequentare pochi giorni al mese, e dubito fortemente che intenda trovarsi una compagna.
— Be’, sì, il suo popolo ha abitudini diverse, tuttavia…
— È come con i mammut e i mastodonti — disse Adikor. — Sicuro, si somigliano parecchio, ma prova a mettere insieme un mammut maschio con un mastodonte femmina!
— Lo so — disse Ponter. — Lo so.
— Non vedo proprio come potrebbe funzionare.
— Me ne rendo conto. Ma…
— Posso intromettermi? — disse Hak.
Ponter abbassò gli occhi sul polso sinistro. — Dì’ pure.
— Lo sai che di solito non m’immischio in queste faccende — disse il Companion — ma c’è un fattore che non stai prendendo in considerazione.
— Oh?
Hak aggiunse attraverso l’impianto cocleare: — Penso che sarebbe meglio parlarne in privato.
— Che razza di assurdità! — disse Ponter. — Non ho segreti per Adikor.
— E va bene — disse Hak, tornando a comunicare attraverso l’altoparlante esterno. — La scienziata Vaughan si sta riprendendo da un’esperienza traumatica. Le sue emozioni e il suo comportamento recenti potrebbero essere atipici.
Adikor protese la testa. — Quale esperienza traumatica? Voglio dire, so che consumare un pasto preparato da Ponter può avere effetti devastanti, ma…
— Mary è stata violentata — disse Ponter. — È successo nel suo mondo, poco prima che vi arrivassi io.
— Ah — disse Adikor, tornando serio. — Che cosa hanno fatto all’aggressore?