Jock osservò i fogli, seguendo le indicazioni di Louise. — Ci sono.
— Bene — commentò Louise. — Il che, ovviamente, era prevedibile. Conosci già la mia teoria: che, fino al manifestarsi della coscienza 40.000 anni fa, esisteva un solo universo a lungo termine.
Jock annuì. Sebbene gli eventi quanto-meccanici provocassero innumerevoli suddivisioni istantanee nell’universo, e probabilmente ciò accadeva fin dalla notte dei tempi, tuttavia quelle suddivisioni non davano origine a differenze macroscopiche, per cui gli universi paralleli che ne risultavano ricollassavano in uno nell’arco di uno o due nanosecondi.
Ma le azioni compiute da esseri consapevoli avevano causato una spaccatura irreversibile. Quando, 40.000 anni prima, era stato compiuto il Grande balzo in avanti, cioè l’emergere della coscienza, si verificò la prima suddivisione permanente. In uno dei due universi era stato l’Homo sapiens ad acquisire quella prima scintilla di coscienza; nell’altro, l’Homo neanderthalensis. Da quel momento in poi, il divario si era allargato.
— Un momento — disse Jock, osservando il diagramma neanderthaliano. — Se è questo l’ultimo caso di inversione magnetica di cui siamo a conoscenza…
— Lo è — rispose Louise. — Loro lo hanno attribuito a un’epoca di 10 milioni di mesi fa, che corrispondono a 780.000 anni fa.
— Okay — disse Jock — ma se quello è il più recente anche sul nostro diagramma, quell’altro che è? — Sullo schema neanderthaliano, indicò un punto successivo. — È l’inversione che, secondo loro, è iniziata 25 anni fa?
— Eh no — disse Louise. Faceva troppo la professoressa, per i gusti di Jock: lei sapeva già la risposta, ma voleva che lui ci arrivasse da solo. Lui avrebbe preferito che lei glielo dicesse senza tante storie.
— E allora quand’è successo?
— Mezzo milione di mesi fa — rispose Louise. Jock non tentò neppure di nascondere l’irritazione.
— Che sarebbe…?
Le labbra piene di Louise si arcuarono in un sorriso.
— Quarantamila anni fa.
— Quarant…! Ma è quando…
— Esatto — lo premiò lei. — Quando è avvenuto il Grande balzo in avanti. Quando è emersa la coscienza, e l’universo si è suddiviso sul serio.
— Ma… com’è che loro sono al corrente di un’inversione magnetica che noi ignoriamo?
— Ricordi cosa dissi, la prima volta che parlammo di questo argomento? Dopo che il campo magnetico è svanito, le probabilità che ricompaia con una polarità o con quella opposta sono uguali. Metà delle volte ricomparirà identico a prima, e metà…
— … E metà delle volte, invertito! Perciò l’evento dev’essersi verificato dopo lo sdoppiamento dell’universo. E siccome i due mondi ormai erano indipendenti, in quello neanderthaliano la polarità riemerse invertita…
Louise annuì.— Lasciandone traccia nei meteoriti.
— Nel nostro mondo, invece, tornò con la stessa polarità di prima. Quindi, senza lasciare tracce.
— Oui.
— Affascinante — disse Jock. — Ma… aspetta un attimo! Loro hanno subito un’inversione magnetica 40.000 anni fa, giusto? Mary però ha detto che, secondo la bussola che si è portata oltre il varco, il mondo dei neanderthal in questo momento ha la nostra stessa polarità magnetica. Perciò…
Louise gli fece cenno di proseguire. Era sulla pista buona.
— Perciò — aggiunse Jock — nel loro mondo c’è stato davvero, di recente, un collasso magnetico rapido. Stavolta al termine del collasso, cioè appena 6 anni fa, il campo si è reinvertito, così che adesso è identico a quello della nostra Terra.
— Esatto.
— Benissimo — disse Jock. — Era ciò che mi importava sapere.
— Non è mica finita lì, però — fece Louise.
— Sputa il rospo!
— Okay, okay. Mettiamola così. La Terra… quella Terra unita che esisteva all’inizio… subì un collasso di campo magnetico 40.000 anni fa. Proprio mentre il campo era collassato, emerse la coscienza. E non posso credere che sia stata una coincidenza.
— Intendi dire che c’entra quel collasso, se oggi esiste la Cappella Sistina?
— E la cultura in generale, e il linguaggio, e la logica simbolica, e la religione. Sì.
— Com’è possibile?
— Non saprei — rispose Louise. — Però ricorda che Homo sapiens anatomicamente identici a quelli attuali esistevano fin da 100.000 anni fa; e tuttavia non hanno dimostrato di possedere una coscienza fino a 40.000 anni fa. Abbiamo avuto per 60.000 anni lo stesso cervello che abbiamo adesso, e non abbiamo mai creato arte né altri prodotti dell’intelligenza. Poi un bel giorno… zac… è successo qualcosa, e noi siamo diventati esseri consapevoli.
— Vero — disse Jock.
— Sapevi che alcuni uccelli sfruttano la magnetite presente nel loro cervello per orientarsi in volo?
Jock annuì.
— Be’, anche noi Homo sapiens abbiamo magnetite nel cervello. Nessuno sa bene perché, dato che di certo non la utilizziamo come bussola incorporata. Ma, quando 40.000 anni fa collassò il campo magnetico, penso che a quella magnetite sia successo qualcosa che ha… dato una spintarella alla coscienza, diciamo.
— Quindi, che succederà al prossimo collasso?
— Hmm. Nel mondo dei neanderthal non è successo nulla, l’ultima volta. Però…
— Però…?
— Però tra i due universi ci sono delle differenze. Altrimenti noi ora non saremmo fuori sincronia.
— Me lo sono chiesto anch’io. Secondo te a cos’è dovuta?
— Forse alle centinaia di test nucleari che abbiamo fatto su questa Terra, e ai lanci missilistici. Tra i due universi, i collassi stanno registrando una differenza di 25 anni, a distanza di 40.000 anni, il che significa una differenza solamente dello 0,000625 per cento. È possibile, forse, che quelle esplosioni abbiano turbato la geo-dinamo in quella misura. Ma non posso affermarlo con sicurezza. Il punto è un altro: le due geo-dinamo non coincidono più, perciò il collasso, di qui, potrebbe non comportarsi allo stesso modo che di là. Senza contare che le menti dei neanderthal funzionano in modo, almeno in parte, diverso dalle nostre.
— Insomma, che succederà?
— Je ne sais pas — disse Louise. — Prima di avere una risposa affidabile, occorrerà elaborare modelli scientifici molto più accurati. Ma…
— Basta con ì “ma” e i “però”! Ma… cosa?!
— Be’, la coscienza è stata aiutata a emergere da un collasso magnetico. Stavolta, la coscienza potrebbe… ecco, diciamo che potrebbe sprofondare.
Epilogo
Ponter ringraziò l’autista e scese dal cubo volante. Subito gli furono addosso gli sguardi di disapprovazione delle donne. Ma, anche se mancava un giorno solo al periodo in cui i Due diventano Uno, lui non poteva più aspettare.
Dopo quasi un mese trascorso sulla Terra di lei, Mary e Ponter erano rientrati tre giorni prima nell’universo neanderthal. Ponter aveva detto che gli avrebbe permesso di rivedere sia Adikor che le figlie, ed era vero; tuttavia, siccome nel frattempo Mary sarebbe di nuovo stata ospite di Lurt, lui colse l’occasione anche per recarsi da uno scultore di personalità, per provare a liberarsi dell’insonnia e degli incubi che lo tormentavano.
Adesso però Ponter era diretto al laboratorio di Lurt (con Hak come navigatore: non era mai stato lì di persona). Appena dentro l’edificio in pietra, chiese alla prima donna che incontrò di indicargli dove lavorasse Mèr Vaughan. La donna, una stupita 146, glielo mostrò e lui attraversò il corridoio a grandi passi. Entrò nella stanza che gli era stata segnalata: Mary e Lurt erano chine su un tavolo di lavoro, gomito a gomito.