Выбрать главу

Rachel trovò un tavolo libero in fondo alla sala e si accomodò. Fu tentata di continuare a leggere il diario anche se quello non era affatto il luogo più indicato per farlo. Le luci erano così deboli che forse non sarebbe nemmeno riuscita a distinguere le parole, si disse. Per distrarsi, cercò Danny con lo sguardo. Era ancora al bancone del bar e stava sventolando una banconota per attrarre l’attenzione di qualcuno.

Senza quasi rendersene conto, infilò una mano nella busta e prese il diario. A pochi tavoli da lei, un gruppo di ragazzi ubriachi cominciò a intonare una canzone di buon compleanno. Quella cacofonia la disturbò fino alla fine della prima frase. Poi si ritrovò in compagnia dei due disertori, nella città silenziosa.

Sono passati due giorni da quando siamo arrivati a Charleston e non sono del tutto sicuro di sapere come descrivere ciò che è accaduto dall’ultima volta che ho avuto il tempo di scrivere.

Nub è tornato alla Chiesa di St. Michael poco prima dell’alba, portando non solo cibo, ottimo cibo, il migliore che abbia visto da molti mesi a questa parte, ma anche la notizia di uno strano incontro che aveva fatto.

A quanto pareva, aveva incontrato una donna che in un primo momento aveva scambiato per una sorta di apparizione, tanto era perfetta in quel luogo spettrale, tanto era bella e piena di grazia. Si chiamava Olivia, e Nickelberry era rimasto così affascinato da lei che quando lo aveva invitato dall’altra parte della città a conoscere un suo amico, lui l’aveva seguita.

Quando è tornato da me, non solo aveva conosciuto questo amico, che si fa chiamare Galilee, uno strano nome davvero…

Rachel smise di leggere di colpo. Alzò lo sguardo. La folla si agitava attorno a lei. Danny era riuscito a procurarsi un bicchiere di brandy per lei e un drink per sé, e stava faticosamente raggiungendo il tavolo di Rachel. Lei tornò ad abbassare lo sguardo sul diario, quasi aspettandosi di vedere scomparire le parole che aveva appena letto.

Ma no. Erano ancora là:

questo amico, che si fa chiamare Galilee, uno strano nome davvero…

Non poteva trattarsi dello stesso uomo, naturalmente. Quel Galilee doveva essere vissuto e morto molto prima della nascita del Galilee che conosceva lei.

Aveva ancora qualche istante prima che Danny la raggiungesse, abbastanza da poter leggere qualche altra riga:

ma aveva assaporato la generosità di quest’uomo, che lo aveva cambiato in un modo che non so descrivere. Mi ha detto che saremmo dovuti tornare da lui e che, incontrandolo, sarei stato sollevato dalle sofferenze che avevo patito in quella città…

“Cosa sta leggendo?”

Danny appoggiò i bicchieri sul tavolo. Rachel aveva ancora le parole di Holt negli occhi…

sarei stato sollevato dalle sofferenze che avevo patito in quella città…

“Oh, è solo un vecchio diario.”

“Un cimelio di famiglia?”

“No.”

Danny si sedette. “Il suo brandy”, disse, spingendo il bicchiere verso Rachel.

“Grazie.” Prese il brandy e ne bevve un sorso.

“Va tutto bene?” chiese Danny.

“Sì, tutto bene.”

“Sembra scossa.”

“No… è solo che… questi ultimi giorni…” Le era quasi impossibile mettere insieme una frase sensata, tanto era distratta da ciò che aveva letto. “Non vorrei sembrarle scortese”, disse a fatica. Prima fosse finita quella conversazione, prima sarebbe tornata al diario e avrebbe scoperto cosa attendeva il capitano. “È solo che ho molte cose per la testa. Questo è tutto quello che ho trovato nell’appartamento.” Porse a Danny la busta che conteneva le lettere e le fotografìe. Lui si guardò attorno per essere sicuro che nessuno lo stesse osservando e poi, con cautela, aprì la busta per controllarne il contenuto.

“Non le ho contate, ma penso che ci sia tutto.”

“Ne sono sicuro”, disse Danny, fissando le ultime prove del suo amore. “La ringrazio.”

“Che cosa ne farà?”

“Le terrò.”

“Faccia attenzione, Danny.” Lui la guardò. “Non parli con nessuno di Margie. Non vorrei mai che… sa…”

“Non vorrebbe che ritrovassero il mio cadavere nell’East River.”

“Non sto dicendo…”

“So cosa sta dicendo”, la interruppe lui, “e la ringrazio. Non deve preoccuparsi per me, davvero. Me la caverò.”

“Bene”, disse lei, finendo il brandy. “Grazie per il drink.”

“Se ne va già?”

“Ho alcune cose da sistemare.”

Danny si alzò e le prese la mano con un certo imbarazzo. “So che sembra un luogo comune, ma non so proprio come avrei fatto senza di lei.” Ora sembrava un ragazzino confuso. “So che ha corso dei rischi.”

“Per Margie…” disse lei.

“Sì”, mormorò lui con un sorriso triste. “Per Margie.”

“Le auguro buona fortuna, Danny”, disse Rachel, abbracciandolo. “Sono sicura che sarà felice.”

“Davvero?” replicò Danny dubbioso. “Penso di aver già avuto la mia dose di felicità con Margie.” La baciò sulla guancia. “Ci amava entrambi, vero? E questo è già qualcosa.”

“È molto, Danny.”

“Già”, disse lui, cercando di sembrare allegro. “Ha ragione. È molto.”

Dieci

Più o meno nel momento in cui Rachel saliva su un taxi per tornare a casa e apriva il diario per ricominciare a leggerlo, Garrison si stava versando il quarto scotch della serata. Appoggiò la bottiglia accanto alla poltrona che si trovava davanti alla finestra della sala da pranzo. Non stava bevendo da solo. Mitchell era seduto davanti al fuoco che aveva insistito per accendere, ubriaco come non lo era più stato dai tempi dell’università. Due ubriachi piagnucolosi che si lamentavano delle donne che li avevano traditi. Quella sera avevano parlato liberamente: avevano confessato la loro indifferenza per le fatiche del letto matrimoniale e la loro stanchezza di adulteri; si erano promessi eterna lealtà e, cosa ancora più importante, avevano stabilito una linea da seguire ora che erano così isolati.

“So che non fa bene guardarsi indietro…” disse Mitchell con voce impastata.

“No, infatti…”

“Ma non posso farne a meno. Quando penso a com’erano le cose…”

“Non erano bellissime come te le ricordi. I ricordi sono bugie. In particolare i bei ricordi.”

“Sei mai stato felice?” chiese Mitch. “Almeno un volta? Almeno un pomeriggio?”

Garrison emise un grugnito e rimase un attimo a riflettere. “Be’, adesso che mi ci fai pensare, ricordo quel giorno che ti ho fatto cadere su un formicaio in giardino e le formiche ti hanno morso il culo. Quel giorno sono stato maledettamente felice. Te lo ricordi?”

“Mi ricordo.”

“Mi sono guadagnato un bel po’ di lividi per quello scherzetto.”

“Papà?”

“No, mamma. Non lasciava mai che fosse George a occuparsi di queste cose perché sapeva che non avevamo paura di lui. Mi ha veramente fatto nero.”

“Te lo eri meritato”, disse Mitchell. “Io sono stato male per una settimana e a te non importava un cazzo.”

“Non mi piaceva quando eri al centro dell’attenzione. Però, sai una cosa? Quel giorno, mentre tutti ti stavano intorno, Cadmus mi ha detto: vedi cosa succede se fai preoccupare la gente per qualcuno? Me lo ricordo come se fosse successo ieri. Non era arrabbiato con me, voleva solo farmi capire che avevo fatto una cosa stupida. Da quel giorno ho evitato di farti del male per non farti ricevere troppe attenzioni.”