Oh, quante notti era rimasto sveglio a pensare a quel diario! A cercare di immaginarselo. Era un libro grande o piccolo, e le sue pagine erano spesse o sottili? Avrebbe capito subito la saggezza che poteva impartire o era scritto in un codice che avrebbe dovuto interpretare? E la domanda più importante: dove lo conservava Cadmus? A volte si era intrufolato nello studio di suo nonno — cosa che gli era severamente proibito fare — e aveva fissato gli scaffali e i mobili senza osare toccare niente, chiedendosi dove fosse nascosto il diario.
Non era mai stato sorpreso ad aggirarsi nello studio. Era sempre stato troppo astuto. Sapeva quando aspettare e quando restare a guardare e quando pianificare; sapeva mentire. L’unica cosa che non aveva mai saputo fare era affascinare. Non ci era riuscito nemmeno con sua nonna. Quando, dopo la guarigione di Cadmus, aveva chiesto a Kitty di parlargli ancora del diario, lei si era rifiutata categoricamente di farlo, anzi era arrivata persino a negare quella loro lontana conversazione. Quando si era reso conto che non c’era niente che potesse dire o fare che l’avrebbe persuasa ad affrontare nuovamente l’argomento, il suo cuore si era riempito di amarezza. E col tempo quell’amarezza era diventata il suo tratto distintivo. In tutte le foto di famiglia, era sempre lui l’unico a non sorridere; l’adolescente astioso e corrucciato che tutti trattavano con prudenza per timore di scatenare la sua rabbia. Non che gli piacesse quell’atteggiamento o l’effetto che aveva sugli altri, ma sapeva che non avrebbe mai potuto competere col fascino spontaneo di Mitchell. Ma, se fosse stato paziente, sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe avuto il potere di indagare da solo su quei segreti. Nel frattempo avrebbe lavorato e avrebbe recitato la parte del nipote amorevole, attento a ogni indizio che potesse sfuggire inavvertitamente alle labbra di Cadmus.
Ma Cadmus non aveva mai detto nulla. Anche se aveva incoraggiato Garrison nella sua ascesa al potere e innumerevoli volte aveva dimostrato di fidarsi del giudizio del nipote, quella fiducia non lo aveva mai portato a parlargli dei Barbarossa. E Garrison non era riuscito a guadagnarsi la simpatia di Loretta. E il pensiero più frustrante era che lei, benché nuova alla dinastia Geary, avesse accesso a informazioni che a lui venivano negate. Loretta, come Kitty e Margie e la moglie di Mitchell, si era recata più di una volta a Kaua’i per stare con un membro del clan Barbarossa. Garrison non aveva mai capito la ragione dell’esistenza di quel rituale; sapeva solo che era una tradizione molto antica. Quando ne aveva sentito parlare per la prima volta, aveva sollevato qualche obiezione, ma Cadmus aveva messo in chiaro che quell’argomento non poteva essere messo in discussione. C’erano cose, aveva detto a suo nipote, che dovevano essere accettate senza fiatare, per quanto sgradevoli potessero essere. Facevano parte del modo in cui funzionava il mondo.
“Non il mio mondo”, aveva protestato Garrison, infuriato. “Non ho intenzione di permettere a mia moglie di andarsene su qualche isola tropicale a divertirsi con un perfetto sconosciuto.”
“Non ti agitare”, aveva detto Cadmus. Poi, in tono pacato, aveva aggiunto che, se non avesse fatto esattamente ciò che gli aveva ordinato, se ne sarebbe pentito. “Se non ti comporti come voglio che tu ti comporti, non c’è posto per te in questa famiglia”, aveva concluso.
“Non mi butteresti mai fuori”, aveva ribattuto Garrison. “Specialmente ora.”
“Tu credi? Se oserai mettere in discussione i miei ordini ancora una volta, ti caccerò senza pensarci due volte. È molto semplice. Dopotutto, non sei precisamente un marito devoto. La tradisci, vero?” Garrison non aveva risposto. “Allora?”
“Sì.”
“Quindi lascia che lei ti tradisca, se questo aiuta la famiglia.”
“Ma non capisco come.”
“Non ha importanza che tu capisca o no.”
Quella era stata la fine della conversazione, e Garrison se n’era andato senza il minimo dubbio sulla sincerità di suo nonno. Cadmus non era tipo da fare minacce a vuoto. E così Garrison, da quel momento in poi, aveva taciuto le sue obiezioni. Quel poco di fede che gli era rimasta nell’amore di suo nonno era morta quel giorno.
Ora, mentre le prime luci dell’alba cominciavano a rischiarare il cielo, Garrison ripensò al vecchio, ammalato ma incapace di rassegnarsi alla morte, e si chiese se fosse il caso di fare un ultimo tentativo di farsi raccontare da lui la verità. Senza dubbio, come aveva detto Mitchell, togliendogli le pillole per mezza giornata lo avrebbero condannato a terribili sofferenze; ma avrebbero potuto farlo parlare. E anche se non ci fossero riusciti, non sarebbe stato male costringere quel vecchio bastardo a implorarli di ridargli i suoi antidolorifici. Garrison sorrise a quel pensiero. Tuttavia, era giusto permettere a Mitchell di provare a parlare con Cadmus. Se suo fratello avesse fallito, allora non avrebbe avuto altra scelta che quella di indossare i panni del torturatore, e sarebbe stato grato per quell’opportunità.
Dodici
1
Acqua e inchiostro; inchiostro e acqua.
Ieri notte ho sognato Galilee. Non è stato uno di quei sogni a occhi aperti — di quelle visioni, se preferite — in cui divento testimone di quanto accade in queste pagine. È stato un sogno che mi ha visitato mentre dormivo ma che si è impresso con tanta forza nella mia mente che era ancora lì quando mi sono svegliato.
Stavo volando come un uccello sopra il mare, e nelle acque sotto di me, legato a una zattera di fortuna, nudo, c’era Galilee. Era coperto di ferite e il suo sangue scorreva nell’acqua. Non ho visto squali ma questo non significa che non ce ne fossero. Il mare nero come l’inchiostro della mia penna, tanto nero da nascondere i suoi abitanti.
Le onde scure colpivano la zattera, facendola a pezzi a poco a poco, e così a un certo punto il corpo di Galilee è rimasto legato a sole tre assi, la testa e le gambe immerse nel mare. Ora, per la prima volta, ha dato l’impressione di rendersi conto di essere sul punto di morire e ha cominciato a divincolarsi per liberarsi dai nodi. Il suo corpo luccicava di sudore, e mentre la scena diventava sempre più frenetica non sono più stato in grado di distinguere ciò che stavo vedendo. Quella forma nera e lucida sulle assi era ancora mio fratello o era l’onda che l’aveva trascinato via?
Volevo svegliarmi; era una scena terribile. Non avevo alcun desiderio di osservare mio fratello mentre annegava. Mi sono detto svegliati. Non devi guardare per forza, apri gli occhi.