“Un’ultima cosa”, disse lui, fermandosi davanti alla porta.
“Sì?”
“Vuoi che metta in vendita questa casa per te? Non credo che tu voglia restare, giusto?”
“Puoi farne quello che ti pare.”
“Tutto quello che ricaverò dalla vendita lo metterò sul tuo conto. Naturalmente, se non ti fidi di me…”
“Vendila, Mitchell. Entro due settimane me ne sarò andata da qui.”
“Dove hai intenzione di andare?”
“Non lo so ancora. Ho diversi amici. Forse tornerò a Boston. Terrò Cecil informato.”
“Bene. Non dimenticartene, d’accordo?”
Detto questo uscì: un’eco remota dell’uomo che un tempo le aveva voluto bene e che lei aveva sognato di avere accanto fino alla fine dei suoi giorni.
Che cosa gli era successo? Cosa stava succedendo a tutti loro? Era come se tutti stessero cambiando pelle, rivelando al mondo qualcosa di nuovo… o forse ciò che erano sempre stati. La domanda a cui ora Rachel si trovava a dover rispondere era semplice: chi era lei? Non era più la moglie di Mitchell, questo era certo. Ma non era nemmeno l’amante di Galilee. Era forse condannata a diventare una di quelle donne malinconiche che venivano notate solo per la brevità del loro momento di gloria — un matrimonio fallito con un uomo famoso, un periodo di notorietà e infine l’oblio?
Sarebbe tornata a Dansky prima di ritrovarsi a vivere un’esistenza come quella. Avrebbe chiesto a Neil Wilkens di sposarla se non glielo avesse chiesto prima lui, e si sarebbe abituata a una vita di totale anonimato. Qualunque cosa pur di non essere indicata da tutti come la donna che aveva amato e perduto Mitchell Geary.
Ma stava correndo troppo con l’immaginazione. Prima avrebbe dovuto preoccuparsi di non perdere la vita e la sanità mentale in quella situazione tutt’altro che sicura. Ripensò al luccichio di follia che aveva notato negli occhi di Mitchell, al modo in cui aveva arricciato le labbra mentre ritraeva le dita da lei. Sembri una fottutissima tomba.
Rachel rabbrividì, non solo per la crudeltà gratuita di quelle parole ma per il fatto che in un certo senso l’aveva sporcata con la morte. Che cosa pensava veramente Mitchell? Quando la guardava, vedeva forse una donna pronta a raggiungere Margie nell’aldilà? In fondo, per Mitchell, la sua morte sarebbe stata una soluzione comoda e conveniente. Avrebbe potuto interpretare la parte del vedovo inconsolabile per un po’, e poi si sarebbe trovato un’altra moglie più docile, una moglie che avrebbe messo al mondo piccoli Geary uno dopo l’altro e che non si sarebbe lamentata per la mancanza di passione di suo marito.
Probabilmente era solo paranoica, si disse, ma quel pensiero non servì a calmarla. Ora Mitchell era in possesso del diario. Chiaramente era molto importante per lui e doveva esserlo stato anche per Margie, altrimenti non si sarebbe mai presa il disturbo di nasconderlo con tanta cura, giusto? Cosa nascondeva quel diario tra le sue pagine?
Be’, ormai non aveva più senso continuare a rimuginarci sopra. Meglio uscire da quel dannato appartamento e andare a fare una passeggiata.
Si vestì rapidamente e scese in strada. Era una mattina limpida e soleggiata, e subito Rachel capì di aver preso la decisione giusta. Il suo umore migliorò sensibilmente, soprattutto quando si mescolò alla folla della Quinta Avenue, felice di sentirsi come una donna qualunque.
Riuscì a non pensare a Mitchell e ai suoi vili discorsi, ma non riuscì a non pensare a Galilee. I misteri che lo circondavano non la turbavano più, adesso. All’aria aperta, circondata da tanta gente, le sembravano solo affascinanti: elementi del suo paesaggio personale inspiegabili, forse persino magici. Chi era veramente Galilee? Chi era quell’uomo che aveva vissuto molte vite attraversando gli oceani? Che era così solo e che tuttavia non traeva conforto dalla presenza di altri esseri umani?
Rachel rimpianse di non avergli fatto altre domande quando erano stati insieme, soprattutto riguardo alla sua famiglia. Dando per scontato che le avesse detto la verità quando le aveva rivelato di non avere antenati, che cos’erano allora sua madre e suo padre? Erano in qualche modo anime originarie, l’Adamo e l’Èva della loro specie? E se sì, allora chi era Galilee? Caino o Abele? Il primo assassino o la prima vittima?
Quei paralleli biblici non le sarebbero sembrati così pertinenti se non fosse stato per il nome dell’uomo. Si chiamava Galilee, dopotutto; qualcuno nella sua famiglia conosceva i Vangeli.
Be’, qualunque cosa fosse Galilee, Rachel sapeva di non poter comprendere così in fretta la natura del suo mistero. Il contenuto del diario non aveva fatto altro che confermare il sospetto che le loro strade andassero in direzioni diverse. Galilee era uscito dalla sua vita, forse per sempre, e Rachel non aveva modo di tornare da lui. Non poteva nemmeno sperare di rintracciarlo tra le spire della storia familiare dei Geary, un territorio in cui ora le era proibito avventurarsi. Era diventata un’esule, proprio come Galilee. Lui sul mare, lei sulla Quinta Avenue; lui in solitudine, lei circondata dalla folla: ma comunque esuli.
La passeggiata le mise appetito, così si fermò a pranzo da Alfredo, un piccolo ristorante italiano dov’era stata qualche volta con Mitchell. Entrò pensando di ordinare solo un’insalata ma bastò un’occhiata al menù per farle venire davvero fame e finì per prendere un piatto di spaghetti e una porzione di profiterole. E ora?, si chiese mentre mangiava. Non poteva certo camminare per sempre per le strade di New York, e presto o tardi avrebbe dovuto decidere in quale luogo avrebbe potuto sentirsi veramente al sicuro.
Il caffè non le fu portato dal cameriere ma dal proprietario del locale in persona, Alfredo: un uomo dal volto roseo da cherubino e dal marcato accento italiano che probabilmente faceva di tutto per non perdere, dato che faceva parte del suo fascino.
“Signora Geary…” le disse in tono grave “… siamo tutti molto, molto tristi per ciò che è accaduto a sua cognata. È venuta qui da noi una volta insieme alla vecchia signora Geary — Loretta — e ci siamo subito innamorati di lei.”
Margie e Loretta sedute insieme a bere un bicchiere di vino e a scambiarsi confidenze? Era davvero difficile da immaginare.
“Loretta viene qui spesso?”
“Di tanto in tanto.”
“E vi siete innamorati anche di lei?”
Quella domanda così schietta mise a dura prova l’abilità diplomatica di Alfredo. L’uomo aprì la bocca come per dire qualcosa ma poi cambiò idea.
“Niente amore a prima vista per Loretta, vero?”
“È una donna potente”, ammise Alfredo. “In Italia, abbiamo donne simili. Dal cuore forte. Sono il vero potere della famiglia. Gli uomini sbraitano e magari diventano violenti, ma le donne vanno dritte per la loro strada, capisce, con la loro forza.”
Quella descrizione calzava a pennello a Loretta: difficile da amare, ma impossibile da ignorare. Forse era giunto il momento per Rachel di andare a farle visita, di riprendere la conversazione che avevano avuto dopo la morte di Margie, quando Loretta le aveva esposto senza mezzi termini le sue idee sul futuro dei Geary e le aveva chiesto di stare dalla sua parte. Era forse troppo tardi per accettare la sua proposta? Non che avesse particolarmente voglia di chiederle aiuto, ma Loretta le aveva dimostrato di sapere esattamente ciò che sarebbe accaduto. Abbiamo bisogno l’una dell’altra, aveva detto, per proteggerci. Qualunque cosa pensi tuo marito, non sarà lui a guidare l’impero Geary.
Perché no? le aveva chiesto Rachel.